I  CAPITANI  CORAGGIOSI

AMERIGO VESPUCCI

L'UOMO  CHE  DIEDE  IL  NOME  ALL'AMERICA

     
 

Per nessun altro navigatore, forse, giudizi e atteggiamenti furono così controversi: per alcuni, specialmente per i contemporanei, un uomo di prim'ordine; per altri un volgare mistificatore, un usurpatore di meriti altrui. Fra siffatti estremi egli aveva finito col restare, a parere dei più, una figura sospetta ed incerta, in attesa di un giudizio definitivo. Questo giudizio è arrivato tardi, dopo circa quattro secoli di discussioni, ma ora possiamo finalmente affermare con certezza che Amerigo Vespucci fu un grandissimo personaggio, il più grande e il più degno tra gli emuli di Crístoforo Colombo. Nacque a Firenze il 9 marzo 1454 e morì a Siviglia il 22 febbraio 1512. Visse insomma cinquantotto anni, trascorrendone trentacinque in Italia e i ventitré rimanenti all'estero: in Francia, in Spagna, in Portogallo e sul mare. Amerigo Vespucci nacque da una vecchia e ragguardevole famiglia fiorentina e ricevette, probabilmente dallo zio paterno Giorgio Antonio, più tardi fattosi frate domenicano, rudimenti non superficiali di latino.

Da un altro zio, Bartolorneo, professore alla università di Padova, poté avere nozioni di astronomia. Le notizie circa la sua giovinezza sono scarse ed oscure. Nel 1476 afferma Mariano Gabriele, suo dotto biografo lo troviamo a Trebbio nel Mugello, dove i suoi si erano trasferiti per sfuggire alla peste che aveva colpito Firenze, mentre il padre, notaio, era rimasto in città per i doveri del suo ufficio. Poco dopo, entrò nell'importante azienda commerciale di Lorenzo e Giovanni di Pier Francesco de' Medici, banchieri fiorentini, la quale era in strette relazioni con altre ditte fiorentine all'estero e forse aveva dirette succursali fuori d'Italia, specie in Spagna e in Portogallo, dedite agli affari di commercio e di finanza e in particolar modo specializzate nell'allestimento e nel rifornimento delle spedizioni marittime d'oltremare. Il primo viaggio all' estero di Amerigo Vespucci fu in Francia, a Parigi, dove si recò nel 1478 in compagnia di un suo cugino, probabilmente per conto dei Medici.

 

 

Uno splendido ritratto di Amerigo Vespucci attribuito a Sandro Botticelli. Vespucci, nato a Firenze il 9 marzo 1454, morì cinquantottenne a Siviglia, il 22  febbraio  1512.

Più tardi (1489) si ha notizia di un suo soggiorno a Pisa e a Piombino. Prima del 10 marzo 1491, ossia a trentasette anni, lasciò definitivamente l'Italia e partì per la Spagna, per impiegarsi presso il fiorentino Giannotto Berardi, agente di Lorenzo e Giovanni di Pier Francesco de' Medici, in una azienda che egli stesso diresse per un quadriennio dopo la morte del titolare, nel 1495. La curiosità dell'ignoto e il gusto dell'avventura, l'interesse per le meraviglie di fantastici paesi lontani lo indussero un giorno a trasformarsi in navigatore ed esploratore. Accadde negli ultimi mesi del 1498, quando arrivarono in Spagna i rapporti della terza spedizione di Colombo e la carta delle nuove scoperte, dalla quale risultava la presenza di terre molto più a sud di quelle incontrate nelle esplorazioni precedenti.

Amerigo Vespucci chiese ed ottenne di imbarcarsi sulla piccola flotta armata dall'avventuriero Alonzo de Hojeda su autorizzazione del vescovo Fonseca, mente direttiva di tutto il movimento mercantile marittimo della Spagna. Risulta ch'egli venne assunto con funzioni di piloto e di cosmografo; ma probabilmente contribuì anche (per conto suo o della casa Medici) alle spese della spedizione e, come non di rado avveniva in tali occasioni, oltre al partecipare agli utili  della   impresa, poté avere il comando di qualche unità della flotta, composta da quattro navi. I quattro velieri salparono da Cadice il 18 maggio 1499, fecero scalo alle Canarie, e in ventiquattro giorni di traversata raggiunsero le coste dell'attuale Guaiana. Qui si divisero: due, con Hojeda e il  pilota Juan de la Cosa, si diressero verso nord per riconoscere le coste già avvistate da Colombo; due, sotto il comando di Vespucci, volsero a mezzogiorno, alla ricerca del leggendario Capo Cattigare, il promontorio posto da Tolomeo a 9° di latitudine australe, per tentare di raggiungere, oltre quello, il Sinus Magnus. In questo viaggio Vespucci scoprì, sei mesi prima di Vincenzo Yafiez Pinzón, il fiume delle Amazzoni, che risalì per decine di miglia e, dopo aver tagliato per primo l'Equatore a occidente, si spinse sin oltre il 6° di latitudine sud, scoprendo perciò effettivamente il Brasile qualche mese prima di Pedro Alvarez Cabral. Ostacolato dalla corrente equatoriale di sudest, dovette, sempre procedendo lunga la terraferma, costeggiare la terra di Paria, il Venezuela e la Colombia fino, probabilmente, alla foce del Magdalena. Raggiunto poi l'Hojeda a San Domingo, ritornò in Spagna verso la fine di giugno del 1500. Se il risultato scientifico e politico del viaggio risultò enorme, non altrettando sostanzioso fu il bottino. Vespucci si presentò con alcune perle e pietre preziose, che donò al re e alla regina, nonché con circa duecento schiavi (catturati in un'isola delle Lucaie) che vennero venduti sul mercato di Cadice per la somma complessiva di 500 ducati. All'amico e protettore Lorenzo di Pier Francesco de' Medici scrisse una lettera narrandogli alcuni curiosi particolari del suo viaggio.

