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Ciclo-eno-gastro-alpinistica  luglio 1995

Dal Monginevro a Ventimiglia per le strade militari alpine italo-francesi

 

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PREMESSA.. 1

PARTECIPANTI  (in stretto e rigoroso ordine di peso) 1

ITINERARIO.. 2

NOTE. 4

LA CRONACA DEL GIRO.. 4

Venerdi 14 luglio 1995   -   Tappa di avvicinamento. 4

Sabato 15 luglio 1995   -   Arrivano le Cinelli per il servizio su Airone ! 5

Domenica 16 luglio 1995   -   Gruppo di nuovo al gran completo al Colle dell’Agnello. 5

Lunedi 17 luglio 1995   -   Il terribile Colle della Bicocca e l’orrido del Vallone dell’Unerzo. 6

Martedi 18 luglio 1995   -   La sconcertante architettura interna del  “Lou Stau”. 7

Mercoledi 19 luglio 1995   -   La divisione del gruppo. 7

Giovedi 20 luglio 1995   -   Superiamo il Colle del Sabbione ! 8

Venerdi 21 luglio 1995   -   Durissima tappa, Umberto si sente male. 9

Sabato 22 luglio 1995   -   Il tuffo in mare, bici comprese ! 9

 

PREMESSA

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Si tratta di una lunga pedalata idealmente in discesa da Nord a Sud, dalle bianche vette alpine all’azzurro mar ligure, dai fitti boschi di faggio e larice alla odorosa macchia mediterranea, immersi in una natura ancora incontaminata, spesso selvaggia e di difficile accesso, e’ anche un viaggio nel tempo e nella storia di questi luoghi di confine teatro di guerre e dispute territoriali, zone di indubbia bellezza in cui il turismo non e’ certo di massa.

 

 

PARTECIPANTI  (in stretto e rigoroso ordine di peso)

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E’ indubbiamente la ciclo con la piu’ numerosa partecipazione di questi ultimi anni; la presenza di alcune rappresentanti di sesso femminile ha dato poi un tocco gentile all’impresa compiuta.

Renato Luciani (Lucians) :  universalmente riconosciuto ed acclamato come il Presidente del gruppo Ciclo-Eno-Gastro-Turistico, proclamato nel lontano maggio 1991, in occasione della coast-to-coast Pescara-Torvaianica. Personaggio di "peso" nella variegata realta' delle ciclo di questi ultimi dieci anni, e' dotato di una incredibile dote di fondo e resistenza alla fatica che gli consente di arrivare sempre al termine di ogni percorso, per quanto lungo ed impegnativo possa essere. Memorabili sono le sue levatacce alle cinque del mattino per avvantaggiarsi sul resto del gruppo, mai comunque messe in atto in questa occasione. Le sue migliori performances sono pero' esaltanti la sera a tavola, ove alterna con sapienza e capacita' citazioni latine a portate ghiotte ed abbondanti.

Aldo Moioli (Moiols/Arizona) :  altro veterano del gruppo, protagonista di diverse ciclo ad alto livello; munito di stecca, il nostro "Arizona" (questo e' il suo nickname usato nelle chiamate) teneva i collegamenti radio con gli altri due dotati di walkie-talkie (Umbi e Fritz). Molto attivo i primi giorni, ha preferito pero' optare per il giro piu' soft aggregandosi al "gruppo dei mosci".

Gianni Vezzani (Vezz) :  di lui si e' detto tanto, ma mai abbastanza per questo personaggio dotato di tanta carica e capacita' di coinvolgimento; figura carismatica del gruppo CEGT, ha conquistato sul campo una leadership indiscutibile. Innumerevoli sono le leggende sul suo conto che la sera raccontano i cicloturisti prima di andare a riposarsi, quanto illimitate sono le imprese di vario genere di cui si e' reso protagonista

Roberto Kratter (Fritz) :  nome nuovo delle ciclo che si affaccia a questa esperienza perche' chiamato da Umbi, il fotografo. L'ottima struttura fisica ed il buon stato generale di forma sono stati sufficienti per consentirgli di portare a termine ciascuna tappa con ancora del fiato in corpo e benzina da bruciare.

Giampiero Trupia (Trups) :  altro nome noto delle CEGT, vero amante del ciclismo in generale e del ciclo turismo in particolare. E' uno dei soci rifondatori del gruppo e fa parte del ristretto "Consiglio dei Probiviri" vero e proprio comitato direttivo, organo legislativo ed amministrativo del gruppo CEGT.

Umberto Rossi (Umbe) :  tanti sono i suoi gettoni di presenza collezionati nel corso delle tante ciclo organizzate, cui Umbe ha sempre partecipato dando il suo contributo in termini di affidabilita' e regolarita'. In questa occasione si e' messo a disposizione del nostro Presidente quale suo luogotenente e portatore sherpa.

Alessandro Cecconi (Cinelli2) :  ha realizzato insieme a Pie la magica coppia dei modelli Cinelli sui quali ha ruotato l'intero servizio fotografico per la rivista Airone. Esperto velista, e' anche un ottimo sciatore a proprio agio in qualunque disciplina che prevede l'uso di un paio di pezzi di legno o similari; in questa occasione si e' cimentato per la prima volta in un giro in MTB di questa portata, adatto solo a cicloturisti di esperienza e con buona preparazione fisica, con sorprendente facilita' e spirito di adattamento, nonche' pura espressione della tecnica di mountain bike.

Pierangelo Tesoro (Cinelli1) :  altra figura di spicco, definita a torto o a ragione la memoria storica del gruppo, se non altro per i rendiconti che sistematicamente annota sui suoi taccuini ad ogni uscita e che talvolta organizza e realizza in vere e proprie cronache di viaggio da molti apprezzate e tenute in seria considarazione. Rivedendolo sulle pagine di Airone, bisogna ammettere che e' davvero fotogenico e che l'occhio dell'esperto fotografo non ha sbagliato nel preferirlo come modello al piu' accreditato Vezz.

Umberto Isman (Umbi) :  e' il fotografo professionista conatttato dal Vezz a cui si e' proposto il giro, prontamente girato ed accettato anche da Airone; di estrazione sci alpinistica si e' presto mostrato un instancabile ed esigente fotografo. Da ammirare l'ottimizzazione del suo bagaglio, resa indispensabile dal corredo fotografico che si e' dovuto portare al seguito per realizzare al meglio il suo lavoro.

