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CARLOTTI
scrive
Il
treno percorre monotono lo stesso percorso,
anchio mi sono mosso su uno stesso binario,
avrei voluto non affrontar questo discorso
ma è giunto il tempo di fare linventario;
e intanto il treno è arrivato alla stazione
mi fermo al capolinea, quello della pensione.
LApollo è pronto per scendere sul suolo
lunare
mentre un manifestante attacca un volantino
è il primo giorno che vado a lavorare,
e sopra me, già vola un sampietrino,
dallaltra parte irrompe un poliziotto;
e tutto questo accade nellanno sessantotto.
Lavoro, sicurezza, diritti ed emancipazione:
Il mondo vuole crescere e guarire dai sui mali,
si vive fra un miracolo e una maledizione
dove il peccato è il non aver ideali.
E mentre sulla luna si compie la grande missione,
al suo chiaror travolti siam dal fiume di
passione.
E d acqua ne è passata tanta sotto i ponti,
i ponti che uniscono il passato col futuro
che ai nostri figli non ha fatto sconti,
offrendo loro un frutto ormai troppo maturo.
Governo, istituzioni, padroni e sindacati:
i nostri figli li abbiamo abbandonati!
Non posso esser contento della mia generazione:
ci siamo rifugiati in una effimera agiatezza,
lasciando che passasse questa globalizzazione
che accentra in poche mani la ricchezza.
E siamo anche convinti di essere nella ragione
perché così ci insegnano alla televisione.
Cosa rimane del posto dove ho lavorato:
molta incertezza ed instabili obbiettivi,
labuso di raccogliere senza aver seminato
e capi che diventano soggetti iperattivi.
Rimane di sicuro, per chi è senza malizia
la voglia ancor di vivere insieme lamicizia.
Un saluto speciale va ai colleghi meno occupati,
a quelli mai chiamati ad una teleconferenza,
che solo per le ferie vengono interpellati
e non sanno a che imputare le ore di presenza.
E se anche il mio lavoro venisse poi disperso
vorrei esser ricordato, almeno per un
verso. |
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