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Batistuta nasce il 1º febbraio 1969 a Reconquista, un piccolo paese
vicino Santa Fe, in Argentina: suo padre, Omar Batistuta, è un
macellaio, mentre la madre Gloria una segretaria scolastica, i quali
oltre a lui hanno anche tre figlie minori, Alejandra, Elisa e Gabriela.
Conosce
Irina Fernández all'età di sedici anni, durante la sua quinceañera e,
nonostante lei lo ignori all'inizio, i due si sposano 5 anni dopo,
esattamente il 28 dicembre 1990. In seguito, hanno tre figli: Thiago,
Lucas e Joaquin.
Caratteristiche tecniche [modifica]
Centravanti
dotato di grande forza fisica, abile di testa,di sinistro e con un
destro potente, era abilissimo anche a livello tecnico, dimostrandosi
un autentico trascinatore per la Fiorentina e per la Roma[senza fonte].
Carriera [modifica]
Club [modifica]
Uscito
dalle squadre minori del Newell's Old Boys di Rosario, Argentina. Ha
giocato inoltre nel River Plate e nel Boca Juniors (ottenendo il titolo
argentino nel 1991); ed in Italia nella Fiorentina (con cui ha vinto
una Coppa Italia ed una Supercoppa italiana), nella Roma (con cui ha
vinto uno Scudetto e una Supercoppa italiana) e nell'Inter. Nel 2005 ha
terminato la sua splendida carriera, a causa di un infortunio ad un
ginocchio, in una squadra del campionato del Qatar, l'Al-Arabi.
In Argentina [modifica]
Da
bambino, Batistuta preferiva altri sport al calcio. Provò il basket,
agevolato dalla sua altezza, ma l'evento che segnò la sua vita fu la
vittoria della Nazionale argentina ai Mondiali di calcio 1978: le gesta
dei calciatori dell'Albiceleste, in particolare dell'attaccante Mario
Kempes, entusiasmarono il piccolo Gabriel che iniziò a dedicarsi al
calcio. Dopo un po' di tempo di calci alla buona con gli amici per le
strade e successivamente un'esperienza nel piccolo club Grupo Alegria,
entrò nelle giovanili del Platense. Fu in questo periodo che vinse con
una selezione di Reconquista il campionato provinciale battendo
addirittura la squadra giovanile del Newell's Old Boys di Rosario. I
suoi 2 gol segnati attirarono su di sé l'attenzione della squadra
rivale, che lo ingaggiò nel 1988.
Al Newell's Old Boys il
diciannovenne Batistuta incontra il tecnico Marcelo Bielsa, che
l'avrebbe allenato in seguito nella nazionale argentina. La prima
stagione professionistica del giocatore fu irta di difficoltà: distante
da casa, dalla sua famiglia, dalla sua fidanzata Irina e costretto a
dormire in una stanza dello stadio locale, dovette fare i conti anche
con problemi di sovrappeso che lo tennero spesso distante dal campo di
gioco. A fine stagione fu ceduto in prestito ad una squadra minore, il
Deportivo Italiano di Buenos Aires e partecipò al Torneo di Viareggio
in Italia, diventando capocannoniere della manifestazione con 3 gol e
entrando nelle grazie di alcuni talent scout italiani. Con Newell's Old
Boys ha giocato l'unica finale di Copa Libertadores de sua carriera,
nell 1988 contro il Nacional (Uruguay) Le buone prestazioni offerte col
modesto Deportivo portarono Batistuta in uno dei più grandi club
argentini, il River Plate, dove segnò 17 gol. Nonostante ciò, le cose
non andarono per il verso giusto, soprattutto con l'allenatore Daniel
Passarella (con il quale avrà problemi in futuro, anche in nazionale),
che a metà stagione lo mise fuori rosa.
Questi fatti favorirono
la cessione del giocatore, che firmò nel 1990 per gli arcirivali di
Buenos Aires, il Boca Juniors. La prima stagione fu abbastanza
mediocre, dato che Gabriel era decisamente fuori forma per il tempo
trascorso fuori dal campo di gioco ed incontrò notevoli difficoltà di
adattamento. Fu decisivo a tal proposito, l'arrivo nel 1991 di Oscar
Washington Tabárez come allenatore della squadra, che ripose le sue
fiducie sul giovane Gabriel: Batistuta non lo deluse, dato che il Boca
vinse il campionato e lui la classifica cannonieri.
