Le RETTE del CANILE

Esaminando il fascicolo in segreteria, mi aveva stupito trovarvi la sola delibera, integrato su mia richiesta delle due note del Comune di Rimini. Ancor più sconcertante il contenuto delle stesse. Mentre in una si preannunciavano le nuove tariffe (50.000 visita veterinaria di primo intervento, 80.000 cattura e trasporto, 13.000 ricovero giornaliero comprensivo di cure ed alimenti per taglia unica), nell’altra si tentava di giustificare l’elevazione della retta giornaliera da 7.000 a 13.000 lire: “Considerato che l’importo indicato di L. 7.000 è rimasto invariato dal 1996 e che lo stesso è comprensivo di una pluralità di prestazioni che possono essere individuate nella somministrazione del cibo, nell’assistenza veterinaria, nell’uso delle gabbie e nell’eventualità di cattura dell’animale”. Sarebbe tedioso leggervi tutta la delibera della Giunta comunale riminese del 15.2.2000. Alcune considerazioni, tuttavia, prima di esprimere voto contrario, devo farle.

Dico subito che già 7.000 lire giornaliere tra i canili pubblici italiani ponevano quello riminese tra i più cari.

Non ho trovato nel fascicolo copia dell’atto, non di affido della gestione del canile riminese al CRA.ZOO e neppure l’assessore - come ha ammesso in commissione - ne era a conoscenza. Solo oggi dopo le ore 13, ho potuto leggerla e vi assicuro che per l’assessorato è stato acrobatico ottenerla.

All’art. 6 si dice che, coinvolgendo altre Amministrazioni comunali, quindi anche la nostra, verrà stipulata con ciascuna apposita convenzione, di cui non ho trovato parimenti traccia nel fascicolo. Al punto 7 dello stesso articolo si dice che le Amministrazioni comunali convenzionate dovranno corrispondere al CRA.ZOO per i cani catturati nel relativo territorio, se non tatuati o comunque non riconducibili ad un proprietario, ospiti nella struttura di San Salvatore, un rimborso giornaliero per capo di L. 13.000 ed eventuali spese sanitarie.

Chi tra noi è attento ai diritti degli “altri animali” è parimenti attento alle notizie che circolano al proposito. Sono così venuta a conoscenza - anche se lo assumo con il beneficio di inventario - di un progetto concernente lo smantellamento del canile comunale di Rimini e l’affidamento, a titolo oneroso e permanente, dei cani randagi alla Cooperativa San Patrignano. Pur assumendo l’informazione con la dovuta cautela, non posso non considerarne la possibilità insita nell’art. 2 della convenzione, comma j): in caso di saturazione del canile comunale, il CRA-ZOO può procedere all’inserimento degli animali in canili privati, sulla base di convenzioni.

Considerando il canile un luogo dove il cane e il gatto dovrebbero solo transitare in attesa di essere adottati, il progetto ventilato - se reale - mi sembra assolutamente da respingere poiché il trasferimento avverrebbe in una struttura che non esito a definire “detentiva”, tutt’altro che integrabile nel territorio. Sarebbe un po’ come affidarne la gestione al carcere. Un canile, oltre tutto, dovrebbe essere un luogo piacevole che inviti ad essere visitato, e già oggi non lo è. A giusta distanza dal canile dovrebbe istituirsi anche il gattile. Il benessere dovrebbe essere di fondamentale importanza, non solo per il cane o il gatto, ma per accrescere il loro potenziale di animali adottabili. La stessa legge-quadro del ‘91, la legge regionale n. 27/2000 e le circolari regionali n. 30/1988 e 7/1999 dispongono che uno dei requisiti gestionali e funzionali delle strutture di ricovero di cani e di gatti, sia quello di favorire in modo sistematico, organizzato e continuo, l’affidamento dei soggetti ricoverati.

Un ricovero per animali situato all’interno della comunità gestita dalla Coop. San Patrignano non ritengo possa soddisfare tali esigenze, considerata la ben nota impossibilità di accesso all’interno della stessa.

La ventilata possibilità di prevedere “visite guidate”, da effettuarsi saltuariamente in giornati e orari decisi dalla direzione della Comunità, sarebbe totalmente inadeguata alle esigenze dell’utenza, che anche se propensa a prendere in affido i cani ricoverati, verrebbe disincentivata dalle difficoltà di accesso che, oltre tutto, tanto più che la stessa non avrebbe alcun vantaggio economico ad agevolare gli affidi dal momento che non potrebbe non essere prevista una retta giornaliera per ogni cane tenuto a pensione, che si dice si aggirerebbe sulle 8.000 lire giornaliere.

Gli stessi comuni che eventualmente fossero disposti ad usufruire delle strutture di San Patrignano non adempirebbero totalmente ai compiti istituzionalmente loro assegnati poiché in questo caso dovrebbero poi provvedere direttamente al servizio di vigilanza sul territorio, controllo dei maltrattamenti, censimento e sterilizzazione delle colonie feline, recupero animali, trasporto di questi nella Comunità di Ospedaletto o altro sito della stessa.

Tutto questo, oltre a complicare il servizio, incrementerebbe in modo esorbitante i costi, così come oggi quando i nostri cani vengono dirottati vicino a Vallecchio si aggiunge alla già esosa retta anche l’Iva.

