Santarcangelo di Rom.

 

IN CONSIGLIO COMUNALE C’E’ ANCHE CHI NON

DISDEGNEREBBE LA SOPPRESSIONE DEI CANI

- La smania vogliosa di potere tradisce l’uomo di Rifondazione Comunista

al quale non dispiacerebbe sopprimere cani e gatti da 3/5 anni in attesa di adozione. Questo, naturalmente, per valorizzare ‘la dignità degli animali’ (!), oltre che per salvare le finanze comunali che lo stesso vorrebbe accingersi ad amministrare.

Dio salvi il Comune di Santarcangelo! -



Se di canile e gattile parlassimo questa sera per la prima volta, potrei dichiararmi quasi soddisfatta. Così invece non è poiché abbiamo cominciato a parlarne il 28 settembre 2000, oltre tre anni fa. Tre anni trascorsi inutilmente, quanti ne prevede la convenzione con San Patrignano, eventualmente prorogabili.

Già tre anni fa proponevo di cominciare a progettare un ‘nostro’canile e gattile autonomi, di vallata, nella consapevolezza che la lotta al randagismo non va intesa soltanto in termini di cattura di cani vaganti e di trasferimento degli animali al canile, così come il canile non deve essere visto come un lager o un campo di concentramento o un carcere per cani costretti a languirvi spesso per tutta la vita.

Già all’epoca si vociferava di un progetto concernente l’affidamento, a titolo oneroso e permanente, dei cani randagi alla Cooperativa di San Patrignano.

Considerando il canile un luogo dove gli animali dovrebbero solo transitare in attesa di essere adottati, il progetto allora solo ventilato mi sembrava assolutamente da respingere perché il trasferimento sarebbe avvenuto in una struttura ‘detentiva’, tutt’altro che integrabile nel territorio. I cani sarebbero stati pressoché condannati all’ergastolo senza neppure usufruire degli sconti di pena previsti per gli umani dalle leggi Gozzini e Simeoni/Saraceni.

Il canile, nell’ottica degli animalisti - esclusi tra questi gli ultimi ‘convertiti’ che, frustrati da mancate realizzazioni in altri campi della vita, si ingegnano a perseguirle utilizzando il paravento degli animali - dovrebbe essere una struttura piacevole, con la possibilità di organizzare sia attività di educazione con le scuole, sia di ‘pet therapy’, ad esempio, con i portatori di handicap. Una struttura atta a migliorare il rapporto uomo-cane, a favorire l’accettazione e la conoscenza reciproca e quanto meno limitare situazioni di disagio e sofferenza. La struttura del canile, in parole povere, dovrebbe funzionare come una sorta di ‘agenzia matrimoniale’ con un opportuno periodo di ‘conoscenza’ tra cane e candidato padrone, all’interno e con l’affiancamento di personale, anche volontario, idoneo.

Un percorso di questo tipo permetterebbe di limitare notevolmente il periodo di permanenza nel canile, con conseguente risparmio delle spese per il mantenimento degli animali.

In questi tre anni - negli incontri pubblici e in quelli ufficiosi - insistevo perché si entrasse nell’ottica di considerare il canile e il gattile quale luogo piacevole che inviti ad essere visitato.

La stessa legge-quadro del ‘91, la legge regionale n. 27/2000 e le circolari regionali n. 30/1988 e n. 7/1999 dispongono che uno dei requisiti gestionali e funzionali delle strutture di ricovero di cani e gatti sia quello di favorire in modo sistematico, organizzato e continuo, l’affidamento dei soggetti ricoverati. Condizioni che non possono riscontrarsi a San Patrignano, per motivi più che legittimi che nulla hanno a che vedere con gli animali.

Da quando nel 1991 la legge-quadro n. 281 ha abolito la soppressione dei cani accalappiati sul territorio nazionale c’è stato un proliferare di strutture, spesso convenzionate con le Asl e i comuni, per la custodia, a scopo di lucro, degli animali. Un po’ com’era avvenuto dopo l’entrata in vigore della ‘legge Martinazzoli’ per i detenuti tossicodipendenti allorché, visto l’affaire, sorsero comunità terapeutiche o presunte tali un po’ ovunque.

Strutture interessate soprattutto ai cani per i quali sia prevista l’ospitalità permanente, per ovvi motivi di guadagno. Strutture che mal si prestano all’adozione. Strutture che per l’animale il più delle volte rappresentano la condanna all’ergastolo. Anziché punto di passaggio, finiscono per rappresentare la soluzione finale. Ma le nostre istituzioni locali hanno scarsa considerazione verso la condizione e la sofferenza animale. Sembrate tutti seguaci di Cartesio che sosteneva che l’animale è un meccanismo privo di sensibilità e individualità, a differenza di Plutarco che aveva una visione di tipo razionalistico ed ecologico, in cui il mondo animale è legato a quello umano da rapporti di responsabilità all’interno di una ‘casa comune’.

I vostri discorsi, ma soprattutto i vostri comportamenti, mi confermano che per voi gli animali senza padrone sono solo scarti della società.

