Aprile 1990 Croazia: prime elezioni multipartitiche; vince il partito di centro-destra di Tuðman, l’HDZ (Unione Democratica dei Croati).
2 luglio 1990 Slovenia: l’Assemblea Nazionale dichiara la propria sovranità.
Agosto 1990 Croazia: 11 distretti della Krajina, a maggioranza etnica serba dichiarano l'autonomia da Zagabria; il governo arruola 20 mila gendarmi dotandoli di armi leggere.
Novembre 1990 Bosnia: prime elezioni multipartitiche; la maggioranza del voto musulmano va al Partito di Azione Democratica (SDA) di IzetbegoviÊ, favorevole alla proposta croata e slovena di una libera confederazione di stati sovrani.
Marzo 1991 Croazia: i distretti della Krajina chiedono l'annessione alla Serbia; milizie serbo-croate creano zone franche anche in Slavonia, nel nord est.
Marzo 1991 Serbia: grandi manifestazioni a Belgrado contro il governo di Milo1eviÊ, l’esercito interviene con carri armati e blindati.
Marzo 1991 Karadjordjevo: in una vecchia villa di Tito si incontrano il Presidente Serbo MiloseviÊ e il Presidente Croato Tudjman, per definire le nuove aree di influenza dei due stati e preparare la spartizione della Bosnia Erzegovina; l'accordo viene ratificato a Brioni l'8 maggio.
Aprile 1991 Bosnia: sull’esempio della Krajina diverse circoscrizioni a maggioranza serba proclamano l'autonomia (in Bosnia circa il 40% della popolazione è musulmana, il 32% serba e circa il 18% croata, mentre circa l'8/10% continua a dichiararsi "jugoslava").
25 giugno 1991 Croazia e Slovenia: dichiarazione di indipendenza; il 18 luglio, dopo alcuni scontri, l'Armata federale si ritira dalla Slovenia.
26 agosto 1991 Croazia: milizie serbe attaccano Vukovar, interviene anche l'Armata federale; la città cade il 18 novembre con un bagno di sangue; a fine anno le milizie serbe controllano circa un terzo della Croazia.
16 dicembre 1991 La CEE decide che il 15 gennaio riconoscerà quelle Repubbliche che lo richiederanno entro il 23 dicembre e garantiranno i diritti delle minoranze; avanzano la richiesta Slovenia, Croazia, Bosnia e Macedonia. La Germania riconosce la Croazia e la Slovenia fin dal 23 dicembre.
7 gennaio 1992 Un Mig dell'Armata Jugoslava abbatte un elicottero disarmato dell'Esercito italiano che trasporta osservatori CEE. Muoiono il tenente colonnello Enzo Venturini, i marescialli Silvano Natale e Fiorenzo Ramacci, il sergente Marco Matta.
15 gennaio 1992 L’Unione Europea riconosce la Croazia e la Slovenia.
21 febbraio '92 Croazia: l’Onu invia 14 mila caschi blu; il 26 febbraio le assemblee serbo-croate di Krajina e di Slavonia eleggono Goran HadziÊ presidente della "Repubblica serba di Krajina".
29 feb./1 mar. '92 Bosnia: referendum sull'indipendenza; la minoranza serba (31%) boicotta le urne; il 99 % dei votanti è per il "si".
5 aprile 1992 Bosnia: inizia l’assedio di Sarajevo; le milizie serbo-bosniache sparano sulla popolazione; presto passeranno sotto il comando del generale MladiÊ, già comandante delle milizie serbo-croate in Krajina; negli stessi giorni il "Parlamento del popolo serbo" proclama l'indipendenza della "Repubblica serba di Bosnia-Erzegovina"; dopo pochi mesi i serbi controllano circa il 70% della Bosnia.
A Sarajevo presto si formerà un comando di difesa unificato composto dal musulmano HalivociÊ, il croato Siber e il serbo Divjak, tre ex-ufficiali federali.
In Erzegovina è stato costituito l'HVO (Consiglio di difesa croato), a cui partecipano inizialmente anche molti musulmani; si profila l'idea di una spartizione della Bosnia tra serbi e croati.
6 aprile 1992 L' Unione Europea riconosce la Bosnia Erzegovina; a Graz i serbi e i croati firmano una dichiarazione sulla spartizione della Bosnia; il 7 la Slovenia, la Croazia e la Bosnia sono riconosciute dagli Stati Uniti, il 23 vengono ammesse alle Nazioni Unite.
6 maggio 1992 A Graz, in Austria, si incontrano il leader croato-bosniaco Mate Boban e il leader serbo-bosniaco Radovan KaradæiÊ, i quali siglano un'intesa di collaborazione, dichiarano chiuse le ostilità e si pronunciano a favore della "regionalizzazione della Bosnia su basi etniche".
20 maggio 1992 L'Hvo (Consiglio di Difesa Croato), dichiara l'assunzione dei pieni poteri civili e militari a Mostar, in Erzegovina.
27 maggio 1992 Strage del pane: a Sarajevo 23 persone in coda per il pane vengono uccise da un mortaio; i feriti sono 150.
3 luglio 1992 L'Hdz, il partito nazionalista croato di Erzegovina, emanazione dell'omonimo partito al governo in Croazia, e la sua formazione militare Hvo proclamano la "Comunità Croata di Herceg Bosna" e la "Comunità Croata della valle della Sava".
2 agosto 1992 La stampa americana rivela l'esistenza di campi d'internamento serbi e atrocità a danno dei musulmani. Secondo il governo bosniaco vi sarebbero circa 100 mila persone detenute in un centinaio di campi e prigioni.
Agosto 1992 Si scatena tra i croati erzegovesi un violento regolamento di conti tra le formazioni militari dell'Hvo e le formazioni dell'Hos (guidate da Paraga, uno dei reduci di Vukovar); il 23 agosto le unità Hos accettano di sottomettersi al comando dell'Hvo.
15 agosto 1992 Un convoglio di rifornimenti dell'Alto Commissariato ONU raggiunge Goraæde dopo cinque mesi d'assedio.
23-24 agosto '92 Bombe incendiarie distruggono la Biblioteca di Sarajevo; il 26 l'Armata bosniaca subisce pesanti perdite nel tentativo di rompere l'accerchiamento di Sarajevo.
