Canile e gattile della Valmarecchia:

utopìa o presa per i fondelli?

Di canile e gattile della Valmarecchia abbiamo cominciato a parlare in Consiglio comunale dal 28 settembre 2000. Già all’epoca proponevo di cominciare a progettare un ‘nostro’ canile e gattile autonomi che servissero i quattro Comuni della nostra Comunità Montana (Santarcangelo, Verucchio, Poggio Berni e Torriana) ed eventualmente Bellaria, usufruendo anche dell’elargizione di contributi dei quali la nostra Regione è tutt’altro che avara, “nella consapevolezza che la lotta al randagismo non va intesa soltanto in termini di cattura di cani vaganti e di trasferimento degli animali al canile, così come il canile non deve essere visto come un lager o un campo di concentramento per cani costretti a languirvi spesso per tutta la vita”.

Già all’epoca si vociferava di un progetto concernente l’affidamento, a titolo oneroso e permanente, dei cani randagi alla cooperativa di San Patrignano.

Considerando il canile un luogo dove il cane e il gatto dovrebbero solo transitare in attesa di essere adottati, il progetto ventilato mi sembrava assolutamente da respingere perché il trasferimento sarebbe avvenuto in una struttura ‘detentiva’, tutt’altro che integrabile nel territorio. Sarebbe un po’ come trasferirli ai Casetti.

Insistevo - come ho fatto in tutta la legislatura - perché si entrasse nell’ottica di considerare il canile e il gattile quale luogo piacevole che inviti ad essere visitato. Il benessere dovrebbe essere di fondamentale importanza, non solo per il cane e il gatto, ma per accrescere il loro potenziale di animali adottabili. La stessa legge-quadro del ‘91, la legge regionale n. 27/2000 e le circolari regionali n. 30/1988 e n. 7/1999 dispongono che uno dei requisiti gestionali e funzionali delle strutture di ricovero di cani e gatti, sia quello di favorire in modo sistematico, organizzato e continuo, l’affidamento dei soggetti ricoverati.

Un ricovero per animali situato all’interno della comunità di San Patrignano non ritengo possa soddisfare tali esigenze, considerata la pressoché impossibilità di libero accesso all’interno della stessa. Motivi più che rispettabili, ma estranei al nostro problema.

La ventilata possibilità di prevedere “visite guidate”, da effettuarsi saltuariamente in giornate e orari decisi dalla direzione della Comunità, sarebbe totalmente inadeguata alle esigenze dell’utenza, che anche se propensa a prendere in affido gli animali ricoverati, verrebbe disincentivata dalle difficoltà di accesso.

Successivamente, il 30 luglio 2002 il Consiglio comunale clementino approvava all’unanimità il mio ordine del giorno (sottoscritto da tutti i gruppi consiliari) che impegnava la Giunta a prendere in seria considerazione la realizzazione di una struttura per cani e gatti, di dimensioni contenute, in uno qualsiasi dei quattro comuni della nostra Comunità Montana Valmarecchia e nel contempo operare nell’ambito della stessa.

Nell’occasione il diessino Casadei, in armonia con le parole del sindaco Vannoni,  proponeva che lo stesso ordine del giorno venisse proposto al Consiglio della Comunità Montana.

Personalmente mi preocupavo - e lo dissi a chiare lettere - che l’ordine del giorno non rimanesse un inutile ed inutilizzato documento di cui nessuno poche ore dopo si sarebbe ricordato, come in effetti è avvenuto.

In questo anno si era anche verificata la concreta possibilità di accedere a provvidenze regionali, ma purtroppo la Comunità Montana Valmarecchia (che non brilla per fantasia progettuale), presieduta dall’assessore santarcangiolese Anita Tognacci, non si è attivata non presentando alcun progetto, a differenza della Comunità Montana Valconca che ha presentato un progetto di grande pregio. Nel Comitato provinciale che doveva valutare i progetti presentati pare che qualcuno abbia anche ironizzato sulla nostra assenza progettuale.

Probabilmente è scorretto parlare di ‘assenza progettuale’ poiché pare che un progetto la Comunità Montana di Anita Tognacci lo stia perfezionando: affidare i cani con ricovero permanente alla Comunità di San Patrignano.

E’ appena il caso di ricordare che, poiché sapevo che di lì a pochi giorni sarei stata eliminata dalla Comunità Montana a causa della mia presenza scomodamente ingombrante determinata soprattutto della mia presa di posizione contro la ventilata centrale termoelettrica a San Michele, avevo chiesto che l’ordine del giorno 30 luglio 2002 venisse illustrato dal consigliere di Rifondazione, Capobianco, che sicuramente sarebbe rientrato in quel Consiglio e avrebbe avuto più voce in capitolo considerando che la ‘campagna acquisti’ era già iniziata. Conoscendo poi la legittima puntigliosità di Capobianco mi sentivo anche tranquillizzata dalle sue parole: “... come voi sapete, quando prendo un impegno, lo prendo seriamente e fino in fondo... e questa questione verrà riportata a livello di Comunità Montana per la costruzione di un canile di vallata”.

Ora anche gli altri animali sanno che, alla pari dei problemi riguardanti gli umani, anche sulla loro pelle si fanno solo vuote e logorroiche chiacchiere. Ma probabilmente, fra pochi mesi, se ne ricorderanno anche gli animalisti. E nei quattro comuni non sono pochi.

Mirella Venturini

Verdi Alternativi