Sezze cristiana
Le origini della comunità
cristiana setina risalgono nientemeno che alla venuta dei primi
apostoli in Roma.
L'Evangelizzatore partì da Sezze lasciando uno sparuto gruppo
di novizi cristiani nelle mani
di anziani consacrati
"presbiteri", antenati dei nostri sacerdoti e vescovi. Proprio per
questa " tradizione " diretta dell'autorità apostolica Sezze
ebbe fin dall'inizio vescovi propri ed autonomi ma solo nel XVIII secolo,
da parte di Benedetto XIII e dalla S.R.Rota, fu pubblicamente e
definitivamente riconosciuto alla nostra chiesa l'appellativo di
"Cathedra Episcopalis" ed all'intera comunità accordato il
privilegio della sede vescovile.Invero le diocesi, consociate ma rivali, di
Terracina e Priverno per secoli avevano osteggiato l'autonomia e la
pariteticità vescovile setina finché, per un'ultima accesa disputa, il
nostro card. CORRADINI ritenne giusto ed opportuno difendere
vittoriosamente,
da abile giurista, questi privilegi vescovili setini (3).Comunque, prima
di queste secolari ed accademiche contese, i cristiani setini avevano
superato, con ben altro spirito di fede umile e verace, le dolorosissime e
cruente persecuzioni imperiali, non senza il tributo del sangue di
giovani martiri: ricordiamo ad esempio, la Veneranda Parasceve, vergine
martirizzata ai tempi di Antonino Pio, subito santificata, alla
quale in seguito sarà dedicata una piccola chiesa(4).
Quando il Cristianesimo fu
capace di imporsi ed uscire allo scoperto i fedeli setini sentirono
la necessità di radunarsi per il culto in una pur piccola chiesa: nel IV
secolo, circa sul luogo dell'attuale cattedrale, venne così costruito
il primo rudimentale tempio cristiano, dedicato forse allo stesso
San Luca, divenuto ben presto protettore della città. Attività
primarie di questa comunità originaria erano la Preghiera, L'istruzione
e la "Fractio Panis",cioè la comunione, sia spirituale ma anche
e soprattutto dei beni materiali: questi basilari elementi
concorrevano allo sviluppo ed alla elaborazione del culto che veniva
ad incentrarsi così in una nascente Liturgia.
L'attuale nome della nostra
cattedrale lo troviamo menzionato per la prima volta nel secolo X
quando i fedeli, ricostruito il primo edificio bruciato in un
incendio, consacrarono la nuova struttura a Santa Maria Vergine
"Madre di Dio": questa singolare dedica fu la risposta dei
setini all'eresia, diffusasi allora in Italia, sostenuta dai seguaci di
Nestorio che secoli prima aveva negato la Maternità
divina e la Verginità di Maria.
Nella seconda metà del
secolo XI la comunità di Sezze fu poi fortemente influenzata dalla
presenza e dall'opera dell'abate Lidano d'Antena, fondatore del monastero di
Santa Cecilia nella vicina pianura ed instancabile bonificatore di paludi e di
...anime.
In effetti la devozione dei
Setini per questo venerando abate fu così forte che alla morte di costui,
avvenuta nel 1118, l'intera cittadinanza lottò con la vicina
Sermoneta per assicurarsi le sue spoglie e poterle così venerare nella
propria cattedrale.
Uscita vittoriosa anche in questa
nuova e singolare contesa la comunità cristiana di Sezze sollecitò la
canonizzazione di Lidano che in breve ed a furor di popolo divenne santo e
Protettore del Paese, soppiantando in questo compito San Luca.
A livello di comprotettori
peraltro rimasero i santi Pietro e Marcellino che per lungo tempo
erano già stati affiancati allo stesso San Luca.
Dopo questi santi
"benefattori" anche San Francesco contribuì ad alimentare lo
spirito religioso setino.
Infatti a Sezze cominciarono a
sorgere le prime comunità religiose francescane e le prime organizzazioni
laiche , le cosiddette "Confraternite" quali quella della
"Buona Morte" e del "Sagramento"(cioè dei
"Sacconi") dedite alla sepoltura dei poveri ed all'assistenza
dei pellegrini e dei malati.
Con ciò siamo arrivati al 1300,
tempo di duro lavoro che vede la nostra comunità ancora dedita alla
ricostruzione della cattedrale, ormai quasi rifinita dopo
ulteriori incendi e disgrazie varie.
La nuova opera,
innalzatasi più
solida e più ampia di prima, fu riconsacrata a Santa Maria Vergine Annunziata
Madre di Dio e riaperta al culto addì 18.8.1364 da Giovanni di
Sora, Vescovo di Terracina e di Sezze.