 

 

Antica incisione raffigurante il navigatore Amerigo Vespucci

mentre osserva la "croce del sud".

 
     
 

Raccontò: « Vedemo infinite cosa d'ucelli di diversa forma e colori, e tanti papagalli e di tante e diverse sorte ch'era meraviglia: alcuni colorati come grana, altri verdi e limonati, altri neri e incarnati... li alberi sono di tanta beleza e di tanta soavità che ci pensavamo eser nel paradiso terrestre... ». Scrisse ancora di aver incontrato uomini antropofaghi: « Trovamo ch'eran d'una generazione che si dicono canibali, è quali la maggior parte di questa generazione vivono di carne umana... ma done alcune non mangiano..».  Passarono undici mesi e Vespucci partì per la sua seconda memorabile esplorazione. Questa volta si mise in viaggio per conto del re Emanuele di Portogallo che aveva avuto notizia da Pedro Alvarez Cabral di terre inesplorate oltre l' 8° di latitudine sud. Il navigatore fiorentino salpò al comando di tre caravelle da Lisbona il 13 maggio 1501 e il 4 giugno era già al Capo Verde. Si diresse verso coste brasiliane, dove giunse dopo lunga navigazione (64 giorni), ostacolata dalle calme equatoriali. Fece scalo a Bahia il 1 novembre e poi a San Sebastian, presso l'attuale Rio de Janerino, il 20 gennaio 1502. Dal Rio della Plata in giù (per 800 leghe, pari a 3.200 miglia) è arduo stabilire oggi quali siano stati gli approdi. Pare certo che il punto meridionale estremo raggiunto dalle tre caravelle sia stato il porto di San Giuliano, a 49° e 15' di latitudine sud, lo stesso in cui venti anni dopo svernerà Magellano, a soli 3° di distanza dal famoso stretto. Il freddo dell'avanzante inverno australe (si era ormai verso marzo) affrettò il ritorno e impedì di proseguire ancora verso mezzogiorno? Di certo sappiamo soltanto la data in cui la flotta riapparve a Lisbona: il 22 luglio 1502.

Da questo viaggio Amerigo Vespucci trasse la conclusione che la Terra perlustrata non fosse l'Asia, come aveva creduto Colombo, ma dovesse invece appartenere a una nuova parte del mondo, ossia al continente che poi sarà battezzato America. L' idea fu subito accolta dai cosmografi, primo fra tutti dall'autorevolissimo cartografo tedesco Martino Waldseemuller. Fu appunto il Waldseemuller, grande ammiratore di Vespucci, che nel 1507 propose di chiamare le terre da lui scoperte con il nome di battesimo dell'intrepido navigatore fiorentino, che le aveva conquistate per conto del re del Portogallo. L'essersi temporaneamente al servizio dei portoghesi non impedì a Vespucci di ritornare in Spagna e di godere ancora della fiducia dei vecchi amici di Siviglia. Si dedicò con alacrità al lavoro di cartografo, disegnando mappe e planisferi; fu prodigo di consigli e suggerimenti al governo. In riconoscimento di tale operosità, il 5 aprile 1505 la regina gli concesse la cittadinanza spagnola; tre anni dopo ottenne l'onorificio di Piloto Mayor.

Morì ancor giovane, a cinquantotto anni nel pieno delle energie, circondato dalla stima universale. Dopo la sua scomparsa iniziarono le polemiche che si trascinarono per secoli. Gli si rimproverò, ingiustamente, sulla base di documenti apocrifi, d'essersi appropriato della gloria di aver scoperto un nuovo continente e di averlo battezzato col suo nome. Tale gloria, come è noto, fu invece di Colombo. Ma lui, Vespucci, non fece nulla in vita per togliere meriti al suo connazionale, che anzì lo onorò sempre della sua amicizia, definendolo « hombre de bien », uomo d'animo nobile.

 

 
  Da  NAVI  e  MARINAI