SE NON FAREMO L’IMPOSSIBILE

VEDREMO L’INCREDIBILE

Le stesse trattative pre-elettorali per la

spartizione del potere vanno in questa direzione.



Mentre raccoglievamo le firme per la presentazione delle nostre liste elettorali, siamo stati sommersi da una innumerevole serie di domande, tutte interessanti, anche quelle più ‘maliziose’ (“Perché non avete considerato anche voi di entrare nella Giunta”?). A volte si trattava di un vero e proprio esame in ordine alla preparazione della sottoscritta.

Mi veniva posta spesso una domanda: perché i Verdi Alternativi non si occupano solo di alberi, uccelli, cani e gatti? Perché parlate di ‘ecologia sociale’?

Questa la nostra risposta: la questione ambientale coinvolge l’uomo nella sua integrità in quanto essere sociale, economico ed etico imponendo la critica attiva verso gli attuali rapporti economici e sociali e contro il sistema di valori imperante.

L’ambientalismo, inteso come lotta e ricerca per una diversa qualità della vita in un nuovo modello di valori e di sviluppo, pone una sfida troppo grande per poter essere giocato sul tavolo delle compatibilità istituzionali (accanita ricerca di incarichi istituzionali, assessorati, ecc.) e degli interessi industriali (centrale termoelettrica di Coriano, eventuale centrale di San Michele di Santarcangelo, telefonia mobile...).

Ci sforziamo di portare alla luce le ragioni di un ambientalismo coerente e non depotenziato da logiche di potere di piccolo gruppo; di un ambientalismo al quale non sfugge l’annientamento del modello di partecipazione illusoriamente propostoci in passato da una certa sinistra; il ritardo dell’applicazione dei sistemi di lotta biologica; il basso profilo dei diritti dei consumatori e degli utenti...

La qualità della vita di un paese passa per gli argini dei fiumi, per le cave, per i parchi protetti, per la protezione della specie animale, ma anche attraverso il superamento delle diversità tra gli uomini, le condizioni di vita dei bambini, degli anziani (soprattutto quelli non autosufficienti), dei cosiddetti matti, dei detenuti, dei disoccupati, degli sfrattati...

Pur non essendo a conoscenza sino in fondo di tutti i misfatti ambientali, la gente avverte la delusione subìta ad opera di quei partiti tradizionali che hanno eluso qualsiasi impegno di salvaguardia e trasformazione ecologica e comincia a contare le promesse disattese, soprattutto in vista della scadenza elettorale, in cui tutti sono pronti a rinnovarle.

   Perché in Consiglio comunale non mi sono occupata solo di ‘ecologia’?

L’ecologia sociale non è solo ‘ambientalismo’ o ‘verdismo’. Non è solo agricoltura biologica, bioedilizia, tecnologie dolci, commercio equo e solidale, difesa dei diritti degli altri animali...

Il punto-cardine dell’ecologia sociale è e rimane quello della sensibilità, dell’ascolto, del confronto, della non omologazione alle culture dell’individualismo e dell’utilitarismo.

E’ dialogo che continua anche - e soprattutto - dopo il momento elettorale e che, se costituisce per gli elettori occasione di conoscenza, informazione e verifica dell’azione portata avanti dall’eletto, è per quest’ultimo occasione di verifica del consenso ottenuto dalle sue iniziative.

   Perché non abbiamo partecipato alla ‘campagna acquisti’?

Noi, che certe cose le abbiamo sempre denunciate (prendendoci anche insulti) non potevamo giurare fedeltà e allearci con gli uomini di quei partiti che ancor oggi, nonostante le mascherate verdognole, persistono nel vilipendio del territorio.

Per rispondere, ancora, a determinate domande della gente, dico che nelle mie convinzioni personali il coinvolgimento elettorale entra casualmente. L’ambientalismo egoista, più di folklore che di contenuti, non mi ha mai sfiorato. Le parole perdono ogni significato se non si ha la forza morale di ‘razzolare’ come si parla.

   Perché ecologia sociale? Perché non occuparsi solo dei problemi ambientali comunali?

Per me ‘solo verde’ è riduttivo. Per molti anni mi sono trovata, con chi ci stava, ad esprimere un impegno convinto e totale: ai tavoli della pace (sempre contro la guerra), contro il militarismo, contro lo sfruttamento dei lavoratori, soprattutto stagionali, per la denuclearizzazione, per i diritti all’autodeterminazione di ogni popolo oppresso, per la vita di quanti morivano e tuttora muoiono per fame, per i diritti civili di ogni persona indipendentemente dal credo politico o religioso professato, per la difesa dell’ambiente da ogni forma di rapina e distruzione, anche al di fuori dei nostri confini territoriali.

