I VERDI ALTERNATIVI DICONO

“NO” ALLA GUERRA

Poiché il collega Traini (Forza Italia) ha gratificato i pacifisti di grande considerazione, definendoci “schizzetti e macchiette”, intervengo con l’orgoglio di appartenere alla categoria degli “schizzetti e macchiette”, augurandomi, un giorno, di potere assegnare a lui e ai suoi partners politici una categoria di appartenenza altrettanto insignificante.

Premetto che quando il collega Casadei mi ha chiesto se ero disposta a sottoscrivere l’ordine del giorno in discussione, ho dato piena disponibilità a condizione che fosse chiaramente diretto contro la guerra; che si uscisse dalla solita ambiguità della pace. La pace a parole la vogliono anche Bush, Berlusconi e persino lo stesso Saddam Hussein. Essere contro la guerra è altro.

Anche se non ho sollevato obiezioni al momento della sottoscrizione, m’è sembrato, a parte il ricorso a termini ormai desueti, riduttivo parlare di “risveglio di appetiti imperialistici” degli Stati Uniti.

Nel tentativo di giustificare il piano di aggressione messo a punto da Bush ai danni dell’Irak con l’apporto di personaggi politici insignificanti quali il presidente Berlusconi, c’è chi, dopo aver assunto a pretesto il terrorismo, scomoda persino Dio.

Fortunatamente la Chiesa sta muovendosi in tutto il mondo in altra direzione. Così a Roma le comunità, le associazioni a le parrocchie che ritengono che la guerra paventata non porterà giustizia nel mondo, poiché “il suo scopo ultimo, seppur non dichiarato, è il controllo, da parte dell’Occidente, dei pozzi petroliferi dell’Irak”, in perfetta sintonìa con quanto diceva quarant’anni fa Giovanni XXIII, e cioè che “è fuori della ragione pensare che le guerre possano risolvere i conflitti tra i popoli” e facendo proprie le parole del segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, Konbrad Raiuser, secondo il quale la minacciata “guerra preventiva” degli Stati Uniti contro l’Irak è “immorale, illegale ed inutile”. Immorale perché contro i principi etici; illegale perché contro il diritto internazionale; inutile perché non annienterebbe il terrorismo, ma semmai lo alimenterebbe.

I cattolici romani, che hanno anche raccolto l’adesione di Acli, Pax Christi, Agesci, comunità valdesi ed evangeliche e Centro Interconfessionale per la Pace di Roma (Cipax), in una parola, hanno ribadito il loro no assoluto alla guerra ed alla violenza; no all’uso strumentale e blasfemo del nome di Dio per santificare la guerra, la violenza, il terrorismo, l’ingiustizia.

Particolarmente significativa la presa di posizione di Melvin G. Talbert, vescovo e direttore ecumenico della Chiesa metodista cui appartiene Bush, il cui spot pacifista è visibile su CNN e Fox: “assalire l’Iraq viola la legge di Dio e gli insegnamenti di Gesù Cristo. L’Irak non ci ha fatto nulla di male. La guerra creerà soltanto altri terroristi e contribuirà a stabilire un mondo più pericoloso per i nostri figli”. Il vescovo Talbert già nel 1991 aveva preso posizione contro la prima guerra deol Golfo voluta dal dissennato padre di Bush Jr.

Non molto diverso l’appello delle Chiese Europee perché ricordino che “hanno il serio obbligo di proteggere il bene comune globale contro qualunque minaccia alla pace”.

La pace è anche una speranza a cui - per bocca del cardinale Ruini - non vuole rinunciare la CEI. Per i vescovi italiani la guerra preventiva che va preparando l’America contro l’Iraq non rientra nei canoni della “guerra giusta”, come ha esplicitato Monsignor Giuseppe Betori, segretario generale della CEI: “L’autorizzazione dell’Onu è uno degli elementi che compongono uno scenario di plausibilità in una guerra, ma non è l’unico elemento. Se resta la dimensione preventiva della guerra, infatti, non può essere giustificata dal punto di vista morale... E’ chiaro che non può essere una semplice autorizzazione del Palazzo di Vetro a rendere moralmente giustificabile un conflitto”.

Non è stato da meno il cardinale Sodano, che ha anche espresso un monito: “Siamo contro la guerra. Non è da discutere tanto se preventiva o non preventiva, certamente non è una guerra difensiva”. Il più diretto collaboratore del Papa si è chiesto anche se valga la pena “irritare questo miliardo di cittadini islamici...”.

