ATTIVITA’ ESTRATTIVE:

SIAMO ANCORA PRIGIONIERI DELLA

“LOBBY DEL BUCO”?

Il Comitato Circondariale di Rimini il 26.03.1993 (delibera n. 342/1993) adottava il Piano Infraregionale delle Attività estrattive - PIAE - in esecuzione della legge regionale n. 17/18 luglio 1991, portando a termine il lavoro iniziato all’inizio degli anni ‘80 dalla presidenza Bonizzato. All’epoca nel circondario di Rimini le cave in attività erano ben 44 (350 adetti), compresi gli stabilimenti di prima trasformazione, quali frantoi e fornaci.

L’ing. Marino Bonizzato aveva avuto l’onestà di riconoscere: «Se si volesse fare un bilancio import-export del circondario per quanto riguarda i materiali estratti dalle cave, il risultato sarebbe senz’altro favorevole alle esportazioni», a dimostrazione che gli enormi volumi escavati andavano ben al di là del soddisfacimento dei bisogni locali! Si diceva che la stessa Svizzera avesse salvato parecchi suoi territori a scapito dei nostri!

 

Il 6 aprile 1995 - delibera n. 33/1995 - Prot. n. 492/1995 il Comitato Circondariale interveniva, controdeducendo, sulle osservazioni regionali.

Il Comune di Santarcangelo chiedeva l’inserimento nel PIAE dell’area individuata nel PAE comunale in località Ciola corciale per l’estrazione di 138.000 mc di arenaria. Area recepita dal PIAE e inserita nella Tav. 21 “Nuove aree idonee all’attività estrattiva e cave di completamento/ampliamento”. La durata dell’attività estrattiva doveva essere limitata a mesi 6 dalla data di rilascio dell’autorizzazione. Ad escavazione ultimata, l’area doveva essere destinata a discarica di inerti. Il Comune di Santarcangelo, sempre in data 21.06.1993 interveniva anche in favore di CBS.

Il Comune di Santarcangelo aveva adottato un primo PAE nel 1981, approvato dalla Giunta Regionale il 28.07.1981. Poi Variante generale al PAE adottata il 5.2.1988 con delibera n. 74 e trasmessa il 13.8.1991.

Il 14.10.1997 - N. 1820/1997 il Comitato Circondariale approvava definitivamente il Piano Infraregionale delle Attività Estrattive adottato con deliberazione n. 26 del 26.3.1993, tuttora vigente, al quale il Comune di Santarcangelo deve adeguarsi.

Il PIAE adottato dal Comitato Circondariale venne poi fatto proprio dal Consiglio Provinciale successivamente istituito, riconosciuto valido dalla Giunta Regionale, risultando “condivisibile per quanto riguarda le sue linee strategiche, perseguendo in particolare: il razionale sfruttamento delle risorse disponibili solo in presenza delle migliori garanzie di compatibilità ambientale; il rispetto delle zone inibite alle attività estrattive dal PTPR o da specifici provvedimenti normativi per l’individuazione delle nuove previsioni (poli); il preferenziale coinvolgimento di aree già interessate da attività estrattive al fine di consentire il massimo contenimento del consumo di suolo, avviando contemporaneamente all’esaurimento e al recupero quelle poste in zone non idonee”.

La Giunta Regionale,sul PIAE della provincia di Rimini (delibera n. 4648, 19.12.1995), aveva osservato che questi aveva svolto un censimento sistematico degli impianti di lavorazione, “senza tuttavia proporne alcuna ipotesi di razionalizzazione, sia in funzione di localizzazioni ambientalmente improprie che della necessità di procedere ad una loro ottimizzazione produttiva alla luce delle trasformazioni e delle riduzioni dei quantitativi di materiali complessivamente lavorabili”.

Alla Giunta Regionale appariva “emblematica la situazione esistente in corrispondenza della conoide del Fiume Marecchia in cui l’intento di procedere ad un graduale esaurimento delle attività estrattive esistenti, evitando di proporne nuove, urta con la presenza di numerosi impianti di lavorazione/trasformazione (13) e con la mancanza di una visione unitaria delle diverse azioni di recupero ambientale delle cave esistenti, che più opportunamente avrebbero potuto trovare sede in un progetto complessivo di riqualificazione dell’intero tratto fluviale”.

All’epoca in Valmarecchia insistevano 13 impianti di estrazione e trasformazione su 21.

Il PIAE provinciale individuava complessivamente 18 aree estrattive, di cui 2 localizzate in ambiti mai interessati da attività estrattive e 16 conferme di attività in atto o coincidenti con aree già scavate.

La Giunta regionale, per quanto attiene il Comune di Santarcangelo riteneva di confermare le zonizzazioni proposte dal PIAE provinciale, “al solo scopo di pervenire ad un loro definitivo recupero naturalistico”: G4 ISTAG, G5C.B.S., A2 VE.VA. Invitava anche la Provincia a valutare, in sede di controdeduzioi ed in collaborazione con i Comuni interessati, la necessità di modifiche zonali, al fine di farle corrispondere con le previste ricomposizioni ambientali”.

