“ PACE IN SGUARDI VENUTI DA LONTANO.

Il SUD DEL MONDO



I quattordici anni trascorsi da quando, nella tarda primavera del 1987, per aver fatto nomi e cognomi di politici italiani ed essersi espresso apertamente contro il traffico delle armi in Italia, venne ‘dimissionato’ dalla direzione di Nigrizia, dopo nove anni di intenso e proficuo lavoro, non hanno cambiato padre Alex Zanotelli.

Ai 481 cittadini che hanno accolto con entusiasmo l’invito di Eirène, voci in dialogo tra culture, a Camerano, si è presentato con la stessa serena umiltà che spicca nella sua ricca personalità che ce l’aveva fatto apprezzare quando, anni fa, lo ascoltammo raccontare pubblicamente le fasi della vicenda del suo ‘forzato’ allontanamento.

Di quale ‘delitto’ si era macchiato il mite e deciso missionario comboniano, di cui il Prefetto di Propaganda Fide aveva preteso la testa, decretandone l’allontanamento?

Abbiamo cominciato a capire - disse allora - che le cause di quanto avviene laggiù, dove siamo missionari, si trovano qui in Italia ed abbiamo cominciato a mettere il dito nella piaga. E’ successo il putiferio”.

Nigrizia, sotto la sua direzione aveva portato avanti una linea battagliera, decisamente pacifista, chiamando ogni cosa col proprio nome - come fa tuttora padre Zanotelli -, criticando duramente, ad esempio, gli aiuti italiani al Terzo Mondo, nonché il modo di gestirli, sino a denunciare il traffico italiano delle armi, definendo Spadolini “piazzista di armamenti”.

Le risposte di fine estate 1986 di Spadolini, oltre ad essere di dubbio buon gusto (più o meno quanto quelle dei governanti italiani quando parlano di terrorismo), rappresentavano già un segnale d’allarme: “Le battute del direttore di Nigrizia sono un incitamento alla delinquenza terroristica internazionale”.

Stendere un velo di compiacente polvere sui traffici d’armi, invece, rappresentava forse un aiuto e uno stimolo alla pace e alla fratellanza umana, se non cristiana?

La decisione di allontanarlo non era motivata o supportata da ragioni dogmatiche o morali. Padre Zanotelli fu vittima dell’industria italiana delle armi più volte denunciata: “Ci sono state certamente pressioni di uomini politici per il mio allontanamento. Andreotti sapeva già a dicembre che io dovevo andarmene: prima che ne venissi a conoscenza io”. Spadolini si era già espresso più che eloquentemente a fine estate. Craxi completava il terzetto.

Toccare le situazioni veramente tragiche di tanti popoli che vivono nella miseria mentre, viceversa, producono ricchezza per i trafficanti, doveva aver irritato definitivamente politici ed ecclesiastici che pretesero la testa del battagliero sacerdote che non si era smentito (lui che per primo aveva denunciato la partenza da Talamone di navi cariche d’armi dirette in Iran) accomiatandosi: “Lo confermo, la gestione degli aiuti italiani al Terzo Mondo da parte di Forte [a proposito, chi ha più sentito parlare del socialista Forte?, n.d.r.] è stato puramente commerciale: dei 1.900 miliardi, 1.300 sono stati gestiti da tre sole ditte. E adesso la nuova legge per la cooperazione stanzia 5.000 miliardi all’anno”.

Il volto italiano della fame africana, una pesante denuncia del sistema di aiuti ai Paesi del Terzo Mondo, conteneva tutti gli elementi per entrare nell’orbita di Tangentopoli, tuttavia...

A quel tempo avevano vinto Andreotti, Spadolini, Craxi e Marcinkus, ma solo apparentemente. Apparentemente perché era vero che i vertici volevano la normalizzazione ad ogni costo, ma il percorso era reso difficile dai processi di “liberazione” in atto che successivamente si sarebbero dimostrati inarrestabili poiché le idee, alla base, camminavano spedite, più rapidamente di quanto si pensasse e, fortunatamente, i provvedimenti ecclesiastici di censura non si consumavano più nel silenzio come nel passato.