3 settembre 1992 Bosnia: viene abbattuto un G-222 dell'Aeronautica italiana in volo verso Sarajevo con un carico di coperte; muoiono i quattro membri dell'equipaggio: il maggiore Marco Betti, il tenente Marco Rigliaco, i marescialli Giuseppe Buttaglieri e Giuliano Velardi.
21 settembre 1992 La Croazia annuncia che non accetterà più profughi bosniaci ma concederà esclusivamente il visto di transito.
28 settembre 1992 La stampa americana rivela che 3.000 musulmani sarebbero stati massacrati nel maggio-giugno 1992 dalle milizie serbe nei pressi di BrËko.
16 novembre 1992 L’ONU respinge la richiesta dei Paesi islamici di levare l'embargo sulle armi alla Bosnia.
24 dicembre 1992 Bilancio ufficiale delle autorità bosniache: 130.000 morti (8.000 dei quali a Sarajevo) e 140.000 feriti. Alla fine dell’anno si contano in Croazia circa 380 mila rifugiati dalla Bosnia, circa 40 mila rifugiati dal Kosovo e dalla Voivodina, circa 380 mila croati espulsi dalle zone sotto controllo delle milizie serbe; in Serbia si trovano circa 90 mila civili serbi espulsi dalle zone della Bosnia controllate dai croati o dai musulmani; la guerra ha assunto ovunque il carattere di "pulizia etnica".
2 gennaio 1993 Vance e Owen presentano a Ginevra un piano di pace basato sulla spartizione della Bosnia-Erzegovina tra serbi, croati e musulmani in decine di cantoni etnicamente omogenei.
9 gennaio 1993 Il vice-premier bosniaco Hakija TurajliÊ viene assassinato vicino all'aeroporto di Sarajevo mentre è a bordo di un blindato dei caschi blu francesi. Il mezzo viene fermato ad un posto di blocco serbo e un miliziano gli spara a bruciapelo.
18 gennaio 1993 Scade l'ultimatum lanciato al governo bosniaco da parte dell'Hvo croato-erzegovese, che pretende il controllo di Mostar e altre città: iniziano i primi bombardamenti contro l'esercito governativo bosniaco.
1 febbraio 1993 Un rapporto della UE afferma che in Bosnia sono state stuprate circa 20.000 donne.
13 marzo 1993 Il generale francese Philippe Morillon, comandante dei caschi blu, decide di restare nella città musulmana assediata di Srebrenica per ottenere il libero accesso dei convogli umanitari e la cessazione dell'offensiva serba. Il primo convoglio entra il 19 marzo e il giorno dopo 600 musulmani vengono evacuati verso Tuzla.
25 marzo 1993 A New York il presidente della Bosnia Alija IzetbegoviÊ sottoscrive il piano di spartizione elaborato da Vance ed Owen. Firma anche il croato-bosniaco Mate Boban, leader della "Repubblica di Herceg-Bosna". L'accettazione è vincolata al consenso dei serbi, che però lo negano.
15 aprile 1993 Violenti combattimenti tra forze croate e musulmane in Bosnia centrale; stragi di civili musulmani; a Mostar iniziano le prime deportazioni.
6 maggio 1993 Il Consiglio di Sicurezza decide la creazione di cinque nuove zone "protette" dopo quella di Srebrenica: Sarajevo, BihaÊ, Tuzla, Æepa e Goraæde. La risoluzione chiede il ritiro di tutte le unità serbe da queste zone.
9 maggio 1993 Le truppe dell’HVO attaccano la parte est di Mostar dove è attestato l’esercito governativo di Sarajevo. La città è assediata ed isolata dal resto del mondo; il governo di Zagabria invia in appoggio all'Hvo circa 15 mila soldati, mezzi pesanti e aerei Mig.
29 maggio 1993 Uccisi da una banda armata musulmana presso Novi Travnik tre volontari italiani che portavano un carico di aiuti umanitari. Sono Guido Puletti, Sergio Lana e Fabio Moreni.
8 giugno 1993 L'armata bosniaca riconquista Travnik. Il presidente della Croazia Tuðman protesta per l'offensiva musulmana in Bosnia centrale.
15-20 giugno '93 A Podgorica (in Montenegro) il 15 si incontrano di nuovo i presidenti di Croazia e Serbia Tuðman e Milo1eviÊ,; il 20 si incontrano il croato-bosniaco Boban e il serbo-bosniaco KaradæiÊ, che disegnano la mappa della nuova Bosnia che sarà fatta propria dai mediatori internazionali e riproposta nei successivi incontri come "piano Invincible", dal nome della portaerei dove sarà discusso il 20 agosto successivo.
30 giugno 1993 Le forze bosniache prendono il controllo di numerosi quartieri di Mostar; prosegue l'assedio della città da parte delle milizie croate dell'Hvo.
21 luglio 1993 Centinaia di rifugiati musulmani vengono internati in Croazia sull'isola di Obonjan.
20 agosto 1993 I mediatori internazionali David Owen e Thorvald Stoltenberg elaborano un nuovo piano di spartizione che prevede uno stato denominato Federazione delle Repubbliche di Bosnia-Erzegovina, articolato in tre repubbliche fortemente autonome: serba, croata e musulmana. Alla prima andrebbe il 52% del territorio, alla seconda il 18%, ai musulmani il 30%.
26 agosto 1993 Il primo convoglio umanitario entra a Mostar est.
29 settembre 1993 Il Parlamento di Sarajevo accetta il piano Vance-Stoltenberg, subordinandolo alla restituzione dei territori a maggioranza musulmana e occupati dai serbi. Serbi e croati ritirano le loro concessioni territoriali: il piano di pace è morto.
7 ottobre 1993 Un rapporto dell'Unprofor accusa le Forze armate croate di aver deliberatamente ucciso civili e di aver compiuto distruzioni sistematiche durante il loro ritiro da villaggi abitati da serbi, nel mese precedente.
20 ottobre 1993 Bosnia: quasi 6.000 croati fuggono dalla sacca di Vare1, attaccata dalle forze musulmane, che vi entrano il 4 novembre.
26 ottobre 1993 Parte a Sarajevo una decisa azione governativa contro le organizzazioni criminali annidate dentro l'esercito; il racket che avvolge l'intera distribuzione di aiuti umanitari viene represso con durezza. Diverse di queste bande agiscono come "difensori" della città dalla primavera del '92, quando sono l'unico punto di riferimento, e vengono inizialmente inquadrate nel nascente esercito bosniaco, ma con il tempo la loro presenza diventa ingombrante; i primi scontri iniziano già nell'ottobre del '92.