Elena Sala (Cinellina) :  deve il suo soprannome al fatto che era stata scelta per rappresentare il sesso debole in sella alla bici dello sponsor; istruttrice ISEF, pratica diversi sport con successo grazie alla sua naturale predisposizione e ad una non comune forza di volonta'. Mirabile esempio di bellezza e forza fisica e' stata l'unica donna a far parte del "gruppo dei tosti".

Ambrogio D’Adda (Ambreuse) :  anche per lui questa ha rappresentato la prima esperienza col gruppo CEGT, anche se uscite di questo genere non sono del tutto una novita' per il nostro Ambreuse. Ha sofferto un solo momento di crisi: quando un moschino gli si e' infilato dritto in un orecchio rimanendovi imprigionato, con ovvie manifestazioni di intolleranza e di smarrimento del malcapitato (ma anche del povero moschino che non riusciva a guadagnare l'uscita ! ...)

Patrizia Guaitani (Pat) :  questa ciclo ha rappresentato per lei il battesimo del fuoco che ha affrontato e superato con indiscutibile successo; visibilmente stanca in alcune occasioni, e' stata comunque sempre all'altezza della situazione, nonche' di supporto morale al nostro Presidentissimo, nei momenti in cui i due si trovavano relegati in fondo alle retrovie della lunga carovana di ciclo-alpinisti.

Fabiola Gretti (Fab) :  terza ed ultima donna del gruppo anche lei matricola ed anche lei licenziata col ruolino ricco di pieni voti. Dal fisico asciutto e proporzionato, non ha mai evidenziato "defaiances", nemmeno in occasione dei tratti piu' impegnativi, registrando una regolarita' inaspettata, anche per chi era a conoscenza delle sue doti sci alpinistiche.

 

 

 

 

ITINERARIO

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Il percorso della traversata dal Monginevro a Ventimiglia si snoda lungo strade di ogni genere, da quelle asfaltate (sempre con poco traffico) ai lunghi tratti sterrati facenti parte della fitta rete viaria militare italo-francese, ricavata ricalcando antichi tracciati che seguono le dorsali delle montagne evitando cosi’ l’attraversamento di ripidi fianchi montani a vantaggio di lunghi e costanti pendii non impossibili.

Poiche’ l’intento era quello di privilegiare un itinerario il piu’ possibile in quota lontano dal fondovalle e dai centri abitati percorrendo le strade militari, qualche disagio (ripagato pero’ dalla bellezza del paesaggio piu’ aereo e panoramico) si aveva durante lo scollinamento su tratti di sentiero della Grande Traversata delle Alpi (gta) per nulla pedalabili, tratti comunque eventualmente aggirabili coi percorsi nel fondovalle che, come gia’ detto, avrebbero snaturato un po’ il senso ed il fascino della traversata.

Per motivi diversi, a meta’ strada i partecipanti si sono divisi in due squadre: il “Gruppo dei tosti” costituito dal duo della Cinelli, piu’ la Cinellina, Ambreuse ed Umbi ed il “Gruppo dei mosci” formato da tutti gli altri, che hanno dato un taglio meno aggressivo alla traversata; tutti, nessuno escluso, hanno affrontato le difficolta’ incontrate durante il non facile percorso con grande entusiasmo ed hanno evidenziato (donne incluse) grosse doti di resistenza e forza di volonta’.

In totale la traversata “pura” dal Monginevro a Ventimiglia, per intenderci, la tostissima Ciclo-Eno-Gastro-Alpinistica sulle strade militari italo-francesi, ha coperto poco meno di 400 km superando un dislivello totale di oltre 11.000 metri; meno della meta’ dei chilometri percorsi e’ stato su strade asfaltate, il resto registra tracciati montani pietrosi, sterrati aerei, sentieri boschivi, ...

Degni di nota le non banali discese dal Colle dell’Arpione e dal Colle del Sabbione, l’accoglienza e la cena all’Osteria della Gardetta, la lunga e faticosa risalita del Vallone del Sabbione, l’emblematico “Circolo Lou Stau”, l’insopportabile salita al Colle della Bicocca, l’interminabile tappone montano alla Colla Melosa, il tuffo in mare (bici compresa) a chiudere l’impresa.

 

 

Tappa di avvicinamento

Agrate Brianza - Cesana Torinese (2050)                                                                 in auto

 

Prima tappa           -        38 km / dislivello 1100 m / sterrato 65% / > 5 ore

Montgenevre (1850) - Col du Gondran (2315) - La Seyte (1924) - Terre Rouge (1513) -

Cervieres (1600) - Les Fonds (2035)

 

Seconda tappa     -         42 km / dislivello 2300 m / sterrato 30% / 8 ore

Les Fonds (2035) - Col de Peas (2629) - Les Meyries (1700) - Chalvet (1879) - Aiguilles - Ville Vieille (1376) - Molines en Queyras - St.Veran (2040) - Foutgillard (2020) - Col dell’Agnello (2748) - Chianale (1797) - Genzana (1654)

 

Terza tappa           -         55 km / 1500 m / sterrato < 20% / 7 ore

Genzana (1654) - PonteChianale - Casteldelfino (1296) - Chiesa - Colle della Bicocca (2285) - Colle Sampeyre (2284) - Elva (944) - Prazzo (1010) - Acceglio (1261) - Chialvetta (1494)

 

 

Quarta tappa         -        38 km / dislivello 1150 m / sterrato > 50% / > 5 ore

Chialvetta (1494) - Pratolongo - Passo della Gardetta (2437) - Colle Margherina - Colle della Baudia - Colle Valcavera - Vallone dell’Arma - Trinita’ di Demonte (1187)

 

Quinta tappa         -        46 km / dislivello 1300 m / sterrato 20% / 5 ore

Trinita’ di Demonte (1187) - Demonte (780) - Bergemolo (1160) - Colle dell’Arpione (1760) - Desertetto - Valdieri (757) - Entracque (893) - Trinita’ di Entracque (1096)

 

Sesta tappa           -        32 km / dislivello 1250 m / sterrato 100% / 7 ore

Trinita’ di Entracque (1096) - Vallone del Sabbione - Colle del Sabbione (2328) - Basse di Peyrefique - Colle di Tenda (1871) - Limonetto (1294)

