Chiariamo subito una cosa:
il radar l'avevamo anche noi. Non lo chiamavamo così, ma l'avevamo.
Anche se non funzionava alla perfezione e se non era stato montato
sulle navi, dove avrebbe potuto servire. E diciamo anche un'altra
cosa: che nel Mediterraneo, il radar gli inglesi l'avevano soltanto
sull’incrociatore «Ajax» e sulIe corazzate, per lo meno nei primi
mesi di guerra. Fu soltanto dopo lo sfortunato scontro di Capo
Matapan che per noi scattò l'allarme, perché gli inglesi «ci
vedevano di notte e noi no », ragione per cui « tendevano a
impegnarsi in azione sempre verso il tramonto e comunque al calar
della sera ». Altro particolare: gli inglesi appena potevano
facevano fumo, cioè stendevano cortine di nebbiogeni attraverso le
quali sembravano vederci egualmente. Ricordiamo, incidentalmente,
che nella battaglia del Rio della Plata, in cui tre incrociatori
inglesi ebbero la meglio sulla corazzata tascabile tedesca « Graf
Spee », l'incrociatore « Ajax » e la nave tedesca avevano entrambe
il radar. Che, a quanto sembra, non fu usato in combattirnento.
Almeno da parte britannica, perché il tiro fu osservato da un aereo
ricognitore catapultato dall'« Ajax », mentre sembra che nemmeno i
tedeschi avessero in funzione il loro impianto, altrimenti il
comandante Langsdorff non si sarebbe fatto sorprendere dai tre
incrociatori. Forse sperava di metterli fuori combattimento con i
suoi pezzi da 280 prima che le torri da 203 dell'« Exeter »
riuscissero a colpirlo; gli altri due, l'« Ajax » e l'« Achilles »,
avevano solo i cannoni da 152.
Difatti l'« Exeter » fu colpito otto
minuti dopo l'inizio delio scontro, ebbe la plancia comando
devastata e fu quindi, in pochi minuti, letteralmente disarmato
dalle salve della « Graf Spee » che distrussero le sue tre torri, e
dovette ritirarsi alle Falkland. Ma furono i 152 dei due
incrociatori leggeri a devastare con 27 centri la corazzata
tascabile. Forse, se avesse usato il radar, Langdorff avrebbe potuto
cavarsela meglio.
Il radar (Radio Detector and Ranging: «
radiorilevatore e (radio) telemetro ») è stato studiato assieme da
scienziati inglesi e tedeschi dal 1928 al 1931. Fra gli inglesi,
c'era quel Robert Watson Watt che fù poi considerato l'inventore del
radar e norninato baronetto. « Si convenne, » dice un documento
reso pubblico anni fà, « di fare una serie di esperimenti con un
localizzatore a raggi catodici, sulla distanza limitata di 50
chilometri ». Quindi doveva essere qualcosa di antiaereo, perché in
mare 50 chilometri sono troppi, data la curvatura della superficie
terrestre e la portata delle artiglierie. Watson Watt e il collega
tedesco SchindeIhauer prepararono una relazione sui lavori, da
mandare a Berlino per ottenere un finanziamento dal governo tedesco.
Finanziamento che fu regolarmente concesso, ma i lavori furono
interrotti nel 1931, due anni prima dell'avvento di HitIer.
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La prima
antenna "RADAR" sperimentata nel 1941 in Italia, a Stresa:
l'aveva costruita l'ingegner GNESUTTA. |
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Le ricerche erano orientate nel campo
meteorologico, anche se sia tedeschi sia inglesi avevano capito che
l'apparecchio avrebbe potuto funzionare per l'avvistamento di aerei
in volo. Al radar, o meglio a un « ecometro elettromagnetico », si
pensava anche in Italia, ufficialmente dal 1935, ma probabiImente
molto prima. C'è chi dice che esperimenti in merito ne fece anche
Marconi, quando effettuò il collegamento con un ponte radio a
microonde fra il Vaticano e Castel Gandolfo. Esperimenti forse
limitati a pure ricerche scientifiche, dopo aver notato che la fonte
di strani «disturbi » nella trasmissione era dovuta al
passaggio di un giardiniere con una falciatrice a rullo nel raggio
di trasmissione del l'apparecchio. Naturalmente, non c'era uno
schermo radar sul quale vedere un puntino luminoso che fa bip bip,
ma il disturbo esisteva; anche se per individuare la falciatrice del
giardiniere occorse una ispezione sul posto.
