Cartina
della Britannia Romana |
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Cartina
molto dettagliata della Britannia romana. Si ricorda
che, dopo le iniziali spedizioni punitive di Cesare
in Britannia (furono due missioni "di contorno"
delle sue guerre in Gallia, nel 55
e nel 54 a.C.) i Romani misero stabilmente
piede in Britannia solo a partire da un secolo dopo
con l'imperatore Claudio.
Cesare invase infatti la Britannia ma non la conquistò.
La prima spedizione del 55 a.C., di fatto, fu addirittura
un insuccesso. Più efficace quella del 54 a.C.,
invece. Ma anche in questo caso i Romani si limitarono
a sconfiggere ripetutamente le tribù che avevano
fornito aiuto ai Galli nelle guerre di conquista di
Cesare. In quegli anni i romani non stabilirono alcun
dominio sull'isola, nemmeno sulle sue parti meridionali.
La situazione in Gallia era ancora troppo fragile
e Cesare sapeva di non avere quindi delle solide retrovie,
come dimostrò la ribellione di Vercingetorige.
Al tempo stesso, poi, il potere di Cesare era tutt'ora
traballante e non avrebbe potuto ottenere dal Senato
l'autorizzazione a nuove campagne militari. Le sue
due spedizioni quindi ebbero due soli obiettivi: "punire"
i Britanni che avevano aiutato i Galli e aumentare
il bottino di guerra da presentare al Senato per giustificare
le proprie campagne.
E' da rimarcare che tra le due spedizioni di Cesare
e la conquista operata da Claudio, i Romani trovarono
la strada in parte spianata dalle divisioni interne
tra le diverse tribù della Britannia, elemento
questo che peserà anche in seguito, durante
le invasioni anglosassoni.
Le tribù britanne residenti nel sud dell'isola
erano strettamente imparentate con le tribù
della Gallia del nord, ormai pienamente inserite nel
contesto imperiale Romano.
Il passaggio di merci e cultura tra le due sponde
della Manica fu un elemento che contribuì a
facilitare l'arrivo in forze dei Romani. Questi trovarono
infatti molte amicizie, in particolare fra le tribù
della Britannia belgica che mal sopportavano la supremazia
dei Catuvellauni e tra la classe dei commercianti
meridionali che si erano arricchiti commerciando con
la Gallia latinizzata.
Il dominio romano della Britannia non fu mai totale;
dal punto di vista geografico i Romani dominarono
sostanzialmente l'attuale Inghilterra e il Galles;
generalmente gli storici sono dell'opinione che l'occupazione
della Britannia non abbia in realtà "ripagato"
l'impero degli sforzi profusi per conquistarla e mantenerla
sotto controllo.
Anche in Britannia i Romani adottarono tutto sommato
una saggia politica di assimilazione già più
volte sperimentata nei territori conquistati. Non
fondarono mai la loro supremazia sullo sterminio delle
popolazioni indigene e/o sull'importazione di coloni,
cosa che era stata invece caratteristica di tutte
le precedenti invasioni della Britannia e che caratterizzò
non di meno anche le invasioni anglosassoni. I Romani
in Britannia costruirono il loro consueto efficace
sistema stradale di controllo militare, mentre lavorarono
attivamente ed efficacemente per latinizzare innanzitutto
i capi tribù, i commercianti, le classi dirigenti
britanne. Usarono i capi preesistenti, allettandoli
con la cultura imperiale latina e con l'opulenza,
investendoli dell'autorità locale e inserendoli
nella amministrazione pubblica.
Un elemento importante della occupazione romana in
Britannia fu lo spostamento forzato delle popolazioni
locali: i bretoni erano soliti abitare in villaggi
e cittadine fortificate situate sui promontori. Proprio
per premunirsi contro eventuali ribellioni, i Romani
imposero quasi sempre l'abbandono di tali locazioni,
trasferendo le popolazioni in pianura.
Le città romano-bretoni erano infatti situate
prevalentemente in pianura, poco o per nulla fortificate
e collegate da un efficiente sistema di strade, funzionali
agli spostamenti delle Legioni.