 

Settima tappa        -        71 km / 1800 m / sterrato 95% / 10 ore

Limonetto (1294) - Colle di Tenda (1871) - Col della Boaria (2102) - Colle del Lago dei Signori - Passo Tanarello - Passo Collardente (1600) - Rifugio Monte Grai (1920) - Colla Melosa (1540)

 

Ottava tappa          -        55 km / dislivello 850 m / sterrato 85% / 6 ore

Colla Melosa (1540) - Gola dell’Incisa (1685) - Passo del Muratore - Tete d’Alpe - Gole del Gouta - Verrandi - Ventimiglia

 

 

NOTE

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Cartografia : si puo’ scegliere tra le carte italiane dell’Istituto Geografico Centrale in scala 1:50.000 (fogli1-6-7-8-14) e le francesi dell’Ign in scala 1:50.000 oppure 1:100.000 per una visione d’insieme (mancano pero’ le zone in territorio italiano piu’ lontane dal confine); la guida di Guido Ragazzini “Mountain Bike sulle strade militari alpine” edita da Mulatero e’ un ottimo riferimento per i percorsi ciclabili; esistono poi delle cartine tedesche aggiornatissime e dettagliatissime che fanno parte del corredo base di tutti i motociclisti tedeschi incontrati durante il giro nella zona delle Alpi Marittime.

I Parchi :  durante la cavalcata dal Monginevro a Ventimiglia abbiamo incontrato una serie di aree di grande interesse naturale attraversando parecchi territori protetti; dal Parco Naturale Regionale del Queyras (in Francia) ricco di boschi di larici, siamo passati al Parco Naturale dell’Argentera che col Parco Nazionale del Mercantour formano un insieme di grande valore naturalistico (derivano entrambi dall’antica riserva di caccia di Vittorio Emanuele II re d’Italia), per poi entrare nella stupenda Valle delle Meraviglie dove e’ prevista la prossima istituzione del Parco delle Alpi Marittime caratterizzato da una rigogliosa macchia mediterranea tipicamente ligure.

GTA :  acronimo per indicare la Grande Traversata delle Alpi una lunga escursione che permette di attraversare tutte le Alpi, dalle Marittime alle Giulie, pernottando nei vari rifugi dislocati lungo il percorso.

Bagaglio :  l’abbigliamento (pratico, impermeabile e caldo) deve essere assolutamente ridotto all’osso; e’ indispensabile un robusto portapacchi a cui legare lo zaino di dimensioni modeste da tenere in spalla nei tratti non ciclabili; decisamente sconsigliate le borse da ciclo-turismo vista l’asperrita’ del percorso, importante una capace borraccia per garantirsi un’adeguata scorta d’acqua (per maggiori dettagli, vedi la relazione sulla Cappadocia).

Esercizio fisico e dieta :  decine e decine di chilometri al giorno in condizioni estreme, sforzi fisici di notevole entita’ e di lunga durata, ore ed ore a pedalare o a spingere la bici con uno zaino sulle spalle, fondoschiena in fiamme, fiato corto e bagni di sudore nelle dure salite, muscoli di braccia e gambe durissimi e doloranti nelle discese lunghe ed impegnative, insomma dopo otto giorni di tali esercizi fisici che ne e’ della linea ? La risposta puo’ essere ovvia, ma non dimentichiamo che in tutte le ciclo c’e’ sempre la componente eno-gastro che puo’ essere anche molto massiccia e fare la differenza di peso ...

Occitani :  minoranza etnica di antica origine. In Italia la Valle Maira e la Valle Stura fanno parte della terra d’Oc, l’Occitania; e’ una nazione che non esiste, ma un dialetto, una sua secolare cultura ed antiche tradizioni, legano questa parte di Piemonte alla Provenza, ai Pirenei fino al Golfo di Guascogna. Malgrado l’antica lingua provenzale sia sempre meno utilizzata, nelle zone occitane che abbiamo attraversato, abbiamo visto non pochi cartelli segnaletici bilingui e tanto orgoglio negli abitanti.

Airone :  dalla stupenda collezione della rivista Airone, le migliori proposte per vivere la natura con itinerari a piedi, in canoa, a cavallo, in bicicletta sono state raccolte in una collana dal nome “Airone Itinerari”; di questa raccolta, il fascicolo n.2 dell’ottobre 1996, contiene articolo e fotografie tratte da questa nostra ciclo-eno-gastro-alpinistica.

 

 

LA CRONACA DEL GIRO

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Venerdi 14 luglio 1995   -   Tappa di avvicinamento

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Piazzale ST (Agrate) - Cesana Torinese

E’ il preludio al giro denso di incognite e di aspettative: nove tredicesimi del gruppo parte nel pomeriggio, l’appuntamento coi rimanenti e’ per l’indomani mattina direttamente sul luogo di partenza (Mongenevre).

Dopo un’intensa giornata di lavoro, dal piazzale ST verso le 18.30 parte una carovana di automobili cosi’ composta: Tempra di Moiols con Gianni e Patrizia piu’ nove biciclette, Malaga di Lucians con Fabiola, Ambrogio e Trups e a chiudere Golf di Umbe con me incluso. Lungo la strada la Golf perde il contatto col resto del gruppo, ma grazie al telefonino di Lucians ci ritroviamo tutti a Cesana. Lunga salita su piacevolissimo sterrato per arrivare al rifugio ove avevamo prenotato per il pernottamento odierno: si tratta dell’Albergo Chalet  “Lo Scoiattolo” - Sagnalonga - Cesana Torinese (TO) - tel. 0122/843044, tra le altre cose sede anche del “Centro Turismo Equestre Monti della Luna”, ottimo punto di appoggio per trekking a cavallo nella zona dell’Alta val di Susa (2000 metri di altitudine) con i Monti della Luna che spiccano per la loro particolare bellezza.

Ottima cena in allegria e tradizionale brindisi augurale alla ciclo (il costo della mezza pensione e’ stato 60.000 lire a testa).

 

Sabato 15 luglio 1995   -   Arrivano le Cinelli per il servizio su Airone !

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Montgenevre - Refuge les Fonds              38 km / dislivello 1100 m / sterrato 65% / > 5 ore

La prima tappa non e’ eccessivamente lunga per consentire vari “tuning” del bagaglio, del proprio stato di forma, del mezzo meccanico. Perdiamo per strada tre protagonisti del giro. Siamo in territorio francese.