9 novembre '93 Bosnia: Distruzione del ponte di Mostar: nel 4° anniversario della caduta del muro di Berlino, reparti croati dell'Hvo distruggono il famoso ponte costruito 500 anni prima da un architetto persiano.
20 dicembre 1993 L'Assemblea Generale dell'ONU approva una risoluzione in cui si chiede la revoca dell'embargo sulle forniture di armi al governo di Sarajevo. Gli Stati Uniti votano a favore, gli europei si astengono.
24 dicembre 1993 Bosnia: Violata la tregua di Natale; ucciso a BihaÊ un casco blu francese.
1-15 gennaio '94 Bosnia: violenti combattimenti tra le milizie serbo-bosniache e le forze governative. Nei bombardamenti di Sarajevo muoiono almeno 84 persone e 420 restano ferite.
17 gennaio 1994 Una delegazione della Conferenza Islamica composta dai ministri degli esteri egiziano, iraniano, malese, pakistano, senegalese, tunisino e turco e del vice-ministro saudita, chiede che la NATO autorizzi gli attacchi aerei e che venga revocato l'embargo sulle armi alla Bosnia.
20 gennaio 1994 Nuovo accordo di normalizzazione tra Zagabria e Belgrado.
28 gennaio 1994 Bosnia: una troupe della Rai di Trieste viene sorpresa da un bombardamento croato a Mostar est: muoiono il giornalista Marco Lucchetta, l'operatore Alessandro Ota e il tecnico del suono Dario D'Angelo.
5 febbraio 1994 Bosnia: granate serbe sul mercato di Markale, in pieno centro di Sarajevo: 68 morti e 200 feriti.
23 febbraio 1994 Bosnia: "cessate-il-fuoco" tra croati e musulmani.
1-14 marzo 1994 Bosnia: Combattimenti a Tuzla e a Maglaj; 23 morti e 75 feriti nei bombardamenti. Inasprimento della "pulizia etnica" nella regione di Banja Luka contro croati e musulmani: i serbi compiono rastrellamenti casa per casa. Prima della guerra Banja Luka era serba al 54%. Agli osservatori ONU è negato l'accesso a questa regione.
18 marzo 1994 Croati e musulmani firmano un accordo a Washington e costituiscono la Federazione Croato-Musulmana, che di fatto si limita all'istituzione di alcune istanze federali comuni (presidenza federale, governo e parlamento) e ad una cooperazione militare limitata tra esercito bosniaco e HVO. Di fatto viene reciprocamente riconosciuto il controllo dei partiti nazionalisti musulmano (Partito dell'azione democratica, SDA, diretto dal presidente della Bosnia Alija Izetbegovic`) e croato (Comunità democratica croata, HDZ) sui rispettivi territori. La formazione del primo cantone a Tuzla (agosto 1994) degli otto che dovranno costituire la Federazione, si risolve nell'emarginazione della precedente amministrazione comunale gestita dai partiti "civici" (non nazionalisti), nel dominio del SDA e nel deterioramento delle relazioni con la minoranze locali. Dal canto suo l'HDZ continuerà a governare incontrastato nella autoproclamata "Repubblica croata d'Herceg-Bosna", con uno spazio monetario e doganale distinto ed economicamente integrato alla Croazia.
1 aprile 1994 Offensiva serbo-bosniaca contro la sacca musulmana di Goraæde ("protetta" dall'ONU): 159 morti, 652 feriti.
10 aprile 1994 Raid aerei NATO sulle postazioni serbo-bosniache intorno Goraæde; per rappresaglia le milizie serbe "mettono agli arresti domiciliari" quaranta osservatori dell'ONU, il 14 bombardano Tuzla e rapiscono sedici caschi blu canadesi, il 20 abbattono un caccia francese e uno britannico. A Goraæde i combattimenti continuano.
Aprile 1994 La Croazia conosce una fase di stabilità politica interna. Stipe MesiÊ e Josip ManoliÊ escono dalla HDZ (Comunità democratica croata, partito del presidente Franjo Tuðman, al potere dall'aprile 1990) e costituiscono il HND (Partito dei democratici indipendenti croati); in maggio l'opposizione si rifiuta di entrare in parlamento. La politica interna croata si è strutturata in un bipartitismo imperfetto, con il HDZ che, con poco più di un terzo dei voti, grazie al sistema elettorale maggioritario controlla tutti i più importanti mezzi di comunicazione, e il Partito liberale sociale croato (HSLS), principale partito d'opposizione con il 20% dei voti alle elezioni presidenziali dell'agosto 1992. L'HSLS è appoggiato dagli elettori della Dalmazia, a eccezione dell'Istria dove ha la maggioranza assoluta "la Dieta democratica istriana". Le altre formazioni, Partito del diritto croato (estrema destra), Partito contadino, Partito socialdemocratico, ex Partito comunista e Partito nazionale serbo sono semplici comparse.
25 aprile 1994 Usa, Russia, Francia e Gran Bretagna danno vita al "Gruppo di contatto".
10 giugno 1994 Rapporto di Mazowiecki sulle violazioni dei diritti umani. I serbi sono accusati di aver seminato il terrore a Goraæde e nei villaggi dei dintorni nei mesi di marzo ed aprile e di aver diretto i tiri d'artiglieria contro gli ospedali. Molti abitanti sono stati vittime di esecuzioni sommarie, la maggior parte dei cadaveri è stata mutilata e decapitata.
14 giugno 1994 Prima visita di Tuðman in Bosnia. Mentre a Sarajevo il presidente croato denuncia l'aggressione, l'incaricato d'affari croato a Belgrado consegna un messaggio sulla ripresa dei rapporti tra la Croazia e la Serbia, nella speranza di accelerare la restituzione dei territori occupati, pari a circa un quarto dell'intera Croazia. I serbi secessionisti della Krajina faranno fallire i negoziati tra la Croazia e la Serbia.
22 giugno 1994 Bosnia: Offensiva dei governativi bosniaci nella regione di Ozren. Circa 5.000 civili serbi, in maggioranza donne e bambini, vengono "evacuati".
23 giugno 1994 Bosnia: il Parlamento vota il nuovo governo che comprende dieci ministri musulmani, sei ministri croati e un ministro senza portafogli serbo.
