Santarcangelo di R.

CENTRALI TERMOELETTRICHE:

AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE, SVEGLIA!!

 

 

A parole si dicono tutti protesi alla difesa dell’ambiente. Un po’ quanto si è verificato e si verifica - sempre a parole - per la pace. Salvo poi accorgersi, quando ormai i giochi sono fatti, che le realizzazioni marciano in altre direzioni. Così per gli elettrodotti, così per la telefonìa mobile, così, ora, per le centrali termoelettriche, così, ancor prima, per i cementifici e gli inceneritori...

Tra i progetti ancora in “fase preliminare” che poggiano sulla “benevolenza” del decreto Marzano “sblocca centrali” (al 31 ottobre 2001 in Italia ne sono stati presentati 546) ve n’è uno che interessa il Comune di Santarcangelo e, ovviamente, la Comunità Montana, presentato da “E. ON Energy Projects Buzzi Unicem”.

Com’è noto E. ON e Buzzi Unicem si sono “alleati” da tempo per la produzione di energia elettrica. Il 21 novembre 2001 la Buzzi Unicem SpA, posta a confine di Santarcangelo con Poggio Berni, “ha sottoscritto con la società E. ON Kraftwerke GmbH, appartenente al gruppo E. ON Energie, un accordo finalizzato alla realizzazione di un programma industriale per la produzione di energia elettrica a gas naturale, sui siti di proprietà Buzzi Unicem”.

Il gruppo E. ON (capogruppo E. ON AG) “è il secondo produttore di energia elettrica in Europa”, dopo EDF.

Obiettivo primario dichiarato della Buzzi Unicem, attraverso l’anzidetto accordo, è quello “di accrescere la propria competitività nell’acquisizione di un primario fattore di produzione del cemento quale è l’energia elettrica”.

Il colosso in questione risulta abbia presentato tre progetti: uno interessante Santarcangelo, uno Livorno Ferraris (Vc) e il terzo Guidonia (Roma).

L’utilizzo del metano in centrali termoelettriche sembra rappresentare l’alternativa “meno sporca” (non “più pulita” come spesso si sente dire) rispetto ad altri combustibili, ma potrebbero pur sempre rappresentare un impatto aggiuntivo, anche se non sappiamo per quanti MW è progettata quella di Santarcangelo: emissioni nell’atmosfera di varia natura che non vanno certo nella direzione voluta dal “Protocollo di Kyoto”; elevati prelievi di acqua pur in previsione del riciclo ed altrettanto elevati scarichi idrici, anche se depurati, che possono avere forti impatti ambientali sui corpi idrici superficiali a causa delle relativamente elevate temperature a cui sono scaricate (fino a 35° C). Oltre all’impatto acustico, vanno considerati gli “impatti indotti”, da valutare in relazione alle condizioni antropiche della zona.

Essendo interessato, nel caso di Santarcangelo, anche un colosso tedesco, il nostro Comune dovrebbe essere oltre modo attento e coinvolto, tanto più che anche a proposito di queste centrali mancano certezze assolute sugli effetti che gli impianti potrebbero provocare sulla salute.

Altre amministrazioni comunali, in altre parti del Paese, si sono attivate da tempo proponendo ai cittadini di esprimersi attraverso referendum.

Quando si sveglieranno dagli “ozi di Capua” l’Amminstrazione comunale clementina e la Comunità Montana? E il Comune di Poggio Berni non ha nulla da dire?

Mirella Canini Venturini

Capogruppo consiliare Verdi Alternativi

Lista Di Pietro Italia dei Valori

 

[Interamente ripreso dal quotidiano “La Voce” del 5 aprile 2002]

 

Abbiamo appreso che pendono innanzi alla Corte Costituzionale una trentina di ricorsi mossi da Regioni (notizia tratta da Sole 24 Ore).

Il 2 aprile 2002 in Senato ov’era in discussione la conversione in legge del D.L. 7 febbraio 2002, n. 7, recante misure urgenti per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale (approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei Deputati) la senatrice Donati (Verdi-Ulivo) ribadendo le ragioni di opposizione ad una norma con cui si richiede l’autorizzazione a costruire in maniera semplificata centrali energetiche sotto la minaccia del black out elettrico, così s’è espressa: “Faccio presente che il testo originario faceva riferimento a un ‘imminente pericolo’ di questo tipo, in conseguenza del quale il Parlamento era perciò chiamato a votare un testo onde costruire in fretta nuove centrali”. La Camera ha poi soppresso la parola “imminente”, per cui è rimasto soltanto il “pericolo”. Come afferma la Donati, se si ritirasse il provvedimento o non lo si approvasse, probabilmente scomparirebbe anche il “pericolo”.

