S E Z Z E  

Notizie Storiche

dell'età romana

 

Un'altura isolata delle ultime propaggini dei Lepini, alta 319 m, ospita Sezze, che occupa la stessa area dell'antica Setia.  La zona è ricca di grotte, alcune delle quali, come quelle del Circeo, abitate a partire dal Paleolitico medio.  Sezze (carta 3, n- 5), è ricordata dalle fonti classiche come colonia latina fondata nel 382 a.C. Dubbie sono le notizie relative ad epoche anteriori, specialmente per quanto concerne una possibile origine volsca.  Comunque la posizione della città, a ridosso del territorio volsco, suggerì a Roma la creazione di un centro che fungesse da baluardo avanzato come limite difensivo contro i Volsci e nel contempo come punto di partenza per incursioni nel cuore dell'area volsca.

Probabilmente a causa di questa posizione strategica, gli stessi abitanti di Sezze richiesero a Roma un supplemento di contingente armati nel 379 a.C., vale a dire pochi anni dopo la deduzione della colonia.  Le incursioni volsche non si fecero attendere molto:così nel 343 truppe provenienti da Priverno provarono, ma inutilmente, a stanziarsi in Sezze.

 Nel IV sec. a.c. la città era una colonia latina. Essa era stata fondata, secondo Velleio Patercolo ( I  14), nel 382 a. C., evidentemente a controllo della potente Priverno. Ê possibile però che essa esistesse già precedentemente (Dion., V 61).  Sappiamo di un attacco di Priverno nel 343 a. C., che si concluse con il saccheggio dei territori di Setia e di Norba (Livio, VII 42, 8).  Solo tre anni dopo la fondazione, nel 379, i Setini si lamentavano della scarsità della popolazione, e ottennero l'invio di nuovi coloni (Livio, VI 30, 9). Setia fu tra le città latine ribelli a Roma nel 340, e tra quelle che rifiutarono di inviare nuovi contingenti nel corso della guerra annibalica.  Un episodio interessante per la situazione economica e sociale del territorio, e del resto di tutta l'area campano-laziale, è quello narrato da Livio per il 198 a. C. (Livio, XXXII 26, 4 sgg.): « Gli ostaggi Cartaginesi erano concentrati a Setia, e con essi, per la loro qualità di nobili, un gran numero di servi.  Il numero di questi era aumentato, come era naturale dopo la recente guerra in Africa, da alquanti prigionieri dello stesso paese, comprati dai Setini come schiavi dalla preda di guerra.  Essi organizzarono una cospirazione, e inviarono alcuni di loro prima nel territorio di Setia, poi in quelli di Norba e Circei a sobillare gli schiavi.  Essendo tutto preparato a sufficienza, stabilirono di attaccare il popolo intento allo spettacolo nel corso dei giochi che dovevano aver luogo a Setia di lì a poco: una volta impadronitisi di Setia con questo massacro e l'improvvisa sollevazione, gli schiavi pensavano di occupare anche Norba e Circei ». La cospirazione fu poi sventata, come accade, in seguito ad una delazione.  L'episodio è particolarmente interessante, perché dimostra quanto ampia fosse 1'utilizzazione di manodopera servile nel Lazio méridionale già all'inizio del II sec. a.C. In un'altra occasione, Livio insisterà sulla scarsità di uomini liberi nelle città della pianura Pontina, sostituiti in gran parte da schiavi impegnati nelle grandi imprese agricole, probabilmente nella produzione del vino: quello di Sezze era abbastanza noto, ed apprezzato anche da Augusto.  Cosi Marziale, alla fine del I sec. d. C., ricorda ancora che « Setia, affacciata sui campi Pontini, ci ha inviato antiche giare di vino, pur essendo una piccolissima città » (Marziale XIII 112).  Divenuta municipio dopo la guerra sociale, dovette parteggiare per Mario, anche se l'occupazione di Silla al momento della guerra civile, ricordata da Appiano, va forse riferita a Signia (bellum civile, I  397).  Secondo il Liber coloniarum (p. 237) vi sarebbe stata dedotta una colonia da parte dei triumviri, e la notizia sembra probabile, sulla base anche di altri documenti scoperti a Circei e a Terracina. Nuovi contrasti con Roma si ebbero durante la seconda guerra punica, alla fine del II secolo a.C., allorquando Sezze si rifiutò di inviare rinforzi ai Romani: questi, a eventi bellici conclusi, si vendicarono saccheggiando Sezze.