Questo aspetto ebbe una notevole importanza nel facilitare
la conquista anglosassone, una volta che le Legioni
abbandonarono la Britannia lasciandola pressochè
indifesa davanti a qualsiasi invasione. Gli invasori
non avrebbero dovuto far altro che sbarcare (o risalire
i fiumi) e avrebbero trovato decine di città
e villaggi inermi e pure collegati fra loro da comode
strade.
La "romanizzazione" della Britannia non
andò mai oltre l'area a sudest della direttrice
mediana tra Glevum (Glouhester) e
Lindum (Lincoln): il Galles
fu un territorio sempre turbolento, controllato efficacemente
dal punto di vista militare ma mai latinizzato; la
Cornovaglia non fu praticamente urbanizzata,
se non nei territori più orientali, e divenne
esclusivamente un territorio di sfruttamento minerario
controllato dalla Legione di stanza a Isca Dumniorum
(Exeter); l'area a nordovest della Glevum-Lindum fu
scarsamente romanizzata, sebbene al nord si sviluppassero
alcune comunità floride come Eburacum
(York), forte della protezione di una Legione lì
stanziata e del Vallo di Adriano, o come Deva
(Chester), pure sede di una Legione e collegata al
resto della Britannia romanizzata da un efficace sistema
di strade e fortificazioni sul limite orientale del
Galles.
Tuttavia queste aree "non romanizzate" furono
costantemente sotto la pressione di invasioni barbariche
(Scoti a nordovest e sulle coste gallesi e della Cornovaglia,
popolazioni germaniche a nordest) oppure di continue
ribellioni da parte delle popolazioni bretoni e celtiche
non romanizzate (Gallesi, Briganti, Pitti).
Due imperatori, Adriano e Antonino,
si occuparono direttamente della difesa della Britannia
dalle incursioni dei Pitti e dalle insurrezioni dei
Brigantes.
Il primo ordinò la costruzione di un Limes
stabilmente fortificato a pattugliato al nord, al
confine con la Caledonia (Scozia), il noto Vallum
Hadriani; successivamente l'imperatore Antonino
fece occupare il territorio dei Brigantes e spostò
il Limes più a nord, dove fu eretto il
Vallum Antonini.
Tuttavia l'occupazione romana del territorio fra i
due Limes non durò nemmeno 40 anni e i romani
furono costretti nuovamente ad arretrare a sud, dove
si dedicarono a rafforzare il Vallum Hadriani.
In realtà ogni volta che la stabilità
dell'Impero fu minacciata altrove, le difese della
Britannia furono progressivamente sguarnite; una fase
molto interessante della Britannia Romana fu il breve
periodo, di una decina d'anni, in cui la Britannia
si "staccò" dall'impero, autogovernandosi
sotto l'autoproclamato imperatore Carausio,
un ammiraglio dell'impero originario della tribù
germanica dei Messapi, che riuscì ad usare
la flotta di cui disponeva per difendere efficacemente
le coste dell'Isola dagli scorridori, sia combattendoli,
sia accondandosi con loro.
La storia della Britannia come provincia Romana finì
nel 410 d.C., quando nel bel mezzo
delle invasioni dei Goti in tutta Europa, le Legioni
abbandonarono definitivamente la Britannia, lasciando
alle restanti popolazioni celtiche e romano-bretoni
l'impari lotta contro le invasioni anglosassoni. |
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Schema
delle invasioni barbariche |
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Cartina
schematica delle invasioni subite
dalla Britannia, durante e dopo l'occupazione romana.
Va detto che la pressione sulle coste della Britannia
non venne mai meno. Fu ridotta, occasionalmente, nei
periodi in cui l'Impero fu in grado di mantenere una
flotta in efficienza.
Per il resto, da tempi preistorici, la storia della
Britannia è una vicenda di continue invasioni
dal mare.
Inizialmente la Britannia era abitata da popolazioni
protoceltiche e celtiberiche.
Queste furono gradualmente soppiantate dalle migrazioni
ed invasioni di popolazioni galliche
provenienti dalla Gallia; in ultimo dai Belgi,
che la conquistarono pochi anni prima delle invasioni
di Cesare in Gallia.