Trasferimento in auto fino a Montgenevre (dopo il confine italo-francese) ove e’ previsto l’incontro col resto dei partecipanti in arrivo da Monza: il meeting point e’ il grande piazzale del paese alle nove del mattino. L’arrivo di Alessandro, Elena, Fritz ed Umbi porta a tredici il numero dei partecipanti al giro.

Il servizio fotografico per Airone deve immortalare due modelli in sella ad altrettante bici ammortizzate anteriormente col marchio Cinelli-Airone preparate in occasione del decennale della loro collaborazione: Alessandro ed io saremo i due Uomini-Cinelli, mentre Elena fara’ a tratti la Cinellina.

Ultimi preparativi prima della partenza in cui le Cinelli vengono equipaggiate degli indispensabili accessori necessari per la difficile traversata (robusto portapacchi, utile triangolo portattrezzi, essenziale portaborracccia) e ognuno riceve le razioni di barrette energetiche, sali minerali ed integratori salini distribuiti dagli sponsor.

Solo verso le 10.30 lasciamo le automobili (che verranno ritirate una settimana dopo) per iniziare il giro in una bella giornata di sole.

Nemmeno il tempo di rompere il fiato che e’ subito una dura salita sterrata che segue il percorso della funivia per poi proseguire per “la Durance”; pur essendo pedalabile al 100% la salita fino al Col du Gondran (2315m) taglia a molti le gambe non ancora abituate alla fatica. La lunga discesa su asfalto ci porta ad incrociare la strada che da Briacon porta al mitico Col de l’Izoard (gia’ teatro di un’altra ciclo estiva) che seguiamo fino a Cervieres (1600m).

Due forature di Ambrogio ed Aldo prima dell’abitato; li' facciamo il pieno d’acqua ed attendiamo Trups, Umbe e Fabiola, ma non vedendoli sopraggiungere pensiamo di averli davanti, per cui riprendiamo a pedalare lungo lo sterrato in salita per les Fonds. Sono 12 km per lo piu’ allo scoperto sotto un sole cocente; ai continui attacchi di fastidiosissimi e numerosi tafani, si aggiunge un furioso assalto di uno sciame d’api che colpiscono a piu’ riprese Umbi, Fritz, Renato e me: l’incauto fotografo nel tentativo di fare una foto di effetto aveva inavvertitamente urtato un’arnia colma di infuriate api molto vendicative.

Arriviamo alle poche baite di Les Chalps (2035m) e quindi all’accogliente rifugio  (Refuge des Fonts de Cervieres - tel. 0033.4.9221.3282)  situato in una splendida posizione verso le cinque del pomeriggio: mentre gli altri si sistemano, i due Cinelli non vengono lasciati immediatamente liberi per esigenze fotografiche. Abbiamo qualche difficolta’ per la sistemazione con la rifugista (non avevamo prenotato), che superiamo senza grossi problemi e realizziamo che abbiamo perso lungo la strada i tre che credevamo ci precedessero.

Il rifugio e’ molto frequentato e ci ha offerto un ottimo trattamento gastro (157 franchi francesi il costo della mezza pensione).

Non riusciamo a metterci in contatto coi tre dispersi ed il rifugista francese fa una battuta del tipo: “se ogni giorno perdete qualcuno forse uno di voi riuscira’ ad arrivare a Ventimiglia ...”

Solo dopo cena Trups riesce a trovarci per telefono da una pensione sull’Izoard (erano rimasti fermi in un bar di Cervieres posto sulla strada principale per un paio d’ore, noi avevamo fatto una leggera deviazione che passava proprio dietro quel bar) e fissiamo l’appuntamento per il giorno dopo.

Passiamo la notte in una camerata al piano superiore coi materassi disposti su un’unica fila al piano pavimento, allietati da un concerto di tromboni che aveva in Lucians ed un tedesco i massimi rappresentanti.

 

Domenica 16 luglio 1995   -   Gruppo di nuovo al gran completo al Colle dell’Agnello

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Refuge les Fonds - Genzana                     42 km / dislivello 2300 m / sterrato 30% / 8 ore

Tappa molto varia che alcuni modificano aggiungendo l’arrampicata al tetto d’Europa e stabilendo il record di dislivello superato. Prima parte con bici a spinta. Torniamo in Italia.

La salita al Colle de Peas (2629m) e’ molto spettacolare e fattibile in bici (se fatta in senso opposto, cioe' in discesa ...); dopo un’arduo inizio pedalando copriamo almeno 500 metri di dislivello con le bici al passo.

Bella discesa su sterrato a tratti impegnativo (guadi di torrentelli, pietraie) che ci porta a les Meyeres (1700m); qui, mentre una parte del gruppo va dritta verso il Colle dell’Agnello per ricongiungersi col gruppetto dei tre che si erano persi il giorno prima, alcuni (Gianni, Elena, Umbi, Ale, Aldo ed io) imboccano un panoramico sterrato che resta in quota per diversi chilometri prima di scendere sul paese di Aiguilles. Nella piazzetta centrale Gianni ha la fortuna di trovare forse l’unico centro di assistenza per biciclette posto lungo il tracciato (Repellin Sport Service) ove sostituisce il suo movimento centrale difettoso, mentre alcuni si riposano al sole sorseggiando un aperitivo offerto gratuitamente per la festa del paese.

Continuo contatto radio tra i due gruppi: Arizona (Moiols) da una parte e Fritz dall’altra non perdono i collegamenti. Sistemata la bici del Vezz si scende su asfalto a Ville Vielle (1376m) per poi salire a Molines da cui si prende la deviazione per St.Veran (2040m), il comune piu’ alto d’Europa (per i francesi...) Splendida vista e crepes per i sei instancabili che ripartono per il Colle dell’Agnello al fine di ricongiungersi con tutto il gruppo.

A 4 km dalla sommita’ del colle (2748m), Lucians col suo attendente Umbe riparte dal rifugio dell’Agnello dopo aver lasciato pagate tre cioccolate calde a chi stava sopraggiungendo (Aldo, Gianni ed io): breve sosta a sorseggiare le cioccolate e i tre proseguono lungo il tratto finale della dura salita all’inseguimento del duo inedito. Tornante dopo tornante riesco a mangiare quasi tutto il vantaggio a Renato, il quale proprio a poche decine di metri dall’arrivo riesce a proccurare un insospettato scatto che gli consente di tagliare l’ideale traguardo tra il tripudio e l’acclamazione generale di chi dall’alto aveva seguito la scena.

