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Nel 1993, con la Aeg-Martec italiana, andai tre mesi a lavorare ad
Amburgo in Behring Strasse 120 al progetto di una nave passeggeri con il
recupero del solo scafo da una vecchia nave che si sarebbe costruita in
Italia, esattamente a Genova al molo Campanella (ingresso da di Piazza
Caricamento). Tutti i fogli originali della nave portavano il nome di
Italia Prima. Come chi ben sa, in chi ha o lavora in grandi industrie,
la fotocopia di documenti di duplicazione per le monografie e'
all'ordine del giorno.
Una volta fatte le monografie, diventa
estremamente costoso la riproduzione per via di un iter burocratico di
approvazioni dei vari organi interni industriali e di quelli dei
Registri Navali. Sta di fatto che lavorando sulle PT100 (sensori per
rilevare le temperature basse) del premitrecce dell'asse elica, ebbi la
necessita' di dover visionare i disegni originali di costruzione della
nave originale.
Cosi' dopo la classica procedura tedesca, otteni
il permesso di accedere ai fogli ingialliti originali. In basso a destra
era riportato il nome della nave, il cantiere e l'anno di costruzione.
La nave era lo Stockholm......... la nave che affondo' nel 1956 il
transatlantico Andrea Doria del Capitano Calamai.
Fu un'esperienza negativa e impressionante
per me. Ancora in quegli anni, la
tragedia dell'Andrea Doria
non era ancor chiara in tutti i suoi dinamismi e ancora non di dominio
pubblico come lo e' oggi. Mi fu imposto di non divulgare la notizia per
via dei lavoratori genovesi, che, si nel 1993 erano assettati di lavoro,
per via della crisi, ma che a qualcuno ancora bruciavano le frottole dei
marinai svedesi. Con dieci anni effettivi di navigazione in bandiera
italiana, piu' quella estera, ben conosco i nordici, che appena usciti
dal porto, liberi dalle operazioni commerciali portuali, erano alla
mercè di bevande ristoratrici di ben alto tasso di smembramento !.
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La nave era stata acquistata perche' lo scafo
presentava delle lamiere con uno spessore eccezionale, come disse un
documento del famoso processo di New York dopo il disastro, era quello
di un incrociatore pesante e non presentava anomalie. Inoltre, voglio
ancora ricordare che come tutti i cargo nordici che facevano il mar
baltico e il mar del nord, erano delle vere e proprie navi
rompighiaccio. Per questo il Doria affondo' per un tremendo sguarcio
sotto i comparti stagni primari (circa 24 metri di lamiera completamente
strappata via). Ma
di questa parte tecnica, su riviste del settore ed internet vi sono ampi
articoli. Due altri fatti di coincidenza nella costruzione di questa
nave accaddero. La sede della compagnia che gestiva la nave e quella
dove risiedeva la ditta appaltatrice dei lavori elettrici di bordo,
avevano la sede nella sede della ex societa' Italia. Tutte le mattine,
per due anni, che varcai quell'enorme portone passando sopra lo stemma
della societa' Italia e salivo le scale, pensavo alle nostre grandi navi
da crociera.
Tutte finite in modo che tutti sappiamo. Il secondo fatto e' che i
proggettisti della nave la cercarono di fare piu' o meno simile all'Andre
Doria, in quanto molti ispettori della compagnia che stava costruendo
l'Italia Prima erano ex ufficiali dell'Italia e c'era gente che aveva
fatto l'allievo proprio sul Doria e poi il comando sul Michelangelo o il
Leonardo da Vinci ed allora in pensione mettevano la loro esperienza al
servizio degli archittetti. A meta' costruzione, venne a bordo il
Comandante, era il Capitano De Rosa di Napoli. Era sbarcato dopo i
tremendi fatti di terrorismo proprio dall' Achille Lauro. Era un modo
per dare lustro alla nave con un grande Comandante, conosciuto in tutto
il mondo.
Dopo il varo e i problemi di stabilita', rimasi molto tempo a bordo a
finire i settaggi del sistema elettronico a causa del ritardo sui tempi
di consegna accumulati e i fattori commerciali ad essi connessi. La nave
che naviga tutt'oggi (mediterraneo in estate, Caraibi in inverno), aveva
la stazione radio della Furuno, credo che poi con le normative IMO, sia
stata sostituita o integrata con il Gmdss. Il fattore sicurezza di bordo
e' eccezionale, proprio derivato dai fatti dell'Achille Lauro. In ogni
caso per tutto il tempo che ho seguito la nave, quel senso di disgusto
mi ha sempre accompagnato ogni volta che salivo a bordo, malgrado
l'estremo lusso della nave. Era il disgusto che quella prua maledetta
aveva affondato e ucciso parecchi nostri nazionali a poche ore dal
toccare terra newyorkese. |
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