In Italia [modifica]
Fiorentina [modifica]
L'ottimo
campionato col Boca portò presto Batistuta in nazionale per partecipare
alla Copa América in Cile. I suoi sei gol lo portarono in vetta tra i
cannonieri e sul tetto del Sudamerica con la propria selezione. Le
gesta di Batistuta nell'estate 1991 in maglia bianco-celeste
impressionarono il presidente della Fiorentina Mario Cecchi Gori che
decise di portarlo in Italia a tutti i costi.
Batistuta cominciò
subito ad appassionare il pubblico viola, cominciando a segnare alla
sua solita maniera: tanto e anche bene. La prima stagione in maglia
viola, nel 1991-92, si concluse con 27 presenze e 13 gol, alcune
pesanti come alla Juventus. Nella sua prima stagione Batistuta apparve
un giocatore giovane molto potente e prolifico ma ancora grezzo nel
tocco di palla. Il centravanti argentino continuò il suo ottimo trend
di realizzazioni l'anno successivo, segnando 16 gol in 32 partite:
tuttavia la tormentata stagione viola, iniziata tra l'altro molto bene,
finì con una drammatica retrocessione in Serie B per una scellerata
gestione societaria. Emblematiche e celebri divennero le immagini
dell'ultima giornata di campionato, con Batistuta in lacrime per la
retrocessione.
La stagione in Serie B fu invece molto importante
per la Fiorentina, che poté risistemare in maniera più funzionale
l'organico, troppo disomogeneo tra campioni e calciatori troppo modesti
in altri reparti, ma anche per Batistuta, che decise di scendere di
categoria per riportare la sua squadra in Serie A in breve tempo e
colse l'occasione per crescere calcisticamente. Nella Serie B 1993-94,
l'argentino collezionò 26 presenze e 16 gol, cominciando a segnare gol,
non solo di potenza o con spunti da centravanti, ma anche decisamente
pregevoli, in acrobazia o di fino. La Fiorentina dominò il campionato
di Serie B e tornò presto in Serie A festeggiando con una vittoria in
amichevole col Milan per 2-0: Batistuta non è presente perché,
nonostante la poca visibilità, riuscì a convincere il tecnico della
nazionale argentina a farlo partecipare ai Mondiali di calcio 1994.
Fu
la stagione 1994-95 quella della definitiva consacrazione di Batigol,
come anche i tifosi della Fiorentina ormai erano abituati a chiamarlo.
Nella nuova stagione in Serie A, la prima con il fuoriclasse portoghese
Manuel Rui Costa, con cui entra subito in sintonia e forma una grande
amicizia, Batistuta domina le statistiche e le pagine dei quotidiani:
comincia a segnare senza fermarsi più. A fine stagione il suo bottino
sarà di 26 gol, che lo porterà in testa alla classifica cannonieri.
Batterà inoltre il record precedentemente imposto da Ezio Pascutti,
fermo da più di trent'anni, dei gol consecutivi in Serie A, tuttora
suo, avendo impresso il proprio nome sul tabellino dei marcatori per 11
giornate di seguito.
La straordinaria stagione conclusa a suon
di record infranti, fa diventare Batistuta autentico leader della
squadra, della quale è anche vice-capitano subito dopo il compagno di
reparto Francesco Baiano (che comunque gli cederà la fascetta dopo
breve tempo), titolare inamovibile e soprattutto autentico idolo della
tifoseria. La stagione 1995-96 non delude le attese: Batistuta continua
a segnare tanto, e soprattutto migliora continuamente la sua
intelligenza tattica e la sua qualità tecnica. In una partita casalinga
contro la Lazio, vinta dai Viola per 2-0, i tifosi gli dedicano
addirittura una statua che espongono davanti alla Curva Fiesole:
l'attaccante argentino ringrazia realizzando una doppietta ai
biancocelesti. Nell'occasione Batistuta festeggia anche le 100 presenze
in Serie A. Per la Fiorentina è una grande stagione, per un periodo i
Viola combattono addirittura per il titolo con un Milan però nettamente
superiore e terminano il campionato terzi a parimerito con la Lazio.
Batistuta realizza 19 gol, alcuni molto pesanti, ma soprattutto
trascina la squadra in Coppa Italia, sfoderando prestazioni esaltanti
soprattutto contro l'Inter, sconfitta a Firenze 3-1 e a Milano 1-0 con
un gol meraviglioso sotto al sette. Vince così la Coppa Italia con la
propria squadra nella doppia finale con l'Atalanta.
