PIANO DELLE ATTIVITA’ ESTRATTIVE:

IL NODO POLITICO CHE ATTANAGLIA

LA GIUNTA CLEMENTINA

La delibera in discussione richiama e discende dalle precedenti delibere n. 42 del 30 luglio 2002, n. 73 del 28 novembre 2002 e n. 42 dell’1 agosto 2003, nonché dalla n. 76 del 12 dicembre scorso. Delibere alle quali ho sempre espresso voto contrario, così  come esprimerò voto contrario all’attuale.

Quando il 12 dicembre scorso affermavo che nei pochi anni che ci separano dall’approvazione della Variante generale al PRG si erano susseguite più ‘variantine’, spesso non di poco conto, il più delle volte per correggere errori, avevo stimolato il nervosismo del vice sindaco Tontini. Ma anche questa sera, in sede di controdeduzioni, torniamo su situazioni già oggetto di precedenti interventi. Ad esempio credo che questa sera interveniamo per la terza volta sul problema compreso nella riserva n. 2.

Ma il problema che mi preme maggiormente è rappresentato dal Piano delle Attività Estrattive. Ci avete lavorato sopra per qualche decennio e oggi ci dite che si rende necessario effettuare una serie di ulteriori approfondimenti, limitandovi, oggi, a procedere alla zonizzazione delle aree destinate a PAE, unitamente ad un articolo delle NTA che ne regolamenti temporaneamente l’utilizzo. Così almeno si fermano le escavazioni, sempre che il contenzioso legale in atto non prenda una piega contraria ai nostri auspici.

Il 30 luglio 2002 ritenevate, con una punta di trionfalistico orgoglio, le scelte operate nel PAE “serie” ed “equilibrate”. Ammettevate voi stessi che dal 1995 la Provincia aveva chiesto più volte al nostro Comune “l’adeguamento dei nostri strumenti urbanbistici, cioè del PAE”, riconoscendo che la Provincia, a lungo andare, avrebbe potuto e potrebbe nominare un commissario ad acta per l’esecuzione di un adempimento che ritiene obbligatorio. Ci si meraviglia, anzi, che ciò non sia già avvenuto, ma neppur tanto visto che giocate sullo stesso tavolo politico. Ma non basta. L’assessore ebbe a dirci che “gli unici beneficiari di un rinvio, di un non fare il Piano, sarebbero certamente i cavatori, perché solo loro hanno tutto da guadagnare dal protrarsi di una situazione senza regole... In sostanza noi confermiamo che questo progetto, pensato, meditato tra amministratori, tecnici interni, tecnici esterni, dibattuto, sia il miglior risultato possibile”.

L’architetto Volta aveva anticipato anche la durata delle convenzioni con le ditte escavatrici: 3 anni per la VE.VA, 2 per le altre due, mentre la Commissione tecnica Infraregionale ritiene opportuno non fare riferimento alla durata dell’autorizzazione all’escavazione nel corpo normativo del PAE adottato.

Il Sindaco il 12 dicembre scorso probabilmente aveva già avuto sentore di quelle che sarebbero state le osservazioni al nostro PAE, quando ha insistito - a nome della Giunta - di non controdedurre alle osservazioni presentate dai cittadini e dalle ditte, volendo “approfondire meglio l’intera materia” essendosi anche “modificato molto l’approccio anche dal punto di vista tecnico-scientifico di quello che è l’escavazione nel Marecchia”.

La decisione di non dar seguito alle osservazioni dei cittadini, a mio avviso ha rappresentato una grave scorrettezza nei confronti dei firmatari delle osservazioni poiché si è tolta così agli stessi ogni possibilità di intervenire in un procedimento amministrativo quanto meno contorto. Già il non aver tenuto disgiunto il PAE dal PRG, quasi si volesse offuscare il PAE, ha rappresentato un errore, praticamente un boomeang nel momento della divisione dei due atti.

