C'è anche l'opposizione ma è democratica

Lo stato di salute dei mass media e i risultati delle elezioni amministrative del settembre 1997 secondo Sejfudjn TokiÊ, rappresentante di "Alternativa Democratica".

Sejfudjn TokiÊ è il più rappresentativo esponente dell’opposizione politica laica e di sinistra del Parlamento bosniaco, una variegata costellazione di partiti e partitini che insieme, in una coalizione denominata "Alternativa Democratica", hanno raggiunto circa il 17% nelle elezioni amministrative del settembre 1997.
La coalizione è nata nel 1996 in occasione delle prime elezioni politiche libere della Bosnia Erzegovina dopo 4 anni di guerra, ottenendo subito risultati interessanti tanto da sentirsi incoraggiata a costituire un "Governo Ombra Multietnico", presieduto dallo stesso Sejfudjn TokiÊ e formata da ministri provenienti anche dalla Republika Srpska (l'entità Serba di Bosnia).
A differenza di altri partiti che si sono presentati in una sola zona della Bosnia, Alternativa Democratica ha presentato lo stesso programma politico sia nelle zone sotto il controllo della Federazione Croato-musulmana che in quelle della Republika Srpska, proponendo la libertà di informazione, di movimento e, fatto ancora più importante, il libero rientro dei profughi e degli sfollati nelle case in cui abitavano prima della guerra, così come prevede il trattato di pace di Dayton. Con questo programma la Coalizione ha conquistato la maggioranza in sei municipalità, tre nella Federazione e tre nella Republika Srpska, e ha ottenuto buoni risultati anche a Banja Luka e nella nazionalista Prijedor.
Le elezioni amministrative di cui si parla in queste note si sono svolte il 14 settembre 1997, pochi giorni prima delle nostre interviste a Mostar e a Stolac. I risultati ufficiali sono stati diffusi soltanto dopo una decina di giorni e quindi, al momento delle interviste, i nostri interlocutori non ne conoscevano ancora l'esito. Tutti però mostravano un’attesa positiva, nonostante le difficoltà enormi che ne avevano accompagnato l’organizzazione, dagli attentati intimidatori nelle principali città al problema della consegna dei certificati elettorali e dell'assegnazione agli elettori del collegio in cui votare, in un paese dove la "diaspora" etnica delle popolazioni ha avuto in questi anni effetti sconvolgenti.
L'attesa principale derivava dal fatto che era consentito ai profughi e agli sfollati di votare per corrispondenza nei municipi dove avevano la residenza prima della guerra. La sola affermazione di questo diritto, al di là delle difficoltà enormi -quasi l’impossibilità- di formare liste elettorali "esatte", riapriva obiettivamente i giochi chiusi durante la guerra con le varie pulizie etniche e costituiva un primo passo verso la ricostruzione.

Il secondo fatto importante è che in occasione di questa competizione elettorale è stato possibile effettuare, sotto la guida degli organismi internazionali, una specie di monitoraggio sullo "stato di salute", cioè sulla "democrazia", del sistema dei mass media.

Nelle pagine che seguono riportiamo due riflessioni su questi temi. La prima è un’intervista ad una persona incaricata dall’Osce, l’organismo internazionale, di svolgere questo lavoro di monitoraggio a Mostar. La seconda è la trascrizione dell’intervento di Sejfudjn TokiÊ all'incontro organizzato a Brescia nel novembre 1997 dall’ICS, il Consorzio Italiano di Solidarietà, per fare il punto sulla situazione della Bosnia a due anni dalla firma del trattato di pace di Dayton. Entrambe le riflessioni ci sembrano ancora attuali e sono comunque una testimonianza di ulteriori aspetti della Bosnia che è utile conoscere.

Prima parte

Lo stato di salute dei mass media durante la competizione elettorale
In cosa consiste il lavoro dell’OSCE?
"Dei giornali si occupa l’ufficio "monitoring media" dell’OSCE di Sarajevo, perché qui non ci sono giornali locali importanti. L'ufficio di Mostar controlla solo le TV e le radio locali, che non trasmettono fino a Sarajevo. A Mostar vi sono due televisioni nella parte Ovest e una nella parte Est e tre radio in ognuna delle due parti, noi però abbiamo il compito di controllare solo 2 radio di Ovest e una di Est, perché le altre trasmettono solo musica e non si occupano di informazione. Il mio lavoro è di controllare le radio e la televisione di Est."

