COMMENTO ALLA “ LEGGENDA “ DI  SAN LIDANO

 La Leggenda di San Lidano, fonte principale della vita e del  culto del santo, è pervenuta fino a noi soprattutto  in  due codici  basilari: uno conservato presso la cattedrale di Sezze  e l'altro presso la Biblioteca Vallicelliana.Ambedue le vite portano il titolo di "Legenda beati Lidani Confessoris".

 

Il  testo di base della nostra traduzione è appunto quello  che si trova inserito in un codice membranaceo risalente al XIV secolo,  attualmente  conservato nella cattedrale di Santa  Maria  di Sezze, e che era adibito ad uso liturgico.

La  tradizione orale della Leggenda è certamente da far  risalire all'epoca del santo e molto probabilmente anche una prima raccol­ta di notizie agiografiche su san Lidano venne effettuata nel  monastero  di S.Cecilia, mentre egli era ancora in vita, per  soddisfare la devozione popolare.

 

Questa iniziale raccolta scritta di materiale agiografico pervenne,  ancora  informe, nelle mani del beato Dionigi poco  dopo  la morte di Lidano.

 

Dionigi  quindi, in età tra il 1150 e il 1229 circa (come si  ar­guisce  dalla comparazione tra avvenimenti storici e stesura  del testo) diede forma letteraria a questa raccolta che con altra documentazione formò quella che è "la vita" e"le opere" del santo, cioè la prima e la seconda parte della Leggenda ( secondo quanto ci conferma il Baronio nei suoi Annales Ecclesiastici).

 

Contemporaneamente  a Dionigi, e subito dopo la morte di  Lidano, presumibilmente  tra il 1118 e il 1217, il vescovo "setino"  Gio­vanni  compilò un testo agiografico, con l'intento di  illustrare ai  fedeli i miracoli compiuti da san Lidano dopo la  sua  morte: questo scritto non è altro che la terza parte della Leggenda. Dalla critica testuale risulta controversa la data iniziale della stesura della Leggenda. Nel nostro testo, inserito nel citato codice, è riportata la da­ta del 1088 (CFR. testo,n°1:"Nell'anno 1088..."), data  anteriore a  quella della morte del Santo (2.7.1118): in realtà lo  scritto presenta nell'"Invocazione alla SS.Trinità" una correzione di da­ta in cui l'anno , rettificato come 1088, peraltro non corrispon­de né all'indizione né all'anno di pontificato di Urbano II.

 

Un esordio di tal genere, molto raro nelle"Vite" dei santi,  pre­sumibilmente apparteneva ad un altro scritto agiografico già esiste,iniziato appunto nel 1088, cui venne aggiunto il testo  della nostra Leggenda. Quando perciò in seguito si staccò la vita di san Lidano dall'altro manoscritto l'amanuense conservò l'invocazione trinitaria  i­niziale, recante la data in questione, forse anche per conferire al nuovo testo una maggior antichità ed autorevolezza, così  come molte volte si è riscontrato in altri testi letterali.La questione è controversa ma non sono mancati critici che accettano per buona tale data e propendono di far risalire al 1088  la tradizione scritta effettuata ad uso liturgico mentre Lidano  era ancora in vita.Per  qualsiasi soluzione si opta resta comunque appurata  l'antichità dello scritto della Leggenda risalente, con molta  probabilità, all'epoca del Santo.Ambedue le parti scritte da Dionigi e dal vescovo Giovanni furono poi  riunite e manoscritte in un altro codice liturgico  nel  XIV secolo.Almeno  tre sono gli amanuensi di tale codice:  una prima mano  ha copiato, nel 1375 circa, la Leggenda di san Lidano e  vi ha aggiunto, nello stesso codice, la "Passio SS.Petri et  Marcellini", alcuni inni ed oremus in onore del santo, il calendario ed il martirologio corale; un secondo amanuense ha in seguito  inserito  un computo del ciclo lunare ed altri inni più recenti;  una terza mano infine ha scritto un rigo musicale (f.19) nel XVI  se­colo.Bisogna anche precisare in verità che nel testo sono presenti  alcune correzioni di mano, effettuate tra il 1600 e  il  1700 circa, riguardanti due errori cronologici.

