Santarcangelo di Rom.



HERA: VERDI ALTERNATIVI

DALLA PARTE DEI CITTADINI





Non ripeterò quanto ho detto il 3 settembre scorso, poiché il mio giudizio sull’operazione Hera non è mutato: semmai sì è consolidato in negativo. E poiché le delibere che seguono sono il coronamento della precedente, non la tirerò in lungo per dire che voterò contro ogni deliberazione che, direttamente o indirettamente, si richiami ad Hera.

Anche in questa occasione, come ai primi di settembre, si è atteso l’ultimo momento per esibire la documentazione. So che non dipende dal nostro Comune, ma questo non mi esime dallo stigmatizzare lo squallido comportamento: così è stato per la non compianta Adria, così per Hera. D’altronde gli incarichi sono stati conferiti agli stessi studi commerciali..., che non sono i referenti diretti dei consiglieri comunali e potrebbero non conoscere le prescrizioni dell’art. 38 del regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale. Il Presidente Baschetti, il Sindaco e gli assessori, viceversa, lo conoscono e non capisco perché non ne impongano il rispetto, sobbarcando, oltre tutto, gli stessi dipendenti comunali di ulteriore aggravio ed esponendosi al rischio di una denuncia per abuso d’ufficio, che mi riservo di inoltrare.

Significativo l’appunto per la Giunta comunale, a firma del funzionario incaricato, datato 21 ottobre 2002: “Si porta a conoscenza che, al momento della compilazione della presente proposta di deliberazione, non è ancora pervenuto a questa Amministrazione il testo del contratto integrativo AMIR, su cui si basa l’intera operazione”.

Se un matrimonio come quello al quale ci si chiede di far da incoscienti testimoni, tra Seabo e le Aziende di servizi pubblici romagnoli, si fosse celebrato qualche anno fa, si sarebbero svolte assemblee pubbliche in ogni comune, nei quartieri e nelle frazioni, convegni e dibattiti. Ora, invece, occorre velocità nelle decisioni, con i documenti somministrati in pillole, anche se i veri azionisti di queste aziende pubbliche sono i cittadini contribuenti, che apprendono i mutamenti epocali nelle ‘loro’ aziende solo a cose praticamente concluse.

Le comunità locali - lo ricordava correttamente la consigliera regionale repubblicana Luisa Babini intervenendo ad un nostro forum -, rispetto al gigante che si preannuncia e che si sta costruendo, quale controllo avranno su servizi di vitale importanza quali l’acqua, lo smaltimento dei rifiuti, l’erogazione del gas, la produzione di energia?

Ancora una volta devo dar ragione a Giorgio Zanniboni, noto ex-imperatore delle acque, col quale pure, in un non lontano passato, ho avuto modo di scontrarmi per lo sbarramento del Fiumicello di Premilcuore, ma del quale ho sempre riconosciuto l’intelligenza e la capacità operativa. “Adesso - dice Zanniboni - vengono alla luce i primi “gattini ciechi”, ovvero errori infantili e conseguenze economiche negative di una operazione fatta in fretta e furia per sbarcare in una Borsa oggi matrigna, pagando pegno a Guazzaloca sul piano politico e passando a Bologna il comando dei servizi romagnoli. Per giunta, non essendoci limiti al male, ai pasticci precedenti si rimedia producendone di peggiori”.

Si esalta infatti la quotazione in borsa, ma gli esempi di aziende pubbliche che hanno già avviato questo percorso non sono esaltanti: AEM di Milano, collocata a 2,75, quest’estate valeva 1,75 (-36%), ACEA di Roma da 11,00 era passata nello stesso periodo a 6,75 (-39%), AMGA di Genova da 1,20 a 0,90 (-25%), AGECAS di Trieste da 10,25 a 6,75 (-34%), ACSM di Como da 5,75 a 2,30 (-60%).

Si modifica il contratto, l’accordo-quadro; si rettificano in riduzione le valutazioni, operazione che comporterà il pagamento di un notevole conguaglio da parte dei Comuni romagnoli azionisti di Hera; si modificano le tabelle dei canoni; si definiscono i patti della “non concorrenza”. Come potrebbe far concorrenza il nostro Comune: forse tagliandosi l’erba da solo...

Le condizioni emerse oggi erano già note prima della deliberazione settembrina, tanto è vero - e ha fatto bene Zanniboni a sottolinearlo - “che il 7 agosto i Sindaci romagnoli avevano ottenuto di poter pagare il conguaglio che si profilava in modo diverso da quanto previsto nel contratto già firmato”.

