Unione Comuni Valmarecchia

 

IN ATTESA DI SOTTOMETTERCI ALLA

COMUNITA’ MONTANA

 

Poiché ritengo possa essere questa una delle ultime sedute alle quali partecipo - già in questa prima parte di Unione ci sono finita per “incidente democratico” -, rubo qualche minuto alla vostra ‘preziosa’ attenzione, tanto più che farò un unico intervento (obiettivi e piano di spesa).

In questo periodo di vita della nostra Unione, più finzione che Unione, c’è stata un’inversione di tendenza: chi era scetticamente ostile al suo esordio, oggi è entusiasta; chi, come me, era entusiasta all’inizio, se ne esce profondamente deluso.

L’ho detto anche a fine settembre nel mio Consiglio comunale alla presenza dello stato maggiore dell’Ausl. Quando furono presentati a Rimini i “Piani della Salute” mi aveva colpito, al mattino, l’intervento di un dinamico presidente di Unione di comuni emiliana, quando illustrò gli effetti positivi, veramente straordinari, derivati dall’aver messo insieme servizi e funzioni socio-sanitari. Noi li abbiamo solo elencati nell’ultima pagina del nostro Statuto, perché noi abbiamo costituito un’Unione, in tempo per ottenere i contributi regionali e statali, che in effetti non ha messo insieme alcunché, quasi un’Unione teorica in attesa di giungere all’Unione a quattro.

Non credo sia un caso se nel sito della Regione in ordine alle Gestioni associate dei Comuni, in provincia di Rimini, a fianco al nome della nostra Unione, alla voce “Servizi/funzioni trasferiti all’Unione o gestiti in forma associata”, a differenza della Comunità Montana e dell’Unione del Conca, non ci si trovi nemmeno una parola.

Abbiamo però capitalizzato risorse, avviando un processo - come mi ha risposto il sindaco Vannoni il 28 settembre scorso - che con il solo lavoro amministrativo ha portato poco più di un miliardo e mezzo, cito testualmente, “nelle casse dei due Comuni che in qualche modo spenderanno, e penso bene e che non incidono sulle tasche dei nostri concittadini”.

Quando esprimo opinioni contrarie il sindaco Vannoni - lo vedo - ci resta male, e mi dispiace. Tuttavia, ognuno elabora liberamente i propri convincimenti e giudizi, nel mio caso devo dire senza alcun pregiudizio. Se avessi nel mio DNA  il gene della sottomissione acritica, me ne starei docilmente allineata in un partito. Ma così non è.

Il processo avviato è complesso, dovevamo attendere i finanziamenti, mi si risponde. Non sono riuscita a capire come ragionate. Se mettevamo insieme due servizi che ai nostri due Comuni costavano rispettivamente 300 e 100, avrebbero inciso sulle tasche dei nostri amministrati per pari importo. Si sarebbe potuto anzi risparmiare qualcosa, erogando un servizio più qualificato.

Ancora, il sindaco Vannoni mi ha risposto che il processo non è semplice, dovendo mettere insieme opinioni e sensibilità. Qui concordo, poiché non credo che i quattro Comuni che daranno vita alla prossima Unione Montana affrontino i problemi con la stessa ottica, ma questo sarà un vostro prossimo problema, al quale suppliranno sicuramente le segreterie o le reggenze dei partiti.

Se i nostri Comuni dovevano mettersi “insieme per crescere” - mi pare fosse lo slogan regionale dello scorso febbraio allorché il Presidente Vannoni ritirò la targa -, mi sarebbe piaciuto poterlo constatare tangibilmente, almeno in un piccolo primo limitato esperimento, che non abbiamo posto in essere in attesa di sottometterci alla Comunità Montana.

L’assessore regionale Vandelli ha detto più volte che la nuova disciplina delle forme associative rappresentava “l’ultimo passaggio dell’esperienza emiliano-romagnola tesa al miglioramento dei servizi alla cittadinanza”. Probabilmente noi ci siamo fermati al penultimo passaggio.

Mi si dice che le Unioni della Valconca e del Sorbara di Modena, ad esempio, in ordine alla gestione associata della P.M., abbiano registrato un notevole vantaggio in termini di accresciuta vigilanza del territorio e di migliori dotazioni di attrezzature per la rilevazione degli incidenti e accresciuta professionalità. Se non sbaglio ancora nel 2001 il nostro partner ha continuato a noleggiare il vigile dal comune di Verucchio. Così le Unioni reggiane mi si dice abbiano ottenuto notevoli risultati nel settore dei servizi sociali e cura alla persona, ottenendo l’omogeneità di un importante servizio, facendolo crescere qualitativamente e riducendo contestualmente i costi.

Le leggi alle quali riferirci non ponevano limiti alla effettiva gestione di servizi associati, ché, anzi, la premiavano, se non quelli che ci eravamo auto-imposti. Infatti il contributo erogato in applicazione del decreto del Ministro dell’Interno n. 318 del 2000 viene assegnato in forma differenziata, dal 10 al 20% in più a seconda dei servizi gestiti in forma associata, oltre al 5% relativo ai servizi anagrafici e tecnici. Noi uniformiamo i regolamenti edilizi, il che mi fa il solletico dal momento che abbiamo adottato due PRG diversi e separati.

Noi, stando all’Allegato A, in effetti abbiamo messo inseme solo l’affitto della sala del Palazzo Marcosanti, la trascrizione dei verbali e i gettoni di presenza, poiché il resto è ancora di là da venire. Per lo meno noi conosciamo solo i titoli dei capitoli. A meno che si tratti di un’unica manfrina rivolta all’assegnazione dei contributi regionali e statali. Fatto ugualmente da deplorare.