5 luglio 1994 A Ginevra il Gruppo di Contatto adotta un piano che attribuisce il 51% della Bosnia alla Federazione croato-musulmana e il 49% ai serbi (che in quel momento ne controllano il 71%). Il 20 la Federazione croato-musulmana accetta il piano; il 28 i serbo-bosniaci lo bocciano.
5 agosto 1994 I serbi si riappropriano del loro armamento pesante custodito dai caschi blu nella zona di Sarajevo. Il Papa annuncia la sua volontà di visitare Sarajevo l'8 settembre; la visita sarà annullata per ragioni di sicurezza.
21 agosto 1994 Le forze governative bosniache causano la fuga dalla sacca di BihaÊ del secessionista musulmano Fikret AbdiÊ, che il 23 settembre 1993 aveva proclamato quella zona "autonoma", ribellandosi a IzetbegoviÊ e avviando un riavvicinamento ai serbi.
Ott-nov. 1994 Avanzata del V corpo dell'Armata bosniaca a BihaÊ. I serbi di Croazia intervengono a sostegno dei serbi di Bosnia; il governo di Zagabria non interviene; il V corpo d'Armata è costretto a cedere la maggior parte del territorio conquistato; il 22 dicembre 1994 viene concluso un accordo economico tra il governo croato e i serbi di Croazia.
27 novembre 1994 I serbi prendono in ostaggio 164 caschi blu nell'est della Bosnia. Altri 270 si trovano accerchiati nei centri di raccolta delle armi pesanti che stavano presidiando.
1 dicembre 1994 Disastrosa visita di Boutros-Ghali a Sarajevo: la popolazione lo fischia e KaradæiÊ si rifiuta di riceverlo a Pale; missione di Jimmy Carter dal 15 al 21 dicembre: viene ricevuto con tutti gli onori dai serbo-bosniaci a Pale; dopo Carter è la volta dell'inviato speciale di Boutros-Ghali, Yasushi Akashi.
24 aprile 1995 Colpito un aereo dell'Unprofor. Il tribunale dell'Aja per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia apre un inchiesta per il reato di genocidio su Radovan KaradæiÊ e Ratko MladiÊ.
1 maggio 1995 Croazia: Offensiva lampo dell'Esercito Croato che riconquista larga parte dei territori croati della Slavonia occidentale occupati dai serbo-croati all'inizio della guerra.
7 maggio 1995 Nove bambini uccisi dalle bombe a Sarajevo; il 16 cadono sulla città mille granate in un solo giorno. La NATO propone un raid aereo; l'ONU lo blocca.
25 maggio 1995 I serbi bombardano Tuzla e provocano una strage tra gli avventori del bar Korzo: 71 morti, quasi tutti ragazzi. I caccia NATO bombardano due depositi di munizioni presso Pale; il 26 per rappresaglia i serbi prendono in ostaggio circa 400 "caschi blu" e osservatori dell'ONU e si impadroniscono dei restanti depositi di armi pesanti. Alcuni "caschi blu" vengono incatenati come "scudi umani". Queste immagini fanno il giro del mondo e diventano il simbolo dell'umiliazione dell'ONU.
28 maggio 1995 I serbi abbattono sopra BihaÊ l'elicottero che trasporta il ministro degli Esteri bosniaco Irfan Lubjankic. Sette morti, tra cui il ministro.
31 maggio 1995 Sbarca a Spalato il primo nucleo britannico della futura Forza di Reazione Rapida. Continua il bombardamento di Sarajevo e l'offensiva serba contro Goraæde, "zona protetta". In una lettera al Segretario generale dell'ONU, KaradæiÊ esige, tra le condizioni per la liberazione dei "caschi blu" presi in ostaggio, che cessi l'uso della forza da parte dell'ONU. Si dimette Lord David Owen, co-presidente della Conferenza internazionale sulla ex Jugoslavia.
3 giugno 1995 I cinque ministri della Difesa dei paesi NATO e UE che partecipano all'Unprofor, riuniti a Parigi, annunciano la creazione della Forza di Reazione Rapida. Sarà composta da 12.500 soldati inglesi, francesi ed olandesi, col compito di proteggere i "caschi blu". Il 5 giugno il ministro degli Esteri russo esprime le riserve del suo paese.
4-14 giugno 1995 Croazia: Offensiva croata sulle alture che controllano le vie d'accesso a Knin, capoluogo della Krajina tenuta dai ribelli serbi.
16 giugno 1995 L'Armata bosniaca tenta un'offensiva per spezzare l'assedio di Sarajevo. I serbi concentrano truppe intorno alle "zone protette" di Srebrenica, Æepa e BihaÊ. Il Segretario generale dell'ONU lancia un appello per un cessate-il-fuoco, che resta del tutto inascoltato.
18 giugno 1995 Strage della coda per l'acqua a Sarajevo: sette morti e quattordici feriti. I serbi liberano gli ultimi caschi blu in ostaggio in cambio di 4 miliziani tenuti prigionieri dai "caschi blu" francesi.
28 giugno 1995 Bombe sul palazzo della TV bosniaca: cinque morti e quaranta feriti.
30 giugno 1995 Il governo bosniaco dichiara l'inviato Onu Yasushi Akashi persona non gradita.
5-11 luglio 1995 Bombardamenti e combattimenti a Srebrenica, che dall'aprile 1993 è stata proclamata "zona protetta" ed è stata disarmata. I "caschi blu" olandesi che la presidiano vengono presi in ostaggio dal generale MladiÊ.
10 luglio 1995 Il Consiglio di Sicurezza condanna l'attacco alla "città protetta" di Srebrenica. Il giorno dopo la città cade in mano alle milizie serbo-bosniache. Tardivo raid della NATO. Un fiume di migliaia di abitanti, cui si uniscono i circa 700 "caschi blu" olandesi, fugge a piedi verso Tuzla. Inizia la "Pulizia etnica". I miliziani di MladiÊ separano donne, anziani e bambini dagli uomini sopra i sedici anni. A fine novembre, un rapporto delle Nazioni Unite fissa in una cifra tra 3.500 e 5.500 la stima più attendibile del numero degli scomparsi.
14 luglio 1995 Ultimatum serbo alle forze bosniache di Æepa e di Goraæde; il 15 inizia l'offensiva. I bosniaci minacciano di utilizzare i 79 "caschi blu" ucraini che presidiano la città come "scudi umani" se la NATO non interviene; viceversa i serbi minacciano di aprire il fuoco sui "caschi blu" ucraini se la NATO interverrà.
