Santarcangelo di Rom.

 

LE FORZE DEL MALE SONO TRA NOI

Sintesi della conferenza “Miraggi e realtà dei nuovi culti”

 

“Siamo tutti testimoni di come negli ultimi tempi si sia assistito ad un continuo espandersi di questi fenomeni di indotta deviazione psicologica, un proliferare di nuovi culti, di sètte e di miraggi illusori un po’ in tutta la nostra società, cosiddetta civile e progredita. Noi vogliamo cominciare a capire, anche attraverso questo incontro, quali siano le cause scatenanti di questi fenomeni. Forse appagamento da benessere, ricerca di stimoli forti e nuove emozioni o, forse, la fragilità di una società satura e opulenta come quella in cui viviamo, la solitudine e l’isolamento, la crisi dei valori della famiglia... E vogliamo anche cercare di capire come eventualmente ci si possa difendere da questi pericoli”.

Queste le motivazioni che hanno indotto l’Amministrazione comunale a promuovere l’incontro del “Lavatoio”, illustrate dall’assessore ai servizi sociali Fabrizio Nicolini: “...anche perché spesso le vittime sono i giovani o le persone adulte, ma deboli ed indifese. Ovviamente la nostra comunità locale santarcangiolese non è esente da questi problemi, anche perché credo che nessun paese, nell’era mediatica, possa illudersi di vivere avulsa dalla realtà circostante”.

Apparentemente Santarcangelo potrebbe sembrare estranea alle problematiche in discussione, ma così non è. “Forse può sembrare così perché si cerca in qualche modo di rimuovere questo problema dalla nostra mente, oppure se ne parla sotto voce, con circospezione, quasi a volerlo esorcizzare. Invece io credo sia importante parlarne senza tabù, con competenza ma con chiarezza, spiegare alla gente, senza allarmismo ma con molta franchezza, che nessuno di noi può ritenersi immune dal pericolo di divenire vittime di questi fenomeni, soprattutto se manca l’informazione o la formazione che in qualche modo possono fornire un minimo di difesa e di barriera protettiva. Per questo ritengo che la Pubblica Amministrazione, nella fattispecie il mio assessorato ai Servizi sociali e sanitari abbia il diritto/dovere di promuovere iniziative volte a salvaguardare e tutelare il diritto alla salute e all’integrità mentale dei propri cittadini”.

In quale modo? “Agendo sul versante informativo, educativo, formativo per una efficace strategìa di prevenzione. Si tratta, cioè, di dare un contributo per creare le condizioni perché i cittadini possano difendersi in primo luogo da questi pericoli. In secondo luogo, se malauguratamente sono caduti vittime, possano in qualche modo uscirne. In terzo luogo, condizione non certo ultima, una volta fortunatamente usciti, non vengano abbandonati ma, possibilmente, accompagnati, aiutati a compiere un percorso di reintegro, sia familiare che sociale... La consigliera Canini Venturini ha indubbiamente il merito di avere sollevato il problema in mezzo a noi con le iniziative assunte in Consiglio comunale, avviando questo percorso di riflessione, di confronto, sia all’interno dell’Amministrazione, sia all’interno delle Consulte della Famiglia e del Volontariato ed anche della Commissione Pari Opportunità. Percorso che ci ha portato, prima ad un consiglio comunale aperto, al quale hanno partecipato anche i rappresentanti delle parrocchie e delle forze sociali, sino a trovarci qui, questa sera”.

L’assessore Nicolini si è detto consapevole che l’argomento è estremamente complesso, sotto l’aspetto medico-scientifico, sociale, legale, legislativo, teologico, in presenza, anche, “di un vuoto normativo in qualche modo da colmare”. Complessità che richiederà “ulteriori momenti di incontro, nei quali sviluppare alcuni aspetti particolari”.

Infatti, se ci si fermasse alla conferenza del “Lavatoio”, avremmo fatto poca strada, nonostante l’apprezzamento dimostrato dalla massiccia ed attenta presenza di pubblico.

 

Il dottor Giorgio Gagliardi, direttore del Centro Studi e Ricerche sulla Psicofisiologia di Milano si è dottamente soffermato ad illustrare i nuovi culti, puntando anche, spesso, l’indice accusatore sulle reti pedocriminali europee collegate a culti sado-masochisti, “abuso sado-masochistico in cui il diavolo non c’entra niente. E’ solo un paravento per far affiorare i sentimenti sadici delle persone”.