Forse gli esperimenti sul radar vennero
travisati come « ricerche sul raggio della morte », di cui si è
tanto fantasticato. Quel che è certo è che Marconi dichiarò: « Con
un proiettore di microonde orientabile posso individuare la
posizione di ogni cosa che si muova, anche nel buio, o dietro le
nuvole ». Ma nessuno, apparentemente, gli diede retta. E i
proiettori a microonde furono usati per individuare soldati in
marcia e automezzi nella zona del Forte Boccea. Inutile dire che la
stampa parlò, subito dopo, di « resti di pecore bruciate nella
campagna circostante » e si scatenò la storia del raggio « della
morte ». Anche perché un autocarro si fermò per un guasto al motore
in testa ad una colonna e tutti dissero che era stato Marconi. Le
«pecore bruciate » risultarono essere i resti della cena di un
gruppo di pastori, che ne avevano arrostita una sola, la sera prima,
spostandosi con il loro gregge.
Comunque, un « radiotachimetro », cioè
un misuratore della velocità di spostamento di un mezzo mediante
onde radio, fu nella primavera del 1935 ceduto ufficialmente al
governo italiano in un modello completo per uso militare campale, in
duplice esemplare, e assunto in «carico regolamentare » dal Centro
studi ed esperienze del Genio. Lo ha affermato in una intervista a
Scienza e Vita il colonnello dei Genio Fernando Pouget, che nel
Gennaio 1935 era stato assegnato al Centro studi del servizio
specialisti del Genio. Ma prima ancora di Marconi, il 30 Aprile
1904, l'ingegnere Christian HueIsmeyer di Duesseldorf aveva ottenuto
dall'ufficio imperiale germanico competente il brevetto n. 165546,
relativo a un sistema da lui sviluppato « per annunciare a un
osservatore oggetti metallici lontani a mezzo di onde elettriche ».
Il 18 Maggio 1904 aveva fatto una prima dimostrazione sul ponte del
Reno a Colonia.
Quel che è certo, comunque, è che nel
1935, oltre a Watson Watt in Inghilterra, e addirittura a Breit e
Tuwe nel 1926 negli Stati Uniti, ai francesi e ai tedeschi, anche
noi italiani lavoravamo attorno al radar. Per esempio il professor
Ugo Tiberio, all'università di Pisa, dal 1933. Insegnante di
elettrotecnica in quella città e all'istituto militare superiore di
Trasmissioni, realizzò nel 1935 un «radiodetector telemetro»,
che presentò al generale del Genio Luigi Sacco. Il generale
IncoraggIò il giovane studioso e ne agevolò il trasferimento a
Livorno, presso l'istituto Elettrotecnico della Marina, con una
dotazione di 20.000 lire (alcuni milioni di oggi) per la costruzione
d'i un apparecchio segreto.
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Un
rudimentale apparecchio « radar » costruito in
Inghilterra nel 1932. |
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Tiberio ne realizzò due esemplari,
funzionanti rispettivamente su onde di 1,50 metri e 0,70 metri, che
furono pronti fra la fine dei 1939 e l'inizio dei 1940. Ma i comandi
superiori della marina li considerarono pure e semplici
esercitazioni di laboratorio. Tiberio, stanco di andare a sbattere
contro un muro di gomma, pubblicò, sulla rivista Alta Frequenza, nei
primi mesi dei 1939, un articolo in cui si accennava alla
possibilità di usare le onde elettromagnetiche per rilevamenti a
distanza. Il mese dopo, sulla rivista specializzata britannica
Wireless Engineer, uscì una accurata recensione di quell'articolo,
dalla quale traspariva che anche gli inglesi stavano studiando lo
stesso problema ed erano giunti alle stesse conclusioni. I tedeschi,
che avevano una specie di radar fin dal 1934, montarono un «
radiolocalizzatore » sulle loro navi principali, del resto costruite
con criteri ultramoderni. Quello stesso che si vede in una famosa
foto della « Graf Spee » e che, apparentemente, non fu notato da
alcuno degli esperti, se non dopo che si seppe che il radar
l'avevano gli inglesi, che « ci vedevano di notte ».
