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"Posta Prioritaria"
(un soggetto scritto da Alfredo Pazzaglia)

 

Dalla serranda abbassata di una finestra si intravede il sorgere del sole.

La stanza è ancora buia, un rumore precede una tenue luce; un televisore trasmette spezzoni di film interpretati da Alberto Sordi (i primi due film sono: "Il marchese Del Grillo" e "Arrivano i dollari!").

Il film sembra fornire un dialogo disomogeneo che non ha interlocutori sul piccolo schermo; gli risponde con qualche battuta la voce di Alfredo che è immersa nelle coperte di un letto. Il "dialogo" continua mentre Alfredo si prepara per recarsi in ufficio: risponde mentre si rade, durante la scelta della giacca, della cravatta, mentre mangia qualcosa di fretta. Il tempo di visionare la ventiquattrore e aprire la porta di casa che il filmato "saluta" il suo spettatore-interlocutore sulla battuta di Alberto Sordi nei "I vitelloni" di Federico Fellini: "Lavoratori!…..".

La porta di casa è ormai chiusa, il televisore si spegne automaticamente e nel buio della stanza il videoregistratore espelle la videocassetta.

Alfredo è un trentenne, impiegato in una società di computer dove si sviluppa software. La giornata lavorativa è faticosa ma da qualche tempo povera di soddisfazioni; ormai, nell’azienda Alfredo non ha la stima avuta all’inizio dell’assunzione e non ha più l’ambizione di partecipare a riunioni per prendere decisioni in progetti di lavoro. Da qualche tempo ha capito che ha la strada chiusa in azienda. A lui si rivolgono giovani di primo pelo per ottenere suggerimenti nella riuscita di qualche lavoro. Luca e Marco lavorano nella stessa stanza di Alfredo. Il primo ha un rapporto, con Alfredo, pieno d'intesa e stima reciproca. Marco invece, vuole sempre trovare la soluzione ai problemi senza l'aiuto di nessuno per dimostrare la sua bravura; a volte, va incontro a situazioni oggetto di prese in giro da parte dei colleghi della stanza. Alfredo e Luca bevono un caffè preso alla macchina automatica presente nella stanza delle bevande. Parlano di Marco, criticano il suo modo di lavorare; poi Alfredo, per riportare un tono scherzoso nella discussione paragona Marco ad un personaggio presente nel film "Il vedovo" ( l'episodio è incentrato su alcune battute di Alberto Sordi, Nando Bruno, Livio Lorenzon e un generico nella parte di un contadino). Il filmato descrive la scena. Al termine i due ragazzi ridono di quest'episodio, vedono entrare Marco nella stanza e non esitano a domandargli: "Marco che sei fattore o bifolco?". I due ridono, l'altro non intuisce la battuta, e il suo sorriso è solo di circostanza. La giornata in azienda scorre velocemente. Il sole è ormai tramontato da alcune ore.

Una voce esprime rimpianto: "Dovevo capirlo prima, ho perso troppo tempo...". L'acqua di un rubinetto lava le mani di Alfredo; il getto è il solo rumore che si avverte. Rinfrescato il viso, esce dal bagno con fazzoletti di carta che usa per asciugarsi.

Entra nella stanza dove lavora quotidianamente; un calendario, appeso al muro, indica gli impegni settimanali, sulla scrivania è posto un personal computer dove sono incollati adesivi che lo personalizzano. Il lavoro è di creare programmi che possono svolgere calcoli complessi in pochi secondi. Da molto tempo Alfredo non s'intrattiene più fino a tarda sera alla ricerca della soluzione, quando arrivano le 18.00 non vede più nessuno: saluta tutto e tutti e torna tra le sue quattro mura. Una sera il capo lo "costringe" a lavorare insieme con lui per avere il risultato tanto desiderato. Alfredo seduto davanti al computer, quasi sdraiato sulla sedia, dimostrando padronanza. Esprime impazienza per il risultato del lavoro che non arriva a compimento. Strappa dal calendario posto sulla scrivania il giorno indicato con gli impegni svolti, toglie anche i fogli del sabato e della domenica. Si alza dirigendosi verso l'angolo di una sala deserta. Una stampante inizia a scrivere. Osserva scorrere il tabulato mangiando un sandwich. Il segnale di sveglia dell’orologio interrompe il silenzio e la sua concentrazione.

Sono le ore 22.00, Alfredo si dirige verso la stanza del capo e consegna il tabulato nelle sue mani, il dirigente è visibilmente soddisfatto. Alfredo può finalmente andare.

Il saluto della buonanotte è rivolto a Pietro, la guardia notturna della piccola azienda. Un saluto amichevole con riferimento alla prossima domenica calcistica; c'è il derby capitolino e Pietro non manca di farlo notare con colorite frasi. Ancora divertito da quelle battute, Alfredo entra nell'automobile e, prima di mettere in moto, ripensa al "Forza Roma !" gridato da Pietro. Segue una piccola sequenza del film "Il marito": Alberto Sordi risponde al portiere dello stabile con lo stesso slogan.

Alfredo di ritorno a casa.