Quando è corretto parlare di sètta? “Quando si ha la formazione di un gruppo che comincia ad esulare dalle realtà sociali e non raramente si oppone ad esse. Creazione di forme alternative di vita che spesso conducono ad estremi lontani dalla realtà e ad esagerazioni malsane. Accanto all’impegno di conservare una meta, oppure un idolo spirituale in contrasto con la convenzione comune, si menzionano: il rifiuto di valori fondamentali di oggi quali la libertà personale e la tolleranza. Infatti nell’ambiente sèttario non c’è né libertà personale né tolleranza. Impegno talvolta militante per gli atteggiamenti opposti. Stile totalitario di vita: s’impone l’assunzione di stile di vita esistente all’interno di queste sètte. Soppressione della coscienza dei membri”, essendo questa “riservata solo al leader, al capo. Messa al bando di quanti sono fuori dal gruppo”.

Gli esterni ai gruppi sostengono che all’interno c’è il diavolo. I componenti delle sètte, viceversa, dicono che il diavolo alberga all’esterno: “forse il diavolo non c’è né da una parte, né dall’altra”.

Non è sempre chiaro cosa avvenga all’interno di questi gruppi: “In queste associazioni, in queste lobbies, tuttavia, c’è di tutto”.

Quella che viene contrabbandata per “religione” di solito non lo è: “è una pseudo religione molto in contrasto con quella istituzionale. Ci sono gruppi sèttari anche all’interno delle istituzioni della stessa Chiesa cattolica che non hanno nulla a che vedere con la religione cattolica”.

E la magìa? Fondamentalmente consisterebbe nel chiamare forze sconosciute alle persone stesse che dicono di operare; forze che avrebbero il potere di “combinare qualcosa” su ordine del mago stesso (o leader) che, a sua volta,  avrebbe il potere di provocare determinate cose tramite forze a lui stesso sconosciute.

Nel 1998 il Ministero degli interni redigeva  120 pagine di rapporto in cui citava tutte le associazioni e i tipi di sètte circolanti [Rapporto distribuito in fotocopia il 25 novembre scorso alle Consulte, n.d.r.].

Lo Stato italiano - ha detto Gagliardi proiettando l’elenco in questione - “è stato più volte denunciato da più sètte finendo per sborsare centinaia di milioni: movimenti religiosi, profetici, messianici, false chiese, gruppi orientalisti guidati da guru italiani, movimenti per lo sviluppo del potenziale mentale, nuovi movimenti magici, movimenti esoterici ed occultistici, gruppi iniziatici, fraternità universali, ordini pitagorici; tutti movimenti che fanno capo a precedenti associazioni del ‘700-’800. Spiritismo, culti ufologici, neo-paganesimo e new-age, satanismo, luciferismo e, da ultimo, la next age. Mentre la new age metteva insieme tutto e diceva che andava bene tutto, la next age è molto più centrata sul fatto che nell’uomo ci sarebbe quella famosa scintilla divina da scoprire, per cui l’uomo potrebbe diventare padrone di tutte le forze disponibili nell’universo”.

Molte le associazioni di matrice cristiana censite dal Ministero dell’Interno. In queste si verifica il “doppio livello”. Molto bassa la cifra riproducente il satanismo e luciferismo: 200. Gagliardi lo definisce “satanismo del sabato e della domenica”, a differenza del “satanismo duro” nel quale nessuno entra per cui non si sa cosa succeda. Poi c’è un “satanismo acido”, giovanile, “da discoteca” e infine un “satanismo da curiosità che può diventare satanismo psicopatologico. Ci sono persone che hanno una psicopatologia franca, dichiarata a capo di queste associazioni e soprattutto di queste sètte sataniche o sataneggianti”.

Quanto al numero di sètte censite prevarrebbe la Lombardia e il Lazio. “Posso però dirvi che le sètte satanico-luciferine sono molto più sviluppate nel Veneto, più che a Torino, e coinvolge soprattutto i giovani dediti al rock duro”.

Nel nostro Paese si parla spesso di carenza legislativa. Sarebbe sufficiente un articolo che punisse “l’abbandono di persona in pericolo”, un crimine di moda in Francia e Belgio. “I crimini commessi in rapporto a manifestazioni di culto sono trattati come reati comuni a tutti gli effetti, fatte salve le valutazioni morali riferite al movente”.

Le metologie usate sono usuali: “utilizzo di meccanismi subliminali molto raramente; tecniche di manipolazione mentale-emozionale e altre metodiche atte a limitare la libertà di autodeterminazione del singolo”.

