Santarcangelo di Rom.

LA LISTA VERDE ALTERNATIVA

SULLE ‘DELEGHE SOCIALI’ ALL’AUSL

 

La “questione anziani”, ma non solo, non può essere ridotta ad un puro fatto numerico, come si evince da tutte le relazioni che l’assessore Nicolini gentilmente ci gira.

L’emergere di un gruppo sociale porta con sé un corredo di bisogni e richieste che premono per trovare un loro legittimo riconoscimento, che nel quadro delle politiche sociali, culturali e assistenziali va visto come una vera e propria sfida.

Il mondo degli anziani è complesso e variegato, soprattutto nei bisogni. E’ il caso della quarta età e degli anziani cronici non autosufficienti.

Mi rendo conto che pensare agli anziani cronici non autosufficienti rappresenta una sfida ancora maggiore in quanto ci trova impreparati, generando rimozione, smarrimento o delega alle istituzioni.

Mi rendo conto che i posti-letto a disposizione nelle strutture, compresi i diurni, non raggiungono il 4% indicato dalla Regione. Mi rendo conto ancora che la RSA di Verucchio registra un ritardo di alcuni anni...

Se a malapena si riesce a cogliere la sfida della terza età, viene da chiedersi quale fine può fare quella della quarta età, tanto più che il confronto avviene sul “nuovo”, che quindi necessita l’elaborazione di risposte nuove.

Se riflettiamo sui valori che alimentano il nostro modo di vivere, ogni preoccupazione è legittima in ordine alla capacità di affrontare la questione della quarta età e della non autosufficienza. Preoccupazione tanto più motivata se rapportata alla situazione degli handicappati gravi, nonostante decenni di comizi, senza escludere i sofferenti psichici.

Sotto l’aspetto economico, in questi giorni sono arrivate le notifiche di riduzione e restituzione pensionistica a chi percepiva anche solo 700.000 lire mensili, però si preannuncia un aumento a chi è entrato nella quarta età. Evito ogni commento politico...

Mi è capitato tempo fa di firmare una petizione avente valenza nazionale - che ha raccolto 500 mila firme -, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, “per non andare da anziani in istituto e rimanere a casa propria” e, quando si starà peggio o ci si ammalerà, poter essere aiutati a casa per il tempo necessario.

Nel nostro territorio potrebbe sembrare una petizione inutile, poiché questo servizio esiste già, ma più sulla carta che in realtà. Qui, come altrove, in determinate condizioni, si finisce in qualche istituto o RSA dopo interminabili liste d’attesa, senza nemmeno poterne decidere la scelta, spendendo quattro volte quanto costerebbe un’adeguata assistenza domiciliare integrata, in aggiunta alla quale, a volte, sarebbe sufficiente dotare l’abitazione dell’anziano di apparecchi sanitari rialzati, qualche corrimano o maniglie al muro, o apparecchiature che evitino la fatica delle scale.

Oggi, purtroppo, non è lasciata la libertà di scegliere se vivere gli ultimi anni di una vita a casa propria o in un istituto, finendo spesso per accentuare, anziché ridurre, la non autosufficienza.

Sapete meglio di me che nel processo di deterioramento senile l’ambiente esercita un’influenza fondamentale. L’abitudine all’isolamento nel corso della vita, non porta necessariamente nella vecchiaia, ad esempio, a disordini mentali, mentre l’isolamento che non avviene per scelta, quello subito per motivi socio-economici o per malattia cronica, può anche agire da fattore scatenante di disturbi psichici, così come situazioni gravi di disagio esistenziale possono portare l’anziano a bere in modo inadeguato, chiedendo all’alcool un “aiuto” contro i quotidiani e numerosi problemi della vecchiaia, cercando di utilizzarne gli effetti sedativi sull’ansia, su eventi quali la vedovanza, i lutti familiari in genere, la disaffezione dei congiunti. Alcolismo che tra i rischi comporta il pericolo di cadute, oltre a perdite cognitive. Alcolisti tardivi che non di rado fanno uso contemporaneo di alcool e psicofarmaci. Alcolisti tardivi che tendono a mascherare e a nascondere la loro consuetudine all’alcool per una sorta di pudore, per scoprire e aiutare i quali occorrono assistenti domiciliari capaci e sensibili. Lo stesso volontariato andrebbe adeguatamente preparato, poiché il buon cuore non è sempre sufficiente.

Un mondo complesso e variegato, quello degli anziani, che dovrà preoccupare maggiormente nel prossimo futuro se, come avvertono gli studiosi, tra una decina d’anni più del 20% della popolazione con età superiore ai 65 anni sarà affetta da demenza. Il nostro Comune - dove già si registra una situazione abbastanza pesante - non credo sia preparato a cogestirla. Sarà sufficiente allora consegnare una delega in bianco all’Ausl, o non sarà il caso di cominciare a pensare a una mini-riforma dei servizi sociali comunali?

