Perché “NO ALLA CENTRALE”



Il silenzio intercorso dal 20 giugno 2002 ad oggi, data in cui il Consiglio della Comunità Montana Valmarecchia, (presente il Presidente della Provincia Fernando Fabbri), votò un ordine del giorno con il quale invitava le ditte Buzzi-Unicem e E.On. Italia Produzioni di non dare l’avvio al procedimento dell’autorizzazione per la realizzazione di una centrale termoelettrica a ciclo continuo da 800 Mwatt da localizzarsi presso l’attuale cementificio di San Michele, non ci ha fatto abbassare la guardia. Tanto più che il Consiglio comunitario, pur convenendo “sulla posizione assunta dal movimento sindacale per un progetto di ristrutturazione e di ammodernamento del cementificio per garantire la produzione e l’attività dell’azienda indipendentemente dalla centrale elettrica”, non risulta abbia successivamente posto in essere alcun interessamento al proposito, nonostante la perentorietà dell’ordine del giorno approvato all’unanimità in quella sede: “La Comunità Montana in accordo con i Sindaci della Valle, assumerà tutte le iniziative atte a creare le condizioni per una garanzia della occupazione e della attività produttiva del  cementificio ristrutturato”. Ma quando mai il cementificio è stato ristrutturato e quando mai sono state assunte iniziative? E se alla guida dei quattro Comuni di vallata si alternassero altri Sindaci, di altro avviso?

A dir poco allarmante, poi, la dichiarazione della Buzzi-Unicem e della E.On. Kraftwerke, il colosso dell’energia tedesca, apparsa sul Resto del Carlino del 30 settembre scorso (pagina III), il giorno successivo al black-out: “Non abbiamo novità sul progetto, almeno per l’immediato futuro. Attualmente non ci sono le condizioni per realizzare l’impianto a Santarcangelo, ma non abbiamo abbandonato del tutto l’idea. Vedremo in futuro. Ma siamo convinti della bontà di quel progetto, e i fatti di domenica dimostrano l’esigenza di nuove centrali sul nostro territorio”.

Noi non siamo tra quelli che amano illudersi - non si sa sino a qual punto in buona fede - che la posizione assunta dalla Comunità Montana (unica posizione ufficiale) elimini dal nostro futuro l’ipotesi di centrale a San Michele, non valutando le poche possibilità lasciate dalla legge alle autonomie locali. Oltre tutto la nostra Regione non si è ancora dotata del proprio piano energetico regionale e il Ministero per le Attività Produttive ha già autorizzato 30 mega centrali e altre 10 sono in dirittura d’arrivo, avendo già superato la barriera (!!) della Valutazione di Impatto Ambientale.

D’altronde l’Azienda considerava il dietrofront comunale e comunitario “il frutto solo di una reazione emotiva ad un progetto importante...” e - c’è chi pensa - chissà che il tempo non riesca a guarire anche dalle “reazioni emotive”, tanto più che il 13 giugno entrerà ufficialmente in maggioranza anche la forza politica che a suo tempo si schierò, più di altre, dalla parte dell’Azienda produttrice di energia: Rifondazione Comunista.

Nonostante il comma 10 dell’art. 2 del nostro Statuto comunale reciti: “Il Comune, ogni qual volta è a conoscenza di fatti o situazioni dai quali potrebbero derivare danni alla salute dei cittadini, si attiva per la comunicazione responsabile del rischio”, il Comune, in possesso dei progetti ben prima del 18 aprile 2002, data di incontro dei capigruppo consiliari con i tecnici aziendali, si guardò bene dal comunicarlo ai cittadini. Come del resto avviene tuttora in ordine alle autorizzazioni concesse ed in fase di concessione per l’insediamento di stazioni radio base.

Non è un caso che l’Amministrazione Comunale, nonostante le nostre reiterate richieste, non si sia volutamente attivata per l’emanazione del Regolamento che disciplini le modalità di promozione, indizione ed espletamento di un eventuale Referendum. Del resto fummo proprio noi, il 26 aprile 2002, a richiedere al Sindaco l’indizione di un referendum che coinvolgesse anche il comune di Poggio Berni, nell’ottica, anche, della direttiva comunitaria che, fra gli altri, prevede la consultazione preventiva delle popolazioni interessate. Richiesta rimasta, alla pari di altre, senza risposta.

Questi i motivi, insieme ad altri di non secondaria importanza che, soprattutto, ci spingono a presentarci alle prossime elezioni amministrative comunali e provinciali: contrastare dall’interno, insieme alla popolazione, l’eventuale prosecuzione dei progetti che sacrificherebbero all’interesse di pochi salute e territorio.



Mirella Canini Venturini