La Borda

Il termine borda indicava in origine una costruzione rurale annessa alla casa colonica principale e utilizzata come riparo per gli attrezzi agricoli, oppure per mangime e foraggio. Queste costruzioni non avevano focolari nè tantomeno camini, anche se erano forniti di qualche apertura verso l'alto, in caso si rendesse necessario fare un piccolo fuoco. In seguito la parola borda , in catalano casa borda ha perso il suo pieno significato originale e viene utilizzata per designare una qualsiasi costruzione rurale abbastanza antica.
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Il catalano è una lingua ingannevole, parole che sembrano familiari e altre assolutamente imprevedibili.
Per esempio disluns tancat, il cui ovvio significato è chiuso al lunedì.

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I catari

Il catarismo è una dottrina religiosa di origine orientale che si diffuse nei paesi della Languedoc nel XIII secolo. I Catari, o puri, predicavano il distacco dai beni materiali e rimproveravano alla Chiesa cattolica l'eccessiva ricchezza e conseguente corruzione. Ovviamente erano considerate eretici e furono soggetti a persecuzioni. Tutta la terra dei Catari è disseminata di castelli e villaggi fortificati, testimonianze della resistenza che i catari opposero al potere cattolico e regale per difendere la loro libertà di coscienza e la loro indipendenza politica.
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Catalunya

... per non dimenticare

Nel 1939 la vittoria dell'esercito franchista cancellò la legalità democratica che fino allora consentito l'autonomia della Catalogna. Dopo una guerra durata tre anni, tutte le istituzioni catalane vennero abolite e un gran numero di persone fu costretto all'esilio: politici, sindacalisti, professionisti, scrittori, artisti, intellettuali, tutti i governanti locali nella maggior parte dei villaggi e delle città catalane, quasi mezzo milione di persone furono costrette a lasciare le loro case e varcare la frontiera, la maggior parte verso la Francia, a causa della sconfitta dei loro ideali. Il franchismo impose un'amnesia su questa triste pagina della storia europea che è durata quarant'anni.
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Dalla Provenza a Barcellona e ritorno

19 aprile 

ore 10 - Siamo in sei, fra adulti e ragazzine, su un furgonato da sette posti nuovo fiammante (è in affitto), ci stiamo un po' stretti, con tutti i bagagli. Andiamo verso Ventimiglia con un'imprecisata meta fra Cannes e Barcellona (ma a Barcellona ci si deve arrivare...). Verso le 13 siamo a Aix-en-Provence, città attiva ed elegante, fin troppo affollata per i nostri gusti. L' Office du Turisme 2, Place du Génèral de Gaulle, di fronte al celebre Cours Mirabeau ci sistema in un albergo Arc Hotel - route de Nice - 40, Avenue H.Malacrida, sortie Autoroute 8, a sud est dal centro, vicino al Cours Gambetta un po' decentrato, ma non troppo costoso. La città può attendere, quando si può respirare l'aria della famosa campagna provenzale, lungo la route Cézanne e verso la montagna preferita del pittore, il massiccio di Sainte Victoire.
 Aggiriamo la montagna dal versante meridionale e raggiungiamo Vauvenargue, villaggio caro a un altro insigne pittore, Pablo Picasso, che qui acquistò un intero castello e scelse di esservi sepolto. 

Il massiccio Ste-Victoire visto da sud 

Non a tutti piace la vacanza improvvisata, ma non sappiamo bene perchè, sarà genetico, sarà ambientale, a noi queste sono quelle che vengono meglio... in generale, siamo sempre misci , che in genovese significa al verde e ... così per ora non vi racconteremo fantastici viaggi intercontinentali (che continuiamo a sognare...), ma un viaggetto veramente alla portata di tutti che però ci ha riservato molte sorprese ed emozioni. 

E' un vero peccato che abbiamo già prenotato l'albergo a Aix: qui a Vauvenargue scopriamo un posticino Hotel Au Moulin de Provence - tel 42660222 molto simpatico, dove si mangia bene e si respira anche meglio. Il padrone, Yves, è un po' matto, ci intrattiene con un italiano da cittadino del mondo e con i suoi problemi di albergatore. 
 

Il castello di Picasso a Vauvenargue 
20 aprile 

Da Aix-en-Provence ci mettiamo in viaggio verso Barcellona. Entriamo in Catalogna. Cambiano non tanto i colori, quanto le voci: il catalano è proprio una strana lingua. Facciamo una sosta per pranzo a Perpignan. Il sole ci illumina in questo pomeriggio di primavera e il castelletto ( le castillet ) si specchia nel canale e noi consumiamo ricchi sandwich ai tavolini di un caffè sul Quai Vauban. E poi via, verso la capitale ... chissà se troveremo dove dormire nella settimana santa, a Barcellona, classica meta pasquale di tanti giramondo. Oltre a ciò, il 23 aprile (Pasqua) è il giorno di San Giorgio (San Jorde), patrono della nazione (ebbene sì, la Catalogna è proprio una nazione), con festa grande e fiera del libro. Usciamo dall'autostrada a Matarò, sulla costa a nord di Barcellona. Pessima scelta, è meglio Cornigliano (vedi Genova, Italia). Comunque nella capitale non c'è speranza di trovare alloggio alla portata delle nostre tasche e, dopo varie peripezie, ci indirizzano e troviamo posto a Grenollers Hotel Iris, Avda. Sant Esteve, 92 , paesotto nell'interno (a una ventina di km da Barcellona). 