“Queste associazioni hanno un’organizzazione molto capillare. Hanno una direzione generale, un ufficio finanziario nazionale e locale, comitati ispettivi e di controllo che vanno in giro per tutte le varie località dove opera anche una sola cellula a controllare; ufficio informazioni generali; reti internazionali informatizzate; settori specifici organizzativi; uffici di collegamento o di industrie collegate. Moon, ad esempio, ha industrie in tutti i campi e in tutto il mondo. Ci sono molte associazioni filantropiche che fungono da paravento a determinati culti. Collegamento a strutture di carattere sociale, educativo e per i diritti dell’uomo. A volte dietro queste associazioni operano sètte. Settore investigativo: all’interno di queste sètte ci sono persone che indagano su chi combatte, su chi si oppone alle sètte, cercano di raggruppare al massimo le notizie sui personaggi per poi denigrarli e far loro perdere credibilità. Collegio di difesa civile e penale: mettersi contro una sètta molte volte significa farsi sbranare. (Attualmente molte sètte differenti tendono ad unirsi fra loro)”.

“Il Consiglio Europeo aveva diramato delle direttive per combattere il fenomeno dilagante. Si volevano creare e sostenere centri nazionali o regionali di informazione sui gruppi a carattere religioso, esoterico, spirituale, che siano indipendenti dallo Stato. La Comunità Europea non voleva osservatori governativi. Invitava ad utilizzare le procedure normali di diritto penale e civile contro le pratiche illegali commesse a nome di gruppi a carattere religioso, esoterico o spirituale”.

Oltre ai culti religiosi - ha detto ancora Gagliardi - ci sono anche “culti politici attorno a correnti politiche che usano le stesse metodiche per accapparrarsi gente”. Oltre a questi ci sono i “gruppi psicoterapeutici educazionali”.

Il relatore non ha neppure trascurato i “culti commerciali”: “associazioni commerciali che usano le stesse metodologie per far vendere i loro prodotti, in sostanza per acquisire potere finanziario. Fra questi culti ve ne sono alcuni che non hanno nulla a che vedere con il satanismo, essendo solo culti masochistici, o sado-masochistici, in cui vengono torturate e uccise delle persone, quali bambini e adulti, per il gusto di farlo. Attirano persone psicolabili e si determina una lobby, un nuovo culto, reti pedofile che hanno un’importanza notevole e sono anche fonte notevole di guadagno”.

In sostanza le lobbies dei nuovi culti sono “organizzazioni con facciata umanitaria o di studio. Ogni nuovo culto ha una sua cerchia di associazioni umanistiche ed operatori cosiddetti spirituali”.

Non è raro che nelle associazioni anti-sètte si infiltrino esponenti delle stesse sètte. “Si mischiano in associazioni anti-culto col preciso scopo di creare disordine, perplessità e dubbi. Esistono anche specialisti, studiosi di nuovi e vecchi culti, che vengono corteggiati, incentivati dai nuovi culti allo scopo di ridurre l’attenzione verso i culti, al fine di ottenere pareri neutri se non in loro favore”.

Un discorso a parte merita il potere esercitato dall’editorìa: letterature, libri e giornali a favore di nuovi culti: “Esistono edizioni specializzate nel presentare al meglio quanto i vari culti producono allo scopo di attirare consensi, non solo tra i cittadini, ma anche tra le organizzazioni istituzionali”.

Esistono infine le micro-sètte, piccoli gruppi cittadini che fanno uso di musica, sesso, satanismo, allucinogeni e rituali. “Rituali che sono scuse per quello che fanno”.

Mentre per religione s’intende una relazione tra l’uomo e il sacro, inteso come realtà trascendente che supera il mondo fisico, l’esperienza del sacro è ricercata di per sé dalla magìa come esperienza di potere destinata a migliorare la condizione di chi la pratica. Non è religione ma il cercare un potere che migliora la condizione di chi la pratica... Si promette il contatto diretto con forze occulte e con energie vitali della natura che consentirebbero di ritrovarsi in armonia con tutto l’universo”.

E le messe nere? “La messa nera è una cosa molto seria: va preparata, va fatta in giorni e ore particolari, vanno trovate persone particolari, l’altare va orientato in modo particolare, bisogna parlare un linguaggio latino buono, perciò molte volte chi parla di ‘messa nera’ non sa quel che dice. Raramente si celebrano in ambienti naturali incontaminati; si preferiscono gli appartamenti privati, i ruderi e qualsiasi altro insediamento umano nuovo e antico”.

