SETTE, SANTONI E CIARLATANI VARI

A SANTARCANGELO DI R.

L’intervento della Lista Verde Alternativa alla

Conferenza del 28 febbraio 2003 promossa

dall’Amministrazione Comunale

 

Ho tormentato per quasi due anni il Sindaco e l’assessore Nicolini perché il Comune assumesse una qualche iniziativa. Pur consapevole dei limitati poteri comunali, ne ho sempre sostenuto uno, irrinunciabile: il potere di informare ed educare. Essere qui, questa sera, rappresenta per me, da una parte un premio alla mia insistenza, da un’altra il riscontro di un’attenzione non riscontrabile in tutti i comuni. E di questo voglio dare pubblicamente merito al Sindaco e all’assessore, che ringrazio anche a nome dell’Associazione Familiari delle Vittime delle Sètte, della quale faccio parte.

Tuttavia questa non può che essere una prima iniziativa per dare poi uno sbocco operativo concreto alla nostra buona volontà, in virtù, anche, dei preziosi insegnamenti che vorranno elargirci i nostri relatori, che pure ringrazio per aver accettato l’invito a suo tempo rivolto loro.

 

Guadagnando non senza fatica la fiducia della gente venivo a conoscere situazioni di sofferenza che finivano per essere oggetto di attenzione da parte di venditori di consolazioni, di illusioni e di speranze, veri e propri impresari dell’angoscia, furbacchioni che approfittano della fragilità psicologica delle persone per legarle irrimediabilmente al loro carro. Più o meno tutti vulnerabili e catturati in particolari momenti: per la perdita del lavoro; di fronte ad un’improvvisa malattia, propria o di un congiunto; in occasione della morte di un congiunto; nei primi anni di invecchiamento che spesso trovano impreparati; in momenti di solitudine... occasioni nelle quali individui privi di scrupoli sfruttano ogni possibilità di proselitismo. Ma non solo in questi casi.

 

Ho presentato una prima interrogazione il 2 marzo 2001. In quell’occasione, come nel successivo incontro alla presenza del Comitato Provinciale Ordine Pubblico e Sicurezza, ho spiegato che il termine “sètte” a volte è improprio, trattandosi, non di rado, come nel nostro caso, anche di piccoli gruppi o di singoli ciarlatani, non meno pericolosi delle prime. A Santarcangelo abbiamo anche chi organizza “corsi esoterici”, persone qui conosciute per ben altro tipo di impegno.

Nonostante a Santarcangelo, come altrove, la gente non ami parlare di queste cose in parte perché teme di essere considerata sciocca, in parte per paura di subire ritorsioni e vendette, mi sono resa conto che anche il nostro comune rappresenta un buon terreno di coltura. Ho così appreso il metodo di “arruolamento” di una persona che ha circolato per parecchio tempo nel nostro comune, che mi si diceva si facesse chiamare “angelo”: arruolamento basato sull’annullamento della personalità di chi v’incappava, facendo leva sulla salute e la malattia, sua o di congiunti, rappresentanti un dominio privilegiato per l’espressione di una sorta di presunta “dottrina”. Per questa donna la malattia non era altro che la manifestazione di una forma di devianza, di errore, oppure il prezzo da pagare per una colpa commessa in una vita precedente. Parlava quindi di “reincarnazione”, dottrina già di per sé opposta alla nostra che s’ispira alla “Resurrezione”, passando dall’ufologia all’angeologia. Abile nell’isolare i malcapitati dall’ambito familiare, dagli amici, da tutto il contesto sociale precedente, in modo che l’unica realtà disponibile fosse quella del gruppo, mettendo a rischio e spesso distruggendo l’equilibrio personale e i rapporti affettivi, irretendo i malcapitati in una situazione psicologica, al di là della propria volontà, dalla quale difficilmente riescono a recedere. E questo senza che nessuno notasse l’eccessivo andirivieni in un’abitazione in precedenza tranquillissima.

E’ noto che chi organizza questi gruppi sa riconoscere le persone deboli, ma ancorché profondamente buone e altruiste.

In quel primo consiglio comunale alcuni colleghi mi derisero allorché parlai di simboli ridicoli, rituali infantili ed inquietanti al tempo stesso, quali celebrazioni di “matrimoni divini” - uno a poca distanza dalla nostra storica Pieve -, esorcismi e altro, spesso di tipo suggestivo, soprattutto in presenza di particolari personalità, indipendentemente dalla cultura e dal censo, con un pericoloso quanto costosissimo intreccio con la cartomanzia. All’ultimo consiglio comunale non mi pare mi abbia deriso nessuno. E anche questo è un risultato positivo. Valeva la pena insistere.