Intanto i processi autorizzativi di nuove centrali energetiche sono ampiamente in corso, alcuni già con esito positivo, già rilasciati dal Ministero dell’ambiente, che il 26 marzo 2002 ha reso noto di aver autorizzato, “al termine di una lunghissima, faticosa e accurata valutazione di impatto ambientale, la realizzazione di quattro nuovi impianti dell’ordine di grandezza di 3.200 MW”.

Inoltre, come ha sottolineato la senatrice Donati, “è stato contestualmente deciso dalla Commissione VIA - e quindi successivamente dai Ministeri dell’Ambiente e dei Beni e delle Attività Culturali - che alcuni ripotenziamenti di centrali in essere non avranno bisogno di procedure di valutazione di impatto ambientale. Infine, il ministro Matteoli ha annunciato che sarebbe in dirittura d’arrivo il termine per la procedura autorizzativa in materia di valutazione di impatto ambientale per un’altra decina di nuove centrali energetiche per un totale di circa 7.500 MW”.

L’autorizzazione di nuove centrali fa quindi venire meno l’urgenza di un decreto-legge che dovrebbe risolvere, addirittura più rapidamente di quello già autorizzato, i nostri problemi energetici.

La senatrice Donati ha ragione quando sostiene che “ci potremmo trovare nella spiacevole condizione per cui questo Governo, da un lato, sottoscrive positivamente in sede europea o in sede internazionale, come ha avuto modo di ribadire il Ministro dell’Ambiente, gli obiettivi di Kyoto per la riduzione dei gas climalteranti e dell’effetto serra e, dall’altro, autorizza centrali energetiche al di fuori di ogni logica di piano, in palese contrasto con gli impegni assunti”.

Si tratta di autorizzazioni al buio, “al di fuori di ogni logica di pianificazione strategica, in assenza di misurazioni e rilevamenti in ordine all’impatto delle produzioni energetiche e alla riduzione di emissioni, che non vengono neanche malamente citati”.

Si tratta quindi di un provvedimento sbagliato “che immagina processi autorizzativi iperconcentrati e ipercentralizzati, in contrasto con le attuali norme per cui la localizzazione di un impianto avviene a cura delle Regioni, province ed Enti locali”.

Il provvedimento presentato dal governo spazza via ogni competenza locale (comuni e province). Nel testo modificato dalla Camera si stabilisce che per il rilascio dell’autorizzazione è fatto obbligo di richiedere il parere motivato del comune e della provincia a cui l’impianto energetico si riferisce. Non vi è tuttavia alcuna indicazione in ordine all’obbligo di sospendere la procedura per l’autorizzazione dell’impianto nel caso in cui il parere richiesto sia negativo. In parole povere nel testo in esame si prevede di consultare gli Enti locali senza che questi possano esprimere un parere vincolante sugli aspetti localizzativi di un impianto: “Si tenta di recuperare il coinvolgimento di comuni e province, prevedendo semplicemente che ad essi venga richiesto un parere, senza garantire loro un adeguato ascolto nel caso in cui tale parere sia diverso da quello del proponente o di chi deve autorizzare l’intero ciclo di costruzione dell’intero impianto”.

Questa la ragione per cui le Regioni, unanimemente, al di là delle loro appartenenze politiche, hanno espresso - dopo il voto favorevole della Camera alla conversione in legge del decreto-legge n. 7 - un giudizio complessivamente negativo sul provvedimento in discorso.

E’ appena il caso di ricordare ai nostri amministratori locali che questo processo autorizzatorio, concentrato in capo al Ministero delle attività produttive, avrà anche effetto di variante urbanistica per i singoli comuni, che quindi - sulla base di queste procedure - non saranno chiamati a scegliere che cosa fare dei propri territori.

Quanto alla ricerca di informazioni, sol che si presti la dovuta, doverosa attenzione, oggi i canali non mancano proprio, anche quando a comunicrcele non sono gli stessi amministratori.

Il “non fasciamoci la testa” lanciato dal Sindaco di Poggio Berni Antonio Valli , oltre che dal Sindaco di Santarcangelo(La Voce, 6 aprile 2002), da noi condiviso,  non devetuttavia  rappresentare un alibi a giustificare disattenzioni e superficialità. Non intendiamo, però, neppure fasciarcela dopo ssercela rotta. Per questo continueremo a documentarci puntigliosamente, rigorosamente e, ovviamente, ad informare la nostra gente.

Mirella Venturini

 

P.S.: “Ozi di Capua”: Periodo passato nell’ozio e nella spensieratezza dagli antichi romani, soprattutto dalle truppe di Annibale, appunto, a Capua.

Modernamente l’espressione si usa in riferimento a un periodo di - almeno apparente - scarso interesse, che potrebbe impedire di raggiungere un determinato risultato.