Anche dalla Chiesa toscana è venuto un fermo ‘no’ all’ipotesi di un intervento militare in Iraq. “Adesso noi Vescovi della Toscana per fedeltà al Vangelo della pace, in comunione con il magistero del Papa e condividendo il desiderio di pace del nostro popolo, constatando che gli organismi deputati all’esercizio del diritto internazionale si trovano di fatto esautorati e in particolare come l’Onu non sia posta in grado di intervenire con pari efficacia nei confronti di tutte le violazioni dei diritti umani, della libertà, della sicurezza e della democrazia, dovunque e da chiunque vengano perpetrate”. Vescovi che hanno invitato tutte le comunità ecclesiali e ogni cristiano, insieme con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a convertirsi alla pace, “a manifestare con franchezza ai membri del Parlamento e del Governo il profondo desiderio di pace, di giustizia e di democrazia del nostro popolo e di tutti i popoli del mondo dicendo un fermo e chiaro NO all’ipotesi di partecipazione o sostegno alla guerra all’Irak da parte dell’Italia”.

Tralascio di ricordarvi il giudizio espresso dai vescovi della chiesa anglicana inglese, non convinti vi siano prove sufficienti a giustificare una guerra.

La Chiesa non usa i desueti slogans contenuti nel nostro ordine del giorno, ma forse va anche più in là. Ma a questo punto vien da chiedersi a quale religione appartengano i vari Berlusconi, Martino, Frattini e altri. Come si conciliano le parole del presidente Berlusconi dall’America che si diceva titolato per convincere tutti che la guerra conveniva a tutti, con gli atteggiamenti della Chiesa. Questo improvvisato stratega militare da operetta che si è detto convinto che la crisi irachena si risolverà “in un senso o nell’altro, al massimo entro tre-quattro settimane”. Anche perché “se, malauguratamente, si decidesse per un’azione militare, occorrerà tener conto delle situazioni climatiche. Per cui, la temperatura sarebbe troppo alta per consentire ai militari di indossare le tute speciali contro gli attacchi chimici”.

Berlusconi non è neppure sfiorato dal sospetto che quello di Washington sia un regime repressivo, disposto a sopportare che i suoi alleati nella guerra al terrore violino i diritti umani in cambio del loro sostegno in Enduring Freedom.

Quando gli americani si dimostrano indifferenti agli abusi di quei governi, primi fra tutti Pakistan, Indonesia, Russia e Cina, come possiamo non condividere la posizione di tutte quelle persone che identificano Washington in un regime repressivo?

L’Irak produce il 64% del petrolio e Bush vuole appropriarsene. Se gli Usa e loro alleati fossero preoccupati dal possesso di armi di distruzione di massa da parte dell’Irak, visto che le possiede anche il loro socio israeliano, perché non chiedere all’ONU di toglierlo di mezzo?

Giuristi americani, canadesi e di altri Paesi hanno ammonito che, senza una esplicita approvazione di una guerra all’Irak da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, verranno perseguiti “tutti i funzionari governativi responsabili per omicidio e crimini contro l’umanità in tribunali sia canadesi che internazionali”. Se così sarà, ci sarà pure qualcuno in grado di chiedere anche l’incriminazione di soci striscianti, lacché internazionali quali lo scialbo presidente italiano e altri par suo che, per giustificare l’arroganza del gendarme del mondo, vorrebbero scomodare il diritto, rispolverando anche il concetto di “guerra giusta”. Di questo passo finiremo per giustificare il “giusto massacro”, la “giusta o legittima strage di innocenti”, la “giusta carneficina”, la “tortura legittima e simili”.

Come recita il documento approvato dal Tribunale Permanente dei Popoli a conclusione della sessione “Il diritto internazionale e le nuove guerre”, svoltasi a fine anno a Roma, “la rilegittimazione della guerra come strumento di governo del mondo, preannunciata dal documento strategico americano del 17 settembre, produrrebbe inoltre una regressione neo-assolutistica e imperiale dell’ordine mondiale che finirebbe per compromettere le forme stesse dello stato di diritto e della democrazia”.

Il terribile effetto della guerra attualmente annunciata, oltre alle vittime e alle devastazioni che seguono ad ogni guerra, rappresenterebbe la distruzione dell’attuale ordine internazionale nel tentativo, a parere di molti irrealistico, di sostituirlo con un nuovo ordine basato sulla forza e sull’arbitrio.

I falsi piagnistei umanitaristici che ci vengono propinati in questi giorni, anche a poca distanza da noi, non fanno altro che ricordarmi, come sosteneva Kant, che quando la guerra si rende accettabile attraverso lo schermo retorico dell’umanitarismo armato dei “moralisti politici”, allora l’uscita dal labirinto della violenza diventa impossibile.

In questa convinzione, anche se l’ordine del giorno non mi soddisfa sino in fondo,  come non può soddisfare il comportamento complessivo tenuto in passato dalla sinistra italiana,  il mio voto sarà favorevole.

Mirella Canini Venturini

Verdi Alternativi

[Cons. Com. 07.02.2003]