Si tratta di Tv o di radio indipendenti o sono controllate dai partiti al potere?
"Qui tutti si definiscono indipendenti anche se non lo sono. Ad Ovest c’è una radio che si chiama "Dobro vibrazija" che trasmette solo musica. Ad Est c’è "Radio X" che trasmette solo musica, una radio che fa parte del "Segretariato comunale per l’educazione" e quindi non può essere definita proprio indipendente. Poi c'è "Radio Mostar" che fa capo a Safet OruËeviÊ; formalmente è una radio indipendente ma è schierata politicamente ed è normale che qui a Est tutti parlino male di quelli di Ovest, mentre ad Ovest tutte le radio parlano male di Mostar Est. Quando c'è un problema, non si affronta mai cercandone le cause anche all'interno della propria parte di città: è sempre colpa degli altri. Infine qui ad Est c'è "Radio Hayat", della comunità islamica ma, anche se può sembrare strano, forse è la più libera di tutti. Ad esempio una volta il partito SPD ha divulgato un comunicato stampa con cui accusava Alija IzetbegoviÊ di aver tradito la città di Mostar, e solo questa radio lo ha trasmesso mentre Radio Mostar e Radio X non hanno osato mandarlo in onda. E’ stata istituita una commissione "fridmena primena comizija" con l'incarico di seguire e controllare i media e garantire il rispetto delle regole elettorali. I principi da applicare in teoria sono semplici: non insultare, non dire bugie, rispettare i candidati degli altri partiti."

La commissione aveva anche il compito di controllare il tempo di accesso dei partiti?
"Sì, il "timing ship" per ogni partito. Ci sono stati molti problemi e conflitti fra le parti. Ad esempio quando il Presidente della commissione -una signora tedesca- ha consegnato il videoclip prodotto dalla coalizione elettorale bosniaca alla TV di Mostar Ovest, loro non lo hanno mandato in onda e dopo due giorni si sono giustificati dicendo che nel video si vedevano i colori verdi, che sono anche i colori dell’islam. Sostenevano che il video faceva propaganda per una Bosnia islamica e dunque lo hanno censurato. Poi hanno accusato la commissione di non aver rispettato i patti sui pagamenti dei passaggi televisivi dei videoclip. Dopodiché la commissione ha sanzionato la TV croata con multe e ha limitato lo spazio d'accesso a candidati dell’HDZ, il partito croato, perché avevano insultato Mostar Est.
Nella parte Est invece abbiamo appurato che i videoclip dei partiti di Ovest non sono stati trasmessi in quanto loro stessi non li avevano consegnati alla TV. C’è stato invece un caso molto importante. Un candidato indipendente della parte di Ovest ha presentato il suo videoclip alla TV di Mostar Est che lo ha trasmesso regolarmente; due giorni dopo la sua casa, ad Ovest, è "saltata" in aria. Il suo nome è Misho Radovan che si è candidato come indipendente anche se alcuni sostengono che durante la guerra lui è stato un estremista usta1a. Io non so se siano vere queste accuse. Il fatto importante è che la sua casa in questa occasione sia stata fatta "saltare".
Per i partiti serbi è stato tutto ancora più difficile anche a causa delle distanze che separano Mostar dalla Republika Srpska, così nessun candidato è riuscito a fare propaganda direttamente tramite i media di qui."

Esiste una collaborazione fra le varie TV indipendenti della Bosnia Erzegovina?
Prima della guerra esisteva una TV che si chiamava "TV IN", poi trasformata in "Open Broacast Network", il principale sponsor politico era Carlt Bilt. Ora è un network a cui partecipa anche la TV di Mostar Est, insieme con altre come Studio 99 di Sarajevo, TV Tuzla e la TV di Banja Luka, ma ci sono inviati e corrispondenti in tutte le zone ad eccezione di quelle controllate dai Croati, dove il network non ha né corrispondenti né Tv collegate. Esiste comunque un freelance nella zona della Bosnia centrale croata. E' interessante ricordare una serie di incontri che si sono tenuti al "Centro Giovanile" di Mostar Est a cui hanno partecipato giornalisti, registi e scrittori provenienti da tutti gli stati che componevano la ex Jugoslavia. Proprio due settimane fa, all'inizio di settembre, si è tenuto un incontro con i giornalisti della Bosnia Erzegovina. Purtroppo non è venuto nessuno dalla Republika Srpska mentre per la zona croata si sono presentati alcuni giornalisti di Neum. Però non è venuto nessuno dalla parte Ovest di Mostar."