La stagione
successiva è più altalenante in campionato, la Fiorentina non ottiene
neanche un posto in Europa ed anche le prestazioni di Batigol sono più
deludenti, segna comunque 13 gol in 32 partite. Tuttavia in Coppa delle
Coppe la squadra, nonostante un inizio decisamente sofferto con Gloria
Bistrita e Sparta Praga, comincia ad entusiasmare. Con il ben più
blasonato Benfica, la Fiorentina scende in campo da grande squadra e si
impone a Lisbona per 2-0 con una grandissima rete di Batistuta, una
delle sue migliori in carriera, che riceve anche i complimenti del
pluridecorato portiere belga Michel Preud'homme, mentre al ritorno
perde di misura ma riesce a passare. In semifinale incontra il
Barcellona: sulla carta i blaugrana sono di un'altra categoria, potendo
annoverare nelle proprie file campioni del calibro di Ronaldo e Figo, e
al Camp Nou passano subito in vantaggio, ma nonostante gli stenti, la
Fiorentina riesce a pareggiare con un bellissimo tiro di Batistuta,
violento e preciso. La partita finisce 1-1 con l'immagine, rimasta
impressa nelle memorie del pubblico viola, di Batistuta che esulta col
dito alla bocca e che zittisce il Nou Camp, ma il centravanti argentino
viene ammonito e, già diffidato, salta la partita di ritorno che i
Viola, senza il loro leader perdono 2-0 a Firenze venendo eliminati
dalla futura squadra campione.
La deludente stagione in
campionato, nonostante le imprese in Europa, lascia il segno: il
tecnico Claudio Ranieri lascia la panchina viola e anche Batistuta ha
grossi dubbi sul suo futuro. Dopo un periodo sofferto, decide di
rimanere alla propria squadra con aumento di ingaggio e garanzie di
vittoria da parte della dirigenza.
La stagione 1997-98 segna la
definitiva rinascita del bomber viola, che segna una tripletta nella
prima giornata di campionato nella difficile trasferta ad Udine,
l'ultimo gol in acrobazia da fuori area che manda in delirio il nuovo
tecnico Alberto Malesani. L'ormai indiscusso leader, capitano e
riferimento viola finisce la stagione con 21 gol in 31 partite e con la
qualificazione alla Coppa UEFA in tasca.
Tuttavia, la
partecipazione ai Mondiali di calcio 1998 crea nuovi dubbi al
centravanti viola, che, cominciando ad avanzare con gli anni, vorrebbe
vincere qualcosa di concreto nella carriera e comincia a sentire la
mancanza di stimoli in Viola. Per la seconda estate consecutiva il
bomber argentino è al centro di una intricata telenovela riguardo una
sua eventuale cessione, cosa che fa irritare non poco i tifosi
fiorentini che cominciano ad accusarlo di battere cassa ogni estate. È
una telefonata del nuovo allenatore della Fiorentina Giovanni
Trapattoni a convincerlo a restare, rassicurandolo che nella sua
gestione lotterà per il titolo. A febbraio, durante una partita contro
il Milan, il giocatore s'accascia a terra per un problema muscolare
mentre tenta uno scatto che lo terrà fuori per più di un mese dal campo
di gioco. Senza il suo bomber e leader la Fiorentina è un'altra squadra
e rallenta la sua corsa verso il tricolore, lasciando le sorti del
campionato a Lazio e Milan. La stagione si conclude con un terzo posto
che vale la Champions League, parecchi rimpianti e un ruolino di marcia
comunque ottimo per Batigol, che segna 21 gol in 28 partite.
La
stagione 1999-2000 sarà l'ultima alla Fiorentina sia per Trapattoni
che, soprattutto, per Batistuta. L'estate è tranquilla per l'argentino,
che potrà ritentare l'assalto allo scudetto con la Fiorentina, sfiorata
la stagione precedente, ma soprattutto confrontarsi con le migliori
d'Europa in Champions. Ad allietarlo c'è anche l'arrivo di Abel Balbo,
grande amico e compagno della nazionale, dal Parma. In campionato le
cose non vanno per il meglio, dopo un inizio buono, la Fiorentina perde
terreno e si prodiga in una stagione anonima. In Champions invece, la
Fiorentina segnerà pagine di storia, soprattutto grazie a Batistuta.