Foto di rito al colle per testimoniare il ricongiungimento dei tredici ciclo-turisti che sono ora nuovamente al gran completo.

Discesa su Chianale (1797m) ove scopriamo che non c’e’ posto al rifugio ed andiamo all’Albergo Seggiovia di Genzana che non consiglio ne’ per dormire (letti a molle scomodissimi), ne’ per mangiare (per la cronaca, abbiamo speso circa 47.000 lire in totale tra vitto ed alloggio).

Passeggiata serale per distendersi a guardare le stelle e chiacchierare in una fresca serata d’estate prima del meritato riposo.

 

Lunedi 17 luglio 1995   -   Il terribile Colle della Bicocca e l’orrido del Vallone dell’Unerzo

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Genzana - Chialvetta                                        55 km / 1500 m / sterrato < 20% / 7 ore

Altra dura salita, pianificata giustamente all’inizio della giornata, ma ugualmente faticosa. Il tratto restante ripaga il sudore speso sia da un punto di vista paesaggistico che culturale. Grande euforia la sera a tavola dell’Osteria della Gardetta.

Il sentiero del gta che porta al Colle della Bicocca (2285m) si inoltra in un fitto bosco per nulla adatto alle biciclette: per circa due ore saliamo un dislivello di 800 metri trascinando le bici coperti di sudore e da nugoli di mosche fastidiosissime. Lungo la durissima salita Gianni si carica anche dello zaino della Patrizia assai provata, Umbe interpreta al meglio il suo ruolo di attendente aiutando Lucians ed Elena scoppia in una liberatoria crisi di pianto appena giunge al termine del faticoso sentiero coi nervi logorati dai continui assalti delle mosche.

Dalla Bicocca fino a Sanpeyre restiamo in quota percorrendo uno spettacolare sterrato in costa al monte, di qui scendiamo su asfalto ad Elva (944m, paese simbolo della minoranza provenzale). La discesa prosegue lungo il Vallone dell’Unerzo ricco di spettacolari gole ed impressionanti pareti di roccia che cadono a picco sul torrente sottostante che scorre a piu’ di 200 metri. Giungiamo ad Acceglio (1261m) percorrendo uno sterrato che costeggia la strada principale asfaltata e, dopo aver preso qualche informazione sui prezzi delle pensioni, decidiamo di fare ancora gli ultimi 300 metri di salita che ci separano dal posto tappa gta di Chialvetta. Fabiola ed io ci rendiamo conto di aver superato la meta solo 200 metri piu’ in su quando ci accorgiamo di essere inequivocabilmente a Pratorotondo (paese che avremmo dovuto toccare il giorno successivo).

Il Rifugio Chialvetta con l’annessa Osteria della Gardetta - tel. 0171/99017 e’ davvero gradevole: il tranquillo paese ha poche decine di abitanti e la Signora Odobeto Maria ci sistema alla bellemeglio nel suo rifugio sempre aperto (la mezza pensione e’ costata 53.000 lire per persona).

A turno facciamo la doccia e laviamo i panni nel lavatoio antistante l’osteria e li stendiamo al sole non piu’ eccessivamente caldo. In attesa della cena, qualcuno fa stretching con Elena, qualcun altro fa la manutenzione alla fida bici, altri preferiscono riposare.

Memorabile e’ l’abbondante pasta con le erbe della signora Maria e sullo stesso livello anche le altre portate: mangio oltre ogni limite e solo una china calda riesce a sbloccare la digestione per nulla attivata neppure dalla passeggiata nel piccolo paese in compagnia di tantissime lucciole (ormai rarissime per noi) e chiassosi grilli.

Visita al Museo Etnografico “La Misoun d’en boit” (La casa di una volta) assai curioso, 1300 pezzi appartenenti alle arti ed alla cultura occitana (chiedere alla trattoria per la visita), prima di concludere la piacevole serata chiacchierando davanti all’osteria sotto una coperta di luminosissime stelle.

Prima di addormentarmi mi sovviene il brillante discorso del presidentissimo Lucians fatto a tavola in occasione del brindisi composto di sole due parole: “A Ventimiglia” !

 

Martedi 18 luglio 1995   -   La sconcertante architettura interna del  “Lou Stau”

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Chialvetta - Trinita’ di Demonte             38 km / dislivello 1150 m / sterrato > 50% / > 5 ore

La solita lunga salita mattutina e’ l’unico scoglio della giornata, ma scorre bene visitando alcune delle numerose postazioni militari.

Lunga salita, prima su sterrato poi su sentiero non pedalabile, lungo l’ampia e spettacolare vallata che conduce al Passo della Gardetta (2437m). Nel tratto finale si susseguono le postazioni militari poste a controllare il fondovalle. Anche questa salita e’ faticosa, ma a differenza di quella del giorno precedente c’e’ la  possibilita’ di distrarsi ammirando il panorama sottostante e non ci sono mosche ! Le ragazze si riscattano tutte ed una volta arrivati in cima al passo, ci gustiamo una sosta meritata prendendo il sole comodamente sdraiati sull'erba (talune in monokini).

Il gruppo resta compatto durante tutto il resto della giornata in cui si alternano salite e discese su sterrati (tante foto a testimonianza) prima della lunga picchiata su asfalto verso Trinita’ Demonte (1187m).

Troviamo posto al Circolo “Lou Stau” - Trinita’ - Demonte (CN) - tel. 01171/95234.

Compiliamo anche la domanda di adesione (quali soci aderenti per il 1995) a questo circolo culturale che in occitano stretto significa “Il riparo”, nelle mani della Signora Maria Lucia un bizzarro personaggio dai molti interessi (Shiatzu, composizioni floreali, creme vegetali contro le scottature solari, corsi vegetariani, ...)

Mentre quattro di noi (Gianni, Pat, Trups e Fabiola) vengono sistemati nella dependance, tutti gli altri sono alloggiati in stanze diverse nell’edificio principale dall’architettura interna alquanto sconcertante: intricati passaggi, scale interne, collegamenti tra stanze diverse danno un tocco di esotericita’ e di mistero al luogo. Il nostro stanzone poi ha pure uno strano altare che qualcuno spera non venga usato per sacrifici umani.

