E' lecito affermare che
Modena è stata l'autentica culla della "Transavanguardia". Una serie di mostre
ormai storiche alla Galleria Mazzoli agli inizi degli anni Ottanta e la grande
rassegna "Transavanguardia Italia/America" tenutasi alla Galleria
Civica nel 1982 hanno infatti segnato le tappe fondamentali dell'affermazione
del gruppo di artisti comprendente
Chia,
Clemente,
Cucchi,
De Maria
e
Paladino,
e insieme ad essi le prime presentazioni italiane di future "star" del sistema
artistico internazionale come Jean Michel Basquiat, Jonathan Borofsky,
David Salle e
Julian Schnabel.
Improntata a un recupero
della tradizione pittorica in chiave di citazione di volta in volta ironica,
aggressiva, affettiva, sempre accentuatamente soggettiva, la poetica di questi
autori si è poi evoluta nel tempo secondo modalità assai diverse tra loro.
Fortemente visionaria in Cucchi, alla ricerca di un segno e di un'immagine
primordiale in Paladino, fintamente ingenua in Chia (questi i tre autori
maggiormente rappresentati nelle collezioni Modenesi), la pittura e la scultura
di questi artisti hanno comunque rappresentato un punto di svolta nell'arte non
solo Italiana dello scorso decennio.
Diversi sono i casi di
David Salle e
Jean Michel Basquiat : il
primo manipolatore d'immagini tratte dall'immaginario collettivo, spesso in
chiave di raffinato ed ironico voyerismo, il secondo portatore di quei valori
nati nei suburbi Newyorchesi e presto divenuti lingua internazionale attraverso
la diffusione, anche mercantile, del cosiddetto graffitismo.
Achille Bonito
Oliva nel 1979, definì transavanguardia questo gruppo di artisti che
riproponevano il passato
con un linguaggio figurativo
neo-espressionista.
Alla Transavanguardia
Italiana si collegherà nello stesso periodo storico il cosiddetto gruppo dei
"Nuovi selvaggi" (Neven Wilden).