19 luglio 1995 KaradæiÊ lancia un ultimatum ai governativi a Goraæde, anch'essa "zona protetta". Offensiva su BihaÊ, anche questa "zona protetta", da parte dei serbi di Krajina e dei miliziani musulmani di Fikret AbdiÊ. L'Unprofor ammette di non essere in grado di difendere le "zone protette".
21 luglio 1995 Il Gruppo di Contatto si riunisce a Londra: un attacco dei serbi contro Goraæde comporta una reazione "sostanziale e decisiva". I ministri degli Esteri dell'Organizzazione della Conferenza Islamica riuniti a Ginevra dichiarano illegale l'embargo sulle forniture di armi alla Bosnia.
25 luglio 1995 Il tribunale internazionale dell'Aja incrimina Radovan KaradæiÊ e Ratko MladiÊ per crimini contro l'umanità, gravi violazioni della Convenzione di Ginevra e crimini di guerra. Accusato di crimini di guerra anche Milan MartiÊ, sedicente "presidente" della "Repubblica serba di Croazia", cioè della Krajina. Il tribunale emette un mandato di cattura internazionale contro i tre ed altre ventuno persone.
26 luglio 1995 I serbo-bosniaci entrano a Æepa. La popolazione è stata evacuata con l’aiuto dei caschi blu ucraini; il comandate bosniaco Avdo PaliÊ viene sequestrato durante le trattative che si svolgono sotto la "protezione" dei caschi blu; viene condotto via in elicottero dal generale MladiÊ e risulta tuttora disperso.
27 luglio 1995 Dimissioni di Tadeusz Mazowiecki dall'incarico di relatore speciale sulle violazioni dei diritti umani nella ex Jugoslavia, per protesta contro la passività della comunità internazionale.
4 agosto 1995 Scatta l'offensiva della Croazia "Oluja-Tempesta", per la riconquista della Krajina. Inizia un gigantesco esodo di 200 mila serbi di Krajina verso le zone controllate dai serbi in Bosnia e anche verso la Serbia; preoccupazione del governo bosniaco per l'ulteriore pressione di popolazione di origine serba.
5 agosto 1995 I croati entrano a Knin, "capitale" della "Repubblica serbo-croata di Krajina", e insieme ai bosniaci spezzano l'assedio di BihaÊ. In Bosnia, KaradæiÊ destituisce MladiÊ da comandante in capo delle milizie serbo-bosniache; il generale si ribella e resta al suo posto.
11-21 agosto 1995 L'Alto Commissariato ONU calcola in 160.000 i profughi serbi della Krajina; numerosi rapporti riferiscono saccheggi e ruberie ad opera di formazioni armate croate nella Krajina ai danni dei profughi serbi.
28 agosto 1995 Seconda strage al mercato di Markale a Sarajevo: 41 morti, 84 feriti. KaradæiÊ accusa i bosniaci di aver "messo in scena" il massacro per bloccare il processo di pace; l'ONU stabilisce "al di là di ogni ragionevole dubbio" che le granate sono state lanciate dai serbi.
30 agosto 1995 Alle due del mattino scatta la rappresaglia della NATO contro obiettivi militari dei serbo-bosniaci e infrastrutture civili di uso militare. I raid si ripeteranno fino al 15 settembre.
8 settembre 1995 Primo successo di Holbrooke. I ministri degli Esteri di Bosnia, Croazia e Serbia sottoscrivono a Ginevra un documento che prevede il mutuo riconoscimento e sancisce che la Bosnia-Erzegovina "continuerà la sua esistenza legale entro i confini internazionalmente riconosciuti". Lo Stato bosniaco sarà tuttavia una "Unione" tra due "entità": la Federazione croato-musulmana e la Repubblica serba, cui spetteranno rispettivamente il 51 ed il 49 per cento del territorio bosniaco.
14 settembre 1995 Holbrooke ottiene la firma dei serbo-bosniaci ad un accordo per il ritiro delle armi pesanti dai monti intorno a Sarajevo, in un raggio di 20 chilometri. Resteranno tuttavia in posizione i calibri inferiori a 100 millimetri. Dal canto loro i bosniaci accettano di porre la loro artiglieria pesante sotto il controllo dell'Unprofor.
18 settembre 1995 Bosniaci e croati sfondano le linee serbe in Bosnia centrale, raggiungono Prijedor e la regione di Banja Luka senza incontrare resistenza. Ondata di profughi serbi, civili e militari. Il Consiglio di Sicurezza intima la fine dell'offensiva. L'offensiva si arresta a 25 chilometri da Banja Luka.
26 settembre 1995 A New York secondo accordo tra bosniaci, serbi e croati circa i "principi di base" su cui poggerà l'assetto istituzionale della Bosnia-Erzegovina.
2 ottobre 1995 L'Unprofor calcola che la federazione croato-bosniaca controlla oramai il 52% del territorio della Bosnia-Erzegovina.
12 ottobre 1995 Un minuto dopo la mezzanotte entra in vigore il cessate-il-fuoco sull'intero territorio della Bosnia-Erzegovina. Il cessate-il-fuoco tiene, tranne che nel nord-ovest, dove croati e bosniaci sottopongono ad intenso bombardamento le posizioni serbe a Prijedor.
17 ottobre 1995 Dopo un lungo lavoro di sminamento della strada, un primo convoglio umanitario dell'ONU collega Sarajevo a Goraæde. Entusiasmo degli abitanti.
29 ottobre 1995 Elezioni legislative in Croazia. Al voto possono partecipare anche i croati dell'Erzegovina occidentale, sebbene non siano in alcun modo da considerarsi cittadini croati, bensì bosniaci. Malgrado la massiccia propaganda il HDZ di Tuðman, che si aspettava un plebiscito e puntava a controllare i due terzi del Parlamento, vince soltanto con il 44,82% dei voti.
1 novembre 1995 Iniziano a Dayton nell'Ohio i negoziati di pace tra IzetbegoviÊ, Tuðman e Milo1eviÊ (che rappresenta anche i serbi di Bosnia).
9 novembre 1995 Accordo tra Bosnia e Croazia per la riunificazione di Mostar, ora divisa tra quartiere occidentale (musulmano) e orientale (croato) sulle due sponde della Neretva.
12 novembre 1995 Accordo tra Serbia e Croazia per il ritorno pacifico e graduale della Slavonia orientale e della Baranja -ultimi territori croati ancora in mano ai serbi- sotto la sovranità di Zagabria entro due anni al massimo. I serbi che abitano la regione potranno restare e i loro diritti verranno garantiti; i croati che sono fuggiti potranno tornare. Il testo viene firmato anche dai separatisti serbi.
