Santarcangelo di Rom.

LA DIFESA DEL DIRITTO ALLA SALUTE

NON E’ UN OPTIONAL

 

 

Come ho spiegato nell’interrogazione, i residenti che hanno la sventura di abitare nelle adiacenze dello scalo merci delle FS (Via Tosi e Via Ronchi) denunciano da oltre un anno all’Amministrazione Comunale e all’ARPA la situazione di fastidio, fors’anche di pericolo per la salute, imposta loro dalle operazioni di scarico e carico dei materiali lapidei dai vagoni ferroviari agli autotreni. Fastidio causato dalle polveri sollevate e dall’andirivieni di mezzi pesanti utilizzati per il trasporto dei materiali su strada.

Le operazioni incriminate risultano pericolose alla stessa circolazione a causa, anche, del deposito di polveri sulla sede stradale resa sdrucciolevole in determinate situazioni metereologiche.

Non vanno neppure sottaciuti gli orari: alle 6 della mattina sveglia per tutti.

L’ARPA, effettuati gli opportuni sopralluoghi, ha riscontrato che a causa delle operazioni di trasbordo dei materiali lapidei, effettuate presso lo scalo ferroviario, “i luoghi risultano interessati da una abbo0ndante deposizione di polvere chiaramente derivante dalle operazioni di scarico/carico in questione”. La situazione di fastidio segnalata dai residenti ha quindi trovato conferma dalla stessa ARPA che il 30 novembre 2001, esattamente un anno fa, riteneva “necessario adottare opportuni accorgimenti tecnici per perseguire l’abbattimento della polverosità e quindi la diminuzione del fastidio”, senza registrare da parte di TRENITALIA un riscontro positivo alle prescrizioni dell’ARPA. A meno che non si voglia valorizzare la piantumazione degli alberelli rachitici che per crescere necessiteranno di parecchi anni e che comunque non serviranno ad evitare il pesante inconveniente perché non potranno mai raggiungere un’altezza di 4 metri e più necessari a contenere l’inquinamento atmosferico in atto da anni.

Le prescrizioni dell’Arpa non lasciavano spazio a dubbi di sorta: “la recinzione perimetrale deve essere integrata con una rete antivento a maglie fini da applicarsi per almeno 120 metri di lunghezza. Tale azione protettiva va integrata con piantumazione arborea (cipressini Leyland o specie equivalente) da effettuarsi in linea con distanza di non più di 1 metro in asse tra ciascuna pianta, con esemplari di circa 2,5 metri di altezza, da portare ad innalzamento di circa 5 metri nel corrente periodo invernale”.

Il D.M. 25.11.1994 ritiene inquinante “qualsiasi sostanza immessa direttamente o indirettamente dall’uomo nell’aria ambiente che può avere effetti dannosi sulla salute umana o sull’ambiente nel suo complesso”. Definizione ripresa piè pari dalla nostra Regione nelle “Linee d’indirizzo per l’espletamento delle funzioni degli Enti Locali in materia di Inquinamento Atmosferico”.

Nel nostro caso non ci è dato conoscere l’analisi chimica dei materiali incriminati, che pare tuttavia che l’ARPA abbia esaminato. Solo da questa ‘conoscenza’ si può desumere o escludere la pericolosità o meno dei materiali in discorso. Le “linee-guida” citate, del resto, impongono la pubblicità delle informazioni.

Come ho puntualizzato nell’interrogazione interrogo il Sindaco e l’Assessore ai Servizi Sanitari per conoscere:

            - se l’ARPA abbia proceduto all’analisi chimica dei materiali, ovvero se sia possibile escludere la presenza di quarzo e silicio che preoccupa i residenti;

                - quali azioni abbia intrapreso in precedenza l’assessore ai Servizi Sanitari a salvaguardia del diritto alla salute dei residenti. Non ho mai capito perché ad interrogazioni che riguardano il diritto alla salute risponda sempre altro assessore, quasi che il sindaco non avesse attribuito tale delega;

                - quali azioni intenda intraprendere l’Amministrazione Comunale per indurre Trenitalia a corrispondere agli adempimenti richiesti da ARPA.

Infine sarei curiosa di conoscere per quale motivo la nostra Amministrazione, per muoversi, necessita sempre della spinta di protesta dei cittadini. A volte mi chiedo se, quando girate per il paese, vi guardate attorno.

Non è sufficiente dirsi strenui difensori dell’ambiente o assumere decisioni di facciata come è stato fatto per l’amianto contenuto nell’eternit: oltre 600 autodenunce rimaste nei cassetti comunali, tre soli cittadini hanno proceduto allo smaltimento tramite Aura, stanziamento di 15 milioni nel bilancio dell’anno che sta concludendosi senza che si sia proceduto a redigere l’apposito regolamento per permettere ai cittadini di accedere al finanziamento.

 Non era una notevole cifra, ma senz’altro sufficiente a permettere a molti cittadini di smaltire piccole quantità.

Mirella Canini Venturini

[Cons. Com. 28.XI.2002]