CARO DANIELE, SIAMO CON TE

Giù le mani dalla libertà d’informazione!

“Caro Daniele, sono con te, con il tuo Satyricon e contro tutti i censori”: firmato Mauro Vannoni, Sindaco di Santarcangelo di Romagna.

Il telegramma, che rispecchia il sentimento della maggioranza dei santarcangiolesi, indirizzato al comico clementino Daniele Luttazzi, è stato inviato alla sede RAI di Roma.

Checché se ne dica, Vannoni ha fatto bene a schierarsi apertamente con il nostro concittadino pesantemente attaccato per l’ultima puntata di Satyricon: “Santarcangelo vanta tradizioni di apertura culturale e artistica - ha dichiarato il sindaco -, oltre ad aver dato i natali a numerose personalità dell’arte e dello spettacolo, fra le quali Daniele Luttazzi a cui, in questo momento, va tutta la mia solidarietà. Questa città ha sempre difeso la libertà degli artisti a cominciare dal Festival del Teatro di ricerca che ospita da oltre trent’anni”.

Ho apprezzato l’intervento del Sindaco Vannoni. Tuttavia, personalmente, associandomi alle sue espressioni di solidarietà al nostro Luttazzi, intendo esprimere anche preoccupazione per i rischi che sta correndo nel nostro Paese la libertà d’informazione. Le stesse manovre , successive all’ultimo Satyricon, concernenti l’intervista a Paolo Borsellino, vanno in questa direzione.

A prescindere dall’intento satirico, chiaro ed esplicito, perseguito dal nostro concittadino, le successive prese di posizione dell’ammucchiata di destra, gli intenti di demolire anzitutto quella parte della Costituzione repubblicana che garantisce ad ogni cittadino la libertà di esprimere le proprie opinioni, quindi anche ai giornalisti (anche a quelli che purtroppo non sempre hanno saputo e sanno approfittare di questa forse residua ‘libertà’), mi portano a temere il ritorno ad una censura di scelbiana (o tambroniana?) memoria.

Evidente che un comico quale Luttazzi, che sa portare lo spettatore “nei gironi di una provocazione arguta ed inesorabile”, è scomodo, oltre che incomprensibile a chi da anni ci propina slogans stantii in perfetto stile ‘48.

Luttazzi ha tenuto fede a quanto aveva garantito nella “piccola guida”, scritta dallo stesso, per spiegare in anteprima Satyricon: “Nei suoi smilzi 50 minuti il telespettatore troverà tutto ciò che di divertente può dare la televisione. Sesso. Violenza. Politica. Comicità. Guida spirituale. Un ospite con i denti sani. E una mente bacata”.

Conoscendo lo stile di Luttazzi, non alla portata della comprensione di tutti, potevano sentirsi appagati solo coloro che auspicano da tempo un “autentico” programma televisivo, non quanti attribuiscono alle “regole certe di garanzia” il valore della censura, sotto l’ombrello dello stesso presidente dell’Ordine dei Giornalisti che probabilmente non ha mai assistito ad alcuna trasmissione berlusconiana dei Fatti e misfatti.

Se c’è qualcuno da “processare”, questi non è Luttazzi, bensì la Rai per essersi miserabilmente autocensurata, nascondendo a suo tempo e per lungo tempo - come ha scritto Curzio Maltese su Repubblica - “le ultime parole di un uomo che ha sacrificato la sua vita per difendere lo Stato e i cittadini dalla mafia”: Paolo Borsellino.

Fa più schifo, allora, la frase di Luttazzi più che sull’Italia sugli italiani, che sembra aver scandalizzato il presidente Violante, o l’aver sottratto alla conoscenza e alla riflessione degli italiani l’intervista a Borsellino?

Oggi per Cossiga Luttazzi è un “guitto” televisivo (cfr. lettera aperta a Berlusconi pubblicata dal Messaggero). Che dire allora delle sue battute proferite a Rimini ai primi di dicembre 1998, quando si riprometteva di “sfasciare” Berlusconi insieme a Forza Italia, “imponendo” l’ilarità ai presenti? In quell’occasione Cossiga, esibizionista ad ogni costo, primo della classe in assoluto, sputò veleno su veleno su Berlusconi (più o meno come aveva fatto a lungo Bossi), quando per lui era “arduo unirci ad un partito/azienda o a un partito post-fascista... Quanto poi a sostituire Berlusconi, non ci penso proprio. Io non voglio capeggiare Forza Italia, voglio sfasciarla...”, egregiamente spalleggiato da Buttiglione e Meluzzi: “Un Cavaliere che deve difendere i propri interessi e un partito che si muove con la logica di un’azienda”.

Oggi i vari Cossiga vorrebbero propinarci (sperano di farlo il 13 maggio) una RAI più al cloroformio di quanto già non sia, gestita in modo padronale e un tantino squadristico: il programma di Daniele Luttazzi va eliminato, Carlo Freccero allontanato insieme a Zaccaria, insomma, tutti a casa...

Quanti, come chi scrive, si sono sempre battuti per il rispetto della libertà d’informazione (L’Unità degli anni ‘80 mi definì la “Cederna dell’Adriatico” credendo di offendermi, mentre invece mi valorizzava...), dovranno attrezzarsi per un prossimo esilio?

Se fosse vero, come affermava Gasparri (AN), che il nostro Daniele porta jella, mi sentirei tranquilla! Jella o non jella, non parteggerò mai per una Rai che mandi in onda un telegiornale - come direbbe Daniele Luttazzi - “in forma ridotta per venire incontro alle vostre facoltà mentali”.

Auspicando l’avverarsi del desiderio shakesperiano “Il sole del potere è splendido, ma spesso tramonta a mezzogiorno nel pubblico disprezzo”, resto in fiduciosa attesa.

Mirella Venturini

Capogruppo consiliare Lista Verde Alternativa

Santarcangelo di Romagna