I NUOVI ‘ANIMALISTI’ DELLA

AMMINISTRAZIONE COMUNALE

DI SANTARCANGELO

 

Nei giorni scorsi le cronache locali ci hanno rattristato in ordine alla sorte dei piccioni che gravitavano attorno al vecchio ospedale clementino, ignorando quella della coppia che aveva preso dimora nelle plafoniere della scala del palazzo comunale.

Un po’ ovunque si agita lo spauracchio delle malattie che possono trasmettere i piccioni. Non risulta tuttavia che le cronache di questi mesi abbiano riportato notizie di persone ammalate o addirittura decedute a causa di patologie trasmesse dai volatili “delinquenti”.

So bene anch’io che, ad esempio, in alcune circostanze, le zecche e i pidocchi dei colombi possono entrare nelle case e trasmettersi all’uomo, ma localmente nulla è risultato al proposito.

L’Amministrazione comunale di Bologna, ad esempio, a partire dal 1990 ha diramato varie “raccomandazioni” ai cittadini mediante ordinanze sindacali, invitandoli a non alimentare i colombi o altri volatili, ma contestualmente vietando alla cittadinanza di utilizzare, ai fini dell’allontanamento e soppressione, “sostanze chimiche e mezzi fisici che arrechino danni agli animali”.

Con quali sistemi sono stati uccisi i volatili di cui sopra, portati - si dice - già morti al laboratorio provinciale?

E’ appena il caso di ricordare che si tratta di animali allevati dalla civiltà contadina, poi tornati selvatici e che hanno in seguito trovato un luogo idoneo nella città grazie anche all’intervento dell’uomo. Questo perché - sostengono alcuni studiosi del problema - “se il loro ambiente naturale è la parete rocciosa, i nostri edifici e in particolare quelli antecedenti alla seconda guerra mondiale, ne riproducono bene le sembianze”, oltre all’altro forte elemento rappresentato dall’opportunità di trovare grosse quantità di cibo. Oltre a quello distribuito occasionalmente dai cittadini, vanno considerati - come nel caso di Santarcangelo - i mercati all’aperto.

In alcuni comuni dell’alta Italia per allontanarli si è adottato un metodo originale quanto naturalistico: si sono inseriti nel territorio degli allocchi, non nel senso figurato del termine adattabile ad alcuni personaggi umani. Gli uccelli rapaci notturni, gli allocchi, appunto, per la loro nutrizione prediligono i piccoli dei piccioni. Il metodo è stato adottato con l’approvazione della stessa LIPU. Nel Comune di Santarcangelo, invece, si è preferito schiacciare le loro uova lungo la scala del palazzo comunale.

Si sarebbe potuto procedere ad una sorta di sterilizzazione somministrata attraverso l’alimentazione, metodo drasticamente scartato dall’amministrazione clementina, le cui maniere drastiche producono effetti più immediati.

Mentre altri comuni (retti soprattutto dalla sinistra come vorrebbe accreditarsi Santarcangelo), ad esempio quello di Pietrasanta (Lucca) hanno sancito, riferendosi ai piccioni, con ordinanza, che “il maltrattamento e l’uccisione degli animali sia contrario al corrente senso di rispetto verso gli stessi contrastando con i loro diritti e con la sensibilità del cittadino”, richiamata la Dichiarazione Universale dei Diritti degli Animali dell’Unesco, valutando tuttavia necessario conciliare gli anzidetti principi con esigenze di tutela dell’igiene del territorio, il Comune di Santarcangelo ha ritenuto di risolvere sbrigativamente il problema catturandoli e ucidendoli, salvo poi riportarne alcuni dopo che associazioni e cittadini hanno protestato.

Nessuna meraviglia se è vero, com’è vero, che in consiglio comunale pochi mesi fa c’è stato chi ha auspicato l’uccisione di cani e gatti non adottati nel giro di 3-4 anni. Questo, naturalmente, si è detto, per salvaguardare la dignità dell’animale.

E se qualcuno suggerisse di adottare lo stesso metodo per salvaguardare la “dignità” di pubblici amministratori e funzionari comunali?



Mirella Canini Venturini

Capogruppo consiliare

Verdi Alternativi