Individuava i quantitativi massimi estraibili, assegnati nel PIAE in Comune di Santarcangelo, come

segue:

G4 ISTAG - Santarcangelo - Ghiaia - 150.000 mc;

G5 C.B.S. - Santarcangelo  - Ghiaia - 240.000 mc;

A2 VE.VA - Santarcangelo - argilla - 1.100.000 mc.

 

Il PIAE provinciale, sulla base delle compatibilità ambientali e sulla stima dei fabbisogni per i 10 anni successivi alla sua adozione (1993-2003) indicava le aree e le modalità per la ricerca delle risorse, prevedendo, per le aree degradate, la risistemazione.

Si diceva allora che il “Piano” nasceva già vecchio.

Santarcangelo, a fine 2001 non ha ancora partorito il suo. Come nascerà?

Fummo in molti, all’inizio degli anni ‘90, a criticare la legge regionale n. 17/’91, soprattutto perché parlava genericamente di “studi di bilancio ambientale”, anziché di valutazione di impatto ambientale imposta dalla CEE; perché non prevedeva alcun incentivo all’uso di materiali provenienti da demolizioni, che avrebbe potuto ridurre il volume delle escavazioni.

L’idea del “riuso”, insieme alla necessità della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), era anche condivisa dall’ANCI (Associazione Comuni Italiani), ma a quel tempo non sarebbe stato possibile prevedere la VIA in una legge di settore in assenza di una legge-quadro nazionale di recepimento delle direttive comunitarie.

La DC del tempo, invece, accusava la legge di scarso equilibrio tra tutela ambientale e necessità del mondo produttivo. Di contro c’era chi sosteneva la necessità di realizzare “cave compatibili” con l’ambiente. Come potrebbero essere compatibili con l’ambiente le cave? Chi ha detto che la mamma dei poveri di spirito (per usare un eufemismo) è sempre incinta?

Oggi, considerati i ritardi e i limitati risultati scaturiti dalla legge regionale n. 17/1991 e dal PIAE provinciale, accreditiamo la tesi di chi sosteneva che la legge era “asservita alla lobby del Buco”. Non è forse la Valmarecchia una sorta di gruviera?

 

Allorché la Regione licenziò la legge, lungo le rive del tratto medio-alto del Marecchia si trovavano già alcune grandi depressioni, risultato di un’attività estrattiva in fossa che ha lasciato un vistoso segno sul territorio pianeggiante. L’ing. Giorgio Giuliani (direttore generale dell’Amir), insieme a Gurnari e Verni, stimava superiore a 14 milioni di mc il volume “vuoto” presentato dalle cave in Valmarecchia.

In passato si è scavato troppo e male, mettendo in crisi talvolta anche le falde acquifere. Certi rischi non vanno più corsi, tanto più che determinate risorse, non rigenerabili, vanno sempre più scarseggiando. E’ ora di correre ai ripari. Santarcangelo cominci a dotarsi del proprio PAE, sempre rinviato di anno in anno, con motivazioni che a lungo andare non reggono più.

Nello stato di attuazione dei programmi, datato 31 luglio 2001, votato dal Consiglio comunale il 28 settembre 2001, si legge: “I professionisti incaricati della stesura del nuovo Piano delle Attività Estrattive hanno prodotto il progetto preliminare sul quale l’Amministrazione ha compiuto le proprie valutazioni. Sono in corso incontri sia tecnici che politici con la Provincia di Rimini, in quanto una variante al PAE di mero adeguamento al PIAE provinciale non pare risolvere in modo soddisfacente le importanti questioni ambientali ad essa legate”.

(All’ultimo Consiglio Comunale non potevo che sollecitarne la definizione, come, ad onor del vero, ha fatto anche il capogruppo diessino Renzo Casadei, mentre il resto della minoranza sembra non essersene accorta. Del resto, in consiglio comunale chi si accorge della presenza - rara - o sente la voce dei consiglieri rappresentanti la destra? Perché non definire anche, nel prossimo regolamento del Consiglio Comunale, le motivazioni valide a giustificare le assenze, ormai di routine?).

Se le cose stanno come sono state esplicitate nello “stato dei programmi”, si accelerino i risultati degli “incontri” o si abbia il coraggio di dire perché il PIAE provinciale “non pare risolvere in modo soddisfacente le importanti questioni ambientali ad essa legate”.

Mirella Canini Venturini

 

 

P.S.: L’accordo-quadro AREE PAN - approvato anche dal Consiglio comunale di Santarcangelo -, indica un recupero di percorso ciclabile in riva sinistra del fiume Marecchia sul tracciato della vecchia strada camionabile a servizio dell’attività di cava, che “potrebbe essere recuperabile con limitati interventi di sistemazione”, dopo aver valutato “l’opportunità degli interventi in relazione alle condizioni floro-faunistiche”. Chi ne ha più sentito parlare?