Centrale termoelettrica di Santarcangelo/Poggio Berni

I VERDI ALTERNATIVI NON SONO AFFETTI DALLA

“SINDROME DEL CASSONETTO”

Non siamo affetti dalla “sindrome del cassonetto” (“discarica fuori dal mio giardino”...) ma più ci informiamo, più si consolida la nostra contrarietà alla costruzione della centrale termoelettrica (800 Mega Watt) a confine con Poggio Berni.

I Sindacati, pur non esprimendo un “no pregiudiziale”, si preoccupano soprattutto dell’occupazione (attualmente sono in servizio 77 dipendenti Unicem) e della produzione: “Partiamo dal presupposto che c’è un’azienda con occupati, che svolge un lavoro di produzione e tale aspetto va mantenuto”. In parole povere “il cementificio deve continuare a produrre”.

Un film già visto che ci rammenta la posizione sindacale degli anni passati in ordine alle escavazioni (lobby del buco): non dovevamo contrastarle perché così facendo avremmo affossato l’occupazione. L’occupazione è andata com’è andata, il territorio è stato ridotto a una gruviera però, di contro, si sono salvati i monti elvetici.

Purtroppo Sindacati e Istituzioni, soprattutto queste ultime, anche a proposito del “fabbricone” hanno sempre dimostrato una certa superficialità. Il cementificio, infatti, c’è dal 1880, le abitazioni circostanti sono venute dopo gli anni ‘50 e non ci risulta siano state costruite abusivamente. Gli interessati possono aver sottovalutato il problema, soprattutto per mancanza di conoscenza, come sta avvenendo tuttora, ma chi ha rilasciato le licenze edilizie - e continua a rilasciarle - non poteva non esserne edotto.

Dell’UNICEM si è sempre parlato in sordina (faceva eccezione il comitato, costituitosi nel 1981, in verità piuttosto deboluccio), quasi si trattasse di un “mostro sacro” da “aggredire” con rispettosa prudenza.

Ancor oggi stesso senso di marcia, istituzionale e sindacale. Lo stesso “miraggio occupazionale” degli anni ‘80. Solo che oggi, trattandosi di centrali altamente automatizzate, richiedono poca manodopera e tecnici altrettanto altamente specializzati. Quanti di questi saranno realmente disponibili in loco? Quanti dipendenti potranno essere “riqualificati”?

Di qui, probabilmente, la “prudenza” sindacale. Il rischio concreto è che sindacati e amministrazione locale, magari nel nome di un superato concetto di sviluppo, sacrifichino la sicurezza pubblica per pochi posti di lavoro, spesso precari, che la stessa Azienda ci ha detto di non volere assolutamente penalizzare.

Qualcuno, a confine tra i due Comuni, vorrebbe rivolgersi all’on. Bettamio, il parlamentare azzurro eletto nel riminese, non conoscendo la sua dichiarazione di voto espressa in sede di conversione in legge del “decreto sblocca centrali”: “Il risultato raggiunto rappresenta un positivo equilibrio tra le diverse istanze...”.

A meno che i regali promessi dall’Azienda, nell’ottica di un’intelligentemente mimetizzata “riqualificazione ambientale” non riescano proprio a raggiungere “un positivo equilibrio tra le diverse istanze”, contando proprio sul disinteresse della popolazione più direttamente interessata.

Mirella Canini Venturini

Capogruppo consiliare Verdi Alternativi