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Sofisticate
apparecchiature nella centrale operativa di combattimento. |
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Lo stesso Tiberio, nel 1936 aveva
scritto, in una sua relazione ufficiale: « Esiste la probabilità che
la Marina si trovi, in caso di guerra, di fronte ad un avversario
provvisto di mezzi per il tiro notturno delle artiglierie a grande
distanza, antiaeree e navali ». Ma era la voce di uno che gridava
nel deserto, e non fu ascoltata. Soltanto dopo Matapan il RDT
italiano venne tirato fuori dai magazzini di Livorno e montato sulla
torpediniera « Carini » dimostrando di funzionare benissimo,
soprattutto di notte. Ma era tardi, ormai. E poi c'è la storia dei
500 apparecchi RDT che la ditta Safar di Milano doveva costruire e
che non si sa che fine fecero. E’ una questione tecnica: bisognava
lavorare su onde centimetriche e occorreva un tipo speciale di
valvola termoionica, il magnetron, inventato negli Stati Uniti nel
1940, per avere successo, sia per quanto riguardava la precisione
della rilevazione della distanza, sia per l'individuazione. Senza il
magnetron, l’ immagine rivelata era confusa.
l tedeschi lavorarono sodo, fra il 1934
e il 1938: nel 1935, il 26 Settembre, fu presentato ufficialmente
alla marina, un impianto GEMA Siemens che funzionava sull'onda di 50
centimetri, aveva una antenna rotante, modulazione a impulsi e un
tubo di Braun per la riflessione delle radioonde. Poche settimane
dopo fu battezzato « Dete », probabile abbreviazione di Detektor,
provato sulla nave bersaglio « Welle » in navigazione: percorse la
tratta Lubecca Kiel e localizzò grossi bersagli, come isole, fino
alla distanza di 20 chilometri. Poi il complesso fu modificato.
L'onda salì a 1.80 metri e la portata toccò i 35 chilometri: nacque
così il radar « Freya » che sarà perfezionato con un'onda di 2,40
metri, toccherà gli 80 chilometri e sarà usato contro gli aerei. Ma
col nome di « Dete » era anche a bordo delle navi. Ne consegnarono
uno alla nostra Marina, nel 1942, e lo montammo sul caccia
«Legionario», chiamandolo « Dete », (Detector Tedesco). Funzionava.
I tedeschi avevano anche un radar di scoperta chiamato « Seetakt »,
con onda da 80 centimetri e una portata di 14 chilometri, che
montarono sulle unità più grosse.
La corazzata « Bismarck » ne aveva due,
uno a prora l'altro a poppa, e in più un terzo impianto destinato a
riconoscere gli impulsi radar delI'avversarlo. Si dimostrò
utilissimo nella battaglia che culminò con l'affondamento della
grande nave in Atlantico, perché consentì ai tedeschi di tenere
lontane le siluranti britanniche. I nostri impianti nazionali furono
provati sulla « Littorio » ma ebbero un successo limitato e vennero
sbarcati. Gli impianti « Gufo », veramente efficienti, cominciarono
a essere distribuiti alle nostre unità soltanto verso la fine dei
conflitto; troppo pochi e troppo tardi. Mentre il nostro avversario
ne aveva in numero sempre maggiore e sempre più efficienti. Vale la
pena di ricordare che gli inglesi avevano apparecchi radar anche
sugli aerei, con i quali davano la caccia ai sommergibili, alle navi
di superficie e agli aerei in volo. E che squadriglie di aerei
dotati di impianti di questo tipo erano di stanza a Malta. Furono
proprio questi apparecchi a dare un colpo mortale alle nostre navi
che tentavano di rifornire i reparti in Africa settentrionale.
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