REQUIEM PER IL PADRE
E, si mosse al fine l'alba a incoronare il prode condottiero.
Lo conobbi ai tempi di tangentopoli, lo interrogavo sul perché la magistratura non si fosse mossa prima e mi insegnò che il nemico in politica si colpisce quando è debole, altrimenti è la prepotenza a sopprimere la giustizia.
Uomo politico certo e di spessore indubbio, testimone di un secolo devastato da ingiustizie e da guerre, ne portò i segni con umile rispetto anche di chi non lo meritava.
Ma, io voglio parlarvi della sua humanitas, del senso d'amore che portava ai giovani, dei sogni che l'hanno tenuto sveglio fino all'ultima ora.
Niente con Lui sembrava impossibile, mai ha parlato con rancore o rabbia del fascismo, seppur meglio di chiunque altro, sottolineava il valore prezioso della libertà e il pericolo della tirannia.
In questi tempi difficili egli fino all'ultimo respiro ha indicato la strada, quella giusta della speranza, della Giustizia.

In nome di questo uomo grande, seppur nel pianto, anziché batterci il petto , chiediamo a chi di dovere di fare giustizia, contro chi prostra un popolo con la povertà , contro i malavitosi che si infiltrano in spazi insospettabili, contro chi offende le speranze dei giovani.
Chissà quanto dolore avranno arrecato al suo cuore di fanciullo le morti degli operai che non tornano a casa, chiediamo ai sindacati di abbeverarsi a questa fonte integerrima, mai vacillante nei suoi ideali.
In uno dei tanti convegni che organizzai al Magistrale di Formia (ai quali interveniva con gioia e anziché ringraziarlo io, era Lui che mi diceva grazie per avergli dato la gioia di parlare ai giovani) glielo dissi che mi ricordava il grande Cicerone , pater patriae, anch'egli lottatore per il bene della rei publicae, con un senso dello Stato che si sostanziava nel rispetto dei più deboli, degli operai.
Un giorno gli contestai che la classe operaia non esisteva più ed egli mi disse se questo accadrà tutti saremo più deboli, e così è stato, man mano che il sindacato è stato messo a tappeto, i diritti di chi lavora per vivere sono sempre più calpestati, l'indifferenza e la retorica hanno preso il posto dei valori fondamentali del lavoratore e con essi la tragedia delle famiglie che restano senza un loro membro a causa delle morti bianche o della perdita del posto di lavoro, o dei salari che vengono fagocitato dalle tasse.
I suoi insegnamenti sono serviti e servono se non si vuole regredire verso il buio della miseria o verso una vita che ha perso il senso prezioso della giustizia.
L'unico forse che aveva capito Marx nella sua purezza e straordinarietà è stato lui, non i filosofi, non gli statisti , non i politici.
Cicerone e Foa scelsero Formia a conforto delle loro ore di gioia e amarono Formia come se fosse centro di irradiazione, di cultura e politica, di morale e di storia.
Da qui il politico interveniva, raddrizzando precisando e ogni virgola aveva un senso, Egli ci ha indicato la strada con semplicità, quasi che non ce ne fossero altre, se non quelle del bene comune.

 

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