ANTENNE: NON SOSTITUIRSI AI PRIVATI

PER INTROITARNE I CANONI

 

Moltissimi Comuni italiani - anche delle isole - hanno capito da tempo, molto prima del Comune di Santarcangelo, che occorre opporsi con ogni mezzo legale alle installazioni connesse alla telefonìa mobile.

Nessun dubbio in ordine alla necessità di regolamentare e pianificare l’installazione di impianti di telefonia, purché questo avvenga per garantire effettivamente - come recitava il Protocollo della Provincia di Rimini - “un più elevato livello di tutela della salute della popolazione e dell’ambiente dall’inquinamento elettromagnetico”, non per sostituirsi ai privati nell’introitare i canoni.

Se è vero - com’è vero - che al Comune spetta governare il proprio territorio, spetta a questi la scelta delle aree, purché questa avvenga in modo intelligente, in un’ottica di prevenzione, rifuggendo dalla concentrazione in determinate aree.

Ci sentiamo spesso rispondere che per ora c’è solo il sospetto della nocività, ma nessuno che sia in grado di smentire categoricamente l’eventuale rischio, per cui non può che consolidarsi la necessità del rispetto del principio di precauzione. Pur non giungendo a risultati definitivi, la scienza evidenzia sempre nuovi elementi di preoccupazione (riduzione degli ormoni antiossidanti, alterazione dei processi enzimatici e biochimici essenziali, alterazione dei livelli di calcio, effetti sulla produzione di serotonina e melatonina, alterazione della funzionalità del sistema immunitario...).

Anche nel nostro Comune non ha più senso appellarsi alla necessità di rispondere alle esigenze della comunicazione (dietro le quali spesso ci si è trincerati e tuttora ci si trincera), già più che soddisfatte poiché le potenze utilizzate dai gestori sono già superiori a quelle necessarie per un buon servizio di comunicazione. Le potenze erogate dalle antenne per far funzionare i cellulari spesso sono nell’ordine di migliana di Volts superiori alle potenze richieste, nell’unico rispetto della logica della concorrenza, per accapparrarsi utenti.

Fondamentale quindi il regolamento comunale che non dovrebbe solo sancire il rispetto dei siti sensibili, ma anche regolamentare i controlli, in accordo con la popolazione interessata, nel rispetto del decimo comma dell’art. 2 dello Statuto comunale (comunicazione responsabile dell’eventuale rischio) che non risulta sia stato mai rispettato dal Comune clementino, che pure l’aveva votato all’unanimità.

Ora l’assessore/vice sindaco Nicolini si fa forte del fatto che il regolamento - legittimamente e aspramente messo sotto accusa dal Comitato clementino - è stato votato all’unanimità, senza tuttavia dirci con quanta superficialità sono giunti alla votazione, prendendo i membri dell’apposita commissione per stanchezza, snobbando le stesse richieste di alcuni consiglieri di maggioranza che avrebbero gradito un rinvio. Sarebbe stato interessante che l’assessore Nicolini avesse citato i confronti pubblici sul tema, dove e con chi.

I consiglieri della passata legislatura avevano l’umiltà di riconoscere la scarsa preparazione in materia. I consiglieri attuali - vecchi e nuovi -  non si sono neppure accorti del trabocchetti insiti nel regolamento. Un esempio per tutti: quello della mimetizzazione delle antenne, quasi che  la finalità prioritaria della normativa comunale fosse quella di nascondere ai cittadini la presenza di una determinata antenna, sia pure a bassa potenza (”,,, con diverse possibilità di mimetismo dell’impianto, con diversi gradi di mascheramento, attraverso l’ausilio di fotomontaggi”).

Ciò che è più grave è che i consiglieri comunali clementini non si sono accorti della violazione statutaria sopra menzionata (comunicazione responsabile dell’eventuale rischio), tanto più che alcuni di essi non sono di prima nomina. Cosa succederebbe se i parlamentari non conoscessero la Costituzione della Repubblica?

Mirella Canini Venturini

Verdi Alternativi