Dopo un inizio traumatico in casa con l'Arsenal e una brutta sconfitta
a Barcellona, la Fiorentina si impone due volte con gli svedesi
dell'AIK Solna e si gioca un dentro-fuori al cardiopalmo con l'Arsenal
a Londra. In uno Wembley stracolmo di gente Batistuta realizza una
prodezza entrata nella storia: ricevendo palla dal tedesco Heinrich,
dribbla il diretto avversario allungandosi la palla in maniera che
all'inizio sembra eccessiva, ma riesce a scaricare da posizione
angolatissima un'autentica bordata. La vittoria ha una portata storica
di spessore, dato che la Fiorentina (insieme alla Cremonese) sarà
l'unica squadra italiana ad aver vinto nel vecchio stadio di Wembley,
ma soprattutto regala la qualificazione certa al girone successivo.
Nonostante la Fiorentina perda smalto nel turno successivo e non riesca
a qualificarsi alle eliminatorie, Batistuta continua a segnare gol
incredibili, specialmente col Manchester United che viene sconfitto a
Firenze 2-0 e che vince in casa all'Old Trafford subendo però una rete
da distanza incredibile dal centravanti viola. A fine stagione
Batistuta segna 23 gol in campionato in 30 apparizioni e decide di
lasciare Firenze tra le lacrime, mentre il pubblico fiorentino si
spacca: chi lo accusa di tradimento, chi comprende le sue scelte.
Nella
stagione 1999-2000 segna tra l'altro una tripletta nell'ultima giornata
di campionato (la sua ultima partita in maglia viola) diventando con
152 gol il maggior marcatore della Fiorentina in Serie A, superando lo
svedese Kurt Hamrin che si fermò a quota 151.
Con la Fiorentina ha disputato un totale di 332 partite tra campionati e coppe segnando l'incredibile numero di 207 gol.
Roma [modifica]
Nell'estate
del 2000, a 31 anni, Batistuta passò alla Roma (per l'acquisto del
giocatore il presidente giallorosso Franco Sensi sborsò ben 70 miliardi
di lire). Al suo passaggio alla Roma, la sua maglia storica, la numero
9, era già di Vincenzo Montella. Dopo una lunga polemica durata tutta
l'estate del 2000, alla fine Batistuta decise di prendere il numero 18.
I due anni successivi invece utilizzò il 20 (come i gol da lui segnati
nella sua prima stagione capitolina) e il 33 (i suoi anni nel 2002).
Alla
Roma Batistuta disputò una stagione strepitosa, in cui segnò 20 gol,
contribuendo in maniera decisiva alla vittoria del terzo scudetto della
storia della squadra capitolina, il primo della carriera per
l'argentino; ancora nella memoria dei tifosi giallorossi sono la sua
doppietta nella partita di andata al Parma, il gol nel derby con la
Lazio, la tripletta al Brescia (partita poi finita sul risultato di 4-2
in favore dei giallorossi) e la rete all'ultima giornata di campionato
sempre contro il Parma. Durante Roma-Fiorentina del 26 novembre del
2000 Batistuta segnò negli ultimi minuti il gol della vittoria per i
giallorossi; nell'occasione non esultò, e anzi scoppiò in lacrime,
consolato poi dai compagni di squadra. Il 19 agosto 2001 inoltre
l'argentino vinse la sua seconda Supercoppa Italiana. I ben noti
problemi alla caviglia cominciarono però a farsi sentire e infatti la
stagione successiva non si rivelò brillante come la precedente, poiché
Batistuta segnò solo 6 gol.
Inter [modifica]
Nel gennaio
2003, dopo aver segnato nel girone d'andata, solo 4 gol, Batistuta
venne ceduto dalla Roma all'Inter, dove rimase fino alla fine della
stagione, segnando 2 gol in Serie A. Successivamente il presidente
giallorosso Franco Sensi dichiarò pubblicamente di aver rifilato una
"fregatura" all'Inter e che Batistuta era solo un ingrato e
professionalmente finito.[1]
In Qatar [modifica]
A 34 anni,
dopo 12 anni di permanenza in Italia, Batistuta decise di concludere la
sua gloriosa carriera in Qatar, firmando un contratto biennale da 8
milioni di dollari a stagione con l'Al-Arabi, squadra di Doha.
Nazionale [modifica]
Con
la "Albiceleste" vinse la Copa América del 1991 e del 1993 e la
Confederations Cup del 1992 e disputò i campionati del mondo di calcio
del 1994, 1998 e 2002.