In questo Consiglio comunale vengo considerata quasi nemica dell’Ausl perché voto sempre contro le deleghe in bianco. L’assessore Nicolini, poi, rimane male, quasi gli facessi un affronto personale. A lui e all’Amministrazione posso rimproverare, al massimo, di assuefarsi acriticamente a protocolli in pratica imposti dall’Ausl. Approfitto quindi della vostra presenza per spiegarmi una volta per tutte.

L’obiettivo di fondo delle politiche sociali deve essere quello di aumentare i livelli di qualità, di risposta, di protezione, attraverso processi di personalizzazione, di differenziazione e di flessibilità dei servizi.

Ho sempre contestato il fatto che non ci sia mai dato modo di verificare la qualità dei servizi erogati poiché le tabelle quantitative dei casi trattati mi dicono poco. Ho sempre chiesto mi si concedesse la possibilità di verificare la congruenza dei servizi in rapporto al differenziarsi dei bisogni. Per semplificare, in parole povere, un indicatore di qualità rispetto alla complessità dei bisogni degli utenti, anziani e non, e al grado d’integrazione tra le istituzioni, i servizi e le professionalità operanti in ambito sociale e sanitario.

Per essere più chiara, avrei voluto essere certa che l’assistenza domiciliare fosse, o sia, veramente integrata e non solo sommatoria di interventi e prestazioni; che le dimissioni protette garantissero all’anziano la continuità terapeutico-assistenziale, avvenendo cioè quando l’assistenza domiciliare integrata è stata già attivata.

In una parola ho chiesto, e chiedo, e credo sia nel mio diritto/dovere di consigliere comunale allorché mi si chiede di votare un atto, e non tanto o solo in relazione alla quantità dell’esborso, di verificare la garanzia che l' azione di sviluppo dell’offerta assistenziale nei diversi ambiti non sia disgiunta dall’obiettivo che riguarda la promozione della qualità dei servizi.

Garanzia che, nonostante l’impegno, non ha potuto darmi l’assessore Nicolini.

Questo è il motivo per cui ho anche votato contro l’Accordo di Programma il 18 maggio scorso, presenti i dottori Pasini e Bugli.

Evito di ripetere quanto ho detto in altri consigli e commissioni per non annoiarvi. Mi limito a ripetere che, se mi appassiono ai problemi, a prescindere dalla mia età, poiché lo facevo anche quando ero giovanissima, lo faccio perché ascolto i miei concittadini, spesso anziani, che necessitano di visite specialistiche, di ecografie che, dopo varie inutili attese, si sentono proporre il ricorso a prestazioni a pagamento quasi in giornata, negli stessi ambulatori e laboratori ospedalieri. Non di rado i vecchietti più furbetti, ma anche i più giovani, ricorrono al Pronto Intervento, sicuri di avere un cardiogramma in poche ore, andando ad ingolfare un servizio efficientissimo, ma già carente di personale.

Da ultimo vorrei esprimere una raccomandazione.

La diffusione dei centri diurni rappresenta un importante e valido supporto per gli anziani non autosufficienti o parzialmente autosufficienti ed un sollievo per le famiglie, consentendone il mantenimento a domicilio, oltre a contribuire a contrastare momenti di solitudine e isolamento.

In provincia di Rimini funziona da quattordici mesi solo il Valloni, per 20 persone.

In una relazione distribuitaci dall’assessore Nicolini è citata anche la “Casa dei Nonni” di Santermete per 13 posti al diurno e, aggiungo, 9 residenziali. Tale struttura, tuttavia, non è ancora entrata in funzione per motivi che non sto ad elencare, ai quali è estranea l’Amministrazione Comunale.

Approfitto dell’occasione, poiché rappresento l’Amministrazione Comunale in quella struttura, per chiedervi, appena concluso l’iter di pareri e permessi, già richiesti, che portano alla concessione di agibilità - è già stato richiesto il sopralluogo agli organi tecnici dell’Ausl, che mi auguro venga espletato sollecitamente - si proceda quanto più possibile speditamente alla stipula della convenzione, stante la necessità e il gradimento della popolazione.


Mirella Canini Venturini

[Cons. Com.le 27.09.2001]


 

P.S.: Nonostante la strozzatura del dibattito, imposta dai tempi e dalla stanchezza di buona parte del Consiglio (unica eccezione la destra, puntualmente assente nonostante l’importanza degli argomenti all’ordine del giorno), i dirigenti dell’AUSL, in particolare la dott.ssa Alma Bertozzi e il dottor Pasini, non si sono sottratti ad alcuna risposta. Sulle loro argomentazioni torneremo in seguito. Certo è che, se in passato ci fossero state fornite le stesse informazioni (lo stesso assessore Nicolini ha dato un taglio diverso al suo dire, quasi che l’intervento fosse fatto da una persona diversa), non avrei sempre espresso sistematicamente voto contrario ai rapporti con l’AUSL.