Qualche anno dopo, cioè nel 198 a.C., la città fu al centro di un'azione contro Roma. In quell'anno infatti alcuni schiavi, decisi a ribellarsi a Roma, si riunirono a Sezze per iniziare la loro rivolta: l'impresa fallì per il tradimento di alcuni di essi che avvisarono tempestivamente i Romani. Nella guerra sociale Sezze parteggiò per Mario e per questo subì le rappresaglie dei seguaci di Silla.

 

 

 

 

Itinerario  Archeologico dell'antica Setia

 

 

 

A) Il centro urbano

 

 

( Tav. VII )

 

La città è stata sempre adagiata su di un ampio pianoro di cui ne ha seguito pressoché costantemente la conformazione e la variazione dei livelli (tav.  VII).

 

La parte più alta del paese (attuali piazza Margherita e Chiesa S. Pietro) in epoca romana venne utilizzata per l'acropoli mentre nel declivio sottostante, dal profilo semicircolare, si estese l'abitato contraddistinto da un tessuto stradale disposto a macchia d'olio con arterie concentriche.  Il Foro doveva forse essere posto nell'attuale area della piazza comunale, all’incrocio fra i due assi principali della città (da una parte via Gioberti e via Roma e dall'altra via Annia e via Pitti).  Le mura erano in opera poligonale di III maniera (pur con notevoli tratti delle altre maniere):le attuali porte ricalcano sostanzialmente gli accessi antichi.Numerosi sono i tratti di muratura ancora visibili all'interno del recinto della città. Chi vorrà seguire un'itinerario archeologico del centro di Sezze dovrà necessariamente visitare l'Antiquarium comunale (Piazza del Comune), in cui sono raccolti reperti provenienti per lo più dall'area urbana e dal territorio circostante.

Relativamente all'immediato suburbio, si potranno visitare per primi i resti conservati a nord-ovest della città, lungo via del Mattatoio, che si può imboccare dallo slargo di Porta Romana. I ruderi, purtroppo quasi costantemente ricoperti da fitta vegetazione, consistono in un grande terrazzamento, in opera quadrata bugnata, di forma rettangolare.  La fronte misura oltre 70 m di lunghezza mentre la profondità del terrazzamento è di 23 m. L'altezza complessiva di circa 13 m venne ottenuta in epoca sillana con la sopraelevazione di strutture in opera incerta: a questa stessa epoca risalgono gli ambienti (quasi scomparsi quelli centrali) coperti a volta (probabilmente cisterne) addossati alla fronte del monumento. Il terrazzamento, che la tradizione voleva legato ad un ipotetico tempio di Saturno, è verosimilmente da attribuirsi al basamento di una grande villa.Un po' più a nord dei resti ora visitati rimangono, sul margine orientale della strada, dei ruderi in opera incerta, originariamente coperti da volte a botte, relativi molto probabilmente al terrazzamento di un'altra villa.Assolutamente fantastica è la tradizione che vuole riconoscere nel monumento un anfiteatro.

 

 

B) I dintorni di Setia ( da Sezze a Priverno )

 

 

 