 

La dottoressa Loredana Zani, psicologa e psicoterapeuta ha trattato il tema dell’identità psicologica e psicoanalitica: “Quando l’istituzione apre uno spazio di parola, significa che è disposta a mettersi in relazione con un altro linguaggio, a saperne di più”.

Cosa significa dare un titolo ad un’iniziativa che valorizza uno spazio mentale di parola? “Significa trovare un’identità. Ma di quale identità di linguaggio si tratta? L’immagine dell’iniziativa: una maschera. Maschera significa anche persona. Quindi una persona mascherata con tanti occhi che cattura. E’ seducente. Suggestiva. Senza dubbio ipnotica. Siamo molto lontani dall’etica psicoanalitica o da quanto Freud ci ha insegnato, ma anche molto lontani dalla sua tecnica definitiva”.

Come si formano e aggiornano oggi gli addetti delle professioni legalmente riconosciute di aiuto e di cura della psiche?

Questa la risposta della dottoressa Zani: “Pochissimi si sottopongono ad un training analitico. Perché? Oggi è la psicologia sistemica che sta prendendo campo sul sapere comportamentale dell’individuo e della persona facendo piazza pulita dell’inconscio. Ma rischia di non sapere nulla del soggetto come essere parlante, cioè dell’ascolto del sintomo. E’ paradossalmente il sintomo che ci porta a chiedere aiuto, a dire che c’è qualcosa che non va nella vita di una persona... Si parla forse troppo del disagio giovanile”.

La Zani lavora da diverso tempo nelle unità operative di dipendenze patologiche. “Le più scottanti dipendenze patologiche, le più difficili da curare sono l’alcooldipendenza, la tossicodipendenza da droghe illegali, l’anoressia, la bulimia..., ma ci sono anche dipendenze non patologiche... Quando una persona chiede un aiuto, compie un atto importantissimo della sua vita. Vuole aiuto dalla disciplina che legalmente pratichi. A volte si rischiano diagnosi e interpretazioni affrettate” che Freud chiamò “analisi selvaggia”.

“Miraggi e realtà dei nuovi culti. Tecniche di persuasione e prevenzione”. La Zani ha interpretato questo linguaggio analiticamente e pensa “che l’essere umano, anche nel senso antropologico del termine, abbia istintivamente bisogno di credere, abbia bisogno per vivere la realtà del quotidiano di miti, di culti, di ritualità, di rapporto con il sacro, ma soprattutto di essere consapevole a chi e di cosa si nutre il suo vissuto emotivo, di dipendenza o indipendenza, rispetto a questi bisogni così vitali da non poterne fare a meno, tanto da non avere la distanza giusta”.

Normalità o patologia? Questa la risposta della Zani: “Un confine non netto, un confine che richiede un equilibrio tra la realtà e la parte irrazionale dell’essere umano. Quindi per l’essere parlante c’è la realtà sociale, individuale e la realtà psichica, composta anche di irrazionalità. Per accettare l’irrazionalità occorre amare la complessità; e lo spazio per la realtà psichica dov’è? Dove si tutela la salute mentale? Quali sono i luoghi istituzionali deputati all’ascolto della realtà psichica normale o patologica? Attualmente penso ai troppi luoghi chiusi chiamati ‘terapeutici’ e ai pochi luoghi di psicoterapìa sul territorio. Dall’altra parte abbiamo la grande, onnipotente offerta delle diversità delle psicoterapie, che ci fa perdere in un labirinto in cui occorre districarsi prima di poter scegliere. Non sempre siamo consapevoli che si tratta della cura parlata per uscire dalla prigionìa dello sguardo, dell’immagine e dello specchio, ragionare con la propria testa”.

La Zani fa poi una precisazione in ordine al ‘culto’ rispetto al ‘non culto’: “Credo non si possa fare questa netta distinzione non essendoci una netta linea di divisione, da una parte o dall’altra del culto, ma che si possa scegliere il proprio credere o la propria disciplina, fare cioè della propria scelta soggettiva anche uno stile di vita”.