Perpignan, le Castillet
e il canale 

La sera siamo sulla rambla, e, dopo lo struscio, ceniamo in Placa Rejal, dove un cameriere che assomiglia a Walter Matthau (incredibile quanti camerieri assomiglino a WM) ci serve le patatas bravas. 

21 aprile
La Sagrada Familia: 
Gaudì e Subirachs 

In una splendida giornata primaverile, ci immergiamo nella Barcellona di Antoni Gaudi. Saliamo sulle torri della Sagrada Familia, maestoso tempio espiatorio, da sempre e (forse) per sempre in costruzione. La facciata è opera del maestro e ideatore e rappresenta scene della Natività. Notevole è, secondo il mio gusto, anche la facciata retro, con scene della passione opera di Subirachs, sculture catalano contemporaneo. Se volete saperne qualcosa di più, fate click sull'immagine a sinistra.

Parco Gruel
Parco Gruel

Dato che il sole è proprio super, decidiamo per una visita al parco Gruel, anch'esso opera di Gaudì, dove prendiamo la tintarella sulle panchine di ceramica istoriata.  clicca sulla miniatura per entrare in un negozio a Barcellona il giorno del Venerdì Santo
Per il pomeriggio era in programma lo 'window shopping', ovvero guardare le vetrine, ma purtroppo il venerdì santo è giorno di festa in Catalogna e non ci resta che fare due passi nel barrio Gotico, dove non mancano attrazioni e bellezze.

...clicca sulla miniatura per entrare in un negozio 
a Barcellona il giorno del Venerdì Santo

Di fronte al duomo, su bancarelle improvvisate, si vendono erbe mediterranee, non solo olivo ed alloro, ma anche origano e maggiorana. Più tardi, mentre beviamo la sangria, nel Carrer de Ferran passa la processione del Venerdì Santo. Portano a spalle un'immagine della Pietà, la Madonna con il Cristo morto fra le braccia. Segue un incappucciato (dal portamento ed esilità delle forme è più probabilmente un'incappucciata) che regge, sul collo chino, una croce nera. Il tutto accompagnato da canti e lamentazioni in catalano che attraversano vicoli e strade e creano un'atmosfera decisamente particolare.

22 aprile
la sierra del Cadì
La Sierra del Cadì 

Partenza all'alba (circa le 9) da Grenollers per i Pirenei. La giornata è appena più nuvolosa di ieri, ma sembra sempre primavera. Raggiungiamo il passo Collado de Toses (1800m slm) e il panorama che abbiamo davanti non lascia dubbi sul fatto che i Pirenei siano proprio delle grandi montagne. Dopo il passo, la strada scende; costeggiamo la sierra del Cadì (parco naturale) fra Bellver de Cerdanya e la Seu d'Urguell. 

Non appena varchiamo la frontiera di Andorra ci troviamo immersi in un immenso mercato. Questa microscopica svizzera catalana (la sua superficie è circa 1/8 di quella della Val d'Aosta) possiede un sistema fiscale estremamente semplice: niente tasse, per nulla e per nessuna ragione. Le merci e il denaro hanno il loro scarno valore di cose e soldi. Paradiso del private banking e dello shopping a tutti i costi. Purtroppo (o per fortuna) non siamo in vena di acquisti e fuggiamo dalla capitale (La Vella), dove peraltro è assolutamente impossibile trovare parcheggio. Il gasolio costa circa 900 L al litro. Pieno. 

Finiamo, quasi per caso, alla Massana, 1240 m slm, capoluogo di una delle sette parrocchie che compongono il principato, dove troviamo prontamente alloggio Hotel Roselles, La Massana . L'Andorra era un possedimento feudale retto congiuntamente dai Vescovi di Urgell e dai Conti di Foix. Questi ultimi (i conti) persero a un certo punto il loro titolo nobiliare a favore del Re di Francia, che fu a sua volta soppiantato dal Presidente della Repubblica francese. Ora il paese è governato da un Consiglio eletto dalla popolazione, ma a capo dello stato rimangono il vescovo di Urguell e il Presidente, cioè attualmente Monsieur Chirac. Tutto il paese si trova ad un'altitudine superiore ai 1000 metri con montagne e scenari che meriterebbero certo una sosta più prolungata. Mentre il cielo si copre di nuvole minacciose, compiamo una brevissima escursione verso l'elevata frazione dell'Aldosa ( 1253 m slm) da cui si domina il fondovalle. Andorra è attraversata da molti fiumi, che si chiamano quasi tutti Valira. Sotto i nostri occhi scorre la Valira del Nord, che sta andando a unirsi alla Valira d'Orient, per confluire insieme a lei nella Gran Valira. A l'Aldosa troviamo come svoltare la serata presso la Borda dels Padrins, che significa qualcosa come "la cascina dei nonni". La cucina è ottima, anche se le lingue straniere conosciute non ci aiutano a comprendere il menù e qualche errore fra capretto e maiale non si può evitare. 