21 novembre 1995 Dopo ventuno giorni di negoziato Clinton annuncia il raggiungimento di un accordo. Poco dopo a Dayton, IzetbegoviÊ, Milo1eviÊ e Tuðman siglano il testo: la Bosnia-Erzegovina sarà uno stato unico ma diviso in due entità; la Federazione croato-musulmana avrà il 51% del territorio e la Repubblica Sprska il 49 per cento; ci saranno un presidenza, un governo centrale, un Parlamento bicamerale (due terzi dei membri eletti nella "Federazione" ed un terzo nella "Repubblica"), una Costituzione federale, una Corte costituzionale, una Banca centrale e un'unica moneta; il governo centrale è titolare della politica estera e monetaria, del commercio estero, delle comunicazioni e del controllo del traffico aereo. Ci sono molte novità: Sarajevo è la capitale e resterà unita e aperta, all'interno della Federazione croato-musulmana; Goraæde sarà collegata alla Federazione da un corridoio territoriale; lo statuto di BrËko verrà deciso da un arbitrato internazionale entro un anno; Srebrenica e Æepa resteranno alla Repubblica serba; una forza multinazionale di pace sotto il comando NATO e guidata da un generale americano, denominata IFOR (Implementation Force), sostituirà l'Unprofor nel controllo del cessate-il-fuoco, dello spazio aereo e in altre competenze, e potrà usare la forza per prevenire la violenza e consentire la libertà di movimento; le elezioni si terranno nel 1996; rifugiati e sfollati hanno il diritto di reclamare le proprie case o di ricevere un risarcimento, e di votare nella loro città di origine; le persone accusate di crimini di guerra dal tribunale internazionale dell'Aja non potranno ricoprire cariche pubbliche.
22 novembre 1995 Il Consiglio di Sicurezza vota la sospensione delle sanzioni alla Serbia (non l'abolizione) e la progressiva abrogazione dell'embargo sulle forniture di armi alla Bosnia-Erzegovina ed alle altre Repubbliche ex jugoslave.
23 novembre 1995 Milo1eviÊ convince i dirigenti serbo-bosniaci ad accettare il piano di pace.
14 dicembre 1995 Parigi: firma dell' accordo di pace siglato a Dayton da parte di Slobodan Milo1eviÊ, Franjo Tuðman e Alja IzetbegoviÊ, alla presenza dei dirigenti del Gruppo di contatto, Bill Clinton, Jacques Chirac, Helmut Kohl, John Major e Viktor Tchernomyrdine, di Félipe Gonzales, di quaranta ministri degli Esteri, in particolare di paesi islamici, e del presidente del gruppo di contatto della Conferenza Islamica (OCI), Abdellatif Filali.
In Bosnia, su una popolazione che prima della guerra era di circa 4 milioni e 350 mila persone, si stimano due milioni di profughi e sfollati, di cui circa la metà fuori dai paesi della ex-Jugoslavia, circa 200 mila morti e 30 mila scomparsi., ancora oggi sono più di un milione i bosniaci lontani da casa.
Principali avvenimenti della storia recente del Kosovo
27 novembre 1968 Manifestazioni di studenti albanesi a Prishtina e in altre città: ci sono scontri con la polizia, uno studente muore, ci sono circa 40 feriti tra gli studenti e la polizia, 22 persone sono arrestate.
Dicembre 1968 Vengono adottati emendamenti costituzionali;
Giugno 1971 La Provincia Autonoma di Kosovo e Methoija diventa la Provincia Socialista Autonoma del Kosovo, con una propria legge costituzionale; la parola minoranza etnica viene sostituita con il termine "nazionalità".
24 febbraio 1974 Viene adottata la nuova costituzione della SFRJ, lo stato federale viene decentralizzato e le provincie diventano "elementi costitutivi della federazione"; nel decennio 1971-1981 la popolazione serba scende dal 18,3 al 13,2%; a causa della crisi economica più di 100 mila serbi e montenegrini sono emigrati dal Kosovo; il tasso di natalità della popolazione albanese è il più alto d'Europa, pari a circa il 40 per mille. Il tasso di disoccupazione cresce dal 18,6% al 27,5%.
11 marzo 1981 Inizia una nuova fase di dimostrazioni; la prima protesta è degli studenti della mensa universitaria di Prishtina, a causa della cattiva qualità del cibo. La protesta si allarga nel paese e nei temi di malcontento.
26 marzo 1981 Scontri tra studenti e polizia, ventitré dimostranti e poliziotti restano feriti; 22 persone sono arrestate.
1 aprile 1981 Le manifestazioni si estendono nella provincia e agli studenti universitari si uniscono lavoratori e altri cittadini, 8 persone restano uccise negli scontri , molti riportano ferite da arma da fuoco; viene ucciso anche un poliziotto. L'organo del Partito del Lavoro Albanese di Tirana ("Zeri I populit") a differenza di occasioni precedenti, appoggia la rivolta e la richiesta di una libera repubblica del Kosovo, attaccando la leadership serba.
1982-1983 Continua l'emigrazione dal Kossovo di circa 10 mila serbi e montenegrini.
prima metà anni '80 Sull'organo del Partito Comunista del Kossovo (Rilindja) compiano articoli "difensivi" che criticano le forzature interpretative che compaiono su alcuni giornali di Belgrado.
metà anni '80 Esce il memorandum dell'Accademia Serba delle Scienze e delle arti: secondo gli accademici già dal 1981 era iniziata in Kosovo una guerra totale contro i serbi.
Aprile 1987 Il Neo Presidente del Presidium della Lega dei Comunisti di Serbia, Slobodan Milo1evic tiene un discorso ad un gruppo di serbi e montenegrini di Kosovo Polje. In pochi mesi rinnova completamente i vertici del partito sostituendoli con amici più fedeli.
Estate 1987 Milosevic organizza "meeting spontanei" mobilitando migliaia di persone in nome della "rivoluzione antiburocratica" per "l’orgoglio della coscienza serba"
Novembre 1988 Duemila minatori albanesi di Stari Trg organizzano una marcia pacifica lunga 55 km e chiedono di annullare il cambiamento imposto alla dirigenza politica provinciale e il reintegro del leader comunista Azem Vlasi, che si era opposto alla cancellazione dell'autonomia del Kosovo. La stessa dirigenza comunista si era pronunciata contro il nascente nazionalismo albanese.