In compenso all’emblematica sistemazione, il trattamento a tavola, rigorosamente vegetariano, e’ davvero eccellente: ottima qualita’ e abbondanti portate (45.000 lire la spesa della mezza pensione per ciascuno).

Dopo cena lunghe discussioni sull’opportunita’ di cambiare l’itinerario riducendo il percorso di una giornata, impossibile trovare delle soluzioni alternative o di compromesso ed al termine della serata appare inevitabile la scissione del gruppo in due diversi tronconi.

 

Mercoledi 19 luglio 1995   -   La divisione del gruppo

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Trinita’ Demonte - Trinita’ Entracque       46 km / dislivello 1300 m  / sterrato 20% / 5 ore

Passaggio dalla Valle Stura alla Val Gesso su piste forestali e sentieri opera dei valligiani (non su carrozzabili militari). Siamo ai margini del parco dell’Argentera. Fantastica discesa su sentiero a tratti tecnico. Si spezza in due il gruppo.

Abbondante colazione  e discesa verso Demonte (780m); sterminato campo di lavanda all’uscita del paese. Li’ giunti facciamo la foto ricordo a testimonianza della separazione del folto gruppo dei cosiddetti “mosci” (Aldo, Gianni, Fabiola, Patrizia, Trups, Renato, Umberto R. e Fritz), che scenderanno a valle per giungere al Colle di Tenda con un giorno di anticipo, dal gruppo dei “tosti” (Elena, Alessandro, Ambrogio, Umberto I. e me) che proseguiranno lungo il percorso originario. Saluti e scambi di baci con un po’ di dispiacere per la separazione.

Dura salita su asfalto all’ombra dei boschi di castagni e faggi per accedere alla conca di Bergemolo (1160m). Facciamo una breve sosta al fresco di un grosso olmo che dava il nome alla vicina baita coi campanacci delle mucche al pascolo che ci rilassano ulteriormente.

Attraversiamo un’ampia radura ed a Carter riprendiamo a salire per un ripido sterrato; il cartello con la scritta “Panoramica MTB” svolta a sinistra, ma noi dobbiamo piegare a destra  per un sentiero che diviene presto non ciclabile e sale diretto al Colle dell’Arpione (1760m). Il sentiero ormai in disuso, non e’ facile da seguire e passa tra macchie di alberi ed erba alta. Giungiamo al colle con zaini in spalla e bici al passo con tratti assai accidentati e tante mosche !

In aggiunta a queste difficolta’ un moschino si infila dritto nell’orecchio di Ambrogio che riesce a superare un comprensibile momento di dolore e panico, affogando il moschino col contenuto di piu’ borracce sparato dritto nell’orecchio.

Poco dopo si aprono davanti a noi i ripidi pendii erbosi di Colle dell’Arpione a cui non sappiamo resistere a dispetto di tutte le normative ambientali del buon ciclista di montagna e ci fiondiamo in una fantastica discesa in mezzo ai prati. Da qui parte un evidente sentiero in discesa, tecnico a tratti, assai gratificante che percorre il vallone del Desertetto.

Lunghissima bevuta tonificante tra le case in pietra di S.Bernardo (Ambrogio riesce a dare il colpo di grazia al moschino che ogni tanto dava ancora qualche ronzio di vita, tenendo la testa immersa nella fonte il piu’ a lungo possibile) prima di arrivare a Valdieri (757m) dove troviamo sia una farmacia che un bar per una sosta e mangiare qualche panino. Su strada asfaltata entriamo in Entracque ove seguiamo l’indicazione per S.Giacomo che ci conduce a prendere uno sterrato che costeggia il rio Bousset tutto pedalabile e godibilissimo. Bagno rinfrescante nelle pozze del torrente prima di arrivare in vista del posto tappa gta Casa del Parco Argentera “Locanda del Sorriso” posta a Trinita’ di Entracque (CN) - tel. 0171/978388.

Posizione invidiabile di questo rifugio molto bello e confortevole posto a 1096 m di altitudine (la spesa della mezza pensione e’ stata 45.000 lire).

Meritata doccia e grido di gioia di Ambrogio che riesce, grazie alla peretta acquistata a Valdieri, a far uscire il moschino gia’ stecchito, ma intrappolato nell’orecchio da diverse ore.

Non abbondante la squisita cena che riesce pero’ a placare la fame dei cinque.

Non riusciamo a stabilire nessun contatto radio con l’altro gruppo, tranne una telefonata in serata: loro sono gia’ a Limonetto ove noi arriveremo domani. Solo una breve passeggiata attorno la costruzione e quattro chiacchiere prima di immergerci tra le coltri dei letti decisamente confortevoli.

 

Giovedi 20 luglio 1995   -   Superiamo il Colle del Sabbione !

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Trinita’ Entracque - Limonetto                 32 km / dislivello 1250 m / sterrato 100% / 7 ore

Tappa nel piu’ completo isolamento inghiottiti dalla bellezza selvaggia della natura. Lunghissima risalita del Vallone del Sabbione (l’alternativa era di scendere giu’ a valle) e discesa impegnativa dal colle che fanno di questa tappa una delle piu’ faticose.

Alle otto in punto lasciamo il rifugio, attraversiamo il Rio Bousset per un ponte sopra una pozza molto invitante (sembrava una piscina naturale con tanto di pedana per i tuffi) ed entriamo in un fitto bosco inizialmente pedalabile, ma dopo un po’ iniziamo a spingere le bici.

Chiediamo la strada a dei valligiani che conducono muli carichi di masserizie: ci dicono di restare sul sentiero, mentre loro vanno a guadare il rio. Se non si vuole emulare le capre con scarsissimo successo, e’ bene guadare prima della malga che si vede alla sinistra orografica del torrente e, soprattutto, non fidarsi delle indicazioni dei valligiani.

Dopo circa 3 ore e 40 arriviamo al cartello che segnala il Gias della Culatta (1896 m); per chi non lo sapesse, gias e’ il ricovero temporaneo per pastori. La salita e’ molto dura, ma il paesaggio e’ davvero unico.

