Era il più grande
veliero a tre alberi olandese, di quelli costruiti prima della fine
del secolo scorso in ferro e che si meritarono per le loro qualità
la definizione « bark best », « barcobestia » come lo hanno
tradotto a orecchio i nostri uomini di mare (ma che in inglese
suona come « la migliore nave‑goletta »). Stazzava 1099 tonnellate
ed era stato varato ad Amsterdam dai cantieri Huyghens e Van Gelder.
Era definito « barco », due alberi a vele quadre e la mezzana con
vela aurica ed era velocissimo. Portava orgogliosamente il nome
della città natale, « Amsterdam », e la fila dei portelli di
batteria neri su faccia bianca, come una nave da guerra,
caratteristica appunto di quelle navi. Sceso in mare nel 1891, era
entrato in servizio nel 1892 e si era dimostrato subito una
magnifica unità un vero «hardloper» cioè un «duro cavalcatore». Difatti
riuscì nel 1906 a compiere in 97 giorni la traversata
Sydney‑Falmouth un vero primato. Dopo qualche altro viaggio
subì
gravi danni per un incendio scoppiato a bordo e dovette essere
rimorchiato a Christiania (l'attuale Oslo) in Norvegia e venduto.
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Il tre alberi
« AMSTERDAM »
dopo un incendio, fu riattato dai norvegesi e prese il nome di «
SIRDAR ». |
I norvegesi lo
riattarono e lo ribattezzarono «Sirdar», destinandolo a trasporti a
carico misto, che, stando all’almanacco olandese sulle navi a vela
di L. Smit e H. Hacquebord, «ricompensarono più e più volte le
spese di acquisto ». Sopravvissuto alla prima guerra mondiale, che
vide un'ecatombe di velieri, il « Sirdar » fu venduto in Francia
nel 1923 e ribattezzato, Alice Micheline ». Col nuovo nome continuò
a battere a buona velocita’ le rotte di lungo corso fra l'Europa,
l'Australia e la Nuova Zelanda. Le sue caratteristiche invogliarono
un armatore italiano che, vistala con interesse ferma nel 1924 a St. Louis du Rhóne, la
acquistò. L’« Amsterdam », dopo essere
stato « Sirdar » e « Alice Micheline», divenne ora il « Piero »
dei Fratelli Dufour di Genova e il giorno di Natale del 1924 salpò,
agli ordini del capitano Scotto Lavina di Procida e con un
equipaggio di procidani, in zavorra per Haiti, sulla rotta
atlantica delle Antille, facendo ritorno a Genova con un carico di
campeccio.
Nel terzo viaggio il «
Piero » impiego’ soltanto 39 giorni da St. Marc d'Haiti a Genova.
Al ritorno dal quarto viaggio veniva però messo in disarmo il 28
Ottobre 1928, per la scomparsa della Casa Dufour. La concorrenza
dei piroscafi si faceva sentire, eppure l’« Amsterdam » aveva
tenuto bene i 14 nodi a vela, nel Pacifico e nell'Oceano Indiano,
cosa che non molte navi, riuscivano a fare, pur essendo azionate a
motore!! ,Acquistato dagli armatori Arata di Camogli e poi dalla «
Peninsulare » di Genova, il « Piero » rimase negli anni 30 a
deposito di sale nel porto di Genova per conto del Monopolio di
Stato, una triste sorte per quello che gli inglesi chiamavano « old Salty» (vecchio marinaio). Durante gli anni drammatici della guerra,
il vecchio veliero fu requisito dai tedeschi, rimorchiato a Livorno,
e affondato all'ingresso nel porto come ostruzIone.
Dopo
vicissitudini, fu acquistato da un armatore italiano e
trasformato nel 1948 nella motonave
« PIERO ». |
Alla fine della seconda
guerra mondiale, il « Piero » fu acquistato come rottame
dall'armatore Silvio Bonaso di Genova, che lo fece recuperare nel
1947 e trasformare nel 1948 in motanave, con l'installazione di un
complesso motore di 1.800 cavalli, ad opera dei cantieri Orlando di Livorno. Il tonnellaggio era aumentato, era divenuto di 1.148
tonnellate e come motonave il « Piero » rimase iscritto nel
registro navale, dal 1949 mantenendo il nominativo che aveva avuto
come veliero.
Nel 1950 il capitano
olandese H.P. Mellema, di Amsterdam che aveva prestato servizio dal
1902 al 1906 a bordo dell'« Amsterdam » sotto il comandante Swart
come terzo ufficiale, salì in visita a bordo dei « Piero » ormai
divenuto motonave nel porto di Rotterdam e scrisse all'armatore per
esternargli il suo vivo rammarico nel vedere i suo bel veliero del
principio del secolo ridotto a navigare a nafta.
Fece presente
all'armatore Bonaso che, nemmeno a tutta forza, sarebbe riuscito a
tenere i 14 nodi che filava, invece, in mare, col vento favorevole
sulla rotta dell'Australia. « In verità dovetti condividere questo
suo pensiero » ricorda oggi l'armatore Silvio Bonaso, che ci ha
fornito foto e documenti.
Intanto, in Olanda,
l'avventura dei « Piero » era divenuta di dominio pubblico e si
pensò addirittura di acquistarlo, per ripristinarlo come veliero
almeno. Ma il costo di una simile operazione risultò proibitivo e
non se ne fece nulla. Il « Piero », dopo un onorato servizio, fu
venduto a La Spezia nel 1969 per demolizione, che avvenne nel 1971.
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