Febbraio 1989 Mille minatori albanesi di Trepca iniziano uno sciopero della fame; si uniscono alla protesta altri lavoratori e gli studenti. Lo sciopero generale si estende in tutta la regione. La principale richiesta è di revocare il mandato alla nuova dirigenza comunista, che si dimostra arrendevole di fronte alla cancellazione dell'autonomia del Kosovo. Molti restituiscono la tessera al partito.
Marzo 1989 Il partito di Milosevic diventa il primo della Serbia. Viene approvata ufficialmente la nuova Costituzione dove si sancisce la definitiva soppressione dell’autonomia del Kosovo e della Vojvodina. Gli emendamenti di modifica della costituzione vengono approvati in un parlamento circondato dai carri armati e da unità della polizia. Nelle successive proteste muoiono alcune decine di dimostranti e la polizia interviene molto duramente per riportare la calma. Quarantaquattro dirigenti politici albanesi vengono incarcerati con l’accusa di "complicità con i nazionalisti".
Giugno 1989 Slobodan Milosevic organizza a Kosovo Polje una manifestazione per celebrare il sesto centenario della battaglia del "campo dei merli" contro gli Ottomani, partecipano un milione di persone.
Luglio 1989 Milosevic viene eletto presidente della Serbia. In Kossovo viene proclamato lo stato di emergenza. Il comitato centrale della Lega dei comunisti di Jugoslavia lo accusa di voler diventare il padrone assoluto del paese. Il Parlamento Sloveno approva un emendamento alla Costituzione della Repubblica che prevede il diritto alla secessione attraverso referendum popolare.
Gennaio 1990 Continui scontri fra polizia ed albanesi. Almeno dieci persone vengono uccise dalla polizia.
Febbraio 1990 La Jugoslavia invia truppe di terra, aerei da guerra e 2000 poliziotti in Kosovo. Vengono uccise più di 20 persone. Imposto il coprifuoco.
Aprile 1990 Milosevic cambia tattica, pone fine allo stato di emergenza e libera un centinaio di detenuti politici tra cui lo scrittore Adem Demaci, incarcerato per quasi venti anni di "attività nazionaliste".
primavera 1990 Il Kosovo è sull'orlo della guerra civile. La "nuova" dirigenza politica albanese cambia improvvisamente tattica e ha inizio il periodo di resistenza pacifica, anche se nel frattempo lo scontro tra serbi e albanesi in realtà è diventato totale, la cancellazione dell'autonomia ha favorito il rinascere del nazionalismo albanese; l'obiettivo diventa quello di una totale indipendenza del Kosovo.
settembre 1990 In seguito ad un referendum clandestino viene autoproclamata la Repubblica del Kosovo, guidata dallo scrittore Ibrahim Rugova, il quale invita all resistenza passiva. Duecento professori albanesi vengono cacciati dalle scuole, radio e TV vengono chiuse, settantacinquemila persone licenziate. Negli anni successivi non avviene nessuna manifestazione.
29 novembre 1990 Il giornale International Herald Tribune pubblica un rapporto della CIA dove dice testualmente "l’esperimento socialista è fallito, il paese è allo sfascio e lo smembramento della Federazione sarà accompagnato da violenze etniche e da agitazioni che porteranno alla guerra civile"
maggio 1992 Gli edifici ufficiali sono chiusi agli albanesi ma il Parlamento parallelo si riunisce presso la sede degli scrittori; si organizza in Kossovo una società parallela, con strutture scolastiche private, in hangar e locali di fortuna, sostenuta dal finanziamento della diaspora kosovara nel mondo. Rugova considera la resistenza passiva l'unica strada, temendo che la radicalizzazione porti invece al massacro. Continua la repressione della polizia serba, con perquisizioni alla ricerca di armi e provocazioni. La guerra nella vicina Bosnia fa "dimenticare" il Kosovo.
7 luglio 1992 Viene proclamata ufficialmente la Repubblica del Kosovo riconosciuta solo dall’Albania di Salhi Berisha.
Ottobre 1992 Dopo tre anni di scontri iniziano trattative fra serbi ed albanesi del Kosovo per una soluzione pacifica del conflitto.
Primavera 1993 La polizia arresta trenta albanesi sospettati di progettare una rivolta armata.
Luglio 1995 Un tribunale serbo condanna 68 albanesi ad otto anni di carcere con l’accusa di aver organizzato una polizia parallela.
Agosto 1995 Migliaia di profughi serbi, vittime della pulizia etnica croata apportata nelle Krajine, vengono ospitati nel Kosovo causando le proteste dei leaders albanesi in quanto accusano la dirigenza serba di voler serbizzare il Kosovo.
Dicembre 1995 Vengono firmati gli accordi di Dayton, che pongono fine alla guerra in Bosnia.
Inizio 1996 Accordo fra dirigenza serba ed albanesi kosovari per il ritorno degli studenti albanesi nel sistema scolastico ufficiale dopo sei anni di boicottaggio. Fa la sua prima comparsa l'UÇK-Esercito di Liberazione del Kosovo, che in febbraio rivendica attentati dinamitardi. nel corso di scontri con la polizia, manifestazioni e attentati, muoiono nei mesi successivi alcune decine di persone.
Autunno 1996 Ibrahim Rugova e Slobodan Milo1evic firmano un accordo. Sul sistema scolastico a cui non seguono le speranze attese; nascono i primi malcontenti e dissidi all'interno della leadership politica kosovara. Tra i leader politici che iniziano apporsi in alternativa a Rugova, emerge Demaci. Intanto nel corso del 1997 l'UÇK continua gli attentati terroristici contro i comandi della polizia serba.
Gennaio 1997 Il rettore serbo dell’Università di Prishtina viene gravemente ferito in un attentato. Il presunto capo dell’UÇK viene ucciso in uno scontro a fuoco.
Marzo 1997 Una bomba esplosa nel centro di Prishtina ferisce gravemente quattro persone.
Settembre 1997 Commandos di guerriglieri UÇK effettuano attacchi simultanei in 10 stazioni di polizia. Continui scontri fra polizia e manifestanti.
Dicembre 1997 Un attacco viene portato in un campo profughi di serbi, vengono accusati i guerriglieri dell’UÇK.
Gennaio 1998 Per rappresaglia un politico serbo viene ucciso.
