BREVI CENNI STORICI SULL’ORGANO

 

L’organo è il più complesso degli strumenti musicali. È fondato sul principio delle vibrazioni provocate dalla pressione dell’aria.
Le sue parti essenziali sono tre: le canne che sono il corpo sonoro, il somiere (cassone che immagazzina l’aria sotto pressione) e la consolle con la tastiera e i comandi dei registri. Ad ogni registro corrisponde una fila di canne con un timbro particolare, tante canne quanti sono i tasti della tastiera (in genere 61 tasti e quindi 61 canne per registro).

Diversi documenti storici parlano del primo esempio di organo con le tre suddette componenti.
È l’organo idraulico di Ctesibio di Alessandria d’Egitto il quale, nel 300 a.C., con l’acqua otteneva una pressione costante e continua dell’aria nel somiere. Esso si diffonde in Oriente e in Occidente e viene usato esclusivamente nei giochi dei circhi.

Nel IV secolo subisce una prima trasformazione quando alla pressione dell’acqua si sostituisce il mantice generatore diretto dell’aria. Ben presto però l’organo scompare dall’Occidente mentre continua a diffondersi in Oriente.

Torna in Occidente nel 757, quando Pipino il Breve ricevette in dono dall’Imperatore Costantino Copronimo un organo.

Da questo momento l’organo entra con prepotenza nel mondo occidentale e diventa lo strumento liturgico per eccellenza nelle sue forme di organo portativo e positivo. Il primo era uno strumento dalle piccole dimensioni che veniva portato, ad esempio nelle processioni, appeso con una corda al collo e mentre la mano sinistra azionava il mantice, la destra suonava la piccola tastiera. Il secondo era uno strumento di più grandi dimensioni, non trasportabile. Aveva una tastiera più estesa da suonarsi con due mani, mentre i mantici venivano azionati da un’altra persona. Possiamo dire che fino a pochi decenni fa, ogni chiesa, piccola o grande che fosse, era dotata di un organo del genere. Erano degli strumenti pregevoli e costituivano un patrimonio artistico ormai in gran parte distrutto.

Se ne sono salvati molto pochi e in questi ultimi venti anni si è cercato di riportarli al loro splendore con un intelligente restauro.(INDICE)

Fino al 1800, l’organo italiano sarà di questo tipo, con una sola tastiera, pochi registri sulla base del principale e con una pedaliera ridotta. Al contrario, in Germania, fin dall’inizio l’organo acquisterà uno sviluppo notevole, con tre tastiere, una pedaliera fino a 30 note e una gran quantità di registri.

Il diverso tipo di strumento farà nascere compositori e musiche di tipo diverso. Il Italia avremo il grande ferrarese Girolamo Frescobaldi con splendide musiche contrappuntistiche prive quasi del tutto del pedale, mentre in Germania avremo Giovanni Sebastiano Bach i cui preludi e fughe sono delle grandi composizioni simili alle eccelse costruzioni architettoniche delle Cattedrali.

Famosi costruttori di organi in Italia furono gli Antegnati, i Serassi e i Callido.

Il romanticismo del 1800 segnerà un cambiamento nella produzione musicale organistica e nella costruzione di nuovi organi. Lo strumento sacro per eccellenza subisce gli influssi del nuovo gusto musicale sinfonico. Si ama così arricchire gli organi di registri che imitano gli strumenti dell’orchestra e con elementi non liturgici, quali la grancassa, i piatti, il canto degli uccelli, i campanelli e un gran numero di registri concertanti.

L’organo abbandona poi la trasmissione meccanica e si avvale di nuove invenzioni fino all’uso totale dell’energia elettrica e dell’elettronica.
Si introduce così l’organo nelle sale da concerto e nei salotti.

Nei primi decenni del 1900, la riscoperta dei grandi organisti del Sei-Settecento e dell’opera di Bach, riporta il gusto antico operando una sintesi armoniosa fra il barocco e il romantico, con il ritorno alla trasmissione meccanica pur senza rigettare gli aiuti tecnici dell’elettricità e dell’elettronica.

L’organo , indipendentemente dalla sua grandezza, diventa uno strumento meccanicamente perfetto per ogni applicazione pratica. Si presta all’esecuzione dei classici, dei romantici, come anche delle forme libere dei contemporanei.