Prima del Lago dell Vacca a 2263 m incrociamo una piccola mandria di mucche: passo in mezzo per la foto di Umbi con la mucca Bartolomeo che mi guarda incuriosita. Al lago sosta meritata e refrigerio nelle fredde acque (Umbi si fa il bagno completo). Il silenzio e’ rotto dal frusciare del torrente e dai nostri commenti.

La parte finale e’, fatica a parte, fantastica ! Terrazzini naturali e muretti a secco si alternano lungo lo stretto sentiero aumentando la spettacolarita’ del paesaggio. La vista del sottostante laghetto incastonato tra pietraie e macchie di verde e’ molto suggestiva. Quando siamo in cima al Colle ovest del Sabbione (2328 m), il mio contachilometri segna 14.3 km di cui solo qualche unita’ fatti a cavalcioni della bici, tutto il resto trascinandola per impervi sentieri montani: da quando abbiamo lasciato il rifugio, sono passate oltre sei ore di cui tre e mezzo di effettivo cammino; escludendo i valligiani che ci hanno mandato fuori strada, abbiamo visto solo marmotte, mucche al pascolo, stambecchi, ...

Siamo in territorio francese (Parco Nazionale del Mercantour) ed anche qua il tempo e’ bello. Seguiamo le indicazioni per la Val Roya in un paesaggio dolcemente degradante e quasi interamente pedalabile se si esclude una frana che abbiamo dovuto aggirare. Una lunga discesa ci porta alle Caserme di Peyrefique poi lo sterrato diventa col fondo pietroso che rende ancora piu’ faticosa la pedalata.

Prima di giungere al Forte Centrale del Colle di Tenda (1871m), Umbi riesce a stabilire un contatto radio con Arizona e Fritz che gli danno qualche informazione sul posto tappa a Limonetto da loro gia’ testato la sera precedente avendo percorso il fondovalle che gli ha consentito di riunire due tappe montane in una.

La discesa finale verso Limonetto (1294m) non si puo’ evitare per la mancanza di posti per il pernottamento al colle: scendiamo per mezzo di un ripido sentiero del gta, pedalabile malgrado gli stretti tornanti da superare in derapata. Capitombolo di Ambrogio causato dalla stanchezza subito testimoniato dallo scatto del fotografo sempre attivo.

L’albergo “Porta della Neve” e’ molto simile a quello di Genzana: camere di basso livello con letto negativo, ma almeno ci servono tanto da mangiare. Senza aver fatto alcuna richiesta ci lasciano sul tavolo tre primi (minestrone, spaghetti alla bolognese, fusilli al tonno), due secondi (messicani con piselli e pollo alla cacciatora), due contorni (patatine fritte ed insalata mista), frutta, dolce e caffe’ (53.600 lire la spesa in totale).

Probabilmente la sera precedente il “gruppo dei mosci” (solo ciclisticamente parlando) aveva evidenziato l’importanza dell’aspetto eno-gastro immediatamente recepito dai gestori con nostra somma soddisfazione.

 

Venerdi 21 luglio 1995   -   Durissima tappa, Umberto si sente male

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Limonetto - Colla Melosa                           71 km / dislivello 1800 m / sterrato 95% / 8 ore

Altra tappa durissima, forse in assoluto la piu’ dura dell’intera traversata; anche se interamente pedalabile, il lungo percorso e’ stato un susseguirsi di impegnative strade militari e dorsali montane panoramiche spesso con fondo pietroso, le parti in discesa non hanno concesso affatto respiro poiche’ si e’ trattato di discendere tratti con lastroni di pietra o lunghi sterrati tortuosi.

Lasciamo Limonetto verso le 07.45 e riprendiamo subito quota su asfalto per giungere alla vera partenza della tappa: il Colle di Tenda. Vista l’indicazione “Col della Boaria” imbocchiamo la carrareccia sterrata che presto si inerpica con decisione; l’ascesa alla Boaria (2102m) e’ molto lunga e faticosa, costellata da molti punti panoramici con paesaggi selvaggi. Dai numerosi ruderi dei ricoveri di emergenza disseminati lungo il percorso e i poderosi muri di sostegno in pietra, questa strada doveva essere una via di collegamento importante e frequentata.

Facciamo una sosta dai pastori sardi prima del Colle dei Signori dai quali acquistiamo del formaggio fresco che facciamo subito fuori con pane abbondante. Riserva di acqua e ripartiamo subito poiche’ ci aspetta sempre un lungo cammino ed e’ bene non perdere tempo.

I cinque-seicento metri di quota che perdiamo per scendere al Passo di Collardente sono tremendi per i muscoli degli arti superiori ed inferiori costretti ad un lunghissimo lavoro isometrico; quando finalmente nel pomeriggio entriamo nel bosco, decisamente meno stressante sia per il paesaggio (meno impervio) che per il fondo stradale (piu’ pedalabile), abbiamo incontrato in tutto nove motociclisti (sei tedeschi e tre italiani), due ciclisti e due escursionisti a piedi.

A qualche centinaio di metri dal Rifugio Grai (1920m, inutilizzabile perche’ le chiavi sono al Rifugio Allavena, visibile nella piana sottostante in cui spicca un azzurro laghetto) Umberto ha una congestione determinata dalla fatica e dal mix di energetici che ha appena trangugiato. Mentre Alessandro lo soccorre, gli altri tre si lanciano verso il rifugio per cercare aiuto. Quasi subito Elena perde una vite del portapacchi ed e’ in panne: resto io a sistemare il problema tecnico ed Ambrogio si butta in una pazza picchiata sul rifugio (1540m).

E’ ormai tardo pomeriggio quando Umbi e bici vengono scaricati dal Fiorino del rifugista partito in soccorso ed e’ ancora piu’ tardi quando giunge anche Alessandra vittima, a sua volta, di una foratura. Sono circa le sette di sera ed il sole e’ gia’ calato: circa undici ore fa avevamo lasciato Limonetto ed il computerino della bici e’ rimasto in funzione in totale 7 ore e 40 minuti.

Betty e Claudio, i rifugisti, sono assai socievoli, non c’e’ nessun altro ospite stasera e ci confermano che la sera precedente hanno ospitato i nostri amici che ci precedono.

Umberto a poco alla volta si riprende bevendo litri di te’ al limone, a cena i simpatici gestori ci spiegano che la strada che abbiamo fatto e’ quella adoperata dai marocchini per espatriare in Francia abusivamente: fino a due-tre anni prima transitavano camion carichi di nord-africani che pagavano circa 200 mila lire per il passaggio. 