Manipolazione psicologica può avvenire “quando uno psicologo prescrive farmaci o quando non è iscritto all’albo; quando un medico fa lo psicoterapeuta senza essere specializzato in tale disciplina; quando un professionista all’interno di una struttura pubblica o privata non usa la supervisione sui casi clinici diagnosticati patologici; quando si fanno diagnosi affrettate e si danno frettolosamente psicofarmaci e antipsicotici, antidepressivi e trattamenti metadonici; quando si mandano ragazzi frettolosamente in comunità terapeutiche residenziali o in comunità terapeutiche diurne; quando si mettono gli ‘ex’ al posto degli operatori o dei tecnici senza sostenerli con una formazione e preparazione adeguate al loro compito o metterli nella posizione di poter scegliere quella funzione a fine programma terapeutico; quando non si possono togliere l’identità di ‘ex’ e diventare il signor ‘tal dei tali’; quando le équipes multidisciplinari non possono lavorare sul caso clinico e fanno della diagnosi psicopatologica un essere tutti uguali con lo stesso sintomo”.

Ha concluso con una considerazione sulla sètta dal punto di vista psicologico. “Sono qui questa sera perché ascolto da diverso tempo una madre che ha il figlio in una sètta. E’ un ascolto molto doloroso. Mi chiedo: riguarda solo l’individuo, riguarda la famiglia, riguarda il gruppo sociale e culturale in cui vive o tutte queste cose insieme? Chi è maggiormente esposto? Come facciamo a saperlo? Perché questo fenomeno in questo periodo storico nella società civile? Stiamo copiando da qualche altra cultura, da qualche altro territorio? E’ un fenomeno che si colloca al posto di un vuoto legislativo, o è un sintomo patologico che contagerà sempre di più la società civile o è una nuova schiavitù, un nuovo bisogno di dipendenza perché ho paura dell’indipendenza, di poter ragionare con la mia testa e le mie idee?”.

Loredana Zani del fenomeno conosce il vissuto affettivo doloroso di chi c’è entrato o uscito e di chi c’è dentro. “Perché una persona finisce o entra in una setta? Perché è ipnotizzato o catturato mentalmente o manipolato? Cosa si sa? Entrano più ragazze o ragazzi, uomini o donne? Quali sono i dati che abbiamo sul territorio? Di una cosa siamo certi: il capo di una sètta è fuori da ogni regola sociale e civile. Non solo non ha limiti, non solo ignora il limite che la legge impone, ma gode nel trasgredirle e nell’ignorarle”.

 

Il Dottor Michele Fonti del Dipartimento Salute Mentale dell’Ausl di Rimini, ha trattato il tema dei fenomeni delle sette sataniche e della magia e le false relazioni di aiuto, forte, anche, dell’essersi ‘infiltrato’ in passato presso alcuni ‘maghi’ per studiare da vicino il fenomeno. Aveva simulato una emiparesi destra.

Due persone su dieci in Italia - ha detto - consultano un mago. Gli operatori dell’occulto si calcola siano circa sedicimila. I clienti del ‘mago’ hanno un’età varia, tra i 16 e gli 80 anni, poiché le inchieste si sono svolte su queste età.

Il dato allarmante è rappresentato da alcuni genitori “che in alcune zone dell’entroterra veneto, romagnolo ed emiliano portano spesso i figli da maghi e santoni con conseguenze facilmente immaginabili”.

Portando esempi concreti, il dottor Fonti riferisce il caso di una persona affetta da una gravissima forma dissociativa che dagli 8 ai 16 anni è stato portato dal mago. “Sulla testa di questo ragazzo venivano imposte le mani, fatti esorcismi e il risultato è stato la grave forma dissociativa di cui parlavo”.

Dal mago non vanno solo persone in possesso della licenza elementare o media: “ci vanno persone di ogni livello e grado. Questo sta ad indicare quanto il fenomeno sia allarmante. Si dice che la cultura di una persona dovrebbe aiutarla a discernere. In realtà le cose non vanno così. Tantissime persone del mondo dello spettacolo si rivolgono tranquillamente a maghi, anzi parecchi hanno il ‘mago ufficiale’”.

Quali motivi spingono una persona a consultare un mago? “L’idea di fondo è che il mago, con i suoi poteri, può risolvere i problemi che la persona ha in quel momento. Statisticamente, facendo anche riferimento agli studi della Gatto Trocchi, i motivi specifici sono: conoscere il futuro, i problemi di cuore, la ricerca del partner, il 19,1% per motivi di lavoro, l’11,9% va dal mago per malattie gravi o per disturbi psichiatrici importanti. Immaginate la conseguenza di una persona affetta da grave forma tumorale, che improvvisamente, su suggerimento del mago, interrompe la chemioterapìa o immaginate una persona affetta da un disturbo psichico piuttosto importante e viene ulteriormente suggestionato in          questa specie di relazione di aiuto. Il 6% delle persone vanno dal mago per togliere il malocchio o la fattura”.