Chi ha organizzato questi incontri e che risultati hanno ottenuto?
"Li ha organizzati la "Fondazione Soros", principalmente, e poi anche l’Unione Europea. A Sarajevo la "Fondazione Soros" ha effettuato molti corsi di giornalismo, anche di ottimo livello, e molti giornalisti sono venuti anche dall’America e dall’Europa per tenere corsi di aggiornamento. La "Fondazione Soros" a Sarajevo ha fatto molto per la libertà di stampa, a Mostar però questo lavoro non è stato fatto. Parliamoci chiaro: oltre a quei convegni, dove si è soltanto parlato, non è stato fatto nessun passo concreto avanti. Chi pensa diversamente, sbaglia. Potranno dire che a Mostar è arrivata gente da tutta la ex Jugoslavia, ma poi tutti sono tornati nelle rispettive zone e la situazione è rimasta quella di prima. Tutte le TV e le radio Locali sono controllate dai rispettivi governi; nessuno a Est può liberamente esprimere il suo giudizio senza aver prima parlato con il Sindaco OruËeviÊ; la situazione analoga si ha a Ovest."

Come vengono finanziate le radio e le TV? Attraverso donazioni o dal Governo? E da chi sono state fornite le attrezzature tecniche ?
"Radio Hayat è finanziata principalmente dai paesi arabi, tipo Emirati e Arabia Saudita, ma i dipendenti si lamentano in continuazione per i pagamenti che non arrivano o arrivano tardi. Comunque vivono anche attraverso donazioni.
"Radio Mostar", che si definisce indipendente, vive grazie alla pubblicità e alle donazioni ma possiamo tutti immaginare chi è il principale donatore. Le apparecchiature in tutti i casi sono arrivate come aiuti umanitari. Anche il problema delle proprietà a guerra finita è molto importante in quanto non si capisce bene ora chi debba essere il legittimo proprietario della radio. Ad esempio ora il proprietario "formale" di Radio Mostar è Alija Bega, ma è poco più che un nullatenente. Era arrivato tutto durante la guerra e lui è solo una copertura, una specie di imbroglio, perché probabilmente il "vero" proprietario, che dispone della Radio, è OruËeviÊ.
Ad Ovest la situazione è molto simile. La TV è ufficialmente indipendente; il direttore è Ante Cristo, prima di lui era direttore il giornalista usta1a Mirko Sago. E' evidente che quella è la TV dell’HDZ. Per quanto riguarda la seconda TV , "Harvaska Televizija Herceg-Bosna", fa parte del sistema televisivo della "Herceg Bosna", la repubblica croata ideata da Mate Boban e che nessuno al mondo ha mai riconosciuto.
 

Seconda parte

I risultati delle elezioni amministrative secondo Sejfudjn TokiÊ, rappresentante di "Alternativa Democratica"
"La cosa più importante è capire a che punto è oggi, a due anni esatti dalla firma, il trattato di Dayton. Cosa è stato fatto di buono e cosa, invece, non è stato fatto oppure è in disaccordo con gli obiettivi stessi prefissati dal piano. Alla data odierna vengono proposte due valutazioni, ovviamente in contrapposizione fra loro. Da un lato c'è chi dice che molto è stato fatto, e dall’altro lato si risponde che non è stato fatto nulla di sostanziale. Sembra un paradosso, in fondo, perché se assumiamo come valida la prima ipotesi possiamo dire che molto è stato fatto rispetto a due anni fa, in quanto allora la guerra era ancora in corso e questo trattato l’ha fermata; però è anche vero che quel poco che è stato fatto non è neanche la minima parte degli obiettivi strategici che Dayton si prefiggeva.

