AL CARMELO SI PREGA COSì

 

Roberto Fornara, ocd - Genova


Preghiera Liturgica

ANGELUS E IL REGINA COELI
LA PREGHIERA CONTEMPLATIVA
TRA LO SPIRITO E MARIA
ALLA VERGINE DEL CARMELO
PRIMA E DOPO I PASTI

Come dalla lapidaria affermazione della sua fondatrice riportata sopra nel titolo, la vita del Carmelo è scandita dal ritmo della preghiera, che è anche compito del suo apostolato tra la gente. Soprattutto la preghiera contemplativa, ma anche tante altre forme di preghiera, di cui qui sotto vorremmo dare solo qualche esempio più significativo.

PREGHIERA LITURGICA
La preghiera comunitaria al Carmelo vive naturalmente incentrata sull'Eucaristia quotidiana, fonte dell'amore fraterno che anima una comunità e vertice dell'azione liturgica della Chiesa. La stessa Regola Primitiva Carmelitana richiede la celebrazione comunitaria quotidiana dell'Eucaristia.
La preghiera liturgica viene poi strutturata dalla "liturgia delle ore" (il cosiddetto "breviario"), così chiamata perché santifica e offre a Dio le varie ore della giornata. Questo "ufficio divino" è modellato sulla preghiera dei salmi, arricchita da letture bibliche e patristiche e da preghiere di intercessione.
Le ore principali sono: le "Lodi" mattutine, i "Vespri" al tramonto e "Compieta" prima del riposo notturno. A metà giornata si prega l'"Ora Media", unica per le comunità maschili o di vita attiva, divisa in tre momenti per le comunità monastiche femminili (l'"Ora Terza" al mattino, l'"Ora Sesta" a mezzogiorno e l'"Ora Nona" al pomeriggio).
Lo stile di recitazione o di canto dei salmi al Carmelo privilegia la semplicità, la sobrietà, la bellezza, il valore del silenzio. S.Teresa di gesù invita a vivere anche la preghiera liturgica con uno spirito contemplativo: la liturgia delle ore è quasi orientata all'orazione mentale, vero pilastro della preghiera quotidiana di un carmelitano o di una carmelitana. Dalla preghiera dei salmi o dalle letture bibliche attingiamo infatti una conoscenza più profonda di quel Dio che incontreremo nell'orazione, lasciandoci nello stesso tempo impregnare da un linguaggio biblico per il colloquio d'amicizia con Lui.

L'"ANGELUS" E IL "REGINA COELI"
In comunione con tutta la Chiesa, la famiglia carmelitana recita tre volte al giorno la preghiera dell'"Angelus": al mattino, prima preghiera della comunità; a mezzogiorno, dopo l'esame di coscienza; alla sera, al tramonto del sole. La preghiera fa memoria di due grandi cardini della spiritualità e della devozione carmelitana: da una parte la memoria del mistero dell'Incarnazione, dall'altra la devozione mariana.
Nel mistero del Figlio di Dio che assume la carne umana contempliamo la sovrabbondanza dell'amore divino che si fa in tutto solidale con l'umanità, la "kénosi" (cioè la spogliazione, lo svuotamento di Cristo) ed il volto divino che splende sul volto umano di Gesù: è Lui il Fratello, l'Amico, lo Sposo, la Via che tutto il cammino dell'orazione mentale insegna a seguire ed amare. Maria viene contemplata soprattutto nel suo stretto rapporto con il mistero del Figlio e nella generosità del suo "sì", che diventa modello di docilità all'azione dello Spirito e di ascolto della Parola. Allo stesso tempo, Maria è sentita come presenza materna che guida, protegge e consola. L'"Angelus" è semplice e consiste in alcune affermazioni alterne seguite dall'"Ave Maria": "L'Angelo del Signore portò l'annuncio a Maria / ed Ella concepì per opera dello Spirito Santo (Ave). Ecco l'ancella del Signore / si compia in me secondo la tua Parola (Ave). E il Verbo si fece carne / e venne ad abitare in mezzo a noi (Ave)." Segue un'invocazione anch'essa alterna ("Prega per noi, Santa Madre di Dio / e saremo degni delle promesse di Cristo") e, infine, una preghiera finale come questa, introdotta da "Preghiamo": "Signore, infondi la tua grazia nelle anime nostre, affinché come per l'annuncio dell'angelo abbiamo conosciuto l'incarnazione di Cristo, tuo Figlio, così per la sua passione e croce giungiamo alla gloria della Resurrezione. Per Cristo nostro Signore. Amen". Si chiude con il "Gloria al Padre...", ripetuto tre volte.
Nel tempo pasquale (dalla domenica di Pasqua fino a Pentecoste) la preghiera dell'"Angelus" è sostituita dalla recita del "Regina Coeli", che consiste in queste bellissime dichiarazioni alla Vergine Santissima: "Regina del cielo, rallegrati, alleluja; Cristo, che hai portato nel grembo, alleluja, è risorto, come aveva promesso, alleluja! Prega il Signore per noi, alleluja. Godi ed esulta, o Vergine Maria, alleluja! Perché il Signore è veramente risorto, alleluja!". La preghiera conclusiva è questa: "O Dio, che hai rallegrato il mondo con la resurrezione del Figlio Tuo, nostro Signore Gesù Cristo, concedi, te ne preghiamo, che per i meriti della Madre Sua, la gloriosa Vergine Maria, possiamo giungere alla gioia della vita eterna. Per Cristo nostro Signore. Amen". Si chiude anch'essa con la recita del "Gloria al Padre..." per tre volte.