Il Nuovo Rifugio “Allavena” localita’ Colla Melosa - Pigna (IM) - tel. 0184/241155 e’ veramente molto bello e funzionale, forse il migliore incontrato, e’ provvisto di un grande camerone con una settantina di posti letto a castello e buona cucina. Posizione stupenda, ottimo punto di appoggio per escursioni, traversate in MTB, sci di fondo (44.400 lire e’ stata la spesa pro capite della mezza pensione).

 

Sabato 22 luglio 1995   -   Il tuffo in mare, bici comprese !

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Colla Melosa - Ventimiglia                           55 km / dislivello 850 m / sterrato 85% / 6 ore

Tappa ancora impegnativa, sia per le distanze da percorrere che per le caratteristiche del terreno ancora molto accidentato nel primo quarto dell’itinerario. Bellissimo e molto vario l’ambiente dai pascoli alpini e dalle abetaie si passa finalmente alla macchia mediterranea, vigneti ed uliveti. Discesa inebriante conclusa con un vero e proprio tuffo nel mare coi mezzi meccanici (gentilmente messi a disposizione dagli sponsor della traversata).

La giornata inizia presto per Umbi perfettamente ristabilito al punto di essere fortemente contrariato per non aver potuto scattare qualche foto dall’alto della Colla Melosa.

Ripercorriamo questa volta in salita, lo sterrato verso il Rifugio Grai (1920m) fino ad un bivio poco al di sotto, si volta a sinistra imboccando uno stretto sentiero erboso che va verso il basso. Se si proseguisse a salire (come erroneamente abbiamo fatto noi) dopo una dura salita, si provera’ l’ebrezza di pedalare su uno stupendo ed incontaminato tappeto erboso avvolti da un bosco rigoglioso, fino a quando la vegetazione inghiottisce ogni traccia di passaggio e si e’ quindi costretti a tornare indietro.

Non abbiamo trovato sulla carta il Passo Valletta (1982m) segnalato da un cartello che evidenzia la vicinanza del confine con la Francia ed abbiamo avuto qualche piccolo problema di orientamento da aggiungere all’incessante presenza delle odiosissime mosche.

Il passaggio della Gola dell’Incisa e’ in mezzo al bosco con pedalabilita’ attorno al 40%, frequenti tratti rocciosi molto esposti, con un attraversamento di una vecchia frana superabile grazie alla presenza di un cavo di acciaio infisso nella roccia molto apprezzato da tutti noi.

Facendo massima attenzione si prosegue in sella lungo uno stretto sentiero di grande bellezza panoramica che taglia la roccia in costa (davvero impressionante vedere le biciclette aggrappate alla pietra del monte scosceso). Ogni tanto nei tratti di bosco il sentiero e’ interrotto dagli alberi caduti a testimonianza del poco passaggio attraverso queste zone isolate e selvagge.

Dal Passo Incisa (1685m) si riprende a salire pedalando e spingendo; canti di uccelli, grilli, lucertole e danatissime mosche sono gli unici compagni che riusciamo ad avere.

Ci rinfreschiamo e facciamo rifornimento di acqua alla Fonte Dragurina, da cui balziamo al di la’ del monte per mezzo di un passaggio molto esposto, ma fortunatamente anche questo attrezzato di cavo.

La discesa e’ bellissima, molto ripida e tecnica: lo stretto sentiero prima corre in mezzo ai prati, poi scende di fianco al monte con tratti per lo piu’ sconnessi ed alcuni assai esposti, ma dotati di corde fisse. La stanchezza si fa sentire ed Elena e’ vittima di una caduta che poteva avere brutte conseguenze data l’accidentatezza del terreno.

Dal Passo Muratore si prosegue ora per la Gola del Gouta mediante una larga carrareccia in leggera salita nel fresco bosco di pini; giunti all’incrocio con l’alta via dei monti liguri, si piega a sinistra per scendere al paese di Gouta.

Tempo qualche minuto e vediamo qualche casa e l’insegna di un ristorante “Gola di Gouta” (tel. 0184/241068); dopo tanta natura allo stato puro, un po’ di civilta’ e’ salutata da ciascuno di noi con molta soddisfazione. Ci accomodiamo all’interno della piacevole costruzione, dove per la prima volta dall’inizio della ciclo, consumiamo un vero pranzo comodamente seduti a tavola (ottime le tagliatelle della casa cucinate con un meraviglioso sugo di funghi, per la modica cifra di 18.000 lire a bocca).

L’impresa e’ ormai compiuta e sono evidenti su ciascuno di noi i graffi dei rovi, le punture degli insetti, i morsi lasciati dei denti della catena o dei pedalini sulle braccia ed in particolare sulle gambe.

A questo punto seguiamo l’indicazione per Ventimiglia impossibile sbagliare poiche’ e’ sufficiente scendere: lunga, lunghissima discesa su ampia mulattiera fino a Verrandi (si spacca il mio portapacchi troppo sollecitato dal peso dello zaino non messo sulle spalle per indolenza).

Giunti nel bel paesino di Verrandi, ancora discesa su asfalto poi da Camporosso arriviamo a Ventimiglia dopo 10 minuti di provinciale.

Seguiamo il profumo del mare e giunti in spiaggia Alessandro ed io (i due Cinelli) lasciamo cadere gli zaini e pedaliamo nella sabbia fino a raggiungere la battigia e ad eseguire un perfetto OTB (over the bar) tuffandoci (bici Cinelli incluse) nella fresca acqua del Mar Ligure, tra lo stupore e la simpatia dei bagnanti.

Sono le cinque del pomeriggio, siamo riusciti a completare l’avventurosa traversata, ci complimentiamo gli uni con gli altri, ma Elena merita una citazione particolare rappresentando un’ottima e rara coniugazione della bellezza con la determinazione e la forza.

Discutiamo sull’opportunita’ di rivedere l’itinerario per poterlo proporre ad Airone: il percorso cosi’ com’e’  e’ stato davvero impegnativo, forse troppo, ma ormai e’ acqua passata ed Airone a parte, questa e’ stata una delle piu’ affascinanti ciclo-eno-gasto diventata alpinistica per l’occasione.

Ciao alla prossima, Pierangelo

 

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