Il 19 febbraio 2001 ai “Fatti Vostri” aveva partecipato il padre di un ragazzo i cui guai, insieme a quelli della famiglia, erano partiti - disse - da un comune del riminese. Una testimonianza di disperazione incredibile.

Forte delle ‘voci’ che mi erano giunte, pensai subito a Santarcangelo. L’arruolamento o la cattura del loro figlio combaciava con le mie informazioni. Contattai immediatamente Maurizio Alessandrini, presidente dell’Associazione, che mi confermò che il dramma della sua famiglia ebbe inizio a Santarcangelo a fine novembre 1999. Di lì la nostra collaborazione.

Il successivo 9 marzo intervenne un signore residente a Bellaria che più o meno si riferiva allo stesso personaggio che aveva circolato per troppo tempo a Santarcangelo.

Mi erano anche giunte voci, abbastanza attendibili, di un personaggio residente in una nostra frazione, pregiudicato, che si era improvvisato mediatore o procacciatore di clienti. E anche questo era vero.

Difficile far parlare la gente ma, nonostante le reticenze, sono convinta che i casi di “malcapitati” concittadini siano superiori ad ogni immaginazione. Sia che si tratti di gruppi, di santoni o guaritori, i malcapitati vengono sempre sottoposti ad un “bombardamento d’amore”, valorizzati al massimo e resi partecipi di una “grande missione” da svolgere solo seguendo le direttive e realizzando i cosiddetti “valori” del gruppo, facendoli sentire esseri speciali, eletti, finendo per realizzare un’obbedienza cieca che non può che stupire, come nel caso di concittadini che tuttora si recano settimanalmente a Cesena, Longiano, San Vito, Bellaria, Cervia o di chi prendeva il pullman a Cesena per recarsi dal filippino Orbito.

Come ho detto in Consiglio, i fatti che ho appreso hanno suscitato in me inquietanti domande: com’è possibile arrivare a consegnare la propria volontà a persone di cui praticamente non si sa nulla? Forse perché è paradossalmente più semplice smettere di pensare ed obbedire piuttosto che accettare di vivere valori che interpellano ad un cambiamento di vita profondo, che va costruito giorno per giorno, anche attraverso insuccessi e talvolta delusioni?

Proprio questa considerazione mi ha spinto ad insistere presso il Sindaco, l’assessore Nicolini e più in generale l’Amministrazione comunale, che non mi hanno deluso.

Anche da noi si è tentato a volte di mascherarsi dietro l’aspetto religioso - qualche situazione di questo tipo è ancora in atto -.

Non è sempre facile intervenire nei confronti di organizzazioni o di persone che, operando al riparo della libertà di religione, violano i diritti fondamentali della persona. La libertà religiosa è altro. Come concludeva il Concilio Vaticano II - Dignitatis Humanae 3 - “La verità si deve ricercare nella maniera propria alla dignità della persona umana e alla sua natura sociale, con libera ricerca”, quindi senza imposizioni e costrizioni.

Data la gravità della problematica ritengo competa ad ogni istituzione, pubblica e religiosa, il dovere di effettuare “prevenzione”, che può anche essere realizzata attraverso la diffusione di informazioni, come ha raccomandato più volte anche il Consiglio d’Europa.

Non è un caso che il Papa, il 23 dicembre 2000, abbia ricevuto diversi familiari di vittime delle sètte in occasione dell’apposita giornata giubilare.

Avevo chiesto, il 2 marzo 2001, reiterando la richiesta anche in altre occasioni successive, anche recenti, che del problema venisse investita anche la Provincia perché, quanto meno, lo inserisse in qualche suo ‘osservatorio’, tanto più che si tratta di un ‘guaio’ che non interessa solo il nostro Comune, ma coinvolge tutto il territorio provinciale. Avrete letto che nei mesi scorsi a Riccione si è giunti alla scomunica e vi assicuro che don Tarcisio, che ha lasciato un buon ricordo anche nel nostro comune, non è un superficiale. Dalla Provincia, tuttavia, non ho mai avuto risposta. Approvare un ordine del giorno a seguito di un dibattito pressoché insignificante e lì fermarsi, non significa molto.

Ne parlai alla presenza del Prefetto, Questore e comandanti dell’Arma dei Carabinieri e della Finanza perché il bisogno di sicurezza non può soddisfarsi solo con una porta blindata, il bloccaggio delle finestre, l’apposizione delle inferriate, sistemi d’allarme e quant’altro. Anche i problemi che ho sollevato a più riprese, a mio avviso rientrano nel più ampio concetto di sicurezza che mi sta a cuore, poiché il mio riferimento è a quello che io definisco “cancro sociale”, più pericoloso di altri perché raramente viene allo scoperto, quindi più difficilmente controllabile.

