FIERE A SANTARCANGELO:

PRESERVARE LA TRADIZIONE

 

Allorché pochi mesi fa svolgemmo la nota riunione della Commissione informale non mancarono, più o meno esplicitamente, sospetti pretestuosi e polemiche, quasi volessimo prevaricare l’assessore al ramo.

Chiarite serenamente le eventuali incomprensioni avevamo potuto trattare il problema “fiere e manifestazioni” a tutto campo, non soffocati dai limiti di tempo che necessariamente s’impongono nel Consiglio, ancor meno dalla presenza dei colleghi, veramente scarsa.

Non si trattava del resto di un tema nuovo, avendolo già affrontato in Consiglio il 10 settembre 1999, unica occasione nella quale ci venne presentata con 15 giorni di anticipo una fiera anche se, ormai, non c’erano più i margini per richiedere modifiche al calendario, e successivamente in una Commissione a seguito del legittimo risentimento di un collega che lamentava, appunto, la mancanza di informazione ai consiglieri.

Ricordo che in quel Consiglio del ‘99 dissi tra l’altro - e lo ripeto questa sera - che una fiera, qualunque fiera, perché susciti interesse, deve caratterizzarsi, rispetto ad altre, per la diversità. Non capivo, come tuttora non capisco, perché la gente dei paesi più o meno vicini dovrebbe venire a Santarcangelo per ammirare esposizioni di auto, articoli per lo sport e il tempo libero, o per acquistare libri a metà prezzo che può trovare ovunque e con maggiore gamma di scelta, elettrodomestici, contattare compagnie di assicurazioni, agenzie immobiliari e simili.

Lamentavo allora alcune contraddizioni tra quanto si tratteggiava nel progetto e quanto poi si realizzava, considerando che noi siamo romagnoli e dovremmo essere orgogliosi di questa nostra appartenenza. Successivamente non ho avuto modo di vedere altri progetti.

Allora ci si proponeva, ad esempio, di promuovere prodotti tipici di qualità in abbinamento alla riscoperta dei vini delle migliori cantine, della nostra e di altre regioni. Non condividevo l’allargamento ad altre regioni, come non apprezzavo che gli stands gastronomici offrissero piadine e salcicce precotte e mal riscaldate al momento, importate da altre regioni, che poco o nulla avevano da spartire con la programmata “gastronomia romagnola” o che si contrabbandasse, nella Fiera di San Martino, per “cagnina” un miscuglio col quale smerciare vecchie rimanenze di Sangiovese o altro che faceva torcere la bocca e lo stomaco a chi ricordava l’autentico nettare di cui si andava fieri in passato.

Mi sembrava si andasse via via stravolgendo l’originario significato di queste manifestazioni e delle nostre tradizioni, culturali e gastronomiche.

Ritenevo opportuno ripensare integralmente, con attenzione, soprattutto in ordine alla Fiera di San Martino, il suo significato originario di incontro di persone e di scambio commerciale e culturale, strettamente richiamati alla Romagna.

Le recriminazioni di allora sono le stesse di oggi, dettagliatamente esposte nella Commissione informale di fine anno. L’assessore Maggioli riteneva si dovesse partire, in ordine al recupero delle tradizioni da noi caldeggiato, da uno studio sulla percezione delle tradizioni stesse da parte della cittadinanza, mediante un sondaggio condotto in modo scientifico da sottoporre successivamente, nei risultati, al Consiglio comunale, mettendo però responsabilmente le mani avanti in ordine al costo.

A me sembra che il problema dei costi potrebbe essere aggirato coinvolgendo anzitutto la direzione del nostro Museo, che quanto a competenza ha le carte in regola per studiare scientificamente la situazione e opportunamente proporre, oltre, ovviamente alla “Nautilus” che, essendo la maggior beneficiaria degli utili delle fiere, non credo vorrà sottrarsi a qualche onere. La convenzione con Santarcangelo, oltre tutto, insieme alle sue incontestabili capacità organizzative, le ha aperto le porte di numerose altre piazze.

L’assessore non esprimeva contrarietà alla ripresa di manifestazioni di uccelli e cani, ma secondo lui occorreva chiedersi quale fosse il pensiero del “visitatore-tipo”, ad esempio, della Fiera di San Michele allungando così i tempi di un altro anno. A noi non è dato neppure conoscere il numero dei visitatori di quella come di altre fiere.

Poiché del problema doveva essere necessariamente investita la società “Blu Nautilus srl”, incaricata dell’organizzazione e gestione delle manifestazioni fieristiche, oltre ad altre manifestazioni, in Commissione mi soffermavo in particolare sull’allora imminente scadenza della convenzione. Chiedevo anche se fosse stato possibile esaminare i consuntivi contabili che la Società era tenuta a presentare entro il 31 gennaio di ogni anno, considerando che la ditta era autorizzata alla riscossione di ogni entrata e corrispondeva al Comune solo 27 milioni all’anno per l’organizzazione e gestione delle fiere di San Michele e San Martino, Mercato dell’Antiquariato e delle cose usate, oltre al mercatino del Festival del Teatro in Piazza e Balconi Fioriti. La convenzione sarà stata senz’altro rinnovata, ma noi non ne abbiamo saputo nulla.

Lamentavo anche che i tempi fissati per la presentazione dei progetti all’Amministrazione Comunale avrebbero consentito un’ampia informazione, almeno ai consiglieri, che non veniva fornita, in riferimento, anche, alle manifestazioni collaterali, a volte veramente di pregio ma poco conosciute.

L’assessore si riservava di informarsi e informare sui tempi occorrenti alla programmazione della manifestazione canora degli uccelli richiesta soprattutto dal collega Ricci, riservandosi anche di fornire i dati richiesti sulla “Nautilus”. Perfettamente in linea con gli uccelli, l’assessore si è poi reso “uccel di bosco”, tant’è che abbiamo richiesto questo confronto consiliare, da parte mia più per onor di firma che per convinzione.

La settimana scorsa abbiamo appreso dai fogli locali della stipulazione di un patto fra le categorie per continuare a “far fiorire i balconi”, ma stando alle cronache, sembra si sia trattato di un patto tra pochi, mentre sarebbe auspicabile un incentivo di non poco conto, che non può venire solo dal Comune, considerando che ultimamente la manifestazione è scesa notevolmente di tono, anche se si sostiene il contrario. Probabilmente anche questa manifestazione andrebbe ripensata, inventando dei correttivi, rendendola più appetibile agli sponsor e agli espositori, alcuni dei quali nelle ultime edizioni hanno snobbato Santarcangelo, anche ditte della nostra Valmarecchia. Non si può ricondurre sempre tutto al contributo comunale, perché allora si torna ai problemi di un anno fa con la Pro Loco che non so sino a che punto siano stati risolti.

Mi auguro che questa discussione consiliare porti a un miglior esito rispetto a quello riservato ad esempio all’ordine del giorno sugli organismi geneticamente modificati. Gradirei conoscere in quali cestini finiscono gli ordini del giorno. Se i dibattiti consiliari hanno lo scopo di farci psicologicamente e dialetticamente sfogare e calmare, le mie strapazzate corde vocali ne fanno volentieri a meno.