LA PREGHIERA CONTEMPLATIVA
La vita di preghiera del carmelitano è caratterizzata da una ricerca costante della comunione con Dio. La forma privilegiata di preghiera è la preghiera individuale, silenziosa, contemplativa, basata soprattutto sull'ascolto della Parola di Dio e sulla contemplazione del volto umano di Gesù, con una forte sfumatura affettiva, secondo l'esperienza ed il messaggio di S.Teresa di Gesù (1515-1582) e di S.Giovanni della Croce (1542-1591).
Tutta la giornata del religioso è imperniata sulle due ore quotidiane di orazione mentale, una al mattino e l'altra alla sera. Tutto ruota intorno a questi pilastri fondamentali: la preghiera liturgica va vissuta con la stessa impronta contemplativa, la lettura spirituale o la "lectio divina" aiutano a conoscere meglio quel Dio che si incontrerà nell'orazione, la ricerca della presenza di Dio nel corso delle varie occupazioni della giornata costituisce una preparazione remota all'orazione e lo stesso apostolato del carmelitano deve scaturire dalla pienezza della vita di preghiera, caratterizzandosi come una comunione gioiosa dell'esperienza di Dio.

TRA LO SPIRITO E MARIA
La preghiera contemplativa o orazione mentale è una preghiera individuale; eppure i Carmelitani e le Carmelitane la vivono insieme, in comunità. All'inizio della loro preghiera personale essi invocano comunitariamente la presenza e l'azione dello Spirito Santo: è lui il vero Maestro di preghiera, è lui che prega in noi suggerendoci parole, pensieri, sentimenti. E' bene che questa semplice invocazione comunitaria dello Spirito venga poi prolungata da ciascuno all'inizio della propria preghiera personale: non è tempo perso! L'antifona iniziale chiede in particolare due doni allo Spirito di Dio. Si chiede innanzitutto di "riempire" il nostro cuore. Non è un dono momentaneo, perché possiamo pregare bene: chiediamo una pienezza che trabocchi! Lo Spirito deve poter riempire il nostro cuore, cioè la nostra persona, la nostra volontà, i nostri affetti, i nostri pensieri, la nostra intelligenza, le nostre decisioni...
Il secondo dono chiesto è lo Spirito che è Amore. Desideriamo che egli ci riempia dello stesso amore di Gesù, di quell'Amore che circola da sempre nel cuore della Trinità. Lo si chiede con questa invocazione: "Vieni o Santo Spirito; riempi il cuore dei tuoi fedeli e accendi in noi il fuoco del tuo amore". Poi, si conclude con questa o un'altra preghiera simile: "O Dio, con il dono dello Spirito Santo tu guidi i fedeli alla piena luce della verità: donaci di gustare nel medesimo tuo Spirito la vera sapienza e di godere sempre del suo conforto. Per Cristo nostro Signore. Amen".
Se l'inizio della preghiera è affidato all'invocazione comunitaria dello Spirito Santo, al termine dell'orazione il Carmelo si rivolge a Maria con un atto di professione filiale di amore. Il momento della preghiera è così compreso fra questi due estremi, in sintonia con la tradizione orientale.
La preghiera mariana fa anche da tramite fra l'orazione vera e propria e la vita quotidiana, chiamata ad essere prolungamento della preghiera: a Maria si chiede la compagnia, la guida e la protezione. E' tradizione concludere la preghiera con una semplice e bella antifona mariana, risalente al secondo secolo: "Sotto la tua protezione troviamo rifugio, Santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova; e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta".

