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L’Ammiragliato di Ancona aveva poche
unita’ navali alle sue dipendenze ma l'attivita’ di queste navi erano
sempre molto intense considerate le innumerevoli missioni di Vigilanza
Pesca ed altre operazioni che esse dovevano svolgere. Nel 1987 sulla
banchina militare del porto di Ancona c'erano ormeggiati due dragamine
costieri classe "AGAVE", ossia l’'EBANO, il SANDALO, due rimorchiatori
portuali ed una vecchia nave officina - M.O.C. I Comandanti dei due
dragamine avevano avanzato richiesta a Maridipart Ancona per ottenere a
bordo un terzo Ufficiale con incarichi di Rotta e Comunicazioni.
Imbarcai sull'Ebano in una fredda
mattina di Febbraio, nell'aria c'era un forte odore di soia che
proveniva dalla banchina dei silos dove grandi Bulk Carriers erano
impegnate nelle operazioni commerciali. Appena giunsi nei pressi della
banchina militare due "piccole vedette" del mare si stagliavano dopo
circa 30 anni di vita ancora pronte a prendere il largo per le loro
instancabili missioni in Adriatico e nello Jonio. I due dragamine
nonostante fossero lunghi appena 44 metri avevano l'aspetto di due
piccoli incrociatori ... pensai tra me: "chissa' cosa mi aspetta a
bordo?"
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Salii la passerella, erano circa le
nove del mattino, il piantone di guardia a poppa mi accompagno’ nel
quadrato Ufficiali dove incontrai il Comandante ed il Secondo i quali mi
spiegarono le esigenze per le quali avevano richiesto un nuovo
Ufficiale. Dopo un breve colloquio ed un caffe’ il Secondo mi
accompagno’ a fare un giro della nave e tra i locali di vita
dell'equipaggio, la segreteria e la sala macchine, conobbi subito i
circa 30 membri dell'equipaggio, tra cui i due RT, il personale
segnalatore e radarista.
Tutti ragazzi in gamba e nonostante
una buona parte di essi si trovasse a bordo per adempiere gli obblighi
di leva, tutti svolgevano le proprie mansioni con volonta' e dedizione
noncuranti delle poche lire che molti percepivano a fine mese.
L'ambiente era ottimo, non mi fu difficile stringere rapporti di
cordiale amicizia con ognuno di loro. Stabilii il mio Ufficio nella
piccola stazione radio di bordo dove portai il necessario per redigere i
rapporti di operazione ed un po' di pubblicazioni nautiche. La stazione
radio purtroppo era quasi in disuso e mi resi conto che forse parte del
lavoro che dovevo svolgere era lasciato alla mia iniziativa. Sulle
piccole navi militari la vita non e male, si respira un clima diverso
rispetto alle grandi "navi grigie" c'e uno spirito di corpo particolare,
i rapporti tra i diversi ranghi di bordo sono piu' amichevoli e una
battuta non faceva male a nessuno.
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Il traffico radio in navigazione
veniva svolto solo in fonia J3E e per i collegamenti con la stazione
costiera militare di Ancona "ICA" veniva usato un modesto apparato in
Onda Media della ditta Elmer - modello SRT 112 - con appena sei canali
ed una potenza di picco di soli 100 Watts: in molte occasioni i QSO
venivano svolti tra mille difficolta; ICA aveva un segnale robusto ma le
richieste di ripetizione che ci venivano avanzate quando passavamo il
nostro traffico erano sempre numerose. Collegato all' RTX Elmer c'era un
bel tasto verticale che nessuno degli RT di bordo si apprestava ad
utilizzare, tra me e me pensai che forse ristabilire I'uso della grafia
poteva essere una buona soluzione in particolare quando il nostro
segnale ed il forte QRN non ci avrebbero permesso di passare il TFC ad
Ancona .
Ne parlai con i due RT i quali
confessarono che avrebbero avuto bisogno di un po' di assistenza prima
di lavorare in grafia visto che per loro il CW era stato solo un
esperienza di corso. Cominciai allora, con il loro aiuto e con quello
del Capo Elettricista, una persona molto simpatica, a ricostruire le
antenne filari dei ricevitori di bordo che non venivano utilizzati da
diversi anni, uno di questi era il REDIFON R 50 con scala analogica ad
arco e sintonia a verniero vicino al quale era in bella mostra un
ricevitore NATO, modello R7B, con scala analogica a nastro divisa su 8
bande. Entrambe i ricevitori erano valvolari ed erano stati
disalimentati da qualche anno visto che il loro uso era stato ritenuto
non piu' necessario.