Un appartamento modesto e disordinato come può esserlo quello di un uomo che vive da solo: letto sfatto, vestiti gettati qua e là nella camera, cravatte, scarpe e calzini mai più riposti. La cucina è da giorni nell'attesa di una pulizia; sono "parcheggiati" nel lavabo bicchieri, pentole, piatti, posate e chissà cos'altro! Non si può dire di certo che sia un uomo a proprio agio con le faccende di casa. Il recipiente della spazzatura emana un odore poco gradevole; Alfredo si precipita a gettarlo nel cassonetto in strada. Rientra in casa, si spoglia e s'infila velocemente nel letto dopo aver preso dalla libreria un bloc-notes ed una penna.

Non si tratta del lavoro ma della sua passione: scrivere sceneggiature.

Riesce a scrivere poche righe prima d'essere sopraffatto dalla stanchezza e dal sonno.

Il mattino dopo è svegliato dallo squillare del telefono; è il capo che richiede la sua immediata disponibilità per il fine settimana.

Risponde di sì alla richiesta comprendendo le ragioni dell'azienda. Dopo aver riposto il telefono Alfredo si lascia andare ad imprecazioni ed espressioni che rendono l'accaduto un poco ridicolo. Dopo lo sfogo, rassegnato, ripone il bloc-notes tra i libri di cinema conservati nella sua fornita libreria. I giardini pubblici sono meta per una pausa pranzo e occasione per rivedere gli appunti del soggetto. Il panino e la coca cola sono consumati di fretta. Ogni tanto molliche di pane cadono sull'erba appena tagliata, e due piccioni timorosi si avvicinano approfittando del pasto ricevuto. Molto spesso la rilettura del soggetto non porta a nulla; gli appunti sono soltanto dei ghirigori su un foglio. Poche volte riesce a scrivere qualche riga utile all'approfondimento del suo lavoro. Gli capita di imbattersi in qualche anziano curioso di sapere cosa sta scrivendo. Credono che sia uno studente della vicina università, ma appena saputo, a fatica, di che cosa si sta occupando, si allontanano, forse non hanno compreso del tutto l'argomento trattato, oppure sono scettici. Pensano di aver parlato con un matto!

È arrivato alla Biblioteca Nazionale di Roma. Nel tempo libero si rifugia in questo luogo dove può concentrarsi nella stesura della sceneggiatura, o per raccogliere spunti tecnici o biografici nel campo del cinema.

Il fato viene in aiuto del ragazzo, qui incontra Josip; un regista televisivo, che divertito dall'inconsueta moltitudine di volumi consultati da Alfredo, confessa la propria curiosità per il tipo di lavoro che sta svolgendo. Intuendo l'imbarazzo l'uomo si presenta; Alfredo non crede alle proprie orecchie. Josip gli lascia il numero di telefono dove chiamarlo. Rimasto da solo, Alfredo esprime gioia, dimenticando di essere in una biblioteca. Nelle serate, quando Alfredo e i suoi amici si riuniscono, si parla un po’ di tutto; alcuni preferiscono la musica come argomento di discussione, altri il teatro: egli è l'unico che si infiamma quando si parla di cinema. Non riesce a frenare il proprio entusiasmo quando oggetto della discussione diventa Alberto Sordi. Lo difende esaltando non soltanto le sue doti artistiche, ma anche quelle umane, pur non avendo conosciuto di persona il famoso attore.

Affettuosamente, Alfredo diventa bersaglio degli amici. In questo suo lavoro, un amico, Claudio, l'aiuta nella stesura.

I due riescono a creare personaggi, alcuni di pura fantasia, altri prestati dalla realtà.

I modi di lavorare di Alfredo e Claudio, per il soggetto, sono totalmente differenti tra loro. Il primo "crede" in questo lavoro; il secondo, invece, svolge la parte per "dovere": aiutare l'amico nella stesura. Ben presto, Claudio si accorge che il suo amico non ha preso nel verso giusto quello che dovrebbe essere soltanto un hobby e mette in guardia Alfredo da facili illusioni. I due hanno un acceso confronto. Da quel giorno Claudio inizia a disertare sedute fruttuose, fino a diventare un estraneo. Alfredo si ritrova solo nella sua camera davanti la macchina per scrivere.

Sogno di Alfredo: "Una piattaforma immersa in un deserto. Quattro persone sono in piedi sopra di essa: Alfredo, Claudio, Josip e Alberto Sordi. Claudio indossa un costume a righe da mare di fine '800; è vicino il bordo, saluta Alfredo e salta dalla piattaforma con uno stile da perfetto tuffatore. Segue uno "splash"! Claudio corre nel deserto, scompare tra le dune. Alfredo lo chiama, ma non riceve risposta. Josip e Alberto Sordi sono immobili come statue di marmo. Il ragazzo si avvicina al regista, poi si dirige verso l'attore. Osserva i due molto da vicino quasi toccandoli con il viso. Alfredo è al centro della piattaforma, equidistante dai due. Segue un urlo del ragazzo". Il sogno si è trasformato in un incubo, Alfredo si sveglia: "Ho sognato... Claudio... porca miseria...", si rigira nel letto, non riesce a prendere sonno, poi, trovata la posizione giusta, chiude gli occhi. Un sorriso è sul suo viso mentre si sente la voce di Alberto Sordi nel film "Lo scapolo": "A Camì nun fa' er boja!... cancella Camillo ... dopo la fregatura che m'ha dato!".

Alfredo vive momenti molto tristi; in cuor suo si rende conto delle difficoltà esistenti per la realizzazione del soggetto, peraltro confermate dall’amico regista che, intuito lo stato d'animo del ragazzo, lo incoraggia e lo invita a non mollare l'idea. Secondo il regista il soggetto ha tutte le carte per diventare un film.