Bisogna capire, anche, quali e quanti sono i fattori in gioco che determinano e controllano l’attuazione del piano di pace di Dayton, e analizzare cosa, in breve, prevede il trattato stesso:

1) la divisione della Bosnia Erzegovina in due entità: un serba ed una croato-musulmana;
2) la formazione di due eserciti distinti;
3) il libero rientro dei profughi e degli sfollati alle rispettive abitazioni;
4) l’inserimento di un sistema economico basato sulla libera concorrenza e sulla qualità del prodotto;
5) la piena libertà dei mezzi di informazione e di qualsiasi forma di aggregazione e movimento.

Io analizzerò la situazione descrivendo i tre principali soggetti o gruppi di soggetti che intervengono in Bosnia in questo momento. Innanzitutto ci sono i tre partiti nazionalisti al potere (SDA, HDZ, SDS); poi c'è la Comunità Internazionale e infine una nuova realtà politica che si oppone ai nazionalismi e che si chiama "Alternativa Democratica".

Iniziamo dai partiti al potere.

Bisogna capire che questi partiti sono stati costretti ad accettare i trattati di pace di Dayton solo con una forte pressione politico-militare della Comunità Internazionale. Purtroppo non era sufficiente il desiderio della popolazione che chiedeva di vivere in maniera civile. La caratteristica che accomuna questi tre partiti, oltre ad essere dei veri e propri partiti-nazione caratterizzati da un forte nazionalismo e sciovinismo, è la voglia di non applicare le disposizioni che il trattato di pace impone. Anzi, in molti casi cercano di ostacolarle. Ci sono chiari elementi che indicano come questi tre partiti collaborino fra di loro per non applicare o ostacolare gli accordi di pace. Ad esempio le scelte politiche di privatizzazione delle industrie statali o quelle che riguardano la casa, un bene di primaria importanza in tutta la Bosnia. Tutti e tre hanno varato contemporaneamente, sia nella Republika Srpska che nella Federazione Croato-Bosniaca, leggi analoghe che favoriscono lo status-quo impedendo di fatto il rientro dei profughi nelle legittime abitazioni. Per quanto riguarda le privatizzazioni hanno varato leggi che favoriscono il controllo di queste aziende (le più importanti nei settori petrolifero, dei tabacchi, del commercio) da parte degli esponenti dei partiti al potere, cioè di loro stessi.

Il contrabbando ed il crimine organizzato sono altri validi esempi di una perversa collaborazione "multietnica". Le ultime inchieste della Comunità Internazionale hanno evidenziato come il crimine della Republika Srpska sia in stretto contatto con quello della Federazione Croato-Bosniaco, e di conseguenza come questo' ultimo collabori con le attuali nomenclature al potere. Anzi, in certi casi si sa che questi criminali sono controllati direttamente dalle strutture del potere.
Quindi, se la posta in gioco è la non realizzazione dei trattati di Dayton, vediamo che esiste una collaborazione attiva fra le varie rappresentanze politiche delle due entità in cui è stata divisa la Bosnia. Questo perché Dayton prevede la democratizzazione della Bosnia Erzegovina, e se tutto ciò venisse realizzato questi partiti nazionalistici o oligarchie che senso avrebbero di esistere?
Possiamo vedere che nelle ultime elezioni amministrative, avvenute a settembre, i risultati politici sono stati molto sorprendenti: il calo medio di questi partiti è stato di circa il 20% rispetto ai risultati delle elezioni politiche del 1996. Possiamo quindi trarre questa conclusione: il loro potere è iniziato a scemare proprio quando si sono fatti avanti i valori di libertà di informazione, di libero movimento per le persone, di pluralismo politico, e non dobbiamo dimenticare che anche il processo di ricostruzione del paese, in ogni suo aspetto, ha avuto il suo peso politico

E’ proprio grazie a questi valori che "Alternativa Democratica" alle ultime amministrative ha avuto la maggioranza in sei comuni. Il primo provvedimento adottato da queste nuove giunte municipali è stato quello di dichiarare tutti e sei i comuni "Comuni aperti", ovvero ogni cittadino può liberamente rientrare nella sua casa qualunque sia la sua etnia. Questa ordinanza è valida nei comuni da noi amministrati sia nella Republika Srpska che nella Federazione croato-bosniaca. Possiamo dire che i risultati elettorali sono stati un banco di prova per questo progetto, per questa idea. E’ ovvio che il tutto è stato possibile anche grazie alla collaborazione dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR). Inutile dire che dopo questi decreti siamo stati duramente attaccati da tutti gli esponenti dei partiti nazionalisti e dalla stampa di regime, che ci ha bollato da entrambi i lati come traditori e nemici della patria.