Le coste occidentali, invece, venivano di continuo
saccheggiate o temporaneamente occupate da scorridori
Scoti provenienti dall'Hibernia (Irlanda);
il nord della Britannia era invece sotto costante
pressione da parte dei Pitti provenienti
dalla Caledonia (Scozia) e dai Brigantes
una popolazione mista imparentata tanto coi britanni
del sud quanto coi pitti del nord. Occasionalmente
le coste settentrionali erano anche oggetto delle
mire delle popolazioni scandinave,
sebbene queste cominciarono ad attaccare sistematicamente
le coste della Britannia solo a medioevo inoltrato.
Le coste orientali e meridionali erano infine sempre
state facilmente accessibili alle scorrerie dal continente,
in particolare da parte delle popolazioni germaniche,
genericamente chiamate Sassoni, provenienti
dal delta del Reno, dalle coste della Danimarca e
della Germania settentrionale.
Durante l'occupazione romana la pressione soprattutto
sulle coste meridionali e orientali si alleggerì
notevolmente, senza però cessare mai del tutto.
Quando infine i Romani indebolirono ed abbandonarono
la difesa della Britannia, le scorrerie delle popolazioni
sassoni assunsero via via le caratteristiche di invasione
e migrazione.
I fertili territori del sudest della Britannia, scarsamente
fortificati, furono facile preda degli invasori. Essi
penetravano nell'entroterra prevalentemente risalendo
i fiumi, ma paradossalmente furono
proprio le strade romane, un tempo
usate dalle Legioni, ad accelerare
e facilitare enormemente la conquista anglosassone
della Britannia.
Tradizionalmente si afferma che i tre ceppi germanici
principali furono:
Angli: provenienti dal nord
della Germania, poco a sud della penisola danese,
invasero e si stabilirono principalmente nell'area
centro-orientale della Britannia (tra Londinium e
Lindum).
Sassoni: provenienti dai territori
fra l'Olanda e la Germania settentrionale, si stabilirono
soprattutto nella Britannia centrale e meridionale,
poi gradualmente occuparono anche il Nord risalendo
verso la Scozia.
Iuti: provenienti dallo "Jutland"
(Danimarca) secondo la tradizione si stabilirono prevalentemente
nel Kent e sull'Isola di Vectis, poco al largo della
costa meridionale.
In realtà le ricostruzioni storiche più
recenti sembrano indicare che tali suddivisioni sono
più accademiche che reali: le scorrerie delle
popolazioni germaniche colpirono indistintamente tutta
la costa meridionale e orientale della Britannia,
seguendo una comune strategia: alle prime ondate di
incursori, il cui compito era razziare
e dare alle fiamme le città, massacrando o
costringendo alla fuga gli abitanti, seguivano gradualmente
spedizioni di colonizzazione, che
si impadronivano così delle terre fertili precedentemente
razziate e messe a ferro e fuoco dagli scorridori.
Le popolazioni romano-bretoni (quelle che sopravvivevano
ai massacri, s'intende) erano quindi costrette a ritirarsi
verso ovest, a fuggire in Armorica (l'attuale Bretagna)
attraversando la Manica, oppure erano ridotte in schiavitù.
Da rimarcare che i nuovi siti abitati fondati dalle
popolazioni sassoni raramente coincisero con le precedenti
città romane. I sassoni preferirono di gran
lunga insediarsi presso i fiumi, usando solo come
accessorio le strade romane (più che altro
per accelerare la conquista dell'isola).
Durante le invasioni anglosassoni, una parte della
popolazione romano-bretone riuscì a salvarsi
migrando verso ovest (Galles e Cornovaglia) oppure
traversando la Manica e andando a insediarsi nell'attuale
Bretagna (quella che in epoca romana
era considerata appunto Britannia Minor).
Del periodo romano sopravvive ben poco. Qualche nome,
poche rovine e alcuni resti delle strade romane. Solo
pochi siti già esistenti in epoca romana sopravvissero
alle devastazioni portate dagli anglosassoni.