La stessa “Teologia della liberazione” ha contribuito a far ingrossare ogni giorno l’esercito dei cristiani che hanno capito come al “peccato sociale” non si possa che opporre la “grazia sociale”, facendo propria quella che Leonardo Boff definiva una “Teologia di vita” contro i meccanismi storico/sociali di morte. Cristiani che in questi anni hanno saputo unire i “valori eccellenti della fede” alle “urgenze storiche”. Cristiani che con “lucidità critica” hanno continuato a denunciare, senza mai barattare la verità, i meccanismi che creano oppressione, svelando i loschi interessi che si nascondono dietro i progetti dei gruppi dominanti.

La ricerca della liberazione, la conquista di una “vita liberata”, per i poveri passa attraverso una casa, un ambiente non inquinato, la salute, il lavoro, non certo attraverso i trafficanti d’armi e i loro protettori.

Di questo, in altre parole, continua a parlare padre Zanotelli. Di questo aveva parlato Nigrizia e per questo il Vaticano di Andreotti e Marcinkus era tornato a colpire nel 1987, ma non sono certo stati capaci i provvedimenti alla Marcinkus di fermare quel processo di liberazione che è andato sempre più assumendo il significato di una bandiera per una nuova società, più completa e più umana, libera e liberata. Per dirla con Boff “una società di liberati”, ovviamente priva di affamatori trafficanti di armi.

Riusciremo noi a vederla? La speranza è sempre l’ultima a morire anche se siamo consapevoli che in Italia oggi va per la maggiore la “business class”: una classe dirigente - come scriveva tempo addietro padre Zanotelli - “che nasce dagli affari, da un mondo nuovo in cui c’è facile accesso ai soldi, i quali schiudono le porte del potere. I nuovi politici in genere sono più arroganti e più impreparati rispetto a quelli della prima Repubblica, dove i due partiti maggiori, il PCI e la DC, attraverso le loro scuole, sapevano almeno offrire un minimo di preparazione ai propri appartenenti”.

Importante - per padre Zanotelli - che Comuni quali Santarcangelo e Poggio Berni abbiano messo in piedi Eirène. Ancor più importante nel momento in cui “stiamo arrivando alla politica degli affari, ci siamo dentro sino al collo e gli stessi comuni rischiano di fare loro stessi la politica degli affari”. Rischio che per il comboniano può essere scongiurato dall’impegno dei Consigli comunali. Purtroppo, però, all’incontro con padre Zanotelli i consiglieri comunali presenti non arrivavano al numero delle dita di una sola mano...

A Camerano ha appena citato di passaggio la sua posizione contro la guerra in Irak, posizione - come quella sul commercio equo e solidale - che mi aveva colpito e che ho anche citato in Consiglio comunale: “Ci vogliono far credere che quella sia una guerra necessaria, contro il terrorismo, uno strumento indispensabile per ridare all’Italia quel ruolo che le competerebbe a livello internazionale. Mai ascoltate tante falsità in una sola volta. Guerra necessaria è un binomio creato ad arte da chi pensa soltanto ai propri spudorati interessi, da chi non conosce le vie del dialogo e della pace, da chi non ha nessuna considerazione della via umana... Guerra al terrorismo è concetto altrettanto falso, perché altrimenti dovremmo combattere tutti i terrorismi, tutte le ingiustizie, tutte le stragi. Ma così non è”.

Che cosa dovremmo pensare allora di chi uccide 30-40 milioni di persone ogni anno? E’ il numero dei morti “dimenticati”: morti di fame, di malattie, morti in conflitti regionali dei quali nessuno parla, bambini morti per sfruttamento sul lavoro, per schiavitù: il ricco occidente non può dirsi estraneo a queste tragedie”.

In parole pover, il terrorismo può essere eliminato solo se si elimina ciò che lo alimenta.

Il vero problema di questo mondo è il muro che divide i ricchi dai poveri, in presenza di quella che padre Zanotelli chiama la “femminilizzazione della povertà”, “perché sono soprattutto le donne e i bambini he pagano lo scotto dell’impoverimento in maniera incredibile”.