Un modo per migliorarlo è quello di frequentare un corso di sceneggiatura, per acquisire quelle tecniche necessarie per svolgere con logica e raziocinio il proprio lavoro. Alfredo trova il suggerimento utile per scacciare i mille dubbi di come stendere una sceneggiatura. In verità di corsi ne avrebbe potuto frequentare almeno due o tre, ma Josip non ha mai avallato il programma e chi lo dirigeva.

Uno di questi colpisce l'interesse del regista: è tenuto da Roberta Masso; Josip la conosce per le sue capacità professionali, e il costo del corso è contenuto. Alfredo prende la palla al balzo e s’iscrive senza pensarci due volte. La prima lezione del corso è per il nutrito gruppo di iscritti un oggetto misterioso. Un gruppo eterogeneo: per l'età, non più giovane di alcuni, per l'emotività di altri, per i differenti studi trascorsi. I più nervosi credono che ci sarà una specie di esame! Per tranquillizzarsi chiedono a qualche ragazzo una smentita delle proprie preoccupazioni. Una ragazza confessa di frequentare per la quarta volta lo stesso corso! Altri ostentano sicurezza culturale, portando con sé occhiali al pari del comportamento assunto. Altri ancora, leggono un libro o una dispensa, o, almeno, ci provano. Alfredo è da collocare in quest’ultima schiera, ma è vicino a quattro ragazzi che parlano di film, attori, registi e altro ancora. Il loro tono è di quelli che obbligano all’ascolto i vicini di sedia. Il livello della discussione non è, dopotutto, molto elevato e non richiede nessun dottorato, ma qualcuno vuole darlo ad intendere. Un ragazzo tra loro parla della sua prossima laurea e studi nel campo delle comunicazioni, cinema, televisione, ecc...

Immancabilmente, argomento di discussione diventa Federico Fellini: le lodi dell'universitario hanno un tono da sembrare originali, mai espresse da alcun critico cinematografico. Un ragazzo del gruppo mostra un libro; è la sceneggiatura de "Lo sceicco bianco", e loda l'interpretazione di Alberto Sordi. Questa opinione è contestata dallo studente universitario che giustifica il regista per la poca esperienza fino a quel momento avuta (!), aggiungendo di sentire lontano il tipo di film che Alberto Sordi interpreta. Il ragazzo non ha il tempo di controbattere, la lezione sta per iniziare: Roberta Masso è arrivata.

Alfredo credeva di aver di fronte una donna piena di arie, distaccata, ma è smentito dalla semplicità del linguaggio e del comportamento assunto nei loro confronti, anche se una "erre moscia" caratterizza in modo aristocratico la sua voce. Alfredo guarda l'orologio: la lezione è iniziata ormai da un'ora; è annoiato, forse stanco del lavoro, la tensione, l'attesa del corso, ora si fanno sentire. Il suo interesse per la lezione è risvegliato dall'argomento che la sceneggiatrice ora ha intrapreso: "... l'esempio di Alberto Sordi; un grande attore che ha saputo interpretare alla perfezione il personaggio de "Lo sceicco bianco... ". A queste parole lo sguardo e il pensiero sono rivolti verso lo studente universitario : il filmato di "Thrilling" con la frase "Te sei sbajato a Catà !" e una pernacchia da "Un americano a Roma", esprimono la gioia di Alfredo. La lezione termina senza che Alfredo, a differenza di altri, abbia partecipato in modo attivo, con qualche domanda. Due corsisti presentano a Roberta Masso soggetti da loro scritti. Il giudizio sul lavoro svolto potrà arrivare tra una settimana. Il corso ha una durata di tre mesi per nove ore la settimana. Alfredo è il tipo che riesce a fare una cosa alla volta, e frequentare un corso dopo il lavoro, è per lui molto difficile e faticoso.

Senza accorgersene vive isolato dagli amici, ormai da mesi ha poche ore libere, il corso lo impegna anche a casa, in un lavoro di ricerca del materiale utile per il laboratorio.

I giorni di isolamento si accompagnano a notti agitate; egli vive nei sogni i suoi desideri, protagonista insieme con Alberto Sordi :

"Alfredo rincorre Alberto Sordi: che è alla guida di una Rolls Royce, il ragazzo gli fa cenno di fermarsi. L'attore crede che si tratti di un semplice ammiratore desideroso di un saluto. La macchina prosegue la corsa, Alfredo la rincorre inutilmente". Alfredo cerca di mettersi in contatto con Josip, vuole parlargli del corso, delle nuove idee sul soggetto, ma anche di mille altri dubbi. Trascorre davanti al suo soggetto giorni interminabili, non riesce a scrivere niente di nuovo, anche se ha mille altre idee.

Sogno di Alfredo : "Alfredo è seduto al suo tavolo di lavoro; ha davanti a sé una macchina per scrivere; i suoi movimenti sono lenti e robotici. Dietro di sé s'avvicina Claudio: indossa un vestito a losanghe di vari colori, porta sulla fronte una maschera. Con le movenze di un Arlecchino, prende la macchina per scrivere e la getta dalla finestra. Claudio esce dalla stanza. Alfredo rimane seduto immobile".