ALLA VERGINE DEL CARMELO
Il Carmelo ha diffuso la devozione mariana soprattutto attraverso la confraternita dello Scapolare della Madonna del Carmine. I suoi membri vengono rivestiti dello Scapolare, cioè partecipano idealmente allo stesso abito di Maria, impegnandosi ad imitarne le virtù e dei Carmelitani, beneficiando di tutti i beni spirituali dell'Ordine. Lo Scapolare è nello stesso tempo segno di protezione materna da parte di Maria e di consacrazione a Lei.
Questa preghiera composta da Arnoldo Bostio (1445-1499) fa emergere tutti questi sentimenti filiali, collegando strettamente lo Scapolare alla consacrazione battesimale: "O Madre del Carmelo, che ci doni la veste dello Scapolare, con questo abito santo tu abolisci ogni distinzione di persone: esso è per tutti e senza alcun limite. Tu doni un distintivo tuo e non nostro; poni un segno di invincibile difesa per ogni tuo figlio. Tu presti la tua amabile attenzione di serva del Signore verso noi peccatori ostinati. Ti poni come richiamo continuo alla nostra dignità di figli di Dio, cui è stata data la veste battesimale della grazia, che tu ci aiuti a mantenere intatta o almeno a ripulire. Nello Scapolare poni tutta la tua tenerezza umana di Madre del Verbo fatto carne e tutta la tua carità divina di corredentrice. Hai stabilito con noi un patto di salvezza, impegnando la tua forza di mediatrice, se noi appena ci impegniamo a confidare in te e a tenerti per madre nostra. Madre e Signora del Carmelo, difendici con la tua veste come un'armatura, poiché la guerra contro il nostro spirito infuria sempre di più. E donaci di raggiungerti in cielo, dove sei coronata di gloria da Dio Trinità. Amen".

PRIMA E DOPO I PASTI
Vivere alla presenza di Dio è fondamentale per il carmelitano, per alimentare lo spirito di orazione. Egli cerca così di orientare al Signore ogni azione; anche il pasto, consumato fraternamente in comunità, ascoltando la lettura della Parola di Dio o qualche lettura agiografica, oppure conversando con i fratelli, può diventare motivo di preghiera e di unione con Dio.
I confratelli ringraziano insieme il Signore per i doni della sua bontà e chiedono la sua benedizione. Dopo il segno della croce ed il "Padre Nostro", chi presiede recita una preghiera come questa : "Dio, amante della vita, che nutri gli uccelli del cielo e vesti i gigli del campo, ti ringraziamo per il cibo che ci doni: nel tuo provvido amore, non permettere che ad alcuna creatura manchi il necessario alimento. Per Cristo nostro Signore. Amen".
Al termine del pasto ha luogo un piccolo ringraziamento comunitario. Chi presiede dice questa preghiera o un'altra simile: "Dio, datore di ogni bene, riconoscenti della tua provvidenza, ti preghiamo di benedire i nostri benefattori e di renderci pronti a dividere il pane con i fratelli. Per Cristo nostro Signore. Amen". Poi conclude dicendo, per esempio, alla sera: "Il Signore apra le braccia della sua misericordia ai nostri fratelli defunti e li accolga nella festosa assemblea dei santi con la vergine Maria, nostra Madre. Amen".

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