 

Riguardo  comunque alla datazione dell'intero codice esso  sembra debba  ricondursi effettivamente al XIV secolo: fanno  propendere per tale ipotesi, e lo fanno datare al 1375 circa, sia una regola per l'interpretazione del computo lunare sia l'assenza di  alcune festività, introdotte posteriormente a tale data.Il termine "ad quem" per la copia del codice è dato da una  annotazione  (f.14) in cui manca la festa della  "Visitazione"  della vergine, solennità questa istituita nel 1389.Detto  codice dunque, pur con tutte le manipolazioni sofferte,  è certamente originale ed autentico essendo stato riconosciuto tale ed approvato dalle preposte autorità della Chiesa. In effetti questo nostro codice è veramente un'opera di  riguardo per aver assommato in sé svariate informazioni di antichità  storica e liturgico-agiografica;per tale motivo il testo è stato  u­sato  da insigni studiosi, quali il Baronio e Ugone Menardo,  per la redazione di alcune loro opere agiografiche e liturgiche.

Il  secondo codice in questione è quello della Biblioteca  Valli­celliana, denominato "H 12" e manoscritto nel 1604.Il volume porta il titolo di "Vitae Sanctorum collecta a  P.Anto­nio  Gallonio congreg(atione) oratorii rom(ani)  presb(itero)"  e raccoglie,  oltre alla vita di san Lidano, le vite di ben  trenta santi  martiri e confessori: quella del nostro santo è  riportata ai  fogli 189-195 sotto il titolo di "Legenda beati Ligdani  confessoris".

La  maggior parte di tale composizione agiografica deriva da  una raccolta curata da C.Gaetano e che venne anch'essa utilizzata dal Baronio.Il  codice è scritto da mani diverse e denota  non  poche imperfezioni ed omissioni.La  Leggenda di Lidano in questa versione presenta,  rispetto  al codice setino, una buona quantità di aggiunte, di omissioni e  di varianti: alcune variazioni sembrano dovute ad errori di copiatura mentre altre sono più rilevanti poiché riguardano una  stesura del testo diversa da quella del codice di S.Maria.E' molto arduo stabilire l'esistenza di un legame tra questi due codici che sono serviti di base per le successive redazioni della vita del Santo.

In questo tipo di ricerca si lavora sempre nel campo delle ipote­si  ma si hanno buoni motivi per ritenere che la  vita  riportata nel codice vallicelliano sia stata attinta da un terzo codice re­datto in forma molto stringata, forse un lezionario liturgico  di uso corale.Da  questi codici originari seguirono comunque numerose opere  agiografiche  su San Lidano delle quali ora cercheremo di fornire notizie sintetiche. Nel  1636 il municipio setino incaricò il padre gesuita P.RHO  di compilare, ad uso dei fedeli, la traduzione della Leggenda. Tale gesuita curò dunque una libera trascrizione manuale del  te­sto  e la pubblicò nel 1641, in lingua volgare e con il  seguente titolo:  "La vita di San Lidano, Abbate  benedettino,  Protettoredella città di Sezze...".

 

Nel 1657 Onorio GAETANI volle nuovamente curare la  pubblicazione e l'edizione della Leggenda inserendo tale testo in un'opera  che uscì postuma nel volume " Vitae Sanctorum Siculorum "(Tomo II,opera postuma, 1657). Anche tale opera però non fu fedele Al manoscritto anzi, per  volontà dell'autore, risultò soggetta ad interpretazioni e deformazioni arbitrarie.Comunque tale testo, pur con i suddetti limiti, fu stimato  abbastanza e ripreso dal cardinale Pietro M. CORRADINI che lo  inserì nella sua " De Civitate et Ecclesia Setina, Roma 1702 ".

Nel  1719 ancora un gesuita, il padre GIANNINGO della scuola  dei Bollandisti, dopo accurato lavoro sul codice originale del Collegio Setino, curò una nuova edizione della Leggenda : il testo  fu fedelmente  riportato  negli  " Acta Sanctorum,  Iulii,  tomo  I,1719".

La  Leggenda, questa volta con molta fedeltà, risultò  divisa  in tre  parti, composte con suddivisione di titoli e con brevi  note critiche.Nel testo viene adottata anche la suddivisione in numeri progressivi  arabici  dal numero I al 20 ( Lo stesso  criterio  adottato nella traduzione presente nel nostro lavoro ).Fu  omessa, come non attinente alla Leggenda, la citata  e  tanto discussa  data cronologica iniziale ( CFR. " Nell'anno  1088...", n°I del testo ).