Scrive e riscrive gli stessi pezzi decine di volte, trascorre giorni alla ricerca di una tranquillità che gli permetta di lavorare meglio.

A volte vorrebbe lasciare quegli appunti in un cassetto e gettare via la chiave.

È in questi momenti che telefona al suo amico regista, o meglio, alla segreteria telefonica: Alfredo rimane muto, non vuole parlare con un nastro magnetico, e poi non basterebbe un minuto per dire tutto quello che vuole. Di Josip ha ormai molti numeri telefonici, ma presso nessuno di questi riesce ad averne notizia. Alfredo trascina faticosamente l'impegno nel corso; non ha intenzione di presentare il proprio lavoro alla sceneggiatrice; forse per paura e per la consapevolezza dei limiti che il lavoro contiene. Nonostante tutto, decide di registrarlo alla SIAE come "premio" per le ore di lavoro speso.

Il corso è terminato ormai da più di un mese, e di Josip nessuna traccia. La voglia di avere un'opinione è sempre più forte e tale da superare tutte le paure del principiante. Così decide di spedire il soggetto a casa di Alberto Sordi.

Alcuni amici di Alfredo vengono a conoscenza dell'idea. C'è una sfida in corso : alcuni di loro non credono per niente alla realizzazione del lavoro, altri, come Eleonora, credono nella sua bontà.

Il ragazzo prende atto di questa realtà e vuole smentirla, dimostrando di poter arrivare al suo scopo. Ma la consapevolezza delle proprie capacità lo portano obbligatoriamente ad attendere.

Cosa aspettarsi neanche Alfredo sa dirlo. Consapevole della propria situazione, vuole definitivamente abbandonare ogni proposito, convincendosi in fondo che può ottenere altre soddisfazioni in campi diversi.

Vuole rivivere con gli amici momenti che aveva abbandonato. Alfredo è un punto di riferimento... quando con gli amici si va al mare: con lui non ci si può perdere. Ha tratti somatici lontani dallo stereotipo "gallo" italiano conosciuto all'estero: capelli biondi, occhi azzurri e, naturalmente, pelle chiara.

Ha una personalità ipercritica, non tanto verso gli altri, quanto verso se stesso, e spesso questo "lo frega!". I suoi incontri con le ragazze sono impacciati, lenti; per chiedere un appuntamento a una ragazza, svolge un trattato che richiederebbe almeno tre lauree. Ma il suo piatto forte è il cinema; riesce a collegare film con la vita reale. Un successo con le donne per Alfredo è stato sempre difficile, e delusioni in questo campo non gli sono mancate. Tra queste, anche Eleonora ne fa parte. Alfredo ormai, ha sotterrato l'ascia di guerra, è un amico e con lei si confida.

Eleonora è una ragazza con capelli neri, occhi neri, pelle... insomma la tipica donna italiana, e il tipo più lontano dalle caratteristiche di Alfredo. Proprio Eleonora, nelle riunioni serali, nella sua casa, presenta un'amica a Alfredo.

Si chiama Laura, ha capelli castani, occhi marroni, pelle chiara, è più alta di Eleonora, "ha un viso che ricorda, Audrey Hepburn" direbbe Alfredo!!!

Questi ha un atteggiamento, come il solito, prudente, non è nel suo stile quello di lanciarsi; lo vorrebbe fare ma conosce i suoi limiti! Laura lo è altrettanto ma cerca, in qualche modo, di instaurare un dialogo con quel ragazzo conosciuto da pochi minuti. I due sentono parlare gli altri dei soliti argomenti : teatro, musica, cinema, e proprio su questo Laura prende la parola, portando avanti una sua tesi. Alfredo rimane meravigliato delle conoscenze in materia di quella ragazza, ma subito freddato da un giudizio su Alberto Sordi portato ad esempio. Alfredo la interrompe, non è una sorpresa per gli altri, ribatte vivacemente.

Intervengono un po' tutti nella discussione, e lui discretamente si fa da parte, fino a lasciare il salone. Si dirige in cucina , dove Eleonora è intenta a preparare il caffè.

Il giorno dopo, al telefono , Eleonora e Laura si scambiano impressioni riguardo la serata. Laura è contenta: ha trovato la compagnia piacevole. Eleonora la invita per un'uscita serale, in compagnia di due ragazzi,

Laura risponde con entusiasmo e con una battuta di spirito, poi chiede chi siano gli altri. Eleonora risponde con i nomi di Rodolfo e Alfredo. Laura al nome di quest'ultimo rifiuta l'invito. Eleonora insiste, dopotutto Alfredo vuole scusarsi dell'accaduto. Laura riflette, poi acconsente all'uscita serale. Alfredo, in macchina, transita davanti al bar, luogo dell'appuntamento. Non vede nessuno che conosca; come è suo solito , arriva con dieci minuti di anticipo. Posteggia la macchina, dove puntualmente s'avvicina un giovane dalle vesti ufficiali di "posteggiatore abusivo". Alfredo paga il posteggio della macchina.