Con questa chiesa cattedrale, più
adatta ai bisogni dei fedeli, con il fervore delle comunità francescane
e delle confraternite, la comunità di Sezze e di Santa Maria visse un
periodo di profonda spiritualità e di laborioso apostolato che preparerà
alla vocazione religiosa molte anime pie, fra cui il nostro
San Carlo.
1) cfr. V.VENDITTI "San Luca
evangelizzatore di Sezze" in "Tabor" vol. XXIX,1961
pp.gg.59-69;
2) cfr. F.LOMBARDINI "Storia di Sezze", Velletri 1909:
secondo quanto riportato dal nostro
illustre concittadino l'insediamento di una sinagoga ebraica in Sezze
risale alle primissime persecuzioni cristiane dell'imperatore Claudio (
imperante negli anni 41-54 d.C.). Tale imperatore, per cercare di arginare
lo sviluppo della nuova religione cristiana, che agli occhi dei pagani
non era altro che una setta di quella ebraica, pensò bene di disfarsi di
tutta la comunità degli Ebrei che dimoravano in Roma e di
perseguitare quei cristiani che testimoniavano la propria fede
in Cristo. Non volendo abbandonare questo nostro territorio
laziale tutti questi Ebrei, pur costretti ad uscire da Roma, ritennero giusto
trasferirsi nelle vicine province.
Un folto gruppo di essi venne
quindi a trovare ospitalità in Sezze, ove con il passare degli anni
riuscirono ad occupare un intero vicolo ( l'antico ed attuale vicolo dei
Chiavari).
Per meglio capire la storia di
questa sinagoga setina è opportuno ora soffermarsi sugli eventi che
caratterizzarono la vita della comunità israelitica di Roma, risalente a
quei primissimi anni di cristianesimo.
La prima notizia sicura di un
insediamento giudaico a Roma si ha subito dopo il 63 a.C., quando
Pompeo, conquistata Gerusalemme, ne trasportò a Roma molti prigionieri e
li vendette schiavi. Molti di costoro, riscattandosi dalla schiavitù,
rimasero come liberti. Comunque, già nel 59 a.C., Cicerone nella sua
orazione in difesa di Flacco, scorgeva tra i suoi ascoltatori molti
giudei, dei quali rilevava il numero, la coesione morale e lo spirito
di intraprendenza. (cfr. G.Ricciotti, "Storia d'Israele", I,
Torino (Ristampa) 1947, pg.220).
Tale comunità venne ad
accrescersi considerevolmente ai tempi di Adriano (117-38), dopo
l'insurrezione Palestinese, istituendo sinagoghe, scuole e perfino un
tribunale che giudicava secondo la legge di Mosè.Infatti anche
nella capitale gli Ebrei godettero dei privilegi di libertà
di culto, amministrazione finanziaria
Ad imitazione della città di Venezia, che nel 1516 aveva ristretto nel quartiere "ghetto" tutti gli Ebrei cittadini, anche Roma, nella persona di papa Paolo IV (1555-59), pensò di rinchiudere in un unico sito i propri ebraici cittadini ed istituì ugualmente un quartiere, il "ghetto". Da quel giorno tutti i quartieri adibiti a restrizione ebraica furono denominati con tale appellativo, divenuto tristemente ed atrocemente famoso in seguito alle disumane persecuzioni razziali di questo secolo. Il Pontefice, tra le varie norme, costringeva gli ebrei ghettizzati a farsi riconoscere con un particolare copricapo, loro riservato quando uscivano fuori dal ghetto.
Lo stanziamento più antico e numeroso del ghetto di Roma era nel rione Trastevere, lungo l'ansa del fiume, dalla porta Portuense alla porta Settimiana (dove peraltro esiste tuttora la Sinagoga ebraica), ma si trovavano Giudei anche alla porta Capena e lungo la via Appia, sul Celio, a nord della porta Esquiliana, alla porta Nomentana e alla porta Salaria, oltre ai quartieri della Suburra, del Campo Marzio e del Circo Flaminio. Il ghetto romano venne a scomparire giuridicamente nel 1847, sotto Pio IX, ma venne definitivamente demolito con la legge del 20 maggio 1881 e la spesa fu di lire 5.501.461 :
( cfr. Topografia ed Urbanistica di Roma, p.699).
