CARMEN MOSCARIELLO PRESENTA AL CASTELLO BARONALE DI MINTURNO L'OPERA DI ANTONIETTA BARBATO "CAPENDULA LA LUNA NEL POZZO"
MARTEDì 7 LUGLIO, ORE 19,00.
RECENSIONE ALL’OPERA DI CARMEN MOSCARIELLO
Il fascino dell’incognito nei lunghi viaggi della mente, spesso incontra la luna ed essa diventa per lo scrittore, ma anche per l’uomo più semplice, una scia di speranza, di nostalgico ricordo, di un fiume che scorre indomito tra il nord e il sud dell’esistere.
“Che
fai tu luna, in ciel? dimmi che
fai,/silenziosa luna?”.
Ebbene neanche Antonietta Barbato è riuscita a sottrarsi a questo dolce sussurro.
Non spegnete, il sole, non imballate la luna, correte con i vostri aquiloni ad incontrare il cielo, non importa che gli anni già siano tanti o pochi, quel che conta è che l’uomo continui a sperare, a costruire strade per la via lattea, per un riscatto morale, affinché la bestia che entro ruggisce si acquieti e rivolga gli occhi al cielo.
L’opera della Barbato è controcorrente, non un romanzo truculento di stupri o assassini, né di politica ,né di passione, questa che andiamo a presentare è un’opera lieve, apparentemente oggettiva, legata al quotidiano più banale, quale può essere, a volte, la vita di un’insegnante elementare.
Figura ombra, come tante figure culturali della società di oggi.
Ma se si ha la pazienza di srotolare la quotidianità e le pacate sofferenze di un piacere inseguito, percorso, brucato, azzerato, per poi rimodellarlo secondo i precisi canoni di una volontà ferrea, dove i valori della famiglia, del lavoro assumono ruoli determinanti, ebbene, si riesce, così a strappare messaggi dormienti e riportarli agli odoro e ai sapori di un candido risveglio.
Le astute speranze di un secolo basso e disonesto, che sembra non conoscere margine per la sua volgarità e corruzione, può ancora , nell’animo di una donna accorta rigenerare la fede, ricostruire coscienze, quali solo un’attenta insegnante può fare, il suo contributo può sconfiggere la rabbia e la paura per dare fondamenta inattaccabili a una vita che si muova nel rispetto di se stesso e del prossimo.
Se oggi il dramma non è tanto nell’assenza di qualsiasi rispetto per il fratello, bensì, esso si configura soprattutto nell’odio che l’uomo nutre prima di ogni altra cosa per la sua vita e infrange ogni regola per sfidare l’irregolare, l’immorale in ogni suo aspetto, per l’autrice l’arco è ponderato verso la luce, che si traduce nell’impegno quotidiano per i suoi cari, ma anche nell’accorta cura per la sua animae per i suoi sogni.
Interrogarsi sui modi e i tempi per uscire da questo logorato abisso è un grande merito per l’autrice, se poi lo fa per salvare coscienze in nuge , affidate al suo ruolo di insegnante, ebbene allora la sua opera diviene encomiabile.
Il ruolo vilipeso degli insegnanti va riscattato con una tensione intellettuale, dove l’agire non può essere meccanico, costruito a volte su dictat deleteri, su banali metodologie cancerose; chi educa deve conoscere un quotidiano dinamismo, l’ottuso trascinarsi di alcuni, ha spesso screditato l’intera categoria che, invece, il più delle volte è formato da docenti simili alla protagonista di questo romanzo, che ribolle nel cuore e nella mente per meglio operare, per realizzare un cammino autentico di conoscenza dove i timidi sogni prendono fuoco.
Questo romanzo è costruito sulle confessiones dell’autrice, un’assorta meditazione a volte costellata di cadute e rifiuti , ma che poi raggiunge il sogno di creare il giardino dei fiori più belli.
Alle spalle dell’autrice si muove la coralità di una famiglia, dove si crea e si costruiscono i passi verso il futuro di tutti i membri, nessuno escluso.
Anzi si opera affinché il sogno di uno diventi la realizzazione di tanti sogni, l’apertura alla comprensione, perché poi si scopre che spesso la cattiveria è frutto di un dolore solitario che non ha trovato conforto.
Penso che quest’opera sia degna di essere menzionata, poiché è capace di annientare le onde di odio, di rabbia , di invidia e di paura che a volte si nutrono contro il nostro prossimo.
E le oscurate contrade della terra possano sempre finalmente gioire e comprendere il senso della luce che porta l’uomo verso il suo autentico destino.