Calleva, che era il vero centro amministrativo e culturale
della provincia fu saccheggiata a più riprese
e abbandonata, mentre oggi è poco più
che una cittadina di modeste dimensioni. Altre città
come Londinium (Londra), Eburacum (York), Glevum (Glouchester),
Deva (Chester) e Lindum (Lincoln) furono ricostruite
in seguito anche dai nuovi regni anglosassoni, in
virtù delle loro posizioni strategiche o dell'accesso
ai fiumi come canali commerciali.
Le uniche aree che riuscirono in parte a opporsi alla
penetrazione anglosassone furono il Galles (che resistette,
di fatto, indipendente sino al XIII secolo), l'estremità
della Cornovaglia e le Highlands in Scozia.
Proprio i territori meno romanizzati, pertanto qui
sopravvive più che altro ciò che resta
della cultura bretone, sebbene il primitivo cristianesimo
Gallese sia un'eredità del periodo romano.
Da rimarcare che in seguito queste aree furono colpite
anche dalle invasioni scandinave
e vichinghe. |
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Città
principali della Britannia Romana |
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Per
una descrizione più dettagliata e approfondita
fare riferimento alla cartina completa (la prima).
Le località segnalate qui a lato non erano
ovviamente le uniche. Alcune non sono state inserite
solo per ragioni di spazio. Si voleva qui dare solo
una idea di massima della distribuzione urbana.
Si noti che la maggiore concentrazione di città
si trova nella parte sudorientale dell'isola, quella
più vicina al continente, evidenziata in verde
più scuro.
Alle città lì concentrate varrebbe anche
la pena di aggiungere centri importanti come Venta
Belgarum (l'attuale Winchester, situata tra
Calleva e Clausentum), Durovernum Cantiorum
(l'attuale Canterbury) tra Londinium e Dubris, e Camulodunum
(Colchester), più molti altri centri minori.
Ovviamente anche nel resto della Britannia a nordovest
della linea Glevum-Lindum vi erano altre comunità
urbane, ma poche degne di nota eccetto forse Venta
Silurum nel sud del Galles.
Vera capitale amministrativa della Britannia era la
città di Calleva: si trovava
nel pieno dell'area più densamente urbanizzata
(se si può parlare di densa urbanizzazione
per la Britannia romana), alle spalle dei porti di
Clausentum e Portus Magnus, protetti dall'isola Vectis.
L'attuale cittadina di Silchester non rende affatto
giustizia all'importanza che Calleva ebbe in epoca
bretone e romana. Calleva crebbe per importanza amministrativa
anche per la sua collocazione nel cuore del territorio
controllato dalle tribù dei Belgi, l'elite
dominante (assieme ai Catuvellauni stanziati più
a nord) prima della conquista romana.
Londinium, invece, non ebbe mai in
epoca romana una rilevanza amministrativa e culturale,
quanto una crescente importanza commerciale che ne
fece il secondo cuore pulsante della precaria romanizzazione
dell'isola. Londinium ebbe piuttosto il suo apice
di gloria a partire dagli anni turbolenti tra il 286
e il 296 d.C., durante i quali la Britannia di fatto
si autogovernò come una provincia autonoma
dall'Impero, sotto il comando di Carausio, "imperatore"
di Britannia.
Londinium subì, come tutte le città
dell'isola, saccheggi, distruzioni e massacri durante
le invasioni anglosassoni, ma si risollevò
in virtù della sua posizione, diventando di
fatto anche in epoca anglosassone e normanna la capitale
dell'isola.
Dubris (Dover) e Rutupiae
nel Cantium (l'attuale Kent, la piccola penisola sudorientale
sotto Londra) erano le chiavi di passaggio principali
col Continente nonchè sedi di parte della flotta
che nel suo periodo di massima efficienza teneva alla
larga pirati e predatori dalle coste della Britannia. |
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Dislocazione
delle principali legioni |
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Principali
tribù della Britannia |
La
cartina a lato raffigura una suddivisione di massima
del territorio della Britannia secondo le diverse
tribù.
E' fondamentale tenere presente che non si
tratta di confini, nè di aree omogenee
ed impermeabili, quanto di collocazioni di massima.
Cliccare sulla mappa a sinistra per ingrandirla. |
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