Anche in presenza di canili ai quali si possa accedere liberamente gli affidi non sono mai facilissimi. Inoltre, chi accoglie in casa propria - ed adotta - un cane si trova ad affrontare una serie di difficoltà e problemi. Difficoltà nell’educarlo, soprattutto quando presenta comportamenti di tipo aggressivo, ansioso, di dominanza, o sindromi specifiche, come ad esempio quella della ‘separazione’.

Per questo è importante non lasciare solo il proprietario, senza punti di riferimento poiché lo stesso affido a volte può dimostrarsi foriero di un nuovo abbandono. Anche a questo proposito non sono convinta che la soluzione di San Patrignano sia la più idonea.

La ventilata possibilità di prevedere ‘visite guidate’, da effettuarsi saltuariamente in giornate e orari decisi dalla direzione della Comunità, sarebbe totalmente inadeguata alle esigenze dell’utenza, che anche se propensa a prendere in affido gli animali ricoverati, verrebbe disincentivata dalle difficoltà di accesso. Non è un caso che alcuni nostri concittadini abbiano adottato cani ospitati nel canile comunale di Coriano.

Il 30 luglio 2002 l’ordine del giorno approvato all’unanimità impegnava la Giunta a prendere in seria considerazione la realizzazione di una struttura per cani e gatti, di dimensioni contenute, in uno qualsiasi dei quattro comuni della vostra Comunità Montana.

L’accordo di programma che votiamo questa sera ci riporta allo stesso punto. Si sottoscrive una convenzione - a noi assolutamente sconosciuta - valida per tre anni, eventualmente prorogabile, però si cerca di salvarsi la faccia aggiungendo che si studia la possibilità di realizzare una nostra struttura.

L’assessore Tognacci, presidente della Comunità Montana, non aveva assistito al Consiglio comunale del 30 luglio 2002 perché partita per le ferie il 26. Questa non è un’attenuante poiché il segretario generale del nostro Comune le inviò copia del verbale di trattazione dell’ordine del giorno il successivo 13 agosto, al suo rientro.

In questo anno si era anche verificata la concreta possibilità di accedere a sostanziose provvidenze regionali, ma nella Comunità Montana Valmarecchia nessuno è stato in grado di progettare per accedere ai contributi, a differenza della Valconca  che ha progettato la realizzazione di un canile immerso nel verde, fornito di clinica veterinaria per la cura, sterilizzazione e vaccinazione dei cani in attesa di adozione e al tempo stesso spazio fruibile dai cittadini come luogo di incontro, di svago e di relax, aperto alle scolaresche, alle varie associazioni ed ai turisti, oltre he pensionato. Dello stesso progetto fanno parte l’area destinata al cimitero degli animali e al gattile.

Delegato ai controlli è un funzionario dei comuni contraenti, quindi nessuna possibilità di accesso dei volontari che prestano la loro opera gratuitamente e con grande capacità. Non voglio offendere i funzionari, ma questi a volte mal sopportano anche le persone...

Assurdo anche il sistema adottato per l’onere finanziario in capo ai quattro comuni. direttamente proporzionale al numero dei cani ‘regolari’, tatuati o in regola con il micro chip. Così comuni nei quali ben pochi cittadini si sono messi in regola pagheranno ben poco e alla fine saremo sempre noi a pagare per tutti.

L’Emilia-Romagna, in Italia, è al terzo posto per numero di randagi. L’estate 2003 ha fatto registrare il record degli abbandoni, con un aumento di almeno il 15% rispetto all’anno precedente, anche in virtù della controproducente ordinanza ministeriale che ha fatto regredire di almeno vent’anni il nostro Paese nella cultura del rispetto degli animali, sensibilizzando i cittadini alla cultura del ‘cane cattivo’, una sorta di orco delle favole, mentre probabilmente il vero orco è lo stesso Ministro: il vero demonio da combattere è l’uomo.

Andremo quindi incontro a nuovi abbandoni, quindi a maggiori spese. Se con San Patrignano gli affidi non funzioneranno i nostri Comuni, soprattutto il nostro, scopriranno in pieno la perdita economica tra un paio d’anni.

La Cento Fiori provvederà anche alle castrazioni - così ha detto l’assessore Nicolini in commissione - venendo a prelevare i gatti sul posto e, suppongo, riconsegnandoli in loco dopo la convalescenza poiché non ce le vedo proprio certe vecchiette recarsi a Vallecchio a riprendersi il gatto. Non sarebbe stato più conveniente convenzionarci con i più che disponibili veterinari locali? La cosa mi convince poco, ma staremo a vedere.

Arrivati a questo punto - ci è stato detto - la scelta di San Patrignano è stata anche una scelta obbligata. Probabilmente l’inattività di questi anni mirava proprio a questo. Ulteriore motivo per votare contro.

L’assessore Nicolini, infine, in Commissione non ci ha nasosto le difficoltà che sottendono alla realizzazione di una nostra struttura, forse frapposte dagli stessi partners istituzionali. Non mi ha convinto. Anzi, ascoltandolo ho consolidato la convinzione che la difficoltà sia soprattutto originata da motivi culturali, che non verranno certo abbattuti con l’adozione della delibera in discorso, alla quale voto contro.

Mirella Canini Venturini

- Verdi Alternativi -

[Cons. Com.le 17.XI.2003]