In quell’occasione ho riscosso particolare attenzione da parte dell’Arma dei Carabinieri, continuata nel tempo.

La mia insistenza mirava, oltre ad attivare le istituzioni, a chiedere ai miei concittadini un atto di coraggio, incitarli a parlare per smascherare questi personaggi, che non sono sempre semplici ciarlatani. Un atto di coraggio può servire a salvare altre vittime “predestinate”, ma anche - obiettivo tutt’altro che secondario - ad indurre le autorità preposte a far luce e a punire i reati, a non archiviare a cuor leggero i casi che non hanno il riscontro pubblicitario di Mamma Ebe, a non trattare le famiglie che cercano di “liberare” propri familiari irretiti da delinquenti privi di scrupoli alla stregua dei delinquenti stessi, anche se alcuni processi fortunatamente si sono conclusi con l’assoluzione “per aver agito in stato di necessità”.

Nonostante sia consapevole che molto spesso si confonde artatamente la libertà religiosa con le attività illecite e gli abusi sulle persone che solo raramente giungono alla conoscenza dell’opinione pubblica, nel mio consiglio comunale non sono entrata volutamente nel tema, non sentendomene capace. Se Satana è la rappresentazione del Male, questi non alberga solo nei pseudo-reverendi di cui abbiamo letto raccapriccianti cronache nei mesi scorsi, per cui non può essere ricondotto solo all’aspetto religioso. Parimenti presente nella santona di via Celletta dell’Olio e negli altri squallidi personaggi che tuttora lucrano sulla disperazione della nostra gente. Fortunatamente da noi non si sono registrati casi raccapriccianti quali l’assassinio di suor Mainetti o di Nadia Roccia, i delitti del mostro di Firenze e l’intreccio, che si cerca di far scomparire sotto una coltre di polvere, tra pedocriminalità e occultismo, spesso contestuali. Tutti fatti, però, che non possono non bussare anche alla nostra coscienza, anche se distanti dal nostro territorio.

Esperti delinquenti sono quotidianamente al lavoro, un po’ ovunque, e Santarcangelo non è una sorta di “isolachenonc’è”, celandosi dietro fantomatiche nuove religioni, improbabili messia di nuove verità o di imminenti apocalissi, promotori e fondatori di centri ed associazioni culturali in cui si praticano pratiche di autoipnosi curativa, di imposizione delle mani, di cura a distanza ed autoguarigione, di riti magico-esoterici e similari. I “docenti” di questi corsi, anche qui, vantano lauree in scienze inesistenti acquisite presso università dai nomi fantasiosi, costituite all’interno delle stesse associazioni.

L’esiguità di valori interiori espressi dalla nostra società, il crescente disagio sociale, l’aumento preoccupante del numero degli ammalati di depressione, di panico, costituiscono terreno fertile per il propagarsi di questo cancro sociale dal quale nessuna città italiana è indenne, nemmeno Santarcangelo, anche se di dimensioni più ridotte.

Mi sono sentita rispondere spesso, anche da qualche collega consigliere, con affermazioni semplicisticamente sbrigative: “sciocco chi ci entra”. Ma in una sètta - anche se spesso usiamo questo termine impropriamente - non si entra: si è travolti da un movimento le cui strutture manipolatrici sono state accuratamente preparate. Anche qui alcune vicende giudiziarie hanno messo in evidenza e confermato inquietanti apparati di imposture, di speculazioni, di subdole suggestioni e di ricatti utilizzati da sedicenti maghi, squallidi venditori di menzogne.

A fine ottobre rivolgevo un pressante appello soprattutto all’assessore Nicolini invitandolo a tener presente che quando si parla di tutela del diritto alla salute, è implicitamente compresa la tutela del diritto alla salute mentale, spesso irreparabilmente offeso da canaglie alle quali dobbiamo far capire che a Santarcangelo non devono poter trovare diritto di cittadinanza. Le mie aspettative, insieme a quelle dell’Associazione, sono state pienamente soddisfatte. Non possiamo che ringraziare, essendo il nostro l’unico comune della provincia di Rimini ad essersi mobilitato operativamente.

Fortunatamente - e concludo - non ho mai dovuto affrontare questi problemi nella mia famiglia, ma ho  chiesto, insieme alla mia preziosa collaboratrice Maura, di far parte dell’Associazione Familiari Vittime delle Sètte, recentemente costituita, per soddisfare un sentimento di solidarietà che dovrebbe vederci tutti mobilitati, al quale credo miri anche l’incontro di questa sera.

Mirella Canini Venturini

Santarcangelo, 28.02.2003

 

[In sala erano presenti 285 persone, altre fuori perché non hanno trovato posto]