Con passo lento, di chi è in netto anticipo, si avvia verso il bar, fermandosi davanti alle vetrine di negozi. Nonostante tutto non è riuscito ad arrivare in ritardo! Si ferma davanti all'entrata di un bar, si sente parlare dietro la schiena: "Sei il primo, e puntuale anche". È Laura. I due non si scambiano una sola parola dopo i saluti di rito. Alfredo passeggia sul marciapiede, scrutando l'arrivo di Eleonora. Poi s'avvicina a Laura per dirle che è il caso di telefonare a casa di Eleonora: un ritardo simile non era giustificato, qualcosa doveva essere accaduto. Laura è d'accordo. Alfredo fa cenno di entrare nel bar, ma Laura indica una cabina telefonica dall'altra parte della strada: il telefono del bar è guasto. Laura assiste alla telefonata dal marciapiede opposto. Alfredo nella cabina telefonica si agita, gesticola come se la persona all'altro capo del telefono lo potesse vedere. La telefonata termina bruscamente.

Fa ritorno da Laura, gli comunica che la serata sarà tutta per loro. Dopotutto hanno accettato di vedersi nuovamente. Alfredo, come al solito impacciato, invita Laura a mangiare una pizza, in fin dei conti perché rinunciare a una serata? Laura acconsente. Alfredo cerca in qualche modo, durante la cena, di scusarsi del proprio comportamento avuto in casa di Eleonora. La ragazza minimizza e accetta in modo molto spiritoso le scuse. La cena continua e, inevitabilmente, i due parlano di cinema. O meglio, perché Alfredo è un appassionato di cinema e scrive soggetti cinematografici. Questi confessa che in un primo momento è stato un modo per attirare le ragazze. Non aveva altro modo, non suona strumenti, poi è appassionato di lirica, e sinceramente è un genere che si addice poco alle serate intorno ad un fuoco.

Quando qualche ragazza veniva a sapere del suo hobby, era in qualche modo più interessata a Alfredo. Oggi questo espediente è diventato una passione, anche se non trascura di rilevare le nuove conoscenze fatte, come il regista cui ha presentato il soggetto. La realtà diventa sempre più fantasia ; aggiungendo aneddoti mai accaduti.

I due trascorrono altre sere insieme, a volte, Alfredo inventa appuntamenti con Josip mai presi , arrivando a rinviare una cena con Laura, pur di dimostrare l’impegno con il regista. Vuole in tutti i modi far colpo su Laura.

La ragazza legge ogni lavoro di Alfredo, ogni suo appunto. Ma le sue parole sono di chi consiglia di guardare bene un mondo, come quello del cinema, pieno di delusioni. Alfredo prende atto di questo consiglio, come se non l'avesse mai pensato prima d'ora. In un "appuntamento" con Josip, Alfredo è rinchiuso nel suo appartamento, deve trascorrere la serata in solitudine. In queste ore di attesa prima di addormentarsi non vuole arrendersi a quello che crede che sia la realtà.

E’ innamorato di Laura e crede che il soggetto non sia altro che una scusa: colmare quel vuoto. Ritiene che tutto sia stata una commedia, non sa se essere contento o amareggiato. Alfredo vorrebbe parlare con Josip, spiegargli tutto. Con lo stesso animo di altre volte, quasi rassegnato a parlare ad un nastro magnetico, telefona al regista; inaspettatamente una voce risponde all'altro capo del telefono: è Josip.

I due si ritrovano e in un attimo i dubbi di Alfredo scompaiono. Il ragazzo, entusiasta si mette in contatto con Laura; vuole comunicarle l'arrivo del suo amico e dell'appuntamento che ha per la serata. La cena prevista tra i due ragazzi deve essere rimandata. Laura ribatte, non vuole essere messa da parte ogni volta che Josip si ripresenta. Il ragazzo cerca di smorzare il tono ma riceve soltanto una brusca interruzione della telefonata.

Alfredo è in casa di Josip, felice di ritrovare l'amico che lo ha incitato a continuare a lavorare sul soggetto.

Confessa di aver già spedito una copia del soggetto a Alberto Sordi. Pensa al modo di poter avere la certezza di essere stato preso in considerazione. Josip spiega la sua impotenza nel contattare il famoso attore, non riesce a trattenere il dispiacere di aver "impegnato" in qualche modo Alfredo.

Quest'ultimo è imbarazzato, rimane muto, e in un istante capisce tutto quello che doveva capire ormai da qualche tempo: deve agire per proprio conto.

Alfredo cammina senza una meta, il morale è a terra, si sente tradito. Passa davanti una cabina telefonica, torna indietro, telefona a Laura; la conversazione è, a dir poco glaciale! Alfredo cerca di rimediare, la telefonata si interrompe bruscamente.

Sogno di Alfredo: "Alfredo rincorre la Rolls Royce di Alberto Sordi, gli fa cenno di fermarsi, l'automobile rallenta e da un finestrino sono gettati dei fogli, Alfredo ne raccoglie alcuni: riconosce il proprio lavoro".

Alfredo è davanti al suo computer, sono presenti nella stanza Marco e Luca seduti alle loro scrivanie.

Una telefonata raggiunge i tre, risponde Luca: Alfredo è convocato nello studio del "capo".

È per congratularsi del lavoro svolto, e delle nuove prospettive aperte. Il "capo" gli promette un aumento di stipendio alla fine dell’anno.

Alfredo si sente autorizzato a prendersi un periodo di ferie giustificandosi che un pò di riposo gli farà soltanto bene per riprendere poi con le "batterie cariche".