Prima di scendere da Sezze e raggiungere la SS 156 per Priverno, si può visitare la zona di Monte Trevi, ad est della città, ricca di testimonianze archeologiche, ora purtroppo quasi fatiscenti, relative a ville e fattorie rustiche (carta dintorni, F-H). Anche se di difficile accesso, non si può tralasciare di ricordare per il suburbio settentrionale di Sezze, le due grotte preistoriche (Paleolitico superiore) che si trovano a nord-ovest di Sezze, a ridosso del fosso Briolco (sul lato destro della valle della Culla), note come Grotta lolanda e Riparo Roberto (carta dintorni, a, b).  In quest'ultima grotta si trovarono raffigurazioni di animali e figure antropomorfe schematicamente disegnate a carboncino (sulla parete di fondo cervi in corsa) datate, come semplici ipotesi, a circa 7000-5000 anni fa.Il suburbio meridionale può essere visitato direttamente scendendo da Sezze alla SS 156 per Priverno.Per prima cosa si potrà notare un fortilizio (carta dintorni, c) ai margini della strada che inizia a scendere da Sezze, in prossimità della piccola Chiesa di S. Sozio.  Le strutture del baluardo sono in opera poligonale. L'antica via, protetta da questo e altri torrioni simili, doveva proseguire con percorso discosto da quello attuale sino alla Madonna della Pace: lo confermano tratti di mura di terrazzamento stradale in opera poligonale visibili in più punti lungo il primo tratto della «strada vecchia», che segnava appunto l'antico tracciato.Accanto alla chiesetta della Madonna dell'Appoggio (carta dintorni, d), poco discosto dalle prime rampe che uniscono Sezze al fondovalle, si notano i resti di una poderosa costruzione in opera poligonale con bugnato, appartenente forse ad un baluardo avanzato delle difese di Sezze.La fronte è conservata per m 6 mentre l'altezza raggiunge quasi 4 m. Sempre a poca distanza dalla Chiesa dell'Appoggio (carta dintorni, e ) si possono scorgere resti murari in reticolato e in opera incerta (tra cui una cisterna) appartenenti ad una villa della fine della Repubblica.

La strada che dai piedi del colle su cui è Sezze conduce a Priverno (SS 156) presenta interessanti testimonianze archeologiche.  Prima di imboccare a sinistra la direzione per Priverno, una volta scesi da Sezze si può fare una deviazione, a destra, dirigendosi verso Roma su di una stradina che ricalca l'antica via pedemontana.  Dopo circa 2 km si scorgono sul margine destro della strada , alle falde del Monte Montegrande, i resti, parzialmente interrati, di una villa del I secolo a.C., disposta su più terrazze adagiate sulle falde dell'altura.Si conservano in modo particolare murature della basis villae comprendenti un lungo vano in opera incerta, coperto a volta e ripartito internamente in più stanze comunicanti: all'estremità della galleria si addossano due ambienti in opera reticolata anch’essi coperti con volta a botte.

Ipotetica rimane l'identificazione dei resti con la villa del triumviro Marco Antonio: l'ipotesi si basa su un passo di Cicerone, che però può adattarsi a molte altre zone (l'oratore parla infatti genericamente di una villa del triumviro in agro pomptino) e sulla presunta tradizione toponomastica che ha tramandato per questa località il nome di «Antoniano» o «Antignano».Un'altra località degna di nota è situata circa 1 km a sud-ovest di questa villa : vi sono conservati i resti di un ponte (detto di S. Lidano), originariamente a tre fornici (ora se ne conserva uno solo).  Doveva servire per il superamento di alcuni fossi e canali di scolo.  La costruzione si fa generalmente risalire al II secolo a.C. Lasciata quindi Sezze e procedendo in direzione di Priverno, al km 39 della SS 156 si potranno visitare sulla sinistra della via ad una distanza di circa 100 in, in località “ Le Grotte”, i maestosi resti di una villa che si addossa alle pendici di Monte Trevi . È conservata la sostruzione comprendente una serie di ambienti affiancati e coperti a volta, addossati al declivio collinoso.  Le murature in opera incerta, presentano evidenti tracce di notevoli restauri succedutisi nel tempo.Parte dei vani del settore orientale furono utilizzati per cisterne, come indicano il rivestimento in signino e i corduli lungo il perimetro di base e negli angoli delle pareti.  La villa deve essere stata costruita nel suo impianto originario nel corso del I secolo a.C.: rifacimenti si devono essere susseguiti poi sino alla piena età imperiale.  Senza fondamento è l'identificazione del complesso con una villa di Mecenate, il noto anfitrione dell'età augustea.Procedendo sempre sulla strada per Priverno si incontrerà al km 37,100, sulla sinistra, un importante avanzo di costruzione in opera poligonale di III maniera situato sulle pendici del colle, di fronte alla sorgente Cassone .  Si tratta di un muraglione lungo oltre 20 m, che piegava sia ad est che ad ovest ad angolo retto, delimitando cosi un'area rettangolare che veniva sostruita dalle murature poligonali.