La prima Copa América da lui disputata in
Cile nel '91 lo consacrò capocannoniere e lo portò all'attenzione dei
club Europei, tra cui la Fiorentina che lo ingaggiò. Batistuta vinse la
competizione con la propria squadra. Nel 1993, Batistuta giocò la sua
seconda Copa América, questa volta in Ecuador, che la squadra argentina
vinse di nuovo.
Finalmente l'anno dopo giunse la rassegna
iridata, i Mondiali di calcio 1994 disputatisi negli Stati Uniti:
Batistuta, nonostante giocasse in Serie B, fu convocato e considerato
titolare in attacco. I mondiali però si rivelarono una delusione: dopo
un avvio roboante, l'Argentina fu eliminata dalla Romania agli ottavi
di finale. Il morale della squadra era stato pesantemente compromesso
dalla sospensione di Diego Armando Maradona per doping. Nonostante la
deludente prestazione della propria nazionale, Batistuta segnò 4 gol,
tre delle quali all'esordio contro la Grecia.
Nelle
qualificazioni ai mondiali di calcio 1998 Batistuta ebbe notevoli
problemi con una sua vecchia conoscenza, Daniel Passarella, divenuto CT
dell'Albiceleste, che per contrasti col bomber lo lasciò a volte fuori
squadra o lo rese vittima di alcune particolari ripicche, come quella
di voler per forza i giocatori in campo coi capelli corti e curati e
nonunghi e folti (l'imposizione arrivò anche a Claudio Paul Caniggia).
Batistuta starà per circa 300 giorni senza indossare la maglia della
nazionale, a volte reagendo con notevole disappunto alle mancate
convocazioni: emblematico un episodio dove per la rabbia cadde a
Firenze per le scale di casa rompendosi una mano e dovendo giocare la
successiva partita con la Roma con una fasciatura rigida. I risultati
abbastanza deludenti dell'Argentina, già eliminata nel 1995 dalla Copa
América, portano però Passarella a richiamare Batistuta, che torna a
segnare copiosamente. A questo punto il CT arriverà ad affermare che
l'unico posto certo per i 22 in Francia è proprio quello di
Batistuta.[2]
Ma il mondiale transalpino si rivela un'altra
delusione per l'Argentina: Batistuta non delude le attese, segnando
cinque gol durante la manifestazione (tre nella gara contro la
Giamaica, entrando nella storia come primo calciatore a realizzare una
tripletta in due mondiali diversi e raggiungendo Sándor Kocsis, Just
Fontaine e Gerd Müller nell'impresa di aver fatto due triplette ad un
mondiale. L'Argentina cede il passo all'Olanda ai quarti di finale,
perdendo 2-1: in quel match Batistuta viene sostituito da un deludente
Hernán Crespo e la sostituzione viene aspramente criticata al CT
Passarella, che viene esonerato anche per l'esclusione dell'Argentina.
Da
un vecchio rivale, la nazionale passa ad un vecchio estimatore, Marcelo
Bielsa, che l'aveva lanciato da giovane: l'Argentina si qualifica ai
Mondiali di calcio 2002 senza troppi problemi, con Batistuta alternato
in attacco ad altri compagni di calibro elevatissimo come Crespo. Alla
vigilia del mondiale, non pochi scommettevano su una vittoria finale
dell'Argentina, che sulla carta sembrava effettivamente superiore alle
altre compagini: Batistuta intanto annunciò che a fine mondiale avrebbe
lasciato la nazionale. Le aspettative si rivelarono assolutamente
fallaci: la nazionale argentina, finita in un gruppo difficilissimo con
Inghilterra, Svezia e Nigeria fallì il passaggio del girone. La sua
ultima partita con la nazionale fu proprio il pareggio 1-1 con la
Svezia, che costò all'Argentina l'eliminazione dai mondiali del 2002.
È
il topscorer della nazionale argentina fin dal 1997, quando superò i 34
gol di Diego Armando Maradona. Nel 2002, nella partita
Argentina-Nigeria 1-0 dei mondiali nippo-coreani segnò il suo gol
numero 56, record tuttora imbattuto (il più vicino in attività è Hernán
Crespo fermo a quota 36).
È anche il primatista di gol segnati
nelle fasi finali dei mondiali con la maglia argentina (10 gol, anche
qui tolse il record a Maradona che nel 1994 si fermò a 8). Per la
precisione segnò 4 gol a Stati Uniti '94 (3 alla Grecia e 1 alla
Romania), 5 a Francia '98 (3 alla Giamaica, 1 al Giappone, 1 all'
Inghilterra ) e 1 a Giappone-Corea 2002 (alla Nigeria).