Personaggio fascinoso, certo, ma arduo, va da sè, da "sceneggiare", a voler rendere visibile, per così dire, la ricca e vividissima interiorità di Giulia Gonzaga.

E Carmen Moscariello, poetessa, si sa, di fine sensibilità, attenta alle sottili, impalpabili sfumature, realizza mirabilmente il suo "atto unico" presentando una serie di quadri, di momenti essenziali evocativi di figure, ambienti, atmosfere. A cominciare dalla scena iniziale, con Giulia giovanissima, vedova e contessa di Fondi (e tutta la prima parte si colloca nell'ambientazione del magnifico castello della cittadina laziale). "La tua sposa bambina... Quali giorni ti attendono?" E' morto l'anziano Vespasiano, e Giulia, "bella come il mare in autunno" è smarrita.

E' l'amore d'Ippolito, il giovane cardinale De' Medici impulsivo e appassionato, che mal "sopporta i rigori del suo abito", invano bussa alla porta del cuore di Giulia. Ma veglierà su di lei ("solo i poeti potranno accarezzare il tuo nome"). E sarà lui a respingere l'assalto di Barbarossa, ma perirà l'anno dopo, avvelenato.

Ma a connotare il tutto è lo stesso sublime lirismo di Carmen Moscariello che permette, altresì, a scene e quadri di susseguirsi liberamente, quasi atemporalmente. Senza che ne esca ridotta, s'intende, l'intensità drammatizzante. Che ben si riaccampa in scene come quella del dialogo tra Giulia Gonzaga e Vittorio Colonna o quella, ferrigna, del tempestoso incontro tra il Papa e una umiliata, forse sfiorita, ma intoccata Giulia Gonzaga.

Tommaso Pisanti,

Professore di Letterature comparate

Università di Salerno

 

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