Però, affinché gli aiuti economici e umanitari provenienti dall’estero possano diventare veramente utili e produrre un’influenza a lungo termine, occorre che la Comunità Internazionale faccia chiarezza su come questi programmi vengono gestiti. Purtroppo questo non sempre è avvenuto. La Comunità Internazionale ha condotto a termine molti progetti e ricostruito molti edifici in Bosnia Erzegovina, ma non si è mai verificato che insieme a questi aiuti si abbia voluto lanciare un messaggio forte per il rispetto dei diritti umani e della libertà di un popolo. Non è stato considerato che anche l’aiuto economico può essere un messaggio politico, un volano per la democrazia di un Stato, e questo io lo considero un errore perché così facendo non si appoggiano tutte quelle forze veramente democratiche, che vogliono una vera rinascita di questo paese.

Analizziamo ora alcune caratteristiche dei partiti nazionalisti al potere.

Il Partito Democratico Serbo (SDS) è uscito alquanto malconcio dalle ultime elezioni amministrative. A questo proposito è molto interessante lo scontro politico che c’è all’interno della Republika Srpska fra la Presidente Biljana Plav1iÊ e il Presidente Collegiale della Bosnia Erzegovina, Moncijlo Kraijsnik, ovvero uno scontro fra Banja Luka e Pale. C’è da precisare che il conflitto è nato essenzialmente da rancori personali e poi si è spostato sul piano politico, facendo venire alla luce soprattutto le attività criminali dei dirigenti di Pale. Il tutto non ha fatto altro che accrescere, nell’opinione pubblica, la voglia di decentrare del potere, ovvero spostarlo da Pale verso altre città, a favore delle autonomie dei governi locali, della libertà di stampa e di aggregazione. Attualmente non possiamo sapere come andrà a finire questo "scontro", ma di sicuro favorirà un processo di democratizzazione nella Republika Srpska, anche a prescindere dai vari risultati elettorali che ci saranno in futuro. Questo processo, oltre ad influenzare la politica interna della Republika Srpska contaminerà inevitabilmente anche la Federazione Croato-Bosniaca. Ciò che possiamo dire per ora, dopo questa tornata elettorale, è che non ci sarà più un unico partito al potere ma più forze politiche, e quindi anche il clima che si respirerà all’interno del Parlamento non sarà più lo stesso: conterà di più l’argomento politico discusso e non "il volere" di un unico partito o, peggio, di un singolo politico.

Il risultato più rilevante di queste elezioni, oltre a quello di mettere in evidenza la crisi dei partiti nazionalisti, è che la gente si sta riappropriando della voglia di decidere del proprio futuro. In città come Dervar e Petrovac si sono formate "Liste Civiche" che non facevano riferimento a nessun partito di governo. Anche queste liste hanno vinto e hanno seguito l’esempio di Alternativa Democratica: ora anche queste città sono state dichiarate "città aperte". Dobbiamo far notare che queste due cittadine erano regni incontrastati dell’HDZ (partito nazionalista Croato), che aveva conquistato il potere con la violenza e con l’esercito. L'Hdz ha perso molto della sua influenza anche nelle cittadine che circondano Mostar.

Quindi, ritengo importantissimo dal punto di vista politico appoggiare tutte queste associazioni e movimenti di profughi che si sono creati su tutto il territorio della Bosnia Erzegovina. Occorre rendere possibile il loro rientro a casa e la successiva normalizzazione. Penso che in questo momento le chances siano molto maggiori perché oramai la popolazione ha un peso specifico maggiore attraverso l’uso del voto con le elezioni e non è più un insieme di semplici sfollati senza diritti.