Il dottor Fonti ha tracciato una sorta di percorso-tipo di chi consulta il mago, portando esempi molto precisi e reali che permettono di comprendere tutte le modalità manipolative che vengono messe in atto da una relazione che non è di aiuto.

Ci si rivolge all’operatore dell’occulto passando attraverso sette fasi.

In un particolare momento psicologico la persona si accorge che da sola non riesce ad affrontare un problema (prima fase). Nella seconda fase la persona cerca di capire da dove viene il suo male ritenendo che il mago possa aiutarla con i suoi poteri.

“Il mago fa subito capire che ha capito tutto della persona e si affretta a dire che non esercita per soldi perché è stato mandato dal sovrannaturale per alleviare le sofferenze che la vita moderna infligge ai comuni mortali, che non sbaglia mai e che una parola buona, un consiglio affettuoso non hanno prezzo. Da qui comincia l’iter dell’inculcamento che i soldi devono essere spesi perché il fine è la salvezza totale della persona. Con buon intuito psicologico il mago precisa che ci vuole tempo perché la fattura è stata fatta da tanto tempo, per cui occorrono tempi lunghi”.

Si entra così nella quarta fase, quando il mago comincia ad ‘elaborare’ la trappola: “Cerca di instaurare uno stato di dipendenza estremamente subdolo. Comincia la pseudo relazione di aiuto tra mago e cliente. In genere lo studio del mago è altamente teatrale, contiene sempre la benedizione del Papa alle spalle. Il mago ripete più volte di essere la persona in grado di risolvere tutti i problemi. Oltre alla teatralità, comincia l’indottrinamento. Se la famiglia cerca di diassuadere la persona, il mago insiste: ‘molti non credono, fortuna che ci credi tu’. Nel frattempo si va instaurando la dipendenza. Il mago in genere usa l’intuito psicologico per conoscere le caratteristiche di personalità della persona. Conduce colloqui psicologici perfetti sull’indagare la vita della persona: se ha una relazione in atto, se è messa bene dal punto di vista economico, se ci sono parenti particolarmente interessati alla sua salute e altro. In questa maniera la relazione apparente che si viene a stabilire è del tipo genitore affettivo-bambino. Il cliente è una sorta di bambino, mentre nella relazione psicoterapeutica c’è una persona”.

Nella quinta fase la persona comincia a dipendere dal mago vedendolo quale salvatore: “comincia a credere che non c’è da badare alle spese. Il cliente comincia a pagare perché la salute non ha prezzo. Questa fase in genere dura mesi. Ogni rituale ha un prezzo. In questa fase la persona può arrivare a spendere anche sui 30-40 milioni diluiti tra i 6 e gli 8 mesi”.

Nella sesta fase, chiamata del ‘circolo a incastro’, la persona si accorge che i propri problemi permangono e chiede al mago spiegazioni. A quel punto questi si richiama ad altro malocchio, ad altra fattura: “altre persone ti vogliono male”, “cercando di prendere tempo per sottrarre più soldi alla persona”.

In questa fase la persona, “entrata nella relazione di dipendenza col mago, continuerà per diversi mesi, sino a quando non si verifichi la ‘settima fase’, in cui possono registrarsi anche finali drammatici. Il primo finale, purtroppo, è quello che succede più raramente: la persona si rende conto che il mago non lo può aiutare e chiude la relazione. Difficilissimo perché il mago continua a telefonare. Il secondo finale è che la persona non riesce a chiudere in quanto è dipendente dal mago. Questo avviene nel 40% dei casi. Interviene sempre un meccanismo finalizzato a perpetuare nel tempo la truffa. Il terzo finale è quello che ha avuto l’onore delle cronache quando quella signora di Sandrigo di Vicenza è andata a Striscia la Notizia per Vanna Marchi”.

Quali sono i rischi e le conseguenze che si incontrano nel rivolgersi ad un operatore dell’occulto?

“La prima è che non abbiamo a che fare con una persona che fa il bene in quanto bene. In genere occorre sempre dubitare di chi ci riempie di elogi. Altra conseguenza è questa: avere una malattia fisica che non viene curata e può aggravarsi sino alla morte. Può verificarsi il caso di un disturbo psichico che non viene curato e che in una relazione di aiuto ritualistica può aggravarsi, in quanto il mago non ha alcuna conoscenza di tipo medico, psichiatrico e psicologico. In un ragazzo predisposto alla schizofrenia si può strutturare un delirio mistico...”.

