UN CENTRO SOCIALE

NON E’ UN GIOCATTOLO

Intervento fatto a titolo personale all’Ex-Lavatoio di Santarcangelo di Rom.,

il 24 marzo 2002. L’invito al dialogo non è stato purtroppo compreso,

tanto meno accolto.

 

Ritengo competa a me rompere il ghiaccio, avendo sottoscritto io, l’8 marzo, la lettera con la quale è stata richiesta al Collegio dei Probiviri e al Presidente la convocazione di questa “assemblea straordinaria”.

Stante la pesante tensione venutasi a creare all’interno del Centro, dico subito che il buon senso avrebbe dovuto suggerire agli Organi “mutilati” rimasti illegittimamente in carica l’autonoma convocazione, senza necessità di raccogliere firme e di rivolgersi al Collegio dei Probiviri.

La necessità che il nostro Centro Sociale ritrovasse un’irrinunciabile serenità interna agli Organi dirigenti, per dispiegare le sue proprie potenzialità, mi pareva, come avevo espresso nella lettera con la quale dichiaravo la mia indisponibilità a far parte del Consiglio Direttivo, dovesse passare per l’azzeramento di una situazione divenuta insostenibile quanto inspiegabile.

Come a me, a molti iscritti - alcuni dei quali non hanno rinnovato l’iscrizione proprio a causa della litigiosità imperante - sembra assurdo che in un centro sociale debbano sorgere astiose contrapposizioni che non giovano ad alcuno. Litigiosità evinta soprattutto dalla lettera affissa in bacheca, datata 23 febbraio scorso a firma dei cinque consiglieri in carica, con la quale si minacciano addirittura di querela i primi quattro dimissionari, tentando di addebitare loro inesistenti reati. Una lettera il cui tono minaccioso, in uno stile che ricorda altri tempi, mal si addice a dirigenti di un Centro Sociale che dovrebbero fondare ogni attivismo nell’opera di socializzazione tra gli iscritti. Toni che mal si addicono all’immagine che mi ero fatta degli anziani dispensatori di saggezza e consigli equilibrati, pazienti, saggi, mediatori, ambasciatori di pace.

Evidentemente, considerato il motivo per cui siamo qui, la mia è una costruzione retorica e utopistica di un passato tramontato, che rischia l’allontanamento di molti.

Un Centro Sociale Anziani delle dimensioni del nostro dovrebbe anche essere un laboratorio di proposte alle istituzioni, per migliorare la condizione della popolazione anziana destinata ad invecchiare sempre più nel prossimo futuro.

Ma com’è possibile elaborare proposte, se la principale occupazione consiste nel guardarsi in cagnesco, nel mettere lucchetti, nel cambiare serrature?

Il nostro Comune, ad esempio, delega all’Ausl l’assistenza agli anziani, in assenza di un indicatore di qualità dei servizi resi.

Chi, meglio di un Centro ampio come il nostro, potrebbe costituire un Osservatorio sui bisogni e i diritti spesso negati agli anziani, in collaborazione con l’Ente locale?

Il nostro Centro, ritrovando pace, serenità ed equilibrio, riscoprendo o scoprendo l’utilità del lavoro di gruppo, potrebbe rappresentare nel nostro territorio una sorta di “finestra aperta” sui bisogni e le esigenze degli anziani, che non si esauriscono nell’organizzazione di pranzi e feste da ballo, pure utili. Sono consapevole che ballare non rappresenta soltanto una questione di movimento. Il ballo - particolarmente richiesto da alcune - non solo fa bene al cuore, ai muscoli e alla respirazione e fa bruciare tante calorie, ma migliora l’equilibrio e la coordinazione, insieme a molti altri “valori aggiunti”, anzitutto quello della socializzazione, a stare con gli altri.

Un Centro Sociale Anziani efficiente potrebbe/dovrebbe essere il difensore dei diritti negati, in difesa delle persone anziane che vivono sole, ricoverate in ospedale o negli istituti, nell’età più discriminata in rapporto alle altre stagioni della vita.