Per quanto riguarda l’SDA (Partito di Azione Democratico, nazionalista musulmano) il suo programma politico alle ultime elezioni aveva due priorità: abbattere il governo della città di Tuzla (guidata da sempre da una giunta multietnica, non nazionalista, e quindi risparmiata dalla guerra) e impedire il rientro a Velika Kladusa dei bosniaci fedeli a Frikret AbdiÊ. Questa lotta per il potere è stata molto evidente a Tuzla e si è svolta attraverso una "personalizzazione" dei due partiti in lotta fra loro: Alternativa Democratica, che poteva essere presa a modello, e l’SDA che ha cercato in tutti i modi di abbattere questo simbolo. Ovviamente a Tuzla l’SDA non ha vinto, mentre Alternativa Democratica, oltre a vincere ha anche rafforzato la sua posizione. Invece a Velika Kladusa ha conquistato la maggioranza proprio Frikret AbdiÊ, l’ex collaboratore del Presidente IzetbegoviÊ.

A questo punto viene da domandarsi come mai questi partiti, nonostante le palesi sconfitte che hanno subito nelle elezioni politiche, continuino a conservare ancora la maggioranza dei consensi della popolazione? Per dare una risposta possiamo tentare di fare un paragone con la situazione dell’Europa nel 1945. Se gli Alleati americani, dopo aver interrotto i combattimenti fossero entrati a Berlino e subito dopo avessero indetto le elezioni pluripartitiche senza garantire una libertà di informazione e senza togliere il controllo dei media al Partito Nazional Socialista, sicuramente avrebbe vinto di nuovo il partito di Hitler. Il paragone che ho proposto appare ovviamente troppo forte, ma se esaminiamo la situazione nella sua globalità possiamo vedere che dopo tutto la differenza che vive la Bosnia Erzegovina oggi non dista molto dal mio esempio. Anche da noi tra i partiti al potere troviamo purtroppo personaggi che hanno sviluppato progetti simili a quello.

Finché non si creano le condizioni per cui una persona possa trovare un lavoro liberamente, e vivere di questo, quella persona sarà sempre ostaggio di chi gli procurerà da vivere, e sarà sempre sotto il suo ricatto. Una persona che segue sempre soltanto un canale televisivo e che è costretta a leggere solo un giornale non potrà mai esprimere un giudizio libero su quanto sta accadendo intorno. Facciamo un esempio su quanto è successo nelle ultime elezioni amministrative nella Republika Srpska. Il Partito Democratico Serbo non ha raggiunto la maggioranza nella città di Sipovo, una sua roccaforte. La ragione è molto semplice. La forza multinazionale presente in Bosnia (SFOR), durante la campagna elettorale ha fatto un’azione militare contro i ripetitori della TV di Pale. Lo SDS ha ripristinato velocemente i ripetitori ma la cittadina di Sipovo è rimasta ugualmente fuori dal segnale delle nuove antenne di Pale, grazie alla sua posizione nel fondovalle. Così è stata "risparmiata" dalla propaganda di Pale e alla fine hanno votato per un altro partito. Se osserviamo bene i risultati elettorali ci accorgiamo che anche la vittoria dell’opposizione di Banja Luka su Pale passa proprio lungo le linee dei ripetitori.

La Comunità Internazionale ha finalmente capito dove bisogna agire e far leva per favorire l'applicazione vera del trattato di Dayton: libertà di stampa, libertà di movimento e arbitraggio. Mi riferisco in particolar modo alle pressioni effettuate per la privatizzazione delle industrie e delle abitazioni, e l’istituzione di una Polizia Internazionale. Personalmente spero che nel prossimo incontro che si terrà a Bonn, dove verrà esaminato lo stato di attuazione del piano di pace di Dayton, qualcuno parli di istituire un "protettorato internazionale" sulla Bosnia Erzegovina, per far in modo di accelerare lo scardinamento dei partiti nazionalisti dai vertici di comando.

Il quinto fattore che entra in gioco per l’attuazione del trattato di pace di Dayton è ovviamente "Alternativa Democratica", il partito di opposizione, del quale però di fatto vi ho già parlato in relazione alla situazione che vive la Bosnia oggi."


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