Siamo pertanto di fronte ad un terrazzamento che poteva servire ai più svariati scopi (semplice contenimento del colle, abitazione, luogo di vedetta ecc.).  

Circa 300 m più avanti, al km 36,800  si stagna sulla sinistra della via una parete rocciosa nella quale è ricavata una grotta (attualmente non di facile accesso), nel cui interno vennero effettuati nel 1939 interessanti rinvenimenti preistorici, Il luogo è comunemente chiamato «l'arnalo dei bufali».  Nella parete di destra della grotta fu scoperta la raffigurazione schematica di un uomo che, per la sua particolare conformazione, molto simile ad una lettera dell'alfabeto greco, viene comunemente definito «a fhi».  Il dipinto, che era eseguito con ocra rossa, è stato staccato e trasportato al Museo Pigorini a Roma. È questa 1'unica raffigurazione di uomini «a fhi» scoperta in Italia: i confronti con esemplari simili rinvenuti in Spagna fanno ipotizzare una data di circa 10.000 anni a.C. per quello di Sezze.Al km 36,100 si consiglia una breve deviazione a destra che, dopo 4 km, condurrà (sulla falsariga dell'antico percorso della pedemontana) ai piedi di Castel Valentino , luogo suggestivo, anche se aspro, che conserva i resti di imponenti murature in opera poligonale che si ergono a mezza costa sul lato sinistro della via.  Si torna poi sulla SS 156. La strada che dai piedi del colle su cui è Sezze conduce a Priverno (SS 156) presenta interessanti testimonianze archeologiche.  Prima di imboccare a sinistra la direzione per Priverno, una volta scesi da Sezze si può fare una deviazione, a destra, dirigendosi verso Roma su di una stradina che ricalca l'antica via sedemontana.  Dopo circa 2 km si scorgono sul margine destro della strada , alle falde del Monte Montegrande, i resti, parzialmente interrati, di una villa del I secolo a.C., disposta su più terrazze adagiate sulle falde dell'altura.

Si conservano in modo particolare murature della basis villae comprendenti un lungo vano in opera incerta, coperto a volta e ripartito internamente in più stanze comunicanti: all'estremità della galleria si addossano due ambienti in opera reticolata anch’ essi coperti con volta a botte.  Ipotetica rimane l'identificazione dei resti con la villa del triumviro Marco Antonio: l'ipotesi si basa su un passo di Cicerone, che però può adattarsi a molte altre zone ( l'oratore parla infatti genericamente di una villa del triumviro in agro ' pomptino ' ) e sulla presunta tradizione toponomastica che ha tramandato per questa località il nome di «Antoniano» o «Antignano».

Un'altra località degna di nota è situata circa 1 km a sud-ovest di questa villa : vi sono conservati i resti di un ponte (detto di S. Lidano), originariamente a tre fornici (ora se ne conserva uno solo).  Doveva servire per il superamento di alcuni fossi e canali di scolo.La costruzione si fa generalmente risalire al II secolo a.C. .

Lasciata quindi Sezze e procedendo in direzione di Priverno, al km 39 della SS 156 si potranno visitare sulla sinistra della via ad una distanza di circa 100 in, in località Le grotte, i maestosi resti di una villa che si addossa alle pendici di Monte Trevi . È conservata la sostruzione comprendente una serie di ambienti affiancati e coperti a volta, addossati al declivio collinoso.  Le murature in opera incerta, presentano evidenti tracce di notevoli restauri succedutisi nel tempo.  Parte dei vani del settore orientale furono utilizzati per cisterne, come indicano il rivestimento in signino e i corduli lungo il perimetro di base e negli angoli delle pareti.  La villa deve essere stata costruita nel suo impianto originario nel corso del i secolo a.C.: rifacimenti si devono essere susseguiti poi sino alla piena età imperiale.  Senza fondamento è l'identificazione del complesso con una villa di Mecenate, il noto anfitrione dell'età augustea.

