Comitato Cittadino Tutela Salute e Ambiente in Valmarecchia

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Comunicato Stampa



Al Seminario di Erice sulle emergenze planetarie il ministro Marzano ha rilanciato la necessità della costruzione di nuove centrali termoelettriche per far fronte al rischio black out. Ha auspicato anzi la ripresa delle centrali nucleari.

Mai come in questo caso la politica mostra la sua miopìa individuando un rimedio peggiore del male!

Il Ministro avrebbe fatto bene a dare ascolto agli studiosi di Erice, tra i quali Benjamin Santer del Comitato di Climatologia delle Nazioni Unite, che insieme ad altri hanno prospettato uno scenario apocalittico: se, nel migliore dei casi, nel 2050, la temperatura sulla terra aumenterà di un grado e mezzo saremmo già oltre la soglia che delimita il punto di crisi con conseguenze disastrose (innalzamento del livello del mare di oltre un metro, scioglimento dei ghiacciai, accelerazione del processo di desertificazione, penuria di risorse idriche, carestie). Se, nel peggiore dei casi, sempre alla stessa data, l’incremento sarà di 6 gradi ci troveremmo su una strada di non ritorno (Venezia sommersa, interi territori inghiottiti dagli oceani e dal deserto, epidemie e catene di morti causate dal caldo).

Il rimedio prospettato dagli scienziati: ricominciare da Kyoto riducendo i veleni scaricati nell’ambiente.

Da anni i cittadini attivi organizzati in comitati, coordinamenti in tutta Italia - che a questo punto sembrano gli unici preoccupati di salvaguardare la salute del pianeta e dell’uomo - stanno dando l’allarme sui rischi che il processo di liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica iniziato col decreto Bersani comporterebbe. Il Ministero delle Attività Produttive al 22 luglio 2003 ha rilasciato autorizzazioni per la costruzione di nuove centrali termoelettriche per un totale di 11.837 MWE. Se tutte queste centrali dovessero essere costruite, come auspica il ministro Marzano, avremmo un impatto delle seguenti dimensioni (secondo uno studio di Medicina Democratica):

* un consumo di gas metano (fonte energetica non rinnovabile) pari al consumo annuo di 4.500.000 persone;

* un consumo di acqua - che a causa dell’innalzamento della temperatura e del processo di desertificazione sta diventando un bene sempre più prezioso - pari al conumo di circa un milione di persone;

* una emissione di anidride carbonica in atmosfera (gas responsabile dell’effetto serra e quindi del surriscaldamento del pianeta) pari alle emissioni di circa 4.500.000 italiani:

* una emissione di ossidi di azoto (gravemente dannoso per la salute) pari all’emissione annua di circa 4.300.000 automobili:

* una emissione di monossido di carbonio pari all’emissione di circa 32.000 automobili catalizzate;

* una emissione di polveri pari a 120.000-216.000 Kg/anno;

* una emissione di sostanze organiche volatili non metaniche pari a 1.260.000-2.520.000 Kg/anno.

E’ bene ricordare che altre richieste di costruzione di nuove centrali per 37.914 MWE sono in fase d autorizzazione (in questo computo non sono conteggiate le centrali che hanno avuto l’aurorizzazione nel 2000 e 2001, nonché quelle rimesse in funzione o ripotenziate).

Come si evince chiaramente è il processo contrario di quello prospettato a Kyoto: riduzione dei gas serra!

I comitati dei cittadini - in linea col protocollo di Kyoto e con gli studi della letteratura scientifica, nonché con le pratiche di altri Paesi europei - prospettano soluzioni diverse per affrontare la crisi energetica: politiche di risparmio energetico, ricorso alle fonti rinnovabili (la Danimarca ha il 15 per cento di elettricità che viene dal vento; la Germania ha già realizzato 12.000 Mega Watt eolici, l’equivalente di oltre 12 grandi centrali, e punta a sostituire tutto il nucleare con il vento. In Italia siamo fermi a poco più di 700 Mega Watt di eolico e abbiamo 15 volte meno pannelli solari dell’Austria), definizione dei piani energetici regionali. A questo proposito l’Emilia-Romagna non rappresenta alcuna eccezione positiva.

Auspichiamo che i vari ministri si astengano dalle sparate estive ed affrontino seriamente il problema energetico in Italia convincendosi che non possono fare a meno dell’apporto della cittadinanza attiva (come del resto prevede Agenda 21 e non con le farse delle conferenze di servizio a Roma tra una decina di soggetti istituzionali) per definire una seria politica energetica dei nostri territori, rispettosa della salute del pianeta e dei suoi abitanti.

 

Coordinamento contro le centrali termoelettriche in Capitanata (Tonino D’Angelo)

Associazione Clan-Destino di Forlì (Raffaella Pirini)

Comitato Cittadino Tutela Salute e Ambiente in Valmarecchia - Santarcangelo di R. (Mirella Canini Venturini)

Comitato Contro la Centrale di Modugno (Nicola Catucci)

Comitato Rischio Energia Ambiente - Piossasco (Giulio Ameglio)

Comitato Irpino per la salute e l’ambiente - Grottamainarda (Edoardo Massaro)

Associazione per la tutela della salute e dell’ambiente - Velletri (Anna Rita Antomini)

Comitato Cittadino di opposizione alla costruzione della centrale termoelettrica

in Valbasento - Pisticci/Marconia (Massimiliano Perrello)

Comitato Salute e Ambiente Sud Est - Mola (Aldo Binosi)

Comitato “Valle del Volturno” - Venafro (Giuseppe Negro)

Comitato per una città sostenibile - Ferrara (Francesca Noceti)

Coordinamento dei Comitati contro le centrali nella Bassa Bresciana - Brescia (Gian Mario Tommasoni)

Medicina Democratica di Livorno e Val di Cecina (Maurizio Marchi).