Cito ad esempio il finanziamento del progetto di iniziativa comunitaria di comunicazione territoriale ai fini della valorizzazione turistica pari a 80 milioni. Un tema che mi avrebbe appassionato, considerando anche i miei trascorsi di consulente di E.P.T.. Avrei voluto poter esaminare l’effettiva consistenza di un progetto di tale rilevanza, così il progetto di informatizzazione sul quale pure concordo e il resto.

Se non capisco bene a cosa si riferiscano gli oltre 12 milioni e mezzo per personale di servizi turistici, capisco ancor meno la consistenza della spesa per servizi di segreteria.

Non vorrei passassimo ora dal carrozzino al carrozzone.

Dovrei essere contenta degli stanziamenti a carattere sociale, ma non mi accontento di voci e cifre in assenza di un progetto ben definito e dettagliato. Ho sempre quel pallino dell’indicatore di qualità.

 In questa voce avrebbe potuto trovare titolo anche l’assistenza e la protezione degli altri animali. Mi riferisco ovviamente ai cani e ai gatti. Avevo proposto al mio Comune, in particolare all’assessore Nicolini che mi aveva espresso entusiasmo (lo aveva anche espresso pubblicamente sul foglio locale), di esaminare la possibilità di istituire un canile della Valmarecchia (l’alta Valmarecchia si sta già attrezzando in tal senso a Novafeltria), visto il pessimo funzionamento, oltre tutto vessatorio, del servizio al quale oggi devono sottostare i nostri Comuni. Il progetto associato - che avrebbe potuto attingere a contributi ad hoc -  avrebbe potuto coinvolgere i quattro Comuni con l’aggiunta di Bellaria, che non versa in migliori condizioni. M’è capitato di occuparmi di qualche cane di Poggio Berni come di Santarcangelo. L’ultimo di pochi giorni fa, sistemato privatamente dal mio Comune dopo tre giorni di estenuanti traffici telefonico-burocratici, senza neppure procedere ad una visita veterinaria preventiva.

Non mi risulta se ne sia parlato nell’Unione, nonostante l’assessore Nicolini l’avesse anche dichiarato alla stampa.

Sul rispetto della legge quadro 281 del ‘91 concernente gli animali di affezione e la prevenzione del randagismo e della legge regionale n. 27 del 2000 non posso che esprimere apprezzamento nei confronti dei Servizi Veterinari dell’Ausl riminese per gli intrventi compiuti. Non per sentito dire ma per cognizione diretta. Purtroppo, però, non è stato profuso dall’Ausl lo stesso impegno nell’esercitare il ruolo di vigilanza e controllo sull’operato dei Comuni (art. 4 della legge regionale n. 27/2000), che solo in parte adempiono a quanto loro imposto dalle leggi vigenti, nonostante l’ingente spesa sostenuta. Per lo meno da Santarcangelo: mi pare attorno ai 75 milioni, senza esercitare alcun controllo.

Restando in tema, a  Roma stanno procedendo perché i Comuni siano titolati ad avere un’importante voce nel discorso socio-sanitario. Non un ritorno alla 833 quando lo Stato ripianava i debiti a piè di lista, ma un’assunzione piena di responsabilità delle comunità locali, di cui sia garante il Sindaco. Non è dato ancora sapere se, a fronte del pacchetto federalista, si introdurranno gli opportuni meccanismi perequativi invocati dall’ANCI.

Pensavo si dovesse cominciare a parlare anche di queste cose nei nostri singoli Comuni e nell’Unione, poiché le cifre potrebbero non tornare nei conti romani.

Localmente non sento mai una riflessione sul significato autentico del federalismo.

Anch’io domenica ho votato “SI” ma ora, sempre che le cose restino come le ha confermate il recente referendum, occorrerà prendere una qualche dimestichezza con questo federalismo.

Parimenti, nel fare i nostri conti, sarà anche bene cominciare a ragionare sulla finanziaria 2002 che prevede  una netta riduzione di risorse correnti per i bilanci dei Comuni, Province e Comunità Montane tali, ha sottolineato puntualmente l’ANCI, da costringerci “a pesanti ed inevitabili inasprimenti della pressione fiscale locale, al solo fine del mantenimento del livello dei servizi erogati”.

La riduzione, si badi bene, avrà efficacia soprattutto nei confronti dei Comuni di minore dimensione demografica, delle Unioni dei Comuni e delle Comunità Montane, “causando un indebolimento delle funzioni ed un taglio dei servizi associati”: 220 miliardi in luogo dei 547 del 2001. La stessa ANCI - ma voi già lo sapete - ha chiesto il rifinanziamento del fondo per le Unioni dei Comuni e per le Comunità Montane per la gestione associata dei servizi con una somma superiore a quella prevista per il 2001 di 57 miliardi, contro i 20 previsti per il 2002.

Noi in questa sede non abbiamo mai ragionato di nulla. E’ vero che siamo stati sempre chiamati per votare una sorta di “atti dovuti”, ma non ritengo giusto attribuirne ogni peso alla maggioranza, poiché spettava anche a noi, alla minoranza, sollecitare almeno un dialogo. Consapevole di questo non voterò contro, ma mi asterrò su entrambi gli oggetti in votazione: piano delle spese e verifica degli obiettivi.

Mirella Canini Venturini

- capogruppo “Ecologia Sociale”

 


Vanda Salvi che fa parte dello stesso gruppo di “Ecologia Sociale” e ha condiviso l’intervento che precede, si è astenuta sul piano delle spese e votato favorevolmente la verifica degli obiettivi.