Il 12 dicembre scorso le parole del sindaco mi lasciavano perplessa perché il PAE era stato adottato appena 17 mesi prima e non mi risulta che in meno di un anno e mezzo si siano verificati stravolgimenti tecnico-scientifici. Diciassette mesi prima ci era stato presentato come un piano di valore, mentre il 12 dicembre lo stesso Piano poteva non essere più adeguato: “Questo non significa che non sia buono, diciamo che lo vogliamo calibrare meglio”. Anche in quell’occasione il Sindaco sostenne che “i piani possono rimanere aperti in maniera indefinita”, quindi “lasciamo così come siamo andati avanti per 20 anni a questa parte”. Un po’ quanto ci viene detto in questi giorni decidendo di non controdedurre alle osservazioni della Provincia. Mi si perdoni la sfrontatezza, ma non mi pare che questo rientri nelle regole di una buona amministrazione. Ma il giudizio lo lascio il 13 giugno agli elettori.

Ma questo PAE non rappresentava, signor Sindaco, come lei concluse il 30 luglio 2002, “un obiettivo programmatico forte... Credo che tutto sommato noi stiamo facendo un’operazione giusta, importante, che ci mette nelle condizioni, dal punto di vista normativo, di essere in regola, e che ci mette altresì nelle condizioni di poter governare...”.

Il 12 dicembre scorso, viceversa, lo stesso intervento del capogruppo diessino andava nella direzione della superficialità: “Naturalmente da parte nostra c’era anche l’intenzione di dire [il 30 luglio 2002]: va beh, lo adottiamo e poi vediamo di capire meglio le cose come stanno. E nel frattempo le cose le abbiamo capite perché ce le hanno fatte capire meglio i proprietari degli impianti ed anche i cittadini residenti di quelle due frazioni”.

Mi riesce difficile capire i vostri comportamenti altalenanti, o li capisco sin troppo bene. Non mi sembra neppure corretto dire, quasi si volesse sfuggire a precise responsabilità, come ho sentito in Commissione, che si demanda il tutto ai futuri amministratori, anche se nelle parole c’è la malizia politica di chi si sente sicuro che a metà giugno non cambierà nulla.

Mi pare che le osservazioni della Provincia - anche se non si voleva controdedurre in questa legislatura - andassero per lo meno valutate nella loro portata.

Per le cave G4 e G5 non avevo condiviso la destinazione finale ad uso ricreativo e per il tempo libero. Oggi la Provincia ci parla di “destinazioni d’uso non compatibili con l’articolo 22 delle N.T.A. del P.T.C.P.”. Avevo insistito perché si chiarissero le modalità del recupero delle cave dismesse: oggi la Provincia ci dice che non si è prevista “un’adeguata ricomposizione ambientale”. Potrei continuare ma i colleghi avranno senz’altro fatto lo sforzo di andare a leggersi le osservazioni, in ordine alle quali, signor sindaco, le ho scritto il 21 febbraio scorso chiedendole come intendeva procedere la Giunta. Ora lo so.

La stessa AUSL è intervenuta, in relazione alla cava di argilla, mettendo in guardia in ordine alla vicinanza di strutture sensibili quali la scuola, nonché, aggiungo io, la Casa dei Nonni e le numerose abitazioni sottostanti e adiacenti che non saprei come potrebbero essere tutelate dal possibile inquinameno acustico ed atmosferico paventato dall’Unità Operativa Dipartimentale.

Mi ha fatto altresì piacere leggere che l’Ausl, pur esprimendo parere favorevole, si è preoccupata della tutela delle acque: “nell’area di rispetto della galleria drenante dell’Amir che interessa la cava G5, si ritiene non debba essere ammessa la possibilità di escavazione, ma la sola rimozione del piazzale attualmente presente ai fini della sistemazione ambientale ed in ogni caso con gli accorgimenti previsti dall’art. 21 del D. Leg.vo 152/1999”.

Mi rendo conto in quali difficoltà si trovi la Giunta, che sceglie la via apparentemente più indolore, continuando a non tenere conto del PIAE provinciale, tant’è che si vocifera che la nostra vicenda sulle attività estrattive abbia fatto registrare in Provincia un vero e proprio ‘caso politico’. Ma il problema è vostro. Avendolo ereditato dal non aver controdedotto a metà degli anni ‘90 al PIAE provinciale, oggi decidete di ripercorrere la stessa strada. Poiché le mie opinioni - anche se valgono poco - divergono totalmente dalle vostre, voterò contro questa sera, come ho fatto il 30 luglio 2002.

Mirella Canini Venturini

[Cons. Com.le 11.III.2004]