Le spese magiche sono molto pesanti e questo può peggiorare il disagio economico, soprattutto quando si diventa dipendenti di una persona che opera a fini di lucro e che riduce la coscienza critica.

“Il mago non è un medico e non è uno psicologo per cui, nella relazione di aiuto, può al massimo dare consigli. Qui c’è il limite dell’esercizio abusivo della professione medica e di psicologo. “Dobbiamo vedere sino a che punto, chi dà consigli, non destruttura l’attività psichica di una persona e quali consigli dà”.

Quanto alle sètte, il percorso di inserimento è abbastanza complesso. Partendo dalla stessa situazione del mago, mentre questi si va a cercare, in questo caso è la sètta che si muove attraverso un singolo: “La persona non viene mai reclutata dal gruppo e non viene mai inserita subito nel gruppo. Viene incontrata da un singolo che usa delle strategìe per attirarlo nella trappola. La fase dell’indottrinamento e della salvezza è successiva. Viene reclutata con il bombardamento d’amore in cui la persona viene esaltata senza alcun motivo. Diffidate delle persone che in generale si avvicinano a voi e insistono molto sulla lode. Dietro a questo lodare costantemente, non riconoscere limiti ed esaltare sempre la persona, si nasconde o si può nascondere una trappola.

Oltre che con il bombardamento d’amore, la persona viene reclutata con il senso dell’onore: viene stimolata nel punto critico della dignità.

Il reclutamento può durare anche mesi sino a quando l’inserimento si dimostri sicuro.

Nelle sètte sataniche si parla di vero e proprio adescamento: la persona avvicinata viene drogata o iniziata a rituali molto spesso orgiastici, o con l’idea di fare investimenti, di avere potere sulle persone o anche con la privazione di sonno”.

Nel terzo momento “la persona viene introdotta alla dottrina della salvezza. Gli si presenta il guru, il saggio, gli sono tutti amici. Ne viene sempre inserito uno alla volta perché avvenga il controllo. Stiamo molto attenti a chi offre verità assolute. La persona, oltre ad essere indottrinata, viene stordita con i rituali, abbassandone la coscienza critica e radicandola nel gruppo. A quel punto, nelle sètte in generale, la persona non deve più avere amicizie: viene isolata e allontanata perché non faccia sapere agli amici che fa parte di una sètta. C’è il controllo reciproco. La persona viene marcata. In quelle sataniche, invece, la persona viene iniziata a fare amicizia con altre persone. Nella sètta satanica non interessa il controllo reciproco. Il contatto con gli altri, nelle sètte sataniche, viene mantenuto attraverso il sesso, il potere, la droga e il danaro, anche commettendo piccoli furti. Storditi i sentimenti, le emozioni, i pensieri, bisogna radere al suolo la coscienza”.

Una persona che ha perso tutte le amicizie, come fa ad uscire dalla sètta?

Appena esce si troverà solo, senza soldi e comincia il ricatto. “Nelle sètte sataniche il tradimento può implicare la morte”.

Anche Fonti distingue il satanismo in: satanismo degli adulti, quello acido e il satanismo privato.

Il satanismo degli adulti a sua volta si distingue in razionalista ed occultista. Stando al Ministero degli Interni è distribuito in tutto il Paese. Quello giovanile è più pericoloso perché meno controllabile.

Si sta diffondendo il “satanismo privato”. Un eclatante esempio è rappresentato  dalle tre ragazze che uccisero la suora: praticavano, appunto, questo tipo di satanismo.

Rispetto al mago ci sono delle relazioni di aiuto efficaci: psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, medici. Ci sono tante figure professionali: “un invito caldo a ricorrere a figure professionali competenti perché, se si entra in un giro di questo genere, difficile uscirne”.