Il Centro, con oltre 700 iscritti, potrebbe affrontare problemi non solo di alti contenuti sociali ma anche di grandi dimensioni.

Si tratta di studiare forme atte a recuperare il tempo dell’anzianità attiva come tempo utile per la società.

Nel nostro programma di azione sociale dovrebbe essere chiaro e ben definito il disegno di operare, non solo per gli anziani, ma con gli anziani in un’ottica solidariastica.

Le iniziative, con un po’ di fantasia, potrebbero essere molteplici e trovare anche l’autofinanziamento. Ma se non si riesce a trovare un’amichevole composizione delle fratture esistenti al nostro interno, non vale neppure la pena parlarne.

Concludo insistendo perché da questa Assemblea straordinaria esca la decisione di indire nuove elezioni che azzerino completamente, una volta per tutte, la situazione.

So bene che giuridicamente possono essere eletti anche solo i quattro membri del direttivo mancanti. Tuttavia il buon senso, coniugato con la dignità, vorebbero che si intraprendesse un nuovo cammino, definitivamente libero di ombre, sospetti e rivalità che non fanno onore a nessuno, tanto meno ad un centro sociale, tanto più in presenza di una situazione completamente ribaltata rispetto all’assemblea dell’8 dicembre scorso.

Un Centro sociale non è un giocattolo, tanto meno un’occasione di compenso di situazioni di mancate realizzazioni personali e di frustrazione, che rispondono già alla domanda posta da molti: perché accadono questi fatti?

L’Assemblea è la sede per il chiarimento definitivo. Questa dica se si vuole voltare pagina rinnovando l’intero Consiglio, con elezione diretta del Presidente da parte dell’Assemblea stessa, che ritengo sovrana, e... con l’augurio che vinca il migliore.

Mirella Canini Venturini

L’Assemblea ha deciso all’unanimità di... cambiare pagina.

 

L’Assemblea ha deciso all’unanimità di volere cambiare pagina, modificando e aggiornando le stesse norme statutarie.

Intervento fatto a titolo personale all’Ex-Lavatoio di Santarcangelo di Rom.,

il 24 marzo 2002. L’invito al dialogo non è stato purtroppo compreso,

tanto meno accolto.

 

Ritengo competa a me rompere il ghiaccio, avendo sottoscritto io, l’8 marzo, la lettera con la quale è stata richiesta al Collegio dei Probiviri e al Presidente la convocazione di questa “assemblea straordinaria”.

Stante la pesante tensione venutasi a creare all’interno del Centro, dico subito che il buon senso avrebbe dovuto suggerire agli Organi “mutilati” rimasti illegittimamente in carica l’autonoma convocazione, senza necessità di raccogliere firme e di rivolgersi al Collegio dei Probiviri.

La necessità che il nostro Centro Sociale ritrovasse un’irrinunciabile serenità interna agli Organi dirigenti, per dispiegare le sue proprie potenzialità, mi pareva, come avevo espresso nella lettera con la quale dichiaravo la mia indisponibilità a far parte del Consiglio Direttivo, dovesse passare per l’azzeramento di una situazione divenuta insostenibile quanto inspiegabile.

Come a me, a molti iscritti - alcuni dei quali non hanno rinnovato l’iscrizione proprio a causa della litigiosità imperante - sembra assurdo che in un centro sociale debbano sorgere astiose contrapposizioni che non giovano ad alcuno. Litigiosità evinta soprattutto dalla lettera affissa in bacheca, datata 23 febbraio scorso a firma dei cinque consiglieri in carica, con la quale si minacciano addirittura di querela i primi quattro dimissionari, tentando di addebitare loro inesistenti reati. Una lettera il cui tono minaccioso, in uno stile che ricorda altri tempi, mal si addice a dirigenti di un Centro Sociale che dovrebbero fondare ogni attivismo nell’opera di socializzazione tra gli iscritti. Toni che mal si addicono all’immagine che mi ero fatta degli anziani dispensatori di saggezza e consigli equilibrati, pazienti, saggi, mediatori, ambasciatori di pace.