23 aprile

E' il giorno di Pasqua e nevica. Partiamo coraggiosamente verso la Francia attraverso il Post d'Envalina (2407 m slm) e il Pas de Casa (2000 m slm). Ovviamente non c'è nessun'altra strada, la neve è fitta e alta e la velocità media è di 10 km all'ora.  A Aix-les-thermes siamo scesi di quota, ma il tempo non è migliorato. Ci troviamo di fronte a un bivio (letteralmente): proseguire verso Foix lungo la sicura strada statale o avventurarci per una via minore, molto più breve, ma che si arrampica nuovamente su per le montagne tempestose? Scegliamo il rischio e la scelta è premiata. Tuttavia, benchè il Col de Chiaoula sia soltanto a 1400 m di altitudine, la persistente precipitazione nevosa continua a rendere il fondo stradale alquanto viscido e costringe il nostro autista di turno (MA) a dare nuovamente prova di destrezza e sangue freddo. Superato il passo, lo scenario è stupendo, con grandi foreste di abeti scuri e larici con le foglie nuove, verde tenero che, verso l'alto dei monti, si tingono di bianco. Attraverso la terra dei catari , recuperiamo la statale con la fuggevole visione della città fortificata di Carcassonne.
Ormai è quasi sera, quando arriviamo a Nimes alla ricerca di un riparo per la notte. Niente da fare, nè in centro nè nella grigia e piatta periferia, costellata di significative rappresentanze di tutte o quasi le catene alberghiere di Europa e del mondo, tutte desolatamente non disponibili.  Per fortuna telefoniamo a Yves a Vauvenargues che è ben disposto a darci alloggio al suo Moulin de Provence (vedi sopra). Della sua singolare ospitalità e della sua cucina fin troppo ricca e variata ho già detto. Mi immolo ai suoi souffles .

24 aprile
salendo al Monte Saint Victoire
...salendo al Monte Saint Victoire

Dopo nove ore di automobile senza apprezzabili soste, ne abbiamo abbastanza, è tempo di far funzionare le gambe. Saliamo alla Montagne Saint Victoire per il sentiero dei Plaideurs Segnavia verde chiaro, il sentiero si raggiunge dal posteggio poco sotto il Moulin de Provence, dopo aver superato un ponticello . L'aria è tersa e frizzante (possibile che ieri nevicasse?) e la salita ripida, attraverso la ricca flora mediterranea. Giunti in quota, si contempla la vertiginosa scarpata con cui il monte precipita sul versante sud. Iniziamo la traversata della cresta sotto un vento sferzante, teso e pulito e, saltellando fra pietra e pietra, finalmente raggiungiamo la Croix de Provence , alta 19 metri e eretta su un ampio basamento.
Siamo a 915 metri di altitudine, e lo sguardo spazia su un panorama spalancato a 360°, a ovest, verso Marsiglia e il mare, si vedono due azzurri laghetti artificiali e più lontano l' Etang de Beurre e, a dalla parte opposta, a Nord Est, le cime innevate delle Alpi.

Scendiamo dalla croce e, poco sotto incontriamo la Chapelle Notre Dame de la Victoire e il piccolo oratorio. Si dice che la chiesa sia stata costruita sul luogo in cui sorgeva un tempio antichissimo, eretto dal romano Mario per celebrare la sua vittoria sui teutoni. Grande delusione delle ragazzine: niente bibite nè dolciumi, c'è solo un banchetto di souvenir e immaginette religiose.
La discesa lungo il sentiero dei Venturiers G.R. 9 segnavia bianco e rosso , la via classica, è più diretta e monotona. A valle ci aspettano due chilometri di strada sterrata, usata anche da pista da jogging, che corre lungo il torrente, che ci riporta a Vauvenargue.

Eccoci all'ultima sera. Prima di dormire, attraverso la finestra socchiusa entra l'aria primaverile, e ascolto un bellissimo concerto gentilmente offerto dai celeberrimi usignoli provenzali. E' un vero peccato avere così sonno...

versante Sud della montagna Saint Victoire
Lo strabiombo sul versante Sud
della montagna Saint Victoire


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© Carla Marchetti
marzo-settembre 2001