In queste settimane Alfredo passa il proprio tempo a "visionare" film di Alberto Sordi e ripassare, per l'ennesima volta, gli appunti del suo lavoro. Non manca di entrare in qualche libreria fornita di nuovi libri sul cinema, e non trascura le edicole dove a volte trova riviste che parlano di Alberto Sordi. Proprio in un edicola Alfredo compra una rivista dove è riportata un'intervista con il famoso attore. Da qui apprende il titolo dell'ultimo film che sta girando, negli stabilimenti di (**) vicino (**).

Continua la lettura, poi torna indietro e rilegge quella notizia. Eccolo! Il modo per presentare il proprio lavoro a Alberto Sordi: è andare sul set cinematografico e parlare con lui anche per un solo minuto. Alfredo è davanti gli stabilimenti di Cinecittà: l'entrata è a pochi metri, vede un sorvegliante chiedere documenti idonei alle persone che si accingono ad entrare.

Scoraggiato torna sui suoi passi, ma la voglia di incontrare il vecchio attore è più forte che ogni ostacolo. Cammina con passo spedito, al momento di entrare dichiara di avere la tessera di giornalista.

Fruga nelle tasche, e, come meravigliato, risponde di averla dimenticata nell'altra giacca! Il sorvegliante non cade nel tranello. Alfredo insiste; promette che sarà per pochi minuti; cerca di ingannare il sorvegliante salutando persone mai conosciute. Promette di portare la tessera la prossima volta! Il sorvegliante, spazientito, l'allontana con una spinta minacciandolo. I fogli che Alfredo portava al braccio cadono in una pozza d'acqua. Reagisce alla spinta in modo disordinato, ma riceve un pugno in faccia. È allontanato da altre persone; raccoglie i fogli bagnati. Sanguinante al naso, entra in macchina piangendo, getta i fogli sul sedile, ormai sporchi e raggrinziti.

Batte le mani sul cruscotto e porta il capo sul volante della macchina. Fa ritorno a casa. Passa molto tempo sul suo letto guardando il soffitto. In viso ha un cerotto a coprire la ferita. Si alza, entra nel bagno, è sotto la doccia, ancora con una maglietta e un paio di pantaloncini. Apre solamente il rubinetto dell'acqua fredda, come se volesse uscire da quel torpore in cui è caduto.

Urla qualcosa, somiglia a un motivo musicale, prende forma è: "Polvere di stelle".

Alfredo tenta di introdursi di notte negli stabilimenti cinematografici, per poi passare la notte in qualche magazzino. Il problema sarà trovare il set di Alberto Sordi! Scavalca il muro di cinta, due sorveglianti sono nei pressi; il salto li fa voltare verso il muro. È buio, le torce dei sorveglianti sono rivolte verso il muro, non riescono a vedere cosa possa essere stato.

Uno dei due sorveglianti dice all'altro che deve trattarsi di qualche gatto o di topi; l'altro si avvicina sospettoso; non vede altro che erba alta. Risponde al primo sorvegliante in modo affermativo: "Sì, deve esse quarche sorcio". Alfredo, dopo l'allontanamento dei due, cerca un riparo per la notte; c'è una porta che si affaccia in un viottolo al riparo di torce che lo possono scoprire. La porta è chiusa, ma la finestra è senza vetro, e Alfredo ne approfitta: si ritrova in un bagno che dall'odore deve essere in disuso da molto tempo; in fretta esce dal bagno forzando la porta già malandata. Cerca di sentire se i sorveglianti sono nei paraggi. Tutto tace. Accende la sua piccola torcia; trova in quel magazzino appartato pannelli, manichini, oggetti di scena e qualche vecchio e consumato costume indossato da qualche comparsa o forse da un noto attore. Al mattino è scoperto, dopo aver tentato un travestimento con costumi presi dal magazzino, e portato fuori dagli stabilimenti. Alfredo cammina in una via del centro di Roma, ha due cerotti vicino al naso.

Entra in una pasticceria del centro di Roma, compra tre paste che mangia nel locale. Una donna entrata in quel momento attira l'attenzione di Alfredo. I commessi salutano la donna domandando: "il dottore stà bene?", la donna ha una risposta affettuosa nei confronti del dottore.

Alfredo continua a mangiare le sue paste, cercando di capire qualcosa da quel dialogo colorito.

Scopre che soggetto della discussione è Alberto Sordi e si fa più attento al dialogo, senza farlo vedere.

La donna esce dalla pasticceria con una confezione, Alfredo ancora con la pasta in mano la segue.

Con discrezione è riuscito a non farsi scoprire dalla donna che pedina. La donna si ferma davanti una porticina, attende che le sia aperto.

Alfredo continua il suo cammino passando davanti alla casa.

Torna indietro, si siede dall'altro lato della strada, su un foglio disegna la casa che ha di fronte. Diventa così una sua abitudine frequentare quella pasticceria, nella speranza di rivedere quella donna.

Un commesso del negozio affigge un cartello .

Alfredo esce dalla pasticceria, legge il cartello: "CERCASI COMMESSO".

Alfredo si allontana; si ferma, torna indietro, entra nel negozio.

Alfredo è al banco, serve le paste ai clienti.

Passano giorni senza che egli abbia visto la donna.

Un cliente chiede di poter prenotare paste e torte, per riprenderle in serata.

È quasi l'ora di chiusura, l'uomo non è ritornato al negozio.

Squilla il telefono.

Il gestore risponde, la telefonata è breve e le risposte di questi è fatta di solo "sì" e "senz'altro".

