Riviere,
bastano pochi
stocchi d'erbaspada
penduli da un
ciglione
sul delirio del
mare;
o due camelie
pallide
nei giardini
deserti,
e un eucalipto
biondo che si tuffi
tra sfrusci e pazzi
voli
nella luce;
ed ecco che in un
attimo
invisibili fili a
me si asserpano,
farfalla in una
ragna
di fremiti d'olivi,
di sguardi di girasoli.
Dolce cattività,
oggi, riviere
di chi s'arrende
per poco
come a rivivere un
antico giuoco
non mai
dimenticato.
Rammento l'acre
filtro che porgeste
allo smarrito
adolescente, o rive:
nelle chiare
mattine si fondevano
dorsi di colli e
cielo; sulla rena
dei lidi era un
risucchio ampio, un eguale
fremer di vite
una febbre del
mondo; ed ogni cosa
in se stessa pareva
consumarsi.
Oh allora
sballottati
come osso di seppia
dalle ondate
svanire a poco a
poco;
diventare
un albero rugoso od
una pietra
levigata dal mare;
nei colori
fondersi dei
tramonti; sparir carne
per spicciare
sorgente ebbra di sole,
dal sole
divorata
Erano questi,
riviere, i voti del
fanciullo antico
che accanto a una
rosa balaustrata
lentamente moriva
sorridendo.
Quanto, marine,
queste fredde luci
parlano a chi
straziato vi fuggiva.
Lame d'acqua
scoprentisi tra varchi
di labili ramure;
rocce brune
tra spumeggi;
frecciare di rondoni
vagabondi
Ah, potevo
credervi un giorno
o terre,
bellezze funerarie,
auree cornici
all'agonia d'ogni
essere.
Oggi torno
a voi più forte, o
è inganno, ben che il cuore
par sciogliersi in
ricordi lieti - e atroci.
Triste anima
passata
e tu volontà nuova
che mi chiami,
tempo è forse
d'unirvi
in un porto sereno
di saggezza.
Ed un giorno sarà
ancora l'invito
di voci d'oro, di
lusinghe audaci,
anima mia non più
divisa. Pensa:
cangiare in inno
l'elegia; rifarsi;
non mancar più.
Potere
simili a questi
rami
ieri scarniti e
nudi ed oggi pieni
di fremiti e di
linfe,
sentire
noi pur domani tra
i profumi e i venti
un riaffluir di
sogni, un urger folle
di voci verso un
esito; e nel sole
che v'investe,
riviere,
rifiorire! |