Procedendo sempre sulla strada per Priverno si incontrerà al km 37,100, sulla sinistra, un importante avanzo di costruzione in opera poligonale di III maniera situato sulle pendici del colle, di fronte alla sorgente Cassone .Si tratta di un muraglione lungo oltre 20 in, che piegava sia ad est che ad ovest ad angolo retto, delimitando cosi un'area rettangolare che veniva sostruita dalle murature poligonali.Siamo pertanto di fronte ad un terrazzamento che poteva servire ai più svariati scopi (semplice contenimento del colle, abitazione, luogo di vedetta ecc.).

Circa 300 in più avanti, al km 36,800  si stagna sulla sinistra della via una parete rocciosa nella quale è ricavata una grotta (attualmente non di facile accesso), nel cui interno vennero effettuati nel 1939 interessanti rinvenimenti preistorici, Il luogo è comunemente chiamato «l'arnalo dei bufali».Nella parete di destra della grotta fu scoperta la raffigurazione schematica di un uomo che, per la sua particolare conformazione, molto simile ad una lettera dell'alfabeto greco, viene comunemente definito «a fhi».Il dipinto, che era eseguito con ocra rossa, è stato staccato e trasportato al Museo Pigorini a Roma. È questa 1'unica raffigurazione di uomini «a fhi» scoperta in Italia: i confronti con esemplari simili rinvenuti in Spagna fanno ipotizzare una data di circa 10.000 anni a.C. per quello di Sezze.

 

RESTI  ARCHEOLOGICI 

  nei dintorni di SEZZE (LT)  

 

 

RESTI  ARCHEOLOGICI  nei dintorni di SEZZE (LT)

 

A  ridosso del fosso Brivolco ( volg. Rivulico), sul lato destro della “Valle della Culla”( o “Cunnula”):

 

a )  La “Grotta Iolanda” – preistorica , Paleolitico Superiore ; a N.O. di Sezze;

b)   Il “Riparo Roberto” – preistorico, Paleolitico Superiore; a N.O. di Sezze;

 

in quest’ultima grotta si trovarono raffigurazioni di animali e figure antropomorfe schematicamente disegnate a carboncino

( sulla parete di fondo cervi in corsa) datate, come semplici ipotesi, a circa 7000-5000 anni fa ;

 

c)  “fortilizio” presso la chiesa diroccato di Santo Sozio (o Sosso);

  Le strutture del baluardo sono in opera poligonale;

 

d)   Resti della chiesetta “Dell’Appoggio” e nei suoi pressi :

 Resti di opera poligonale con bugnato ( forse ex baluardo avanzato difese di Sezze).

 Frontale di circa 6 mt ed altezza 4 mt circa;

 

e)   Resti in reticolato e in opera incerta “opus incertum” ( tra cui una cisterna) di una villa della fine della  Repubblica ;

 

f-g-h)   Resti archeologici alle falde di Monte Trevi ( ville e fattorie rustiche) ;

 

N°   8   Località “Le Grotte” - La “Villa” alle falde del monte Trevi ( S.S. 156 km  39).

N°   9   Sorgente Cassone.

N° 10  Grotta del cosiddetto “Arnalo dei bufali” ( S.S. 156  km 36.800).  

 

   

La coincidenza tra la città antica e quella medievale è praticamente perfetta, probabilmente anche nell'impianto urbano, che è del tipo a strade concentriche, come molti altri centri di collina della zona.  Le mura, delle quali si conservano numerosi tratti, sono in opera poligonale di II e di III maniera, con alcuni restauri di IV. Non si conservano resti delle porte antiche, che però dovrebbero coincidere con gli accessi attuali.  Sull'angolo occidentale della città, a sud di porta Romana, è un grande bastione, evidentemente un'opera aggiunta in un periodo abbastanza avanzato, come mostra 1'uso del poligonale di IV maniera (III sec. a. C.?). Esso misurava originariamente più di 30 m sulla fronte, e fu ampliato verso la fine del II secolo o agli inizi del I con strutture in opera incerta.  Si tratta di un rialzamento di 4 m, e di altre strutture, tra le quali una serie di contrafforti coperti da volte a botte.  Altri ampliamenti simili si notano in vari tratti della cinta, ad esempio nella zona settentrionale. Un grande muro di terrazzamento in opera poligonale di IV maniera si può vedere presso via Cavour, ai piedi dell'acropoli, che ha il suo centro in piazza de Magistris. È incerto se si tratti di semplice contenimento, o di una fortificazione.