Terminata la telefonata il gestore chiede a Alfredo di prendere il pacco e portarlo a casa di Alberto Sordi.

Alfredo è davanti la porta della villa, parla con un guardiano e spiega il motivo del suo arrivo.

Dopo aver controllato la cosa il guardiano lo lascia entrare.

Alfredo entusiasta.

Arriva davanti la porta della casa, una cameriera lo attende.

Questa vuole prendere il pacco, Alfredo insiste nel portarlo dentro, gli è negato e invitato ad uscire. Alfredo serve i clienti della pasticceria; l'entusiasmo dei primi giorni è passato, ma come in tutte le cose vuole svolgere bene il proprio lavoro. Si accorge che alcune paste sono esaurite, entra nel retro del negozio per prenderne altre, al suo ritorno la donna della villa è davanti al banco. Alfredo si affretta a servire la preziosa cliente. Al contrario di altre volte la donna non fa cenno del "dottore". Alfredo segue la donna che esce dal negozio. I due rimangono a parlare davanti alla vetrina della pasticceria piena di torte. La donna fa cenno di andare via, Alfredo si mette davanti, cerca di trattenerla, insiste. Confessa alla donna di aver spedito soggetti e sceneggiature ad Alberto Sordi, fa vedere una decina di ricevute delle avvenute spedizioni dei pacchi indirizzati all’attore, ma non sa se il lavoro è stato preso in considerazione. La donna gli risponde che i lavori pervenuti sono gestiti da un ufficio. Alfredo è amareggiato, ma comprende tale comportamento, chiede alla donna di presentare personalmente il soggetto come se fosse stato scritto da un suo nipote. La donna è sorpresa, e non promette nulla, ma il suo comportamento nei confronti di Alfredo non è d'indifferenza. Questi le chiede di attendere un minuto; corre nel negozio e ne esce con un fascicolo in mano. Lo consegna alla donna. Sogno di Alfredo: "Un tavolo lunghissimo, quasi quanto un campo di calcio, è servito per una cerimonia, centinaia di persone ne hanno fatto parte. Capo tavola è Alberto Sordi, e in uno dei posti del tavolo è seduto Alfredo. Egli cerca in tutti i modi di arrivare all'attore; cammina sulle persone in terra ubriache. C'è sempre qualcuno o qualcosa che gli impedisce di raggiungere l'attore". Alfredo è al suo "vero" lavoro. Parla con il suo capo, quest'ultimo visibilmente contrariato, perché gli è richiesto un periodo di aspettativa.

Il capo va oltre; non trova giustificata la richiesta, gli ricorda il lavoro svolto che non è stato portato a termine e risolto da un altro collega, minaccia di rivedere il trattamento economico.