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RX REDIFON R 50 M |
Mentre i due RT ricostruivano le
filari seguendo le monografie dell'impianto radio di bordo io ed il Capo
Elettricista ripristinammo le alimentazioni dei ricevitori, dopo mezza
giornata di lavoro con tensioni a posto ed antenne a riva i due RX
tornarono a funzionare in modo impeccabile, sembrava quasi che quei due
pezzi di grande valore non aspettassero altro; sintonizzai la 500 kc/s
dove dopo qualche minuto IPA, Ancona Radio PT, annunciava la
trasmissione degli avvisi ai naviganti, mi spostai sulla frequenza di
lavoro con entrambi i ricevitori che con estrema stabilitya' di
frequenza ci permisero di copiare il traffico, il collaudo era stato
superato ed un buon caffe' ci fece compagnia mentre il Capo Elettricista
ci raccontava i suoi trascorsi nella F.A.
I due RT da quel giorno cominciarono
a rispolverare le loro conoscenze di radiotelegrafia e dopo breve tempo
ripresero dimestichezza nel masticare di nuovo punti e linee irradiati
dalle stazioni costiere dell' Adriatico. I veri risultati di questo
lavoro si notarono subito in occasione di una Vigilanza Pesca di
quindici giorni al largo delle coste Yugoslave ed Albanesi. La stazione
costiera militare di ICA ci passava quotidianamente il bollettino meteo
in fonia, molto scomodo da ricevere. Il bollettino irradiato dalle
antenne di Ancona Radio militare doveva essere trascritto sul giornale
radiotelegrafico di bordo (cosi si usava sulle piccole navi della
Marina), la trascrizione del bollettino trasmesso in fonia alcune volte
presentava delle parti mancanti - purtroppo a causa del forte QRN,
immancabile amico della banda dei 2 e dei 4 MHz, alcune frasi del WX
andavano perse e di queste bisognava richiederne la ripetizione alla
fine del traffico - finalmente con i ricevitori funzionanti la ricezione
dei bollettini ed avvisi di sicurezza si dimostro' notevolmente
semplificata, il martellante suono dei segnali in CW di IPA, IQX e IPB,
che arrivavano con QSA 4/5, anche in condizioni di forti statiche, ci
permettevano di ricevere agevolmente tutti quegli avvisi importanti per
la nostra navigazione e questo ci aiuto' molto soprattutto durante i
mesi invernali quando un avviso di burrasca preso per tempo ci
consentiva un opportuno ridosso.
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II Comandante, Tenente di Vascello
Corvetti, era molto soddisfatto che la stazione radio di bordo avesse
ripreso a funzionare ed era sempre alla ricerca di bollettini aggiornati
per evitare che quel guscio di noce di appena 400 tonnellate di
dislocamento ci coinvolgesse tutti in "dolorose danze" che non ci
avrebbero permesso, nei mesi freddi, un buon pasto caldo. Purtroppo i
forti movimenti della nave durante il maltempo rendevano impossibile
I'uso della cucina e in quelle occasioni ci si doveva accontentare di
consumare i "viveri di emergenza" composti da carne o sgombro in
scatola, gallette e poche altre cose, senza tener conto del mal di mare
che in qualche occasione ci costringeva al digiuno.
Anche il traffico in partenza,
composto soprattutto da messaggi relativi allo svolgimento delle
operazioni, veniva parzialmente svolto in grafia con soddisfazione di un
vecchio Capo RT di ICA che venendoci a trovare a bordo si mostro'
orgoglioso di tornare indietro nel tempo; del resto la Marina da anni
aveva relegato il CW solo ad alcune procedure essenziali come la
conferma di ricezione di messaggi trasmessi nella diffusione e a pochi
altri impieghi. Nei circa 20 mesi di imbarco sull'Ebano cercammo di fare
il meglio per la condotta della nave e delle comunicazioni, oggi quel
Dragamine non esiste piu', ando in demolizione dopo un anno dal mio
sbarco ma ogni legno di quella nave poteva raccontare la storia di
centinaia di persone che si erano succedute a bordo e che avevano
cercato di dare il loro contributo perche' tutto filasse nel migliore
dei modi......durante il mio imbarco oltre alle missioni considerate di
"routine" facemmo brillare sei mine, residuati bellici della seconda
guerra mondiale, che ogni tanto qualche pescatore ritrovava impigliate
nelle proprie reti.......quando con il nostro bigo di legno sollevavamo
la mina dalI'imbarcazione che I'aveva ripescata la tensione emotiva che
provavamo era sempre tanta ma nessuno pensava che non ce I'avremmo
fatta.
Dell'Ebano conservo una foto e tanti bei ricordi. |
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