Evidentemente, considerato il motivo per cui siamo qui, la mia è una costruzione retorica e utopistica di un passato tramontato, che rischia l’allontanamento di molti.

Un Centro Sociale Anziani delle dimensioni del nostro dovrebbe anche essere un laboratorio di proposte alle istituzioni, per migliorare la condizione della popolazione anziana destinata ad invecchiare sempre più nel prossimo futuro.

Ma com’è possibile elaborare proposte, se la principale occupazione consiste nel guardarsi in cagnesco, nel mettere lucchetti, nel cambiare serrature?

Il nostro Comune, ad esempio, delega all’Ausl l’assistenza agli anziani, in assenza di un indicatore di qualità dei servizi resi.

Chi, meglio di un Centro ampio come il nostro, potrebbe costituire un Osservatorio sui bisogni e i diritti spesso negati agli anziani, in collaborazione con l’Ente locale?

Il nostro Centro, ritrovando pace, serenità ed equilibrio, riscoprendo o scoprendo l’utilità del lavoro di gruppo, potrebbe rappresentare nel nostro territorio una sorta di “finestra aperta” sui bisogni e le esigenze degli anziani, che non si esauriscono nell’organizzazione di pranzi e feste da ballo, pure utili. Sono consapevole che ballare non rappresenta soltanto una questione di movimento. Il ballo - particolarmente richiesto da alcune - non solo fa bene al cuore, ai muscoli e alla respirazione e fa bruciare tante calorie, ma migliora l’equilibrio e la coordinazione, insieme a molti altri “valori aggiunti”, anzitutto quello della socializzazione, a stare con gli altri.

Un Centro Sociale Anziani efficiente potrebbe/dovrebbe essere il difensore dei diritti negati, in difesa delle persone anziane che vivono sole, ricoverate in ospedale o negli istituti, nell’età più discriminata in rapporto alle altre stagioni della vita.

Il Centro, con oltre 700 iscritti, potrebbe affrontare problemi non solo di alti contenuti sociali ma anche di grandi dimensioni.

Si tratta di studiare forme atte a recuperare il tempo dell’anzianità attiva come tempo utile per la società.

Nel nostro programma di azione sociale dovrebbe essere chiaro e ben definito il disegno di operare, non solo per gli anziani, ma con gli anziani in un’ottica solidariastica.

Le iniziative, con un po’ di fantasia, potrebbero essere molteplici e trovare anche l’autofinanziamento. Ma se non si riesce a trovare un’amichevole composizione delle fratture esistenti al nostro interno, non vale neppure la pena parlarne.

Concludo insistendo perché da questa Assemblea straordinaria esca la decisione di indire nuove elezioni che azzerino completamente, una volta per tutte, la situazione.

So bene che giuridicamente possono essere eletti anche solo i quattro membri del direttivo mancanti. Tuttavia il buon senso, coniugato con la dignità, vorebbero che si intraprendesse un nuovo cammino, definitivamente libero di ombre, sospetti e rivalità che non fanno onore a nessuno, tanto meno ad un centro sociale, tanto più in presenza di una situazione completamente ribaltata rispetto all’assemblea dell’8 dicembre scorso.

Un Centro sociale non è un giocattolo, tanto meno un’occasione di compenso di situazioni di mancate realizzazioni personali e di frustrazione, che rispondono già alla domanda posta da molti: perché accadono questi fatti?

L’Assemblea è la sede per il chiarimento definitivo. Questa dica se si vuole voltare pagina rinnovando l’intero Consiglio, con elezione diretta del Presidente da parte dell’Assemblea stessa, che ritengo sovrana, e... con l’augurio che vinca il migliore.

Mirella Canini Venturini

L'Assemblea ha deciso all'unanimità di... cambiare pagina, modificando e aggiornando anche lo Statuto.