Prescindendo dalla legittimità o meno di tutta l’operazione, sulla quale c’è chi avanza forti dubbi, è ormai evidente che la Romagna è entrata nella nuova holding in una situazione di debolezza, anche se al proposito si evita ogni sottolineatura, poiché gli ordini li impartisce Bologna. Il Consiglio comunale di Cesena, ad esempio, aveva approvato un ordine del giorno che chiedeva che le azioni romagnole fossero messe insieme. Sembrava un’iniziativa sensata che, qualora fosse andata a buon fine, avrebbe consentito di essere più forti come “sistema Romagna”. Ma tutto s’è fermato lì.

Un altro aspetto negativo - che mi pare abbia ben tratteggiato il Sindaco in commissione, con la diplomazia insita nel suo carattere - è quello delle cosiddette società degli assets che controlleranno gli impianti. Perché non aver previsto una società unica nella quale far confluire tutti gli assets del Perimetro? Si sarebbe evitata una proliferazione di poltrone e di stipendi, i cui costi ricadranno inevitabilmente sui cittadini. Le società degli assets sono di proprietà dei Comuni e dovranno pagare i miliardi di debiti scaricati dalle aziende e riscuoteranno canoni notevolmente inferiori a quanto prevedono le normative tariffarie. Ma a proposito di assets si avvicina il momento delle nomine e questo potrebbe portare, a livello provinciale, un po’ di serenità soprattutto in alcune forze della maggioranza, palesi e non, consapevoli che fra poco più d’un anno si vota. Ma il discorso si potrebbe anche ritorcere contro perché i Sindaci di oggi puntano ad incassare trasferendo il conto da pagare su quelli che verranno dopo. Ma, come ho già detto, vogliono incassare anche i Partiti inserendo loro uomini negli assets. Alla faccia del riformismo invocato da Fassino e D’Alema!

Carlino Regione di pochi giorni fa ha pubblicato una lettera del direttore generale di Seabo, Roberto Barilli, che sostiene che i 135 comuni che hanno dato vita ad “Hera” hanno, fra gli obiettivi, quello di realizzare sinergie economiche, quindi nessuno spreco. Tuttavia la ristrutturazione dell’area Seabo “renderà benefici alla città - ovviamente Bologna - in quanto la libererà da traffico e restituirà ai cittadini una porzione di area oggi in cemento e domani destinata a verde pubblico”. Sono ben lieta che Bologna tragga benefici, di traffico ed ambientali, meno lieta che a noi romagnoli, come sempre, si riservi il ruolo di “donatori di sangue”.

C’era stato chi aveva suggerito, con molto buon senso, di utilizzare “Romagna Acque”, anche in ordine alla prospettiva di realizzare un’unica “Società delle Fonti” che avrebbe dovuto concentrare “in un’unica società romagnola la titolarietà e la gestione di tutti gli impianti di produzione di acqua potabile”. Ma non si è voluto permettere a “Romagna Acque” di diventare la “società delle reti” e degli impianti idrici a livello romagnolo, ricoprendo un ruolo funzionale, strategico e sinergico rispetto ai ruoli e alle funzioni dei diversi soggetti. Ma “Romagna Acque” che pure aveva partecipato a trattative con Seabo, faceva ombra a Bologna e non solo. Meglio, quindi, tagliarla fuori...

Di contro si è accennato di sfuggita alla momentanea latitanza della riccionese Geat, senza per altro comunicarne le ragioni.

Si è detto da più parti che si tratta di “un’operazione fondamentale per il futuro sviluppo dell’intera realtà provinciale e regionale”. Non ne ero convinta il 3 settembre, lo sono ancor meno oggi.

Preannuncio quindi voto contrario alle tre delibere. Tre perché anche quella concernente la trasformazione del Consorzio per il risanamento della Valle del Marecchia in SpA è propedeutica all’ingresso in Hera, che mi si dice avverrà prima della fine dell’anno.

Quanto alla quarta, relativa all’assemblea straordinaria di Amir SpA. “Conferimento da parte del consiglio comunale al sindaco dei poteri di rappresentanza e fissazione indirizzi cui dovrà attenersi nell’espressione del diritto di voto”, non parteciperò al voto, uscendo dall’aula, non intendendo partecipare in alcun modo ad alcuna votazione riguardante la revoca di “Adria” e non solo.

Mirella Canini Venturini

[Cons. Com.le 30.10.2002]