Anche se nessuna ragazza delle baraccopoli di Nairobi vorrebbe prostituirsi, non c’è altra via: “Guarda che prenderai l’Aids”. - “Alex lo so benissimo, ma cosa ci posso fare io? Per favore prendi un pezzo di carta e scrivi ‘morta per Aids’ e su un altro ‘morta per fame’ e poi tira su, è la stessa cosa”. E’ facile capire “perché l’alcolismo, peché la droga...”.

Quali diritti dei poveri nell’età della globalizzazione? Smettiamo di prenderci in giro parlando di diritti: “La disperazione dei poveri è la nuova bomba atomica”.

Quello in cui viviamo è un “sistema di peccato” basato su alcuni pilastri fondamentali: quello economico in cui la vera politica la fanno i potentati economici, che decidono, ci illudono, ci ingannano. Il secondo è rappresentato dalla forza delle armi. Il terzo è costituito dai mass-media. “In Italia tutti i giornali e tutte le reti televisive sono controllati da due grandi potentati finanziari e ci fanno credere quello che vogliono”.

Un “sistema di peccato” da rimettere radicalmente in discussione perché crea tante Corogocho, crea 30-40 milioni di morti per fame ogni anno, ammazza i giovani, deruba l’anima essendo basato sulle cose, sui soldi, sull’avere, sul materialismo che uccide dentro.

Dio, in tutto questo disastro, dove sta, cosa vuole? “La prima cosa che Dio vuole è che ognuno di noi abbia di che vivere con dignità”.

Oggi, purtroppo, molti stanno tentando di cooptare Dio, abusando di Dio. Aveva forse ragione Beppe Grillo quando dichiarava provocatoriamente l’intenzione di depositare il copyright su “Dio” in modo da far pagare un sacco di soldi a chi lo usa indebitamente?

E la Chiesa? Padre Zanotelli lo ripete spesso: “La Chiesa deve tornare al Vangelo. Solo così potrà assolvere alla funzione di essere coscienza critica della società. Una critica chiara, senza concedere compromessi al sistema politico, economico e culturale dominante. E i valori che la Chiesa intende proporre li deve proporre con gioia, perché la vita è bella se vissuta per ideali importanti, anziché per i soldi, il successo e il potere. La Chiesa deve sapere proporre questa alternativa. Penso che spetti alle grandi religioni e alle Chiese il ruolo di dare un’anima a questo mondo”.

Ma tradurre nel sociale i valori in cui siamo convinti, anche in buona fede, di credere, non è impresa da poco.

Le parole - e l’esempio - di padre Zanotelli, nel silenzio assordante della sala Focchi non possono non lasciare il segno. Naturalmente nei 481 presenti, poiché le assenze istituzionalmente significative, soprattutto del Comune di Santarcangelo, sono state tante, troppe.

Mirella Venturini

 

Il prossimo incontro si svolgerà il 17 novemvre a Santarcangelo, Sala Il Lavatoio, ore 21: “Quando emigranti”. Musiche sull’emigrazione italiana interpretate da Gualtiero Bertelli e dalla Compagnia delle Acque. Il successivo incontro avrà luogo lunedì 24 novembre, ore 21, Santarcangelo, Sala Il Lavatoio, via Ruggeri: “Africa, una pentola che bolle tra povertà e poesia”, con l’intervento di Jean Leonard Touadi, giornalista, autore del programma ‘Mondo a colori’ (RaiDue) e di Ribka Sibhatu, poetessa eritrea.

Jean Leonard Touadi ha appena pubblicato il libro Africa la pentola che bolle. Politica, economia e società (EMI). Ribka Sibhatu ha pubblicato un libro per ragazzi intitolato “Aulò, Canto Poesia dall’Eritrea” ed ha in pubblicazione “La Magia del Masse, Canto-Poesia Eritrea”.

Lunedì 1 dicembre, Santarcangelo, Il Lavatoio, ore 21, “La musica della pace”: Jamal Ouassini (Marocco), violino e percussioni; Bachir Gareche (Algeria), voce, bendir, darabouka; Arup Kanti Das (India), tablas.