LA TUTELA DEL DIRITTO ALLA SALUTE PASSA ANCHE ATTRAVERSO LA CORRETTA INFORMAZIONE/EDUCAZIONE

La Regione Emilia-Romagna è stata tra le prime ad attivarsi in ordine all’identificazione e bonifica, quindi eliminazione dell’esposizione a prodotti contenenti amianto, anche in applicazione della legge nazionale che detta norme per la cessazione dell’impiego di tale materiale. Nel nostro territorio l’interesse è centrato soprattutto sull’eternit.

In relazione agli attuali livelli di conoscenza scientifica sui danni causati alla salute dall’inalazione di fibre di amianto, i giudizi sono unanimi: non esiste alcun livello minimo di soglia al di sotto del quale vi sia sicurezza, quindi la massima concentrazione accettabile di fibre deve essere zero: MAC = 0, come dicono i dirigenti dell’Associazione Esposti Amianto e Rischi Ambientali (AEA), presieduta da Vito Totire.

Non ritengo superfluo ricordare il lungo tempo di latenza dalla esposizione all’amianto alla possibile insorgenza di cancro (da 15 a 40 anni), avendo la comunità scientifica internazionale confermato definitivamente l’esistenza di effetti cancerogeni dell’amianto sin dal 1965.

Solo nel 1991 la Comunità Europea disponeva la cessazione dell’impiego dell’amianto, in ogni forma, e la graduale messa al bando di tutti i tipi di amianto, fase conclusasi il 26 luglio 1999.

L’amianto - anche se non sta a me ribadirlo - è altamente cancerogeno per inalazione: l’esposizione, anche a poche fibre, persistendo all’interno dei polmoni può provocare, anche a distanza di decenni, cancro e malattie respiratorie. In particolare asbestosi e mesotelioma.

Com’è noto, la presenza di materiali contenenti amianto non comporta di per sé un pericolo per la salute, purché si metta in atto un programma di manutenzione e controllo al fine di mantenere in buone condizioni il materiale, quindi prevenire il rilascio di fibre e intervenire correttamente quando si verifichi la possibilità di tale rilascio.

La nostra Regione ha promosso una campagna di informazione e sensibilizzazione di notevole portata (Amianto Stop), ma a giudicare dai risultati non è stata sufficiente. In Valmarecchia (soprattutto nei territori comunali di Santarcangelo e Poggio Berni), infatti, il problema è tutt’altro che risolto. Sufficiente fare un giro, anche in strade centrali, per rendersi conto della situazione rappresentata da certe coperture fatiscenti in eternit: da via Faini angolo via Tosi alla dependance della chiesa posta all’angolo di via Felici con via Buonarroti, ecc. a Santarcangelo, per non parlare di fatiscenti capanni agricoli e non.

Nel 2001 il Comune di Santarcangelo, opportunamente e grintosamente sollecitato soprattutto dalla scrivente, aveva assunto una posizione corretta e coraggiosa poiché sapeva di non fare cosa gradita ad altre istituzioni impreparate ad affrontare il problema eternit/amianto: l’ordinanza era perfettamente allineata ai progetti regionali, ma tutto finì con il ricevimento di oltre seicento autodenunce.

A livello di Unione dei Comuni prima, di Comunità Montana poi, non si è levata alcuna voce istituzionale al proposito, soprattutto a livello informativo/educativo.

Non meraviglia più di tanto che in questi giorni siano stati abbandonati discreti quantitativi di fatiscente eternit lungo l’Uso in Comune di Poggio Berni (come già in passato lungo il Marecchia), anche se va dato atto al Comune bernese di essersi subito attivato per pervenire allo smaltimento del materiale abbandonato. Al di là di altre considerazioni sull’abbandono criminale di tali materiali, quali precauzioni hanno assunto coloro che hanno abbandonato l’ultimo materiale lungo l’Uso?

La tutela del diritto alla salute passa anche  attraverso l’educazione corretta dei propri amministrati, prerogativa che neppure il cavalier Berlusconi può togliere agli Enti Locali, della quale non sempre si è consapevoli.

Mirella Canini Venturini

Lista Verde Alternativa

Santarcangelo di R., 29 settembre 2005