Marzo 1998 Le forse di polizia serba iniziano una operazione su vasta scala contro villaggi del Kosovo considerati base dell'UÇK; muoiono più di un centinaio di persone e circa 70 mila persone fuggono verso l'Albania e la Macedonia. Si hanno manifestazioni e scontri tra polizia e dimostranti anche a Prishtina; la comunità internazionale inizia a preoccuparsi. Il leader albanese Ibrahim Rugova a sorpresa chiede che la comunità internazionale riconosca immediatamente l’indipendenza del Kosovo. Elezioni clandestine per il Parlamento kosovaro, considerate illegali da Belgrado e boicottate dall’ala estrema dei Kosovari l’ UÇK.
Aprile 1998 Il 90% dei serbi votano un referendum contro l’internazionalizzazione della crisi del Kosovo considerandola una questione interna. Il Gruppo di Contatto per la ex Jugoslavia si accorda, ad eccezione della Russia, all’imposizione di sanzioni economiche contro la Serbia.
Maggio 1998 Tour diplomatico di Richard Holbrooke in Serbia e nelle principali città europee. Le forze serbe iniziano una violenta offensiva contro i separatisti UÇK.
Estate 1998 L'UÇK controlla circa il 40% del territorio del Kosovo; i combattimenti con le polizia serba provoca la fuga di circa 300 mila abitanti della zona. L’UNHCR dichiara lo stato di catastrofe umanitaria, migliaia di civili trovano rifugio nei boschi. Alla fine dell’estate l’UÇK ha la peggio sull’esercito serbo e la sua immagine si indebolisce nei confronti dell’opinione pubblica kosovara-albanese. In Albania, dove ha sede ufficialmente l’UÇK, viene ucciso il braccio destro di Berisha. La colpa viene scaricata su Fatos Nano, Primo Ministro socialista e contrario all’indipendenza del Kosovo, ma c’è chi parla anche di regolamento di conti all’interno dell’UÇK dopo il fallimento della campagna estiva. Berisha tenta un colpo di stato in Albania. Fatos Nano riprende il controllo ma viene fatto dimettere su pressione italiana ed americana mentre Berisha inspiegabilmente non viene incarcerato. Il nuovo Primo Ministro albanese è il socialista Bandeli Majko che adotta una politica pro indipendenza del Kovovo.
Settembre 1998 Le Nazioni unite adottano la risoluzione 1.199 con un avvertimento a Belgrado e minacciando l'uso della forza.
Ottobre 1998 la Nato impartisce un ordine di attivazione, poi sospeso dopo l'inizio del ritiro delle forse serbe dalla provincia.
17 Ottobre 1998 Inizia l’operazione "Eagle eye". Voli Nato di ricognizione sulla Serbia e sul Kossovo per verificare il rispetto della risoluzione Onu
Dicembre 1989 In seguito ad un accordo raggiunto dallo statunitense Holbrooke si insediano nel Kosovo circa 1500 verificatori dell'OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa). A guidare i 1500 verificatori OSCE è l’ambasciatore ed ex agente della CIA, attivo nella guerra "sporca" americana in Nicaragua, W. Walker. Più della metà dei verificatori OSCE sono ex ufficiali militari.
Gennaio 1999 Le Forze serbe attaccano il villaggio di Racak; vengono ritrovati quarantacinque cadaveri kosovari massacrati in circostanze oscure.
Febbraio 1999 Su iniziativa della Unione Europea si riuniscono a Rambouillet i rappresentanti del "Gruppo di contatto per la ex Jugoslavia", il presidente della Serbia ed i rappresentanti civili e militari della controparte albanese-kosovara per tentare di trovare una via di uscita alla crisi del Kosovo. Le trattative vengono sospese per due settimane. Entrambe le parti in lotta rifiutano di firmare il trattato di pace.
Marzo 1999 Seconda sessione delle trattative a Rambouillet sul Kosovo. La parte moderata kosovara guidata da Rugova e la parte militare dell’UÇK guidata da Thaci firmano l’accordo. I serbi non firmano. Richard Holbrooke inizia una lunga e frenetica trattativa a Belgrado per evitare l’attacco Nato. Thaci, leader politico dell’UÇK, viene chiamato negli Stati Uniti per colloqui con esponenti politici e militari americani.
24 Marzo 1999 La Federazione Jugoslava viene bombardata dalle forze Nato. Le maggiori città serbe e montenegrine sono bersaglio dell’aviazione e della marina della Nato. Le forze militari e paramilitari serbe iniziano una feroce pulizia etnica nel Kosovo.
Dall’inizio delle bombardamento Nato in Jugoslavia si calcola che circa 800.000 profughi siano stati cacciati dalle loro case con il solito corollario di stragi, campi di concentramento e fosse comuni. La maggior parte di loro sono fuggiti in Albania, Macedonia, Montenegro. La guerra, durante la stesura di queste note, continua ancora con i suoi tragici bollettini. Civili uccisi dalle forze serbe o per "errore" dalle forze Nato.
Allo stato attuale ancora non si prospetta una fine a breve termine della guerra.
Acronimi
ARMIJA Esercito Governativo Bosniaco
BiH Bosnia Erzegovina
CEE Comunità Europea
EU Unione Europea
FFR Forza di Intervento Rapida (Inglesi e Francesi)
HB Herceg-Bosna (Repubblica dei Croati di Bosnia)
HDZ Unione Democratica Croata
HND Partito dei Democratici Indipendenti
HOS Forza di Liberazione Croata
HSLS Partito Liberale Sociale Croato
HVO Consiglio di Difesa Croato (Esercito dei Croati di Bosnia)
ICS Consorzio Italiano di Solidarietà
IFOR Forza d’Implementazione Internazionale
JNA Esercito Popolare Jugoslavo
LDK Lega Democratica del Kosovo, partito indipendentista di Rugova.
NATO Forza di Sicurezza dei Paesi Occidentali
OCI Conferenza dei Paesi Islamici
ONU Organizzazione delle Nazioni Unite
OSCE Organizzazione per ls Sicurezza dell’Europa Occidentale
RS Repubblica Serba di Bosnia
SDA Partito di Azione Democratica
SDS Partito Socialista Serbo
SFOR Forza di Stabilizzazione Internazionale
SPD Partito Socialista Bosniaco
UNHCR Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati di Guerra
UNPROFOR Forza di Sicurezza dell’ONU
UÇK Esercito di Liberazione
del Kossovo