La Provincia, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge regionale n. 27, avrebbe dovuto costituire un Comitato provinciale, che non credo abbia già costituito, chiamato ad esprimersi in ordine ad ogni provvedimento riguardante gli animali, oltre a coordinare l’azione dei Comuni. Poiché la legge regionale parla di “compartecipazione” dei Comuni, sarebbe cosa “buona e giusta”, come direbbero i colleghi Piscitelli e Traini, che anche il nostro Comune ne facesse parte, delegando eventualmente, ove possibile, un volontario ad hoc quale potrebbe essere, conoscendone il valore, Onide Venturelli, ben noto al nostro assessore.

Tornando all’attuale canile di San Salvatore, per l’utilizzo del quale il nostro Comune corrisponderà 13.000 lire giornaliere, è impressionante vedere in quali condizioni vivono i cani che non trovano ospitalità nelle gabbie interne, ben curate e pulite: sotto il sole cocente in estate, in mezzo alla fanghiglia quando piove. Le stesse persone che vi si recano, quando scendono dall’auto e percorrono i pochi metri che le separano dal porticato, in caso di pioggia si ritrovanocalzature irriconoscibili. Penso che se siamo chiamati a pagare 13.000 lire giornaliere possiamo anche pretendere determinate condizioni, anche se la convenzione firmata dal comune di Rimini e dal CRA-ZOO parla solo di aree interne e di tutto l’edificio “che ospita i servizi all’interno della struttura del canile di San Salvatore”.

Si dice anche che la nuova retta sia giustificata dall’utilizzo di personale altamente qualificato. Un esempio: mi è stato riferito che nei giorni scorsi sono state portate per la convalescenza, dopo la castrazione, due gatte di Santarcangelo, letteralmente scomparse, condannate così o a morire d’inedia o uccise da qualche auto.

Farei sorridere qualcuno se dicessi che vi sono canili municipali, ad esempio a Ferrara, all’interno del quale è addirittura presente una biblioteca con testi specializzati sui diritti degli altri animali, sui quali alcuni studenti hanno persino elaborato le loro tesi. Ma il canile a Ferrara è gestito dall’Associazione Antivivisezione, come a Forlì dal Consorzio di solidarietà sociale di inserimento lavorativo.

Quanto ai cani che non è possibile far adottare, esistono anche le “adozioni a distanza”, come si sta facendo ad esempio a Milano, pensate appunto per quei cani che hanno bisogno di particolari attenzioni: anziani o quelli che nessuno ha scelto.

Altri comuni, ad esempio Casale Monferrato, hanno istituto concorsi letterari in occasione di “feste del bastardino” e per la ricorrenza di San Francesco, ai quali possono partecipare adulti e soprattutto bambini per sensibilizzare ed educare la propria popolazione al non-abbandono. Anche questa potrebbe essere un’idea da lanciare tra i nostri scolari.

La convenzione 5 aprile 2000 sottoscritta dal Comune di Rimini e dal CRA.ZOO tra i compiti attribuiti a tale Consorzio comprendeva anche iniziative di sensibilizzazione e informazione per un corretto rapporto uomo-animale rivolte, non solo alla cittadinanza in generale, ma anche sotto forma di progetti didattico-formativi agli alunni delle scuole e altre attività da estendersi anche alla popolazione felina, al momento solo sulla carta.

Ho proposto in Commissione all’assessore Nicolini di pensare ad un nostro canile autonomo, da costruirsi insieme ai comuni della Valmarecchia e Bellaria, usufruendo anche di possibili contributi regionali. So bene che il problema non si risolverebbe in tempi brevissimi, ma intanto varrebbe la pena affrontarlo, nella consapevolezza che la lotta al randagismo non va intesa soltanto in termini di cattura di cani vaganti e di trasferimento degli animali al canile, così come il canile non deve essere visto come un lager o un campo di concentramento per cani costretti a languirvi spesso per tutta la vita.

L’assessore Nicolini mi ha anche confermato in Commissione che noi attualmente corrispondiamo anche 10 milioni all’anno al Cra-Zoo per il servizio di guardia medica veterinaria e servizio navetta alla pari di altri comuni, il comune di Rimini 20. Somme da utilizzarsi - previo parere del Comune di Rimini - “per il miglioramento e l’acquisto delle attrezzature sanitarie necessarie all’ammodernamento dell’ambulatorio del canile comunale “Cerni” e di quant’altro i due firmatari riterranno opportuno”. Il nostro Comune non ha mai avuto nulla da proporre al proposito, visto che contribuisce economicamente? Delle 13.000 lire richieste al CRA-ZOO ne vanno 8.000, 5.000 al Comune di Rimini che sosterrà direttamente il pagamento delle utenze, esclusi i cellulari, interventi di manutenzione straordinaria, personale comunale.

L’assessore ce l’ha messa tutta per convincerci in Commissione, ricorrendo anche a toni pateticamente disperati, dettati dalla preocucpazione, quali: “se voi votate contro, vi mando a casa i cani randagi...”. Grazie, ma ho già adottato cane e gatto. All’atto del mio voto contrario suggerirei di dirottarli a casa dell’assessore all’ambiente del Comune di Rimini, noto animalista verde (per lo meno prima di accedere alla stanza dei bottoni), che si dice sia stato l’artefice di tutta la costosa operazione. Se volete vi segnalo privatamente l’indirizzo...

Il mio voto contrario vuole anche significare ribellione nei confronti di un capoluogo, Rimini, pronto sempre ad imporre le proprie decisioni e di un atteggiamento, il nostro, sempre pronto a subirle.

Mirella Canini Venturini

[Cons. Comunale 28.09.2000]