Jean Michel Basquiat
La pittura di Jean Michel Basquiat ( 1960-1988 )non è classificabile in una corrente ufficiale; egli si definiva un "analphabet artist", forse per la somiglianza delle sue opere con i disegni dei bambini, ma ad ogni modo sono riscontrabili fattori che accomunano i vari quadri.
Il pittore non usa cornici e spesso le tele sono stese su assi rozzamente incrociate. Il tratto è decisamente marcato e le pennellate molto corpose; questi elementi fanno in modo che l’arte di Basquiat sia un’arte povera, dei bassifondi, e proprio questo senso di decadenza era un’ottima espressione della caduta dei grandi ideali che ha caratterizzato gli anni Ottanta del nostro secolo. Basquiat era dunque un artista simbolo del suo tempo e proprio per questo il suo successo fu strepitoso e fulminante.
Molti accostano, questo pittore agli espressionisti, ma la sua denuncia sociale avviene tramite la rozza semplicità dei tratti infantili, e non grazie all’elaborata contorsione dei colori e delle figure caratteristica di quella corrente.
Elemento originalissimo è poi la scrittura; Basquiat, infatti, riempie ogni sua tela di innumerevoli parole che diventano un vero e proprio elemento compositivo del quadro.
A volte l’artista scrive
solo il titolo dell’opera, ma più di frequente troviamo elenchi lunghissimi
spesso coperti con poderose pennellate. Non è ben chiaro perché il pittore abbia
effettuato una tale scelta espressiva, ma senz’altro ogni parola aggiunge
particolari indispensabili per il significato complessivo dell’opera e questo
nuovo modo di fare arte ci fa riflettere sull’estetica della scrittura, che così
non è più solo significato ma anche armonia di suono e di forma.
Dopo la sua morte Jean Michel Basquiat era più o meno scomparso dal mercato
artistico e il suo ricordo sembrava più che altro legato a quello di Andy Warhol.
Nel 1996 però Julian Schnabel, con il suo film, riportò l’amico pittore alla
memoria del grande pubblico e lo fece conoscere alle generazioni più giovani.