Lungo la strada che conduce alla porta Romana, provenendo da nord, sulla destra, sono i resti imponenti di un basamento in opera quadrata, con blocchi bugnati (lungo 74 m, largo 23 e alto 10,50).  Aggiunte più tarde, in opera incerta, consistono in un rialzamento di 3 m e in sette ambienti con volta a botte, aperti anteriormente con archi a tutto sesto, che si addossano alla parte inferiore del basamento. L'edificio è tradizionalmente denominato tempio di Saturno; la sua funzione è incerta: si è pensato a una fortificazione avanzata, o al basamento di una villa.  Poco prima del cosiddetto tempio di Saturno, sulla sinistra della strada sono resti di muri in opera incerta, identificati senza motivo con l'anfiteatro (che probabilmente a Setia non è mai esistito).  

Il territorio di Setia è ricco di testimonianze antiche, soprattutto di età repubblicana.  Lungo la strada che sale dalla via Pedemontana con una serie di tornanti si possono vedére alcune fortificazioni isolate, in opera poligonale, probabili antemurali destinati alla difesa della città; una di esse è visibile presso la chiesetta di S. Sozio; un'altra presso l'altra chiesa della Madonna dell'Appoggio.  Al di sopra di questa chiesa sono i resti, disposti su più livelli, di una villa repubblicana, la cui prima fase è costituita da un terrazzamento in opera poligonale di III maniera.

Questa, con altre installazioni agricole realizzate nella stessa tecnica, quali quella in località Piagge Marine (presso il moderno stadio), conferma il precoce sviluppo nel territorio di Setia di un insediamento per ville, evidentemente a conduzione schiavistica, che ci è testimoniato per l'inizio del II secolo da un passo di Livio, ricordato in precedenza.  A questi stessi anni potremo quindi attribuire le ville in opera poligonale.

Verso la seconda metà del II secolo, e fino alla metà del I, queste costruzioni si vanno moltiplicando, come si deduce dall'esistenza nell'area intorno a Sezze (ma in un ambito più vasto, meno vicino alla città) di basamenti di ville in opera incerta.  L'esempio più notevole è la villa addossata alle pendici del Monte Trevi, a sinistra della strada per Priverno.  Si tratta di una grande costruzione su due terrazzamenti; la fase originaria comprende un basamento costituito da 12 ambienti coperti a volta, con arcate aperte verso la pianura. costruiti in opera incerta con piedritti e archi in opera quadrata di calcare.  Il meglio conservato è il primo a est; gli altri furono in seguito rimaneggiati in due fasi successive (alla fine della repubblica e nel II sec. d. C., quest'ultima realizzata in opera mista), forse per essere trasformati in cisterne. Il piano superiore comprende strutture in opera incerta, senza restauri.  Vi si notano due criptoportici addossati, con lesene tra le quali si aprono finestre.  AI centro di quello posteriore è collocato un ninfeo, di pianta rettangolare e coperto con volta a botte.  L'ingresso è costituito da un arco a tutto sesto.  Sulle pareti laterali si aprono tre nicchie per parte, e due sulla parete di fondo, tutte absidate.Una cisterna, alle spalle del ninfeo, provvedeva all'alimentazione idrica.Tutta la costruzione, nella sua prima fase, va attribuita agli ultimi decenni del II sec. a. C., e costituisce un'interessante testimonianza dell'introduzione di elementi del lusso urbano nelle ville di produzione.  

Un ponte romano di età repubblicana, del quale si conserva l'arco in grandi conci di calcare, è visibile in località Archi di S. Lidano (in origine esso era a tre archi: i laterali, più bassi, sono interrati).  Il ponte permetteva al diverticolo della via Appia diretto a Setia di passare su un torrente, ora deviato.  Non lontano da qui sono stati scoperti i resti del santuario di Giunone Regina, ricordati in precedenza.