Unione Comuni Valmarecchia

VERSO L’UNIONE A QUATTRO

Unione o finzione?

 

Come ho avuto modo di dire ancora, avevo accettato di "imbarcarmi" nel percorso amministrativo dell’Unione dei Comuni nella convinzione si trattasse di un atto necessario alle nostre comunità, nonostante fosse intervenuto subito un ridimensionamento numerico deludente imposto da volontà politico-amministrative a me estranee.

In occasione della seduta di insediamento, 13 mesi fa, avevo auspicato non si verificasse in seguito la necessità di citare i nostri due comuni, Santarcangelo e Poggio Berni, separatamente. Così non è stato poiché, se si esclude lo Sportello Unico per le imprese, tra l’altro ancora da perfezionare, al momento la gestione associata è stata solo finzione. Infatti, più che servizi, abbiamo messo insieme alcune iniziative che già venivano condotte dai due Comuni prima dell’istituzione dell’Unione, tant’è che non siamo neppure riusciti a spendere i primi 300 milioni erogati dalla Regione.

Speravo cominciassimo a discutere di concreti progetti, non solo titoli, di servizi più efficienti, di strutture amministrative in grado di rispondere alle sempre più complesse esigenze della società che avanza, pur affrontando i problemi con semplicità, come ci imponeva la precaria situazione iniziale.

Nonostante la delusione non ho ritenuto, in questi tredici mesi, di dover ricorrere ad azioni politiche mirate che facessero della propagnada e della demagogia sfiatati cavalli di battaglia, anche se - è doveroso sottolinearlo - alla minoranza non è stata data la possibilità di esercitare alcun ruolo essendoci limitati, a tutt’oggi, a dover esaminare e votare solo ‘atti dovuti’.

Mi aspettavo, ad esempio, che l’Unione, pur concedendole il tempo necessario, ma non troppo per non darle modo di adagiarsi, assumesse anche un preciso e moderno ruolo di ‘regìa’ per la progettualità sociale, configurando interventi associati sulla persona o sui nuclei familiari come interventi globali sul bisogno, abbandonando un certo tipo di assistenzialismo che va a scapito di un intervento di recupero e restituzione delle potenzialità individuali, con la rimozione delle cause che scatenano i problemi. Il riferimento è anche ai raccordi problematici tra le attività sociali e quelle sanitarie, particolarmente accentuati dopo l’aziendalizzazione delle USL, per i servizi sociali in situazione di delega incontrollata all’AUSL.

Non mi risulta, ad esempio, si stiano disciplinando congiuntamente attività connesse alle funzioni e compiti di assistenza e beneficenza pubblica, alle strutture residenziali e di ricovero per gli anziani. I nostri due Comuni si sono ormai assuefatti acriticamente a protocolli in pratica imposti dall’AUSL, senza rivendicare alcun esercizio di controllo sulla qualità dei servizi erogati. Lo dimostra la recente acritica approvazione dell’Accordo di Programma per l’assistenza agli anziani, al quale, ovviamente, ho votato contro.

Non s’è verificato nulla di tutto questo. Ancora questa sera ci si propongono, al punto 5 della convenzione, "Funzioni attinenti il settore sociale" in pratica riconducibili al progetto "Il pericolo e l’opportunità", già in essere da un paio d’anni, e poco altro.

Nonostante la sorpresa iniziale dell’Unione a due, francamente m’aspettavo qualcosa di più di un raffazzonamento burocratico dell’esistente, che non spiega certamente perché convenga associarsi, mimetizzandoci dietro iniziative già in corso di attuazione ancor prima della costituzione dell’Unione.

Si continua a richiederci il voto su "Unità di progetto" generiche, senza andare molto al di là del titolo. E’ il caso del "Piano di Comunicazione dell’Unione", senza dirci come e in quale misura verrà recepita e applicata la legge n. 150/2000, alla quale attribuisco grande importanza poiché dovrebbe segnare - nelle aspettative del legislatore, ma non solo - il punto di non ritorno di un non più procrastinabile cambiamento culturale nella Pubblica Amministrazione. Una legge che si riteneva avesse sciolto definitivamente un atavico nodo: organi istituzionali o organi politici. Viceversa, è a questo proposito che si incontrano le maggiori difficoltà.

La stessa "Unità di Progetto" concernente le funzioni di Polizia Municipale non ci pone in grado di capire la sintonìa tra i progetti dei nostri due Comuni, sino a che punto si voglia operare perché la domanda di sicurezza non si svilisca in una pretesa di sola repressione dell’illegalità, come sia possibile porre in essere una congiunta politica di prevenzione integrata. Come ho avuto modo di dire altre volte, non sono assolutamente d’accordo con chi associa il tema della sicurezza esclusivamente alle risposte di ordine pubblico. Una politica per la sicurezza, oltre che una politica di ordine pubblico, deve saper rafforzare le ragioni della convivenza, con particolare attenzione ai punti critici del disagio e dell’emarginazione, all’uso delle città, alla prevenzione, al controllo effettivo del territorio. Allorché un anno e mezzo fa votammo il contratto locale per la sicurezza nel Comune di Santarcangelo affermavo di ritenere conveniente affrontare già da allora il problema della sicurezza in un’ottica dimensionale di vallata, invitando a tener presente "che le convenzioni in atto tra i tre più piccoli Comuni non avevano intaccato gran che la carenza e la frammentarietà del presidio e del controllo di quei territori".

Anche a questo proposito mi ritrovo a ripetere quanto detto nel Consiglio dell’Unione del 30 gennaio scorso ed ancora a questo stesso proposito ripeto che ritengo errato non aver provveduto a mettere insieme anzitutto le funzioni di carattere sociale.

Mi fa piacere che l’unità di progetto attinente lo sviluppo economico tenga anche in considerazione un turismo sostenibile, considerando che anche le risorse turistiche appartengono al nostro patrimonio comune, purché non ci si limiti alle sole enunciazioni.

Cocludendo, è vero che non siamo a regime, che fra cinque mesi scioglieremo l’attuale Unione, ma l’inizio progettuale non mi pare sia molto brillante, tanto meno incoraggiante.

Cosiderando tuttavia lo stato di provvisorietà che può avere parzialmente influenzato l’apatia progettuale della maggioranza, preannuncio voto favorevole, anche se a denti stretti perché non propriamente frutto di convinzione.

Qualcuno che poco più di un anno fa era partito contro l’Unione e oggi si dichiara entusiasta, paventava la nascita di un ‘nuovo carrozzone’. In effetti non avete saputo costruire nemmeno un ‘carrozzino’.

Mirella Canini Venturini

[Cons. Com. 26.07.2001

Paginecontro, n. 14/2001]