Tra  le altre opere più rilevanti sulla vita del  santo  possiamo ulteriormente ricordare :

1) Lo scritto di don Biagio CERRONI intitolato " Vita di S.Lidano Abbate...", pubblicato in Roma nel 1783;

l'opera, pur interessante per le accurate note, ci offre una bio­grafia dal tono molto popolare, senza eccessive pretese  scienti­fiche.

 

2) Lo scritto del sacerdote Costantino AIUTI denominato " Compendio della vita di S.Lidano", pubblicato in Roma nel 1907 ;

Il  testo, simile a quello del Cerroni, è anch'esso  a  carattere divulgativo, di stile sobrio ma ricco di sapienza spirituale.

Molti  altri scritti e panegirici si sono poi avuti da  parte  di studiosi ed ecclesiastici: ricordiamo semplicemente a tal  propo­sito  una schematica biografia del canonico don Salvatore  TURCHI ed uno studio di don Luigi A. LA PENNA.

Infine non si può non ricordare le opere di due ecclesiastici se­tini che tanto lustro hanno dato al nostro paese : si tratta  dei compianti don Vincenzo VENDITTI e don "Titta" ZARRA a cui era impossibile, eccelsi studiosi quali erano, non occuparsi della vita del Santo Patrono.

Don  V. VENDITTI pensò bene di curare uno studio  della  Leggenda del Santo e di farlo pubblicare sotto il titolo di "La Leggenda Medievale di S. Lidano d'Antena...",edito da Marietti nel 1959.Più che di una completa e fedele traduzione della vita di san Li­dano è quest'opera uno studio dei dati storico - letterari che si riscontrano nella Leggenda del Santo attraverso uno stretto  com­mento esegetico - letterale alle parole della stessa Leggenda  ed attraverso un sistematico esame del codice conservato nella  Cattedrale di Santa Maria; in appendice allo studio l'autore ha  voluto riportare il testo latino della Leggenda, il testo di alcuni inni in onore del Santo ed alcuni documenti in latino riguardanti sempre il culto del nostro Lidano ( A quest'opera in verità  dobbiamo  molta della nostra ispirazione riguardo allo studio  della Leggenda:  noi abbiamo voluto tradurla e commentarla a  beneficio di tutte le persone , più o meno fedeli , nonché di tutti i devoti di San Lidano, laici o credenti che essi siano).

Don Titta ZARRA invece nel 1953 pubblicò inizialmente uno  studio sul  Santo intitolato "S.Lidano pioniere della bonifica  pontina"(1026-1118).In  seguito si dedicò alla pubblicazione del racconto della  vita del  Santo  che venne intitolato " Il saio e la bestia  ",  edito dalla Pro-Loco di Civita d'Antino nel 1961.Si tratta di un  libero racconto della vita del Santo che,  anche se  non proprio fedele e preciso  circa il testo della  Leggenda,rappresenta in verità una sottile introspezione  di tutto ciò che ha  concorso ed ha accompagnato lo sviluppo della  vocazione  del Santo  ed una precisa ricostruzione storica degli eventi  che  si susseguirono nella vita di Lidano; il tutto è accompagnato poi da minuziose  e  ricchissime  note  testuali  che  rendono   l'opera veramente pregevole sotto ogni aspetto.Per concludere non possiamo poi tacere di un'altra studiosa delle patrie memorie, la prof.ssa  Maria Teresa CACIORGNA,che molto  si è applicata nella ricostruzione storico - letteraria del  passato di Sezze , offrendoci opere letterarie di notevole spessore  culturale.

Relativamente alla ricerca agiografica la CACIORGNA ha curato una monografia scientifica, sulla vita e sul culto di San Lidano, intitolata " Tra campagna e città: la leggenda e il culto di  S.Li­dano a Sezze" ed edita nella collana di studi storici "Culto  dei santi, istituzioni e classi sociali in età preindustriale" -  Ja­padre editore L'Aquila - Roma.

 

Carlo Luigi Abbenda

( “Vita ed Opere di San Lidano Abbate” ovvero “La Leggenda di San Lidano Abbate” – Sezze, 1993 )