Non esita a valutare l’operato di Alfredo in modo mediocre. Alfredo risponde: "E chiamate uno più bravo!". Esce dalla stanza sbattendo la porta. La donna e Alfredo sono davanti al negozio; quest'ultimo ha in mano il fascicolo da presentare a Alberto Sordi. La donna cerca di giustificare il "dottore", rilevando quanta corrispondenza di questo genere arriva alla villa, e il tempo necessario soltanto per leggerla. La donna gli consiglia di rivolgersi a qualcuno che sia artisticamente vicino all'attore. Sogno di Alfredo: "Salone. Grandi quadri alle pareti disegnano l'atmosfera della casa. Un lungo tavolo delimita il salone. Le dita di una mano battono sul tavolo. Sono quelle di Alberto Sordi, seduto a capo del tavolo, davanti un piatto vuoto. Dalla porta della sala entra un domestico, è Alfredo, con in mano una zuppiera. Serve il brodo. Si accinge ad andare via, si ferma, e chiede ad Alberto Sordi un favore: leggere una sceneggiatura di un "bravo ragazzo". Alberto Sordi fa cenno con la testa, come un pendolo di un orologio, e risponde: "Lo sai che non mi va di leggerle... non leggo le sceneggiature di nessuno". Alfredo fa cenno di insistere, Alberto Sordi lo blocca con lo sguardo. Alfredo esce dalla sala". Il ragazzo è davanti la pasticceria, conta i soldi. Ha lasciato il lavoro della pasticceria dopo aver avuto la risposta della donna. Si mette alla ricerca di qualcuno che possa aiutarlo: si reca nelle librerie specializzate, negli studi di registrazione, ma nessuno ha voglia di ascoltare le solite richieste. Alfredo ha ancora una carta da giocare; la libreria dove ha frequentato il corso di sceneggiatura. Forse un contatto con Roberta Masso potrà dare qualche frutto. Una ragazza della libreria è alla cassa; Alfredo entra timidamente e imbarazzato chiede se la sceneggiatrice è presente; la risposta è negativa. Il soggetto può consegnarlo alla ragazza, sarà fatto pervenire alla signora Masso, ma per un'opinione a riguardo dovrà attendere tre o quattro giorni. Per Alfredo, il momento che lo separa dal conoscere il giudizio del proprio lavoro è lontano, il giorno sembra non trascorrere mai. Vuole dividere l’attesa con qualcuno che comprende la sua ansia. Telefona a Laura; il loro dialogo è fatto di frequenti silenzi, il ragazzo si scusa del comportamento avuto; Laura accetta le scuse ma il suo atteggiamento è di chi vuole prendere tempo. Sono passati tre lunghi giorni, è tempo di ritornare alla libreria; vorrebbe essere lì al momento dell'apertura ma un atteggiamento distaccato potrebbe essere più adatto per la circostanza. Decide di presentarsi nel pomeriggio: forse avrà la possibilità d'incontrare Roberta Masso. Alfredo arriva nella piccola libreria; entra, non c'è nessuno, si avvicina alle scale che portano nel salone dove aveva sostenuto il corso, c'è anche una scrivania sommersa di carte; Roberta Masso è seduta vicino, la ragazza le sta parlando; Alfredo si avvicina cercando di non farsi sentire; le voci diventano chiare. La ragazza chiede cosa deve farne d'alcuni soggetti che attendono risposta; la sceneggiatrice risponde in malo modo, facendo intendere che debba sbrigarsela da sola, inventando una scusa qualsiasi. Alfredo è meravigliato: la curiosa "erre moscia" è scomparsa, o forse, era solo un modo di presentarsi. Lo stupore gela il viso del ragazzo, torna indietro, senza farsi sentire esce dalla libreria. Si ritrova quasi per caso, una sera di pioggia, davanti la pasticceria dove ha lavorato. Vede la macchina che ha usato per fare le consegne a domicilio, il nuovo commesso ha lasciato le chiavi della macchina inserite. Alfredo ruba la macchina. È davanti il cancello della villa, il portiere dice al ragazzo di non sapere di quest'ordinazione; fa l'atto di prendere il telefono interno, Alfredo l'interrompe con le parole: "È stata una cosa improvvisa... hanno fatto un'ordinazione pochi minuti fa...". Piove ancora più forte, il portiere apre il cancello, il ragazzo è persona fidata. È davanti la porta della villa, suona, gli è aperto da una domestica. Alfredo entra prepotentemente, apre tutte le porte che ha davanti, alla ricerca di Alberto Sordi. La domestica con urla chiede aiuto; Alfredo non si cura di questo, ma solo di dove può trovare Alberto Sordi. Sale sulle scale, è davanti ad una porta, gli si presenta dinanzi il famoso attore.Il ragazzo rimane muto, riesce a dire qualcosa d'incomprensibile. Alberto Sordi urla: "Chi l'ha fatto entrare nella villa?". Alfredo è preso e portato fuori. Il ritorno a casa è identico a mille altri, pieni di delusione. Il suo letto è ormai diventato luogo di meditazione e il soffitto uno schermo dove vedere i sogni realizzarsi. Da qualche minuto i rubinetti della vasca da bagno sono aperti: il vapore acqueo ha appannato l'unico specchio della casa. Alfredo è destato dallo scrosciare dell'acqua sul pavimento. In fretta chiude i rubinetti. Si spoglia e s'immerge nell’acqua. Prende un panno umido, lo porta sul viso. Sogno di Alfredo: "Alfredo è al telefono e racconta dell'accaduto. Josip è all'altro capo del telefono, i due decidono di vedersi per il giorno successivo nell'ufficio di Josip. Si vuole scusare; secondo Josip, tutto quello che è accaduto è stato causato dal suo comportamento. Alfredo minimizza e accetta l'appuntamento. Si presenta puntualissimo nell'ufficio di Josip. Una segretaria lo riceve con modo affabile. Josip è avvisato dell'arrivo. Si apre una porta, Alfredo entra nella sala, Josip viene incontro salutandolo calorosamente. Alfredo non ha il tempo di guardarsi intorno, vedere in quale ufficio è stato accolto.

Josip gli presenta un uomo che è rimasto alla finestra a scrutare le macchine di passaggio.

È Alberto Sordi. Josip scuote il ragazzo visibilmente emozionato. I due protagonisti della vicenda, Alfredo e Alberto, sono ormai vicini a stringersi la mano, quando all'improvviso Alfredo si sente mancare e sviene ai piedi del famoso attore". L'acqua nella vasca si tinge sempre più di un colore rosso. Il corpo di Alfredo è immerso nell'acqua, le braccia sono riverse sui bordi della vasca, l'acqua cade sul pavimento. Una mano di donna suona alla porta: è Laura; non riceve alcuna risposta, ma la sua insistenza è di chi è sicuro che qualcuno risponderà. Laura prova un'altra volta, ma subito dopo, si accorge che la porta è già aperta. Timidamente entra nel piccolo appartamento; si sente l'acqua della vasca cadere sul pavimento, il colore dell'acqua fa gridare la ragazza: corre verso il bagno. Nella vasca non c'è nessuno! Gli occhi della ragazza sono coperti da due mani. Laura riesce a voltarsi: è Alfredo, indossa un accappatoio, e la prima parola che Laura gli rivolge è "stronzo!". La sua angoscia diventa subito dopo gioia per la situazione in cui si sono trovati. È presa in braccio e portata nell'unica camera della casa. Alfredo intona una canzone di Alberto Sordi e un filmato di "Polvere di stelle" accompagna il momento. I due sono sdraiati sul letto, scambiandosi gesti d'amore. Laura domanda quale futuro avranno insieme; la risposta non si fa attendere (è data dalla scena finale del film "Lo scapolo").

Nel bagno sopra una mensola, un liquido denso e di colore rosso è uscito da una bottiglia che riporta una scritta: "Effetto sangue - made Cinecittà - Roma".

L'acqua è arrivata ormai fuori la porta di casa.