Credo di aver tormentato per qualche decennio - e non me ne pento  - i sonni di più d’un politico locale, con la continua denuncia delle rapine commesse a danno del territorio, quindi dei suoi abitanti.

La mia sensibilità, del resto, è stata ‘aiutata’ dall’abbondanza di ‘materia prima’ essendo nata e cresciuta in un territorio abbondantemente provato dalle colate di cemento, dalle cave devastanti, dalle lottizzazioni a tappeto, dalle speculazioni edilizie, dalle emergenze idriche spesso accuratamente incanalate in direzione del potere...

In queste settimane molti concittadini che si sono fermati ai nostri tavoli pubblici ci chiedevano se è ancora possibile sconfiggere il ‘partito del cemento e del mattone’.

Sì, se si sceglierà di imboccare davvero la strada della qualità ambientale e sociale, in cui l’Uomo sia posto al centro di un progetto. Ma l’Uomo in quanto tale, senza aggettivazioni corporative. Quindi non l’Uomo/imprenditore, l’Uomo/commerciante, l’Uomo/architetto, l’Uomo/speculatore, l’Uomo/inquinatore, l’Uomo/affarista.

Francamente preferisco l’Uomo/privo-di-malizia affaristica, che non gli smaliziati marpioni che vorrebbero completare la svendita del nostro territorio.

   Perché - hanno insistito molti - parliamo di ecologia sociale e non semplicemente di ‘ecologia’? Cosa c’entrano i Verdi alternativi ad esempio con la sanità?

Non vorremmo essere scambiati per ‘verdi della foglia di fico’.

Oggi nella sanità predominano i problemi gestionali, mentre la salute è vista nell’ottica di un mero problema burocratico-amministrativo.

Noi, viceversa, vorremmo che l’Ente locale divenisse interprete e promotore di una nuova cultura della sanità, che si proponga il diritto alla salute e non il diritto alla malattia.

I Verdi Alternativi si chiedono come mai, oggi, nonostante il notevole aumento delle possibilità di sopravvivenza, di salute, di assistenza, aumentano gli ammalati.

Abbiamo ben presente che la parola latina salus dovrebbe avere contemporaneamente il significato di “salute, bene, salvezza, fortuna, mantenimento dell’esistenza”, così di singole persone come di tutta la nostra comunità. Ma così non è.

La mia insistenza, anche petulante, è andata in direzione dei politici (non fa parte anche il nostro Comune della Conferenza Sanitaria Territoriale, presieduta - forse impropriamente -dal Presidente della Provincia?), ma anche verso determinate forme di volontariato, spesso a misura di politico, che sembrano essere istituite proprio per puntellare la credibilità di certi politici, oltre che attaccare pezze ai calzoni sempre più sfilacciati della credibilità istituzionale.

Sono sempre pronta a criticare il governo centrale, ma non sempre tutto è imputabile a Roma. Non è sufficiente riprodurre a stampa la “carta dei diritti del malato” per modificare le situazioni elencateci - in particolare - in queste settimane dai nostri concittadini. Purtroppo - e lo dico a malincuore - sin che le partite si giocano sullo stesso tavolo politico non ci potrà essere speranza di cambiamento: così per la sanità, così per l’ATO, così per Hera, ecc.. Ma gli antagonisti quale spessore hanno?

 

Ora è tempo di bilanci. A quella stessa gente che mugugna trincerandosi dietro l’anonimato, chiediamo di giudicare (nell’anonimato della cabina elettorale) con freddo rigore quanti sono stati artefici, in questi cinque anni, di cocenti delusioni e soprattutto di metterli in condizione di non nuocere più.

Chiediamo agli elettori di scegliere uomini e donne che si rendano conto in tempo (e il tempo decisamente stringe) che occorre ricercare e mettere in pratica, da subito, contromisure urbanistiche sostenibili, atte a salvare, quanto meno, la speranza.

Uomini/donne che smettano di prendersi reciprocamente in giro.

Uomini/donne che siano fermamente convinti che il nostro paese non è una mucca da mungere, ma un territorio da lasciare in condizioni di accettabile vivibilità a chi verrà dopo noi.

Uomini/donne che del disinquinamento ambientale, morale e politico abbiano fatto realmente una ragione di vita.



Mirella Canini Venturini