GAETA, MUSEO DIOCESANO
28 AGOSTO - 13 SETTEMBRE
Eccolo dagli Stati Uniti al piccolo scrigno d’arte del Museo Diocesano di Gaeta. E’ lunga la carriera di questo inscopribile Maestro. Il segno lieve viaggia sul foglio bianco, inatteso come una piaggia d’agosto. Dai rintocchi lievi della china e dal punto nasce la tela della regale Semiramide, ecco l’universo placato, ma pur sempre voluttuoso. Cosa vogliono dire quelle mani di donna in preghiera, o morbide quasi accarezzino il ventre di una puerpera in attesa del più bello, del più alto? Sublimano la sua anima perché teme il fango e non ne vuole essere sporcato. Interessante la presentazione del prof Silvano Cuciniello, ma che non mi trova d’accordo. Indiscutibili l’altezza sacrale del bello, la levità del tratto la dolcezza del sentire, ma quella pace nasconde un fremito, intriso di fulgori mitici, la chimera e l’inquietante medusa mostrano anche nella pace del segno l’irrefrenabile vitalità.
L’arte di Supino non è il raggiungimento del Nirvana, è roccia sgretolata che la mano dell’artista ricompone con maestria (innegabile che la sua arte della linea è tra le più perfette)
E’ qui è giusto parlare di tessitura, ma è la tela di Penelope ordita con intelligenza, con passione di sposa in attesa, al lume della notte , lontano dagli occhi dei briganti.
Sorprende poi la copiosità delle opere; nella visita si ha la sensazione di attraversare una cornucopia di succhi prelibati , unici, esotici. Anche la bellissima raffigurazione del paesaggio della Torre di Mola, pur così familiare, ti riporta , senza frontiere ai pirati, ai mari aperti, alle mille vite dei pescatori e al tempo ohimè! fugace per noi e anche per l’artista.
… ed io alla casa di Circe andavo e molto il mio cuore nell’andar batteva. Mi fermai sulla porta della Dea……. dunque l’arte del Maestro è come Circe ammaliatrice, morbida , sinuosa, ma attenti in questo sconfinato infinito , coccolato, blandito, l’Artista non dimentica l’antro da cui proveniamo ed egli costruisce ogni sortilegio per farcelo dimenticare o per portarci in salvo il prima possibile.