Durante
la seconda guerra mondiale, in varie città europee, ad opera del
nazismo, vennero rinchiusi nel ghetto centinaia di migliaia di
Ebrei, in attesa della "soluzione finale". Nel ghetto di
Varsavia infatti, nel 1943, scoppiò una eroica e disperata rivolta, finita
con l'eccidio totale degli abitanti. Ben presto in tutta l'Europa migliaia
di ebrei vennero deportati e ristretti in campi di concentramento e di tortura,
dove miseramente incontrarono una morte orrenda. Fu questo un'ennesima e
cruenta diaspora di una nazione che nella sua storia millenaria non ha mai
incontrato duraturi momenti di pace, continuamente esposta a
lotte, guerre, ostilità e persecuzioni razziali, fino al totale eccidio
dell'ultimo conflitto mondiale. Ancor oggi, purtroppo, assistiamo con senso di
disprezzo e di rifiuto categorico, a manifestazioni di intolleranza
razziale nei confronti del popolo ebraico, compreso quello
italiano, ma ci sembra che tali fenomeni siano da ricondursi purtroppo
alla interminabile e manichea lotta tra le forze del bene e quelle
del male, tra il
Ritornando ora allo studio
delle vicende della comunità ebraica setina possiamo vedere come
negli antichi documenti medievali risultano,
ad essa relative, scarne notizie.In un atto del 5.1.1568 ,comunque, sappiamo che
agli Ebrei setini venne concessa la loro sinagoga; per questo atto privilegiato
, e comunque oneroso, Moisè Cheli, ed Isaia suo nipote, furono obbligati a
pagare annualmente, nella festa di Ognissanti, dieci ducati alla confraternita
dei Catecumeni di Roma e cinque ducati annuali per tutte le altre
sinagoghe possedute dai loro correligionari nelle province di Marittima e
Campagna.
In un altro documento
posteriore risulta inoltre che gli ebrei setini si videro
costretti a saldare i debiti della sinagoga di Priverno, che si era
sciolta ed era stata abbandonata. Il debito insoluto ammontava a trenta
ducati d'oro ma fu ugualmente annullato dagli ebrei setini.
3) cfr.
V.VENDITTI "Fonti e
Documenti Corradiniani", Roma 1969;
4) cfr. P.M. Filippo CIAMMARUCONE
"Istoria Sacra di S.Veneranda Parasceve,
Vergine e Martire cittadina di Sezza", Ronciglione 1706;
La nostra Santa Parasceve,
rimasta nella memoria dei Sezzesi, non si deve confondere con l'omonima martire
romana. I Bollandisti e tutti gli altri scrittori agiografi dei
primi martiri cristiani riportano l'evento del martirio della giovane
setina Parasceve, avvenuto, sembra, sotto il prefetto o preside
della città di Sezze, Asclepia o Asclepiade, che esercitava anche la
professione di medico della stessa città.
"Constat namque
Parascevem sub Antonino imperatore et Asclepio sive Asclepiade
praefecto mortem oppetisse" ( D'Aste ad diem 14 nov. (not. d) ******
"sub Antonino imperatore et Asclepiade praeside martyrii coronam accepit.
( Matyr. S.R.E. Mediolani 1578).***** "passa est sub Asclepio praeside"
( De Natali).
Secondo l'autorevole parere del
compianto Filippo Lombardini bisogna ricordare, tra i nostri martiri, anche i
beati Crescenzio e Crescentino (cfr.F.LOMBARDINI,"Storia di Sezze",1876
parte II, pg.3).
La relativa chiesa di
Santa Parasceve,
situata nella porta "pascibella", ormai in disuso, è
probabilmente risalente intorno all'Anno Mille e fu edificata da
alcuni monaci bizantini, seguaci di S. Nilo, sopra un tempio
dedicato al dio Apollo.
La martire fu grandemente
venerata dai setini tanto da indurli a dedicare il suo nome ad una delle porte
della città.
All'uscita della porta venne
eretto un arco decorato di affreschi di buono stile. Fra le figure dipinte
spiccava quella della Santa: la martire era raffigurata mentre sosteneva un
libro di vangeli e la croce.
Quest'arco fu demolito verso il
1870, anno in cui cominciò a decadere anche la cinta muraria di porta "pascibella".Fino
agli anni sessanta del nostro secolo è rimasta in funzione
una piccola parrocchia, la cui chiesa è attualmente chiusa
al culto.
BIBLIOGRAFIA
- G. CIAMMARUCONE " Descrizione della Città di Sezze ",
Roma 1641;
- P.M. CORRADINI " De Civitate et ecclesia setina ",
Roma 1702;
- F. LOMBARDINI
" Storia di Sezze ", 1876;
- L. ZACCHEO
" Sezze che scompare ", Roma 1974;
- L. ZACCHEO
"
La cattedrale di Sezze ", Cori 1990.
- B. PESCI
" San Francesco a Ripa, ediz."Roma"
- Marietti-
- F. DE ROSSI
" Ritratto di Roma
Moderna",
Anno MDCXLV -