 

Il dottor Marco Bartolotti, esponendo “le possibilità offerte dal servizio di salute mentale: osservatorio, informazione e consulenza” ha esposto sinteticamente alcune considerazioni: “I servizi psichiatrici pubblici hanno da sempre tenuto poco in considerazione questo tipo di problema. Per altro, le persone che si sono trovate coinvolte in problematiche di questo genere, hanno dimostrato sempre una certa difficoltà a rapportarsi con il Servizio psichiatrico pubblico che, ancor oggi, non solo in questa situazione, viene vissuto con diffidenza, imbarazzo e paura”. Ritiene che questo sia ancora legato ad una tendenza diffusa ad identificare il Servizio psichiatrico con la follìa: “Ma ancora di più la psichiatria stessa viene percepita ancora legata a un suo vecchio mandato repressivo, normatorio, normativo e di controllo sociale. Tutto questo nonostante i notevoli sforzi degli psichiatri intesi ad affermare la loro funzione di tipo terapeutico all’interno di un Sistema Sanitario Nazionale.

Per dire quello che si può fare in queste situazioni, non posso che riferire la missione, le attività che il Servizio stesso offre ai cittadini”.

Non esistono percorsi specifici riferiti alla problematica in discussione: “Il Dipartimento di Salute Mentale si costituisce come una struttura operativa dell’Azienda USL addetta all’assistenza psichiatrica. Coordina una serie di servizi di tipo territoriale ed ospedaliero. Comprende al suo interno la Neuropsichiatria infantile e opera in integrazione con altre strutture e servizi impegnati nelle problematiche affini, quali il Sert, il Dipartimento Materno Infantile. Cerchiamo costantemente un collegamento sia con gli Enti locali che con le associazioni pubbliche e private del volontariato”.

La riorganizzazione dipartimentale (in piena efficienza a Santarcangelo dal 19 febbraio scorso) “ha voluto essere un tentativo per costruire un modello organizzativo che possa permettere un’erogazione di servizi sanitari finalizzati alla soddisfazione del bisogno di salute mentale della popolazione”.

La finalità del Dipartimento sostanzialmente è quella di rispondere ai bisogni espressi attraverso disagio e sofferenza “cercando di porre la persona sempre e comunque al centro dell’attenzione del nostro lavoro: la persona, la sua sofferenza, le sue aspettative cercando sempre di rimanere nel rispetto della libertà e della dignità della persona e delle autodeterminazioni”.

Il servizio punta soprattutto sul rapporto interpersonale, sulla relazione e sul costruire un’alleanza terapeutica, quindi un consenso sugli obiettivi, sul programma terapeutico, concordato con il paziente e i suoi familiari.

Le persone che hanno effettuato i percorsi descritti dai precedenti relatori, quando giungono ai servizi psichiatrici “purtroppo hanno già notevoli problemi di dipendenza, oppure un quadro psicopatologico in atto che ha prodotto disturbi del comportamento o quant’altro, per cui si tratta quasi sempre di interventi abbastanza problematici. Nel Servizio possono giovarsi della presenza di équipes multiprofessionali che consentono l’attivazione di interventi ai vari livelli. Credo che un intervento articolato su più livelli possa consentire maggiori possibilità di superare il disagio presentato”.

 

Concluse le relazioni programmate è intervenuta la rappresentante dell’ARIS/Veneto (Associazione per la Ricerca e l’Informazione sulle Sette) che ha così voluto esprimere la propria soddisfazione per l’iniziativa assunta dal Comune di Santarcangelo, aggiungendo qualche utile suggerimento: “Mi voglio riallacciare al bellissimo intervento della consigliera Venturini, che ho particolarmente apprezzato perché è un esempio di ferma determinazione, non solo politica, ma anche civica e morale: vorrei non ci si limitasse a curare il ‘sintomo’, a curare ciò che è la problematica legata alla realtà assolutamente personale dell’individuo. Se queste realtà esistono, è perché c’è una causa. Allora vale la pena di intervenire anche lì, che mi sembra l’aspetto più cruciale. Queste realtà sono molto sofisticate, poiché sono gruppi altamente organizzati, sedimentati nel territorio, che drenano soldi che permettono loro di essere molto bene organizzati e ben protetti. Questo fenomeno non può e non deve essere affrontato solamente con i mezzi che in maniera molto nobile sono stati qui offerti: c’è bisogno di strumenti giuridici perché molto spesso le persone vittime di questi raggiri, di questi irretimenti, di questi assoggettamenti psicologici, queste persone e chi si occupa di loro a livello familiare o sociale, non sono tutelate giuridicamente. Molto spesso s’interviene dicendo di essere tolleranti nei confronti delle minoranze religiose o pseudo tali, ma di fronte alla tolleranza c’è anche una ferma posizione che va mantenuta, sorretta e alimentata nei confronti di chi per